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CURIOSITA’ - Cosimo Alberti ed Arianna Petillo: “Agosto, se ne parl aropp e “feriae”
07.08.2022 14:15 di Napoli Magazine

Cosimo Alberti, attore impegnato nella fiction napoletana "Un Posto al Sole", e l'avvocato Arianna Petillo hanno inviato alla nostra attenzione questo loro pensiero sull'Italia, Napoli e il mese di agosto: “Da una parte le partite Iva e gli F24, dall’altra gli uffici chiusi per ferie. È arrivata l’estate. Anzi no! È arrivato agosto. Il mese fatidico per tutti i professionisti che si trovano abbandonati da uffici chiusi per ferie! Forse dovremmo ricercare la motivazione nello spirito degli antichi romani, da cui ferie, “feriae” discende proprio il sostantivo “festa”. Grazie al loro Olimpo ricchissimo di divinità da celebrare ogni occasione era buona per festeggiare. Basta dare un’occhiata alla rete per rendersene conto. Centinaia di festività rendevano la vita del cittadino dell’impero romano più felice di essere vissuta. Meglio ancora se invece facciamo un salto ancora più lontano nel tempo e ricerchiamo la motivazione nelle nostre antiche origini risalenti agli antichi greci che in quanto a godere la vita non erano secondi a nessuno. Noi figli della Magna Grecia abbiamo avuto le influenze culturali dei più importanti filosofi e scrittori della storia dell’umanità. Tra essi ci piace ricordare Orazio. Chi di noi non ha mai pronunciato almeno una volta nella sua vita: “Carpe diem”?  Ovvero cogli l’attimo che invita ad approfittare del momento buono che non ritorna più. Un importante esempio a mio avviso però resta il grande filosofo Epicuro che invitava gli uomini a godere del tempo presente senza preoccuparsi del passato e del futuro. Forse è da questi lontani antenati che abbiamo ereditato, esagerando un po’, il “dovere” di fare festa. Come tutte le cose che nel tempo cambiano, anche il “cogli l’attimo” si è evoluto e anzi l’abbiamo migliorato: “Cogli l’attimo e anche tutto il mese”; in pratica un “carpe diem 2.0”. Agosto è il mese spartiacque dell’Italia, da una parte ci sono le partite Iva e gli F24, dall’altra impiegati e dirigenti dispersi nel rumoroso silenzio di altrettanti uffici operativi ma sordi ed indifferenti alle continue sollecitazioni di chi invece ad agosto è diventato un mitologico protagonista di un vero e proprio tsunami di richieste, scadenze e sollecitazioni a rullo di tamburi. “Vabbuó dai se ne parla a settembre”, oppure “ora chiudiamo per ferie sentiamoci dopo le vacanze”. È dagli inizi di luglio che sentiamo questa frase come fosse un mantra! Segue poi: “Dove vai in vacanza?”, una domanda fatta però con meno enfasi delle prime due. Vige una sorta di “solidarietà sociale” che prevede comunque un rilassamento lavorativo ed emotivo anche per coloro che sono andati in ferie soltanto sette giorni a cavallo del ferragosto. Per rincarare la dose aggiungo che lo stesso fenomeno si avvera per le feste natalizie. Arrivato l’otto dicembre, il giorno dell’Immacolata la città sprofonda lentamente nelle sabbie mobili fatte di pastiere, struffoli e insalate di rinforzo! “Ci sentiamo dopo la befana”, “Buona fine e buon principio a te e famiglia!” Insomma se hai la malaugurata idea di intraprendere delle iniziative di qualsiasi tipo proprio in questi due periodi sappi che rischi di sentirti dire le succitate frasi senza poter concludere nulla. Ovviamente non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. Certamente molti professionisti si dissociano da tale pratica e restano a lavorare fino all’ultimo giorno con dedizione e normalità per riprendere a fine ferie con lo stesso ritmo con cui avevano sospeso il lavoro. Una questione che vede il tessuto produttivo italiano in una sorta di spartiacque tra prima e dopo le attese ferie agostane (come del resto quelle natalizie) in cui il timore di non essere in regola, di essersi dimenticato tutto e tutti sorge spontaneo nella mente di ogni contribuente italiano, imprenditore o semplice partita iva. Una sorta di “presa di coscienza” a scoppio ritardato che porta clienti e di conseguenza i professionisti a corse nel deserto negli uffici che già da fine luglio comunicano chiusure e rimandi a settembre. Una frenesia dell’ultimo minuto che alza la temperatura dei cellulari con telefonate e messaggi a catena, di richieste, suggerimenti, pareri e progettualità a cui si aggiungono confessioni e dichiarazioni dell’ultimo minuto contro una legge piuttosto che un’altra. Una fotografia che si ripete ogni anno con maggiore intensità, grazie anche ad una politica bulimica sui temi fiscali in cui si percepiscono annualmente anticipazioni, ritardi e modifiche che solo chi si trova con l’ombrellone nel cuore di Roma riesce a seguire pedissequamente. Un dramma tragicomico che ricalca il messaggio, ormai diventato virale sui social, del discorso di Sergio Marchionne sul concetto di “andare in ferie da che cosa?” quando il resto del mondo non percepisce la differenza tra luglio e agosto, non concepisce che una società chiuda i rubinetti del business e che abbia il dramma della chiusura conti e delle pratiche entro la metà di agosto. Siamo in un mondo globalizzato in continua connessione e dove il business non può seguire il concetto di vacanze se non, in un’ottica di pause, che rendano mature certe condizioni e certe scadenze al di fuori di una trimestralità che ricopre nell’immaginario collettivo mondiale un periodo di relax e di emozioni distaccate dal lavoro. Si prenda quindi seriamente in esame uno studio che possa valorizzare il periodo estivo come molla per la creatività del business e non delle scadenze, in modo da dare pari dignità ad imprenditori e professionisti di potersi creare una propria comfort zone di studio, attività, anche al fuori dalle logiche di ufficio, senza mai dimenticare il ruolo che ricoprono e le responsabilità che mantengono nei momenti complessi non dipendenti dall’ordinaria amministrazione. Allo stesso tempo la politica prenda atto che c’è bisogno di un cambio di paradigma socio-culturale che non possa bloccare un Paese per oltre un mese e che valorizzi piuttosto, scadenze diverse e politiche economiche che possano valorizzare il tempo come variabile di crescita e non di sopravvivenza alle continue scadenze. Nel frattempo ricordiamoci che entro il 22 agosto si pagano gli F24".

