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IL CANTANTE - Nino D'Angelo: "Ho preso tante cattiverie, l'Italia negli anni 70 era ancora più razzista"
03.07.2024 08:22 di Napoli Magazine

Nino D'Angelo, cantante, in occasione del suo concerto allo stadio Diego Armando Maradona per celebrare i 40 anni della sua carriera, ha rilasciato alcune dichiarazioni, riportate da Il Tempo: "Io ho preso tante cattiverie, così come i giovani di oggi: la Napoli dove sono nato io, negli anni 70, l’Italia era ancora più razzista. Mi chiamavano terrone ovunque andassi. Durante tutti questi anni, mi sono sentito sempre sotto esame. Sono contento di aver pagato per tutti, però sono contento che oggi mi venga riconosciuta la professionalità. All’epoca, venivo giudicato soltanto per il caschetto, ma nessuno ci ha mai guardato dentro. Io nasco con la sceneggiata: Mario Merola, un giorno, disse che io sarei stato il suo erede. Per me era immenso, e, da quel momento, iniziai a fare il pop napoletano. Io volevo arrivare alle generazioni più moderne, a chi non conosceva la canzone napoletana. Iniziai quindi a scrivere un genere diverso dalla sceneggiata. Andavo a fare i matrimoni col mio gruppo, ed una sera, ad un matrimonio, c’era tutta Torre del Greco che cantava le mie canzoni".

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IL CANTANTE - Nino D'Angelo: "Ho preso tante cattiverie, l'Italia negli anni 70 era ancora più razzista"

di Napoli Magazine

03/07/2024 - 08:22

Nino D'Angelo, cantante, in occasione del suo concerto allo stadio Diego Armando Maradona per celebrare i 40 anni della sua carriera, ha rilasciato alcune dichiarazioni, riportate da Il Tempo: "Io ho preso tante cattiverie, così come i giovani di oggi: la Napoli dove sono nato io, negli anni 70, l’Italia era ancora più razzista. Mi chiamavano terrone ovunque andassi. Durante tutti questi anni, mi sono sentito sempre sotto esame. Sono contento di aver pagato per tutti, però sono contento che oggi mi venga riconosciuta la professionalità. All’epoca, venivo giudicato soltanto per il caschetto, ma nessuno ci ha mai guardato dentro. Io nasco con la sceneggiata: Mario Merola, un giorno, disse che io sarei stato il suo erede. Per me era immenso, e, da quel momento, iniziai a fare il pop napoletano. Io volevo arrivare alle generazioni più moderne, a chi non conosceva la canzone napoletana. Iniziai quindi a scrivere un genere diverso dalla sceneggiata. Andavo a fare i matrimoni col mio gruppo, ed una sera, ad un matrimonio, c’era tutta Torre del Greco che cantava le mie canzoni".