RICCARDO LICATA, GINO MORANDIS E TANCREDI PARMEGGIANI. STORIE D’ARTE E D’AMICIZIA 19 dicembre 2025 – 01 febbraio 2026 MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli a cura di Giovanni Granzotto, con la co-curatela di Giordano Bruno Guerri, organizzata da Il Cigno di Roma – in collaborazione con Studio d’Arte GR.
Tre protagonisti dello Spazialismo Veneziano, uniti da un’amicizia profonda e da una stagione irripetibile dell’arte italiana del dopoguerra, tornano a dialogare in una mostra che ne celebra la forza creativa e la reciproca influenza. Dal 19 dicembre 2025 al 1° febbraio 2026, il MANN - Museo Archeologico Nazionale di Napoli ospita la mostra “Riccardo Licata, Gino Morandis e Tancredi Parmeggiani. Storie d’arte e d’amicizia”, a cura di Giovanni Granzotto, con la co-curatela di Giordano Bruno Guerri e organizzata da Il Cigno in collaborazione con Studio d’Arte GR. L’esposizione nasce dal legame umano e artistico che unì Licata, Morandis e Tancredi sin dagli anni giovanili, quando condivisero atelier, esperienze e riflessioni sulle nuove frontiere della pittura, partecipando ai movimenti spazialisti, firmandone talvolta i manifesti. Un esempio emblematico di questa vicinanza è il ritratto di Licata realizzato da Tancredi — un’opera rara e significativa che testimonia l’intensità del loro rapporto. La mostra si articola in oltre settanta opere, circa venticinque per ciascun Maestro, e ripercorre il loro cammino creativo dal secondo dopoguerra fino alla metà degli anni Sessanta: è il periodo in cui la loro ricerca si intrecciò maggiormente, tragicamente conclusosi con la morte di Tancredi. Per Licata e Morandis, il percorso prosegue anche nei decenni successivi, mostrando l’evoluzione dei loro linguaggi artistici. Nel percorso espositivo trovano spazio i primi esperimenti spazialisti di Riccardo Licata, tra la fine degli anni Quaranta e i primi Cinquanta, tutti plasmati dalla sua urgenza di coniugare lo “spazio” naturale, con lo spazio assoluto della storia, in particolare della storia antica, e il successivo sviluppo del suo “magico alfabeto”, scrittura pittorica sospesa tra segno e luce. Le tessere di colore che costruiscono le sue superfici rimandano idealmente ai mosaici bizantini, fonte di ispirazione per l’artista, che ne coglieva la vibrazione luminosa e la spiritualità antica per trasporla in chiave contemporanea. L’inizio della traiettoria artistica di Gino Morandis è rappresentato dalle tempere del 1948-50, testimoni delle prime prove spazialiste che univano luce e colore in una dimensione lirica e visionaria, per poi proseguire con i campi cromatici degli anni successivi, dove convivono suggestioni atomiche e siderali. L’“atomo” per Morandis non è solo simbolo di modernità scientifica, ma anche richiamo agli elementi primordiali della natura, alla sostanza originaria che fonda tanto la scienza quanto la mitologia antica. Con Tancredi, il pubblico potrà rivivere l’intero arco della sua ricerca, dalle opere del periodo “dripping” alle “primavere”, dalle “serre” agli “omaggi”, fino alle ultime serie delle “facezie” e dei “matti”, in cui si intrecciano libertà espressiva e tensione poetica. Il “punto” tancrediano, matrice generatrice dello spazio e della forma, si carica qui di una valenza arcaica: come nei simboli cosmici dell’antichità, rappresenta l’origine di ogni cosa, il nucleo da cui si espande l’universo pittorico. Nel contesto del MANN, luogo per eccellenza della memoria classica e della materia antica, il dialogo tra Licata, Morandis e Tancredi si arricchisce di nuovi significati, rivelando come la modernità dello Spazialismo affondi le proprie radici in una sensibilità che guarda al passato per rigenerare il presente. Il catalogo della mostra, edito da Il Cigno, include testi critici di Antonella Alban, Luca Cecchetto, Stefano Cecchetto, Giovanni Granzotto, Fabrizio Guerrini, Anthony Molino, Dino Marangon, Barbara Morandis, Cesare Orler, Lorenzo Zichichi. L’iniziativa è realizzata grazie al contributo del main sponsor Gruppo Euromobil e con il supporto di Orler TV e Petrone Oleodinamica.
di Napoli Magazine
11/12/2025 - 13:07
RICCARDO LICATA, GINO MORANDIS E TANCREDI PARMEGGIANI. STORIE D’ARTE E D’AMICIZIA 19 dicembre 2025 – 01 febbraio 2026 MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli a cura di Giovanni Granzotto, con la co-curatela di Giordano Bruno Guerri, organizzata da Il Cigno di Roma – in collaborazione con Studio d’Arte GR.