 

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CURIOSITA’ - Cosimo Alberti ed Arianna Petillo: “Agosto, se ne parl aropp e “feriae”

di Napoli Magazine

07/08/2024 - 14:15

Cosimo Alberti, attore impegnato nella fiction napoletana "Un Posto al Sole", e l'avvocato Arianna Petillo hanno inviato alla nostra attenzione questo loro pensiero sull'Italia, Napoli e il mese di agosto: “Da una parte le partite Iva e gli F24, dall’altra gli uffici chiusi per ferie. È arrivata l’estate. Anzi no! È arrivato agosto. Il mese fatidico per tutti i professionisti che si trovano abbandonati da uffici chiusi per ferie! Forse dovremmo ricercare la motivazione nello spirito degli antichi romani, da cui ferie, “feriae” discende proprio il sostantivo “festa”. Grazie al loro Olimpo ricchissimo di divinità da celebrare ogni occasione era buona per festeggiare. Basta dare un’occhiata alla rete per rendersene conto. Centinaia di festività rendevano la vita del cittadino dell’impero romano più felice di essere vissuta. Meglio ancora se invece facciamo un salto ancora più lontano nel tempo e ricerchiamo la motivazione nelle nostre antiche origini risalenti agli antichi greci che in quanto a godere la vita non erano secondi a nessuno. Noi figli della Magna Grecia abbiamo avuto le influenze culturali dei più importanti filosofi e scrittori della storia dell’umanità. Tra essi ci piace ricordare Orazio. Chi di noi non ha mai pronunciato almeno una volta nella sua vita: “Carpe diem”?  Ovvero cogli l’attimo che invita ad approfittare del momento buono che non ritorna più. Un importante esempio a mio avviso però resta il grande filosofo Epicuro che invitava gli uomini a godere del tempo presente senza preoccuparsi del passato e del futuro. Forse è da questi lontani antenati che abbiamo ereditato, esagerando un po’, il “dovere” di fare festa. Come tutte le cose che nel tempo cambiano, anche il “cogli l’attimo” si è evoluto e anzi l’abbiamo migliorato: “Cogli l’attimo e anche tutto il mese”; in pratica un “carpe diem 2.0”. Agosto è il mese spartiacque dell’Italia, da una parte ci sono le partite Iva e gli F24, dall’altra impiegati e dirigenti dispersi nel rumoroso silenzio di altrettanti uffici operativi ma sordi ed indifferenti alle continue sollecitazioni di chi invece ad agosto è diventato un mitologico protagonista di un vero e proprio tsunami di richieste, scadenze e sollecitazioni a rullo di tamburi. “Vabbuó dai se ne parla a settembre”, oppure “ora chiudiamo per ferie sentiamoci dopo le vacanze”. È dagli inizi di luglio che sentiamo questa frase come fosse un mantra! Segue poi: “Dove vai in vacanza?”, una domanda fatta però con meno enfasi delle prime due. Vige una sorta di “solidarietà sociale” che prevede comunque un rilassamento lavorativo ed emotivo anche per coloro che sono andati in ferie soltanto sette giorni a cavallo del ferragosto. Per rincarare la dose aggiungo che lo stesso fenomeno si avvera per le feste natalizie. Arrivato l’otto dicembre, il giorno dell’Immacolata la città sprofonda lentamente nelle sabbie mobili fatte di pastiere, struffoli e insalate di rinforzo! “Ci sentiamo dopo la befana”, “Buona fine e buon principio