Calcio
SASSUOLO - Berardi: “Vorrei giocare la Champions, negli ultimi anni volevo andare via”
14.11.2025 12:26 di Napoli Magazine
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Il Sassuolo è ripartito subito. La squadra di Grosso, la migliore tra le tre neopromosse per punti collezionati nelle prime 11 partite, è riuscita a mettersi alle spalle un avvio con due sconfitte consecutive, e grazie alla vittoria di Bergamo è salita all’ottavo posto in classifica. Il volto di copertina è sempre quello di Domenico Berardi, autore di una doppietta alla New Balance Arena, al comando sia della classifica dei marcatori neroverdi che di quella degli assist.

Il capitano degli emiliani si è raccontato in una lunga intervista al Corriere dello Sport, nella quale non ha nascosto di aver desiderato il trasferimento in passato: “Sono a Sassuolo da quindici anni, nei primi non mi sentivo pronto a lasciare. Negli ultimi cinque o sei ho spinto per andare via“. L’addio, però, non si è mai concretizzato: “Bisogna essere in tre ed è sempre mancato uno dei tre“.

Un trasferimento vicino soprattutto prima dell’infortunio al tendine d’Achille: “Prima di farmi male avevo trovato l’accordo con un grande club, le soluzioni erano state individuate“. Il rimpianto principale è uno per Berardi: “Mi è dispiaciuto non poter fare la Champions, non poter giocare per gli obiettivi più alti. La Champions è qualcosa che vorrei provare da sempre“.

Questa situazione non ha comunque cambiato il sentimento del classe ’94 verso il Sassuolo: “Prevalse la gratitudine nei confronti di questo club del quale mi sento e mi fanno sentire la bandiera. Non sono Totti, ma è ugualmente bello e importante. Sassuolo non è Roma, è una questione di dimensioni non solo calcistiche. La Roma è un top club“.

Tornando al presente, il capitano del Sassuolo ha parlato del suo contratto con la società neroverde, rinnovato di recente: “Ho un contratto fino al 2029, ma mai dire mai. La vita è piena di sorprese. A me ne ha riservate tante. Da piccolo andavo a dormire con un pallone tra le braccia, stringevo il pallone al posto del peluche. Sognavo di diventare calciatore e ci sono riuscito“.

Berardi è tornato anche sull’anno in Serie B e sul recupero dal grave infortunio al tendine d’Achille: “Non è stato facile. Ero appena rientrato da un intervento al menisco, avevo rivisto la luce e sono riprecipitato nel buio totale. Le ho pensate tutte, per la prima volta ho temuto che fosse finita. Il professor Zaffagnini, a Bologna, mi ha aggiustato e dopo due mesi ho ricominciato a lottare. La famiglia mi ha aiutato parecchio. Sono rimasto fuori otto mesi. L’ultimo anno in B mi è servito, anche se – sono sincero – non ho fatto bene. Non ero al cento per cento. È stato utile per ritrovare il campo, la partita, la condizione“.

Sui tanti allenatori che hanno segnato la sua carriera, Berardi ha commentato: “A Di Francesco devo tanto, ha avuto il coraggio di buttarmi nella mischia a diciassette anni. Grosso in questo calcio ci sta benissimo, è uno che si confronta, che ci ascolta. Ma mi sento tanto legato a De Zerbi. Con lui giocavamo col joystick. Maniacale, totalmente assorbito dal lavoro, poteva stare sul campo diciotto ore. Possesso stretto, a campo aperto, la tecnica con le sagome. Se sbagliavi un passaggio semplice e spedivi il pallone sul piede sbagliato del compagno, interrompeva l’allenamento. Insisteva fino a quando il pallone non arrivava al piede giusto. Per noi si sarebbe buttato nel fuoco“.

L’intervista dell’attaccante del Sassuolo si è chiusa parlando dell’obiettivo Nazionale: “Riconquistarla da Sassuolo sarebbe magnifico“. C’era anche lui nella storica vittoria degli Europei nel 2021: “Mancini riuscì a unire il gruppo ed era piacevole stare insieme. Finita la partita tornavamo a Coverciano, alle quattro di notte la spaghettata aglio, olio e peperoncino. Il pensiero della vittoria non ci aveva sfiorato. Ci provammo e andò bene. Con un po’ di fortuna“.