Tre protagonisti dello Spazialismo Veneziano, uniti da un’amicizia profonda e da una stagione irripetibile dell’arte italiana del dopoguerra, tornano a dialogare in una mostra che ne celebra la forza creativa e la reciproca influenza. Dal 19 dicembre 2025 al 1° febbraio 2026, il MANN - Museo Archeologico Nazionale di Napoli ospita la mostra “Riccardo Licata, Gino Morandis e Tancredi Parmeggiani. Storie d’arte e d’amicizia”, a cura di Giovanni Granzotto, con la co-curatela di Giordano Bruno Guerri e organizzata da Il Cigno in collaborazione con Studio d’Arte GR. L’esposizione nasce dal legame umano e artistico che unì Licata, Morandis e Tancredi sin dagli anni giovanili, quando condivisero atelier, esperienze e riflessioni sulle nuove frontiere della pittura, partecipando ai movimenti spazialisti, firmandone talvolta i manifesti. Un esempio emblematico di questa vicinanza è il ritratto di Licata realizzato da Tancredi — un’opera rara e significativa che testimonia l’intensità del loro rapporto. La mostra si articola in oltre settanta opere, circa venticinque per ciascun Maestro, e ripercorre il loro cammino creativo dal secondo dopoguerra fino alla metà degli anni Sessanta: è il periodo in cui la loro ricerca si intrecciò maggiormente, tragicamente conclusosi con la morte di Tancredi. Per Licata e Morandis, il percorso prosegue anche nei decenni successivi, mostrando l’evoluzione dei loro linguaggi artistici. Nel percorso espositivo trovano spazio i primi esperimenti spazialisti di Riccardo Licata, tra la fine degli anni Quaranta e i primi Cinquanta, tutti plasmati dalla sua urgenza di coniugare lo “spazio” naturale, con lo spazio assoluto della storia, in particolare della storia antica, e il successivo sviluppo del suo “magico alfabeto”, scrittura pittorica sospesa tra segno e luce. Le tessere di colore che costruiscono le sue superfici rimandano idealmente ai mosaici bizantini, fonte di ispirazione per l’artista, che ne coglieva la vibrazione luminosa e la spiritualità antica per trasporla in chiave contemporanea. L’inizio della traiettoria artistica di Gino Morandis è rappresentato dalle tempere del 1948-50, testimoni delle prime prove spazialiste che univano luce e colore in una dimensione lirica e visionaria, per poi proseguire con i campi cromatici degli anni successivi, dove convivono suggestioni atomiche e siderali. L’“atomo” per Morandis non è solo simbolo di modernità scientifica, ma anche richiamo agli elementi primordiali della natura, alla sostanza originaria che fonda tanto la scienza quanto la mitologia antica. Con Tancredi, il pubblico potrà rivivere l’intero arco della sua ricerca, dalle opere del periodo “dripping” alle “primavere”, dalle “serre” agli “omaggi”, fino alle ultime serie delle “facezie” e dei “matti”, in cui si intrecciano libertà espressiva e tensione poetica. Il “punto” tancrediano, matrice generatrice dello spazio e della forma, si carica qui di una valenza arcaica: come nei simboli cosmici dell’antichità, rappresenta l’origine di ogni cosa, il nucleo da cui si espande l’universo pittorico. Nel contesto del MANN, luogo per eccellenza della memoria classica e della materia antica, il dialogo tra Licata, Morandis e Tancredi si arricchisce di nuovi significati, rivelando come la modernità dello Spazialismo affondi le proprie radici in una sensibilità che guarda al passato per rigenerare il presente. Il catalogo della mostra, edito da Il Cigno, include testi critici di Antonella Alban, Luca Cecchetto, Stefano Cecchetto, Giovanni Granzotto, Fabrizio Guerrini, Anthony Molino, Dino Marangon, Barbara Morandis, Cesare Orler, Lorenzo Zichichi. L’iniziativa è realizzata grazie al contributo del main sponsor Gruppo Euromobil e con il supporto di Orler TV e Petrone Oleodinamica.