a te e famiglia!” Insomma se hai la malaugurata idea di intraprendere delle iniziative di qualsiasi tipo proprio in questi due periodi sappi che rischi di sentirti dire le succitate frasi senza poter concludere nulla. Ovviamente non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. Certamente molti professionisti si dissociano da tale pratica e restano a lavorare fino all’ultimo giorno con dedizione e normalità per riprendere a fine ferie con lo stesso ritmo con cui avevano sospeso il lavoro. Una questione che vede il tessuto produttivo italiano in una sorta di spartiacque tra prima e dopo le attese ferie agostane (come del resto quelle natalizie) in cui il timore di non essere in regola, di essersi dimenticato tutto e tutti sorge spontaneo nella mente di ogni contribuente italiano, imprenditore o semplice partita iva. Una sorta di “presa di coscienza” a scoppio ritardato che porta clienti e di conseguenza i professionisti a corse nel deserto negli uffici che già da fine luglio comunicano chiusure e rimandi a settembre. Una frenesia dell’ultimo minuto che alza la temperatura dei cellulari con telefonate e messaggi a catena, di richieste, suggerimenti, pareri e progettualità a cui si aggiungono confessioni e dichiarazioni dell’ultimo minuto contro una legge piuttosto che un’altra. Una fotografia che si ripete ogni anno con maggiore intensità, grazie anche ad una politica bulimica sui temi fiscali in cui si percepiscono annualmente anticipazioni, ritardi e modifiche che solo chi si trova con l’ombrellone nel cuore di Roma riesce a seguire pedissequamente. Un dramma tragicomico che ricalca il messaggio, ormai diventato virale sui social, del discorso di Sergio Marchionne sul concetto di “andare in ferie da che cosa?” quando il resto del mondo non percepisce la differenza tra luglio e agosto, non concepisce che una società chiuda i rubinetti del business e che abbia il dramma della chiusura conti e delle pratiche entro la metà di agosto. Siamo in un mondo globalizzato in continua connessione e dove il business non può seguire il concetto di vacanze se non, in un’ottica di pause, che rendano mature certe condizioni e certe scadenze al di fuori di una trimestralità che ricopre nell’immaginario collettivo mondiale un periodo di relax e di emozioni distaccate dal lavoro. Si prenda quindi seriamente in esame uno studio che possa valorizzare il periodo estivo come molla per la creatività del business e non delle scadenze, in modo da dare pari dignità ad imprenditori e professionisti di potersi creare una propria comfort zone di studio, attività, anche al fuori dalle logiche di ufficio, senza mai dimenticare il ruolo che ricoprono e le responsabilità che mantengono nei momenti complessi non dipendenti dall’ordinaria amministrazione. Allo stesso tempo la politica prenda atto che c’è bisogno di un cambio di paradigma socio-culturale che non possa bloccare un Paese per oltre un mese e che valorizzi piuttosto, scadenze diverse e politiche economiche che possano valorizzare il tempo come variabile di crescita e non di sopravvivenza alle continue scadenze. Nel frattempo ricordiamoci che entro il 22 agosto si pagano gli F24".