Cultura & Gossip
SPETTACOLI - Agenda settimanale dal 14 al 20 gennaio 2019 in Campania, programmata dal Circuito Teatro Pubblico Campano
12.01.2019 11:06 di Napoli Magazine

Teatro Comunale Costantino Parravano di Caserta

info 0823444051

Martedì 15 gennaio, ore 20.45

 

Compagnia Enfi Teatro, Teatro Stabile del Veneto - Teatro Nazionale

presentano

 

Roberto De Francesco, Iaia Forte

in

 

Tempi nuovi

scritto e diretto da Cristina Comencini

 

con

Sara Lazzaro e Nicola Ravaioli

 

scene di Paola Comencini

costumi di Antonella Berardi

aiuto regia Paola Rota

assistente alla regia Jacopo Angelini

 

Tempi nuovi mette in scena un nucleo familiare investito dai cambiamenti veloci e sorprendenti della nostra epoca: elettronica, mutamento dei mestieri e dei saperi, nuove relazioni. Un terremoto che sconvolge comicamente la vita dei quattro personaggi: un padre, una madre e i due figli e li pone di fronte alle contraddizioni, alle difficoltà di un tempo in cui tutto ci appare troppo veloce per essere capito ma in cui siamo costretti a immergerci e a navigare a vista. Giuseppe è uno storico che vive circondato da migliaia di libri, carico di tutto ciò che ha studiato e scritto. Il figlio Antonio vola invece leggero nella sua epoca fatta di collegamenti rapidi e senza legami col passato, tranne quando deve scrivere il compito sulla resistenza e ha bisogno del sapere del padre. Sabina è la moglie di Giuseppe, una giornalista che ha seguito un corso di aggiornamento sull'elettronica, per imparare a dare una notizia in tre righe e non essere sbattuta fuori dal giornale, e si sente per questo,

come ripete spesso al marito, moderna. Clementina è la figlia maggiore della coppia che vive fuori casa e che ha in serbo per i due genitori, che la credevano felicemente fidanzata con Davide, una

notizia che metterà a dura prova la modernità di Sabina. Ma un grande colpo di scena prepara anche Giuseppe nel finale ai suoi familiari, perché non vuole essere l'unico a portare tutto il peso del passato e della Storia: "Volevate fare faticare solo me, portare tutto il peso di quegli oggetti con le pagine? Mentre voi tranquilli, leggeri, veloci, giovani... No, non ci sto!"

 

Teatro Verdi di Salerno

info 089662141

Da giovedì 17 a domenica 20 gennaio

(feriali ore 21.00 - festivi ore 18.00)

 

Elledieffe

La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo

presenta

 

Questi fantasmi!

di Eduardo De Filippo
 

personaggi e interpreti

Pasquale Lojacono (anima in pena), Gianfelice Imparato

Maria, sua moglie (anima perduta), Carolina Rosi

Alfredo Marigliano (anima irrequieta), Massimo De Matteo

Armida, sua moglie (anima triste), Paola Fulciniti

Silvia , Loro figlia (anima innocente), Federica Altamura

Arturo, Loro figlio (anima innocente), Andrea Cioffi

Raffaele, portiere (anima nera), Nicola Di Pinto

Carmela, sua sorella (anima dannata), Viola Forestiero

Gastone Califano (anima libera), Giovanni Allocca

Saverio Califano, maestro di Musica (anima inutile), Gianni Cannavacciuolo

Due facchini (anime condannate) , Gianni Cannavacciuolo, Andrea Cioffi

Il Professor Santanna (anima utile, ma non appare mai)

 

scene e luci Gianni Carluccio
costumi Francesca Livia Sartori
musiche Andrea Farri

 

regia Marco Tullio Giordana

 

Pasquale Lojacono si trasferisce con la giovane moglie Maria in un appartamento all’ultimo piano di un palazzo seicentesco (in via Tribunali 176). Maria non sa che il marito ha ottenuto il fitto gratuito per cinque anni di quell’enorme casa (18 camere e 68 balconi) in cambio del compito di sfatare la leggenda sulla presenza di spiriti nella casa.

Il portiere Raffaele spiega al nuovo inquilino cosa dovrà fare per ottemperare al suo impegno contrattuale: per dimostrare che non ci sono fantasmi dovrà mostrarsi ogni giorno, due volte al giorno, fuori tutti i 68 balconi, mostrando serenità e allegria.

A tal scopo dovrà anche cantare ad alta voce (inizierà con Lucean le stelle, continuerà con Ah l’ammorre che fa fa)!

Ascoltando però i racconti del portiere, della sorella di quest’ultimo e del “dirimpettaio” di casa, tal Professor Santanna, il nostro protagonista incomincia a credere all’esistenza degli spiriti; pertanto, quando s’imbatte in Alfredo, l’amante della moglie, lo scambia per un fantasma.

La storia di Questi fantasmi! prosegue con Alfredo che fa pervenire sostanziosi aiuti economici alla famiglia Lojacono, aiuti che vengono interpretati da Pasquale come regali degli spiriti che l’avrebbero preso a ben volere!

L’equivoco prosegue e il nostro protagonista è l’unico a non avvedersi di quello che sta realmente accadendo; dopo un’esilarante scena nella quale, per Pasquale, si consuma un litigio tra spiriti (in effetti i litiganti sono Alfredo, sua moglie, i suoi bambini e altri parenti), l’amante di Maria decide, apparentemente, di tornare in famiglia privando dei suoi regali il povero Pasquale. La storia si avvia alla conclusione: con un marchingegno Pasquale riesce a incontrare ancora Alfredo, chiedendogli un ulteriore e sostanzioso aiuto economico, spiegando allo “spirito” che i soldi gli servono per riconquistare la moglie di cui è perdutamente innamorato. Alfredo, commosso per la triste confessione, gli lascia un pacco di banconote e scompare dalla loro vita.

 

Nota di Carolina Rosi

L’improvvisa scomparsa di Luca è stata crudele e destabilizzante. Ho dovuto imparare a guardare la vita da un altro lato. Reagire al dolore di una perdita, una ferita profonda che non smetterà mai di sanguinare, ripensare il presente, innanzitutto, e immaginare un futuro possibile, e non solo per me. Tutto il mio mondo è saltato in un istante, negli affetti, a casa, nel lavoro. E’ umano, certo, e non esiste un addio che non sia struggente, ma perdere tutto così, all'improvviso, è qualcosa di indicibile.

Ho cercato una direzione, imponendomi una lucidità necessaria. L’ho trovata nel ricordo vivo di Luca, nella sua tenace ostinazione, nel rispetto per la vita e per gli altri, nell’amore profondo verso la famiglia e verso i suoi compagni di palcoscenico. Un pensiero che mi conforta, che mi spinge ad affrontare con forza nuove sfide.

A partire da quel prezioso scrigno di passione ed umanità che è la Elledieffe, la nostra compagnia, di cui ho assunto la responsabilità della direzione.

La Compagnia è restata unita, sia nella tournèe di “Non ti pago” (l’ultimo titolo portato in scena da Luca, ripreso anche nella stagione teatrale 2016/2017), che nella costruzione del fortunato debutto di “Questi fantasmi!” di Eduardo, nella preziosa ed attenta regia di Tullio Giordana, al quale ho affidato questo testo perché sicura che ne avrebbe esaltato i valori ed i contenuti, che avrebbe abbracciato la compagnia e diretto la messinscena con lo stesso amore con il quale cura ogni fotogramma.

Abbiamo proseguito nel dedicare cura e rigorosa attenzione al repertorio eduardiano, così da non disperdere il patrimonio culturale rappresentato da una delle più antiche famiglie della tradizione teatrale italiana, anche avviando collaborazioni con altri registi ed attori, “maestri della scena”,  con cui eravamo certi di poter avere  una completa condivisione di intenti.

E’ il caso, ad esempio, del progetto proposto dal NEST di Napoli sull’allestimento de “Il sindaco del rione Sanità”, che produciamo insieme al Teatro Stabile di Torino, con la regia di Mario Martone.

Allo stesso tempo abbiamo dedicato spazio ed impegno produttivo a tanti altri progetti, trasformando in lavoro una passione e una curiosità condivisa con Luca verso  la drammaturgia contemporanea, in modo particolare verso quella napoletana, espressa da più generazioni di autori e scrittori.

Sono nati “Bordello di mare con città” di Enzo Moscato affidato alla regia di Carlo Cerciello, di cui è stato riproposto in tournèe anche “Scannasurice”, ancora di Moscato, prodotto nella passata stagione, e la nuova tournèe di Daniela Marazita con “Hai appena applaudito un criminale” con cui si ripropongono temi, sull’esclusione ed il disagio, cari sia ad Eduardo che a Luca.

 

Nota di Marco Tullio  Giordana

La prematura scomparsa di Luca De Filippo è stata per tutti quelli che lo amavano uno shock. A me reso ancor più insopportabile dal fatto che la nostra amicizia era appena nata, ancora verde, e non aveva potuto maturare ancora i suoi frutti.

Per questo quando Carolina Rosi, la sua battagliera compagna in teatro come nella vita, mi ha chiesto di continuare i progetti che stavamo accarezzando, ho aderito con entusiasmo. Per me, più che raccogliere un’eredità, si tratta di continuare il lavoro che Luca ha svolto sul repertorio di Eduardo, un lavoro che definirei di precisione filologica e contemporaneamente di continuo aggiornamento.

Questo non ha significato per Luca l’asserzione di un unico paradigma né lo sbarramento di altre strade (tant’è vero che le commedie di Eduardo sono sempre state a disposizione anche di altre compagnie), ma per lui, che l’aveva “nel sangue”, il mondo di Eduardo non poteva che rispettare le intenzioni dell’Autore, intenzioni di cui era stato addirittura testimone.

Non potrò ovviamente fare la stessa cosa, ma per quel che mi sarà possibile intendo rimanere fedele al suo esempio. D’altronde Il manoscritto originale di Questi fantasmi!, datato 1945, dà indicazioni dettagliatissime. Assieme a Gianni Carluccio -­- che oltre alle scene cura le luci dello spettacolo – abbiamo inteso riprodurre l’ambiente e gli arredi descritti in modo così puntiglioso. Tuttavia non si tratta di una scena realistica (anche se non mancano i panni stesi  e l’evocazione del palazzo “dello Spagnuolo”).

Quinte, pareti, mobili, pavimento, è come fossero stati dilavati dal tempo, coperti da una polvere impalpabile. Uno spazio che tende al monocromatismo, che vuole evocare le immagini come se emergessero dalla memoria, labili  e