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SASSUOLO - Berardi: “Vorrei giocare la Champions, negli ultimi anni volevo andare via”

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14/11/2025 - 12:26

Il Sassuolo è ripartito subito. La squadra di Grosso, la migliore tra le tre neopromosse per punti collezionati nelle prime 11 partite, è riuscita a mettersi alle spalle un avvio con due sconfitte consecutive, e grazie alla vittoria di Bergamo è salita all’ottavo posto in classifica. Il volto di copertina è sempre quello di Domenico Berardi, autore di una doppietta alla New Balance Arena, al comando sia della classifica dei marcatori neroverdi che di quella degli assist.

Il capitano degli emiliani si è raccontato in una lunga intervista al Corriere dello Sport, nella quale non ha nascosto di aver desiderato il trasferimento in passato: “Sono a Sassuolo da quindici anni, nei primi non mi sentivo pronto a lasciare. Negli ultimi cinque o sei ho spinto per andare via“. L’addio, però, non si è mai concretizzato: “Bisogna essere in tre ed è sempre mancato uno dei tre“.

Un trasferimento vicino soprattutto prima dell’infortunio al tendine d’Achille: “Prima di farmi male avevo trovato l’accordo con un grande club, le soluzioni erano state individuate“. Il rimpianto principale è uno per Berardi: “Mi è dispiaciuto non poter fare la Champions, non poter giocare per gli obiettivi più alti. La Champions è qualcosa che vorrei provare da sempre“.

Questa situazione non ha comunque cambiato il sentimento del classe ’94 verso il Sassuolo: “Prevalse la gratitudine nei confronti di questo club del quale mi sento e mi fanno sentire la bandiera. Non sono Totti, ma è ugualmente bello e importante. Sassuolo non è Roma, è una questione di dimensioni non solo calcistiche. La Roma è un top club“.

Tornando al presente, il capitano del Sassuolo ha parlato del suo contratto con la società neroverde, rinnovato di recente: “Ho un contratto fino al 2029, ma mai dire mai. La vita è piena di sorprese. A me ne ha riservate tante. Da piccolo andavo a dormire con un pallone tra le braccia, stringevo il pallone al posto del peluche. Sognavo di diventare calciatore e ci sono riuscito“.

Berardi è tornato anche sull’anno in Serie B e sul recupero dal grave infortunio al tendine d’Achille: “Non è stato facile. Ero appena rientrato da un intervento al menisco, avevo rivisto la luce e sono riprecipitato nel buio totale. Le ho pensate tutte, per la prima volta ho temuto che fosse finita. Il professor Zaffagnini, a Bologna, mi ha aggiustato e dopo due mesi ho ricominciato a lottare. La famiglia mi ha aiutato parecchio. Sono rimasto fuori otto mesi. L’ultimo anno in B mi è servito, anche se – sono sincero – non ho fatto bene. Non ero al cento per cento. È stato utile per ritrovare il campo, la partita, la condizione“.

Sui tanti allenatori che hanno segnato la sua carriera, Berardi ha commentato: “A Di Francesco devo tanto, ha avuto il coraggio di buttarmi nella mischia a diciassette anni. Grosso in questo calcio ci sta benissimo, è uno che si confronta, che ci ascolta. Ma mi sento tanto legato a De Zerbi. Con lui giocavamo col joystick. Maniacale, totalmente assorbito dal lavoro, poteva stare sul campo diciotto ore. Possesso stretto, a campo aperto, la tecnica con le sagome. Se sbagliavi un passaggio semplice e spedivi il pallone sul piede sbagliato del compagno, interrompeva l’allenamento. Insisteva fino a quando il pallone non arrivava al piede giusto. Per noi si sarebbe buttato nel fuoco“.

L’intervista dell’attaccante del Sassuolo si è chiusa parlando dell’obiettivo Nazionale: “Riconquistarla da Sassuolo sarebbe magnifico“. C’era anche lui nella storica vittoria degli Europei nel 2021: “Mancini riuscì a unire il gruppo ed era piacevole stare insieme. Finita la partita tornavamo a Coverciano, alle quattro di notte la spaghettata aglio, olio e peperoncino. Il pensiero della vittoria non ci aveva sfiorato. Ci provammo e andò bene. Con un po’ di fortuna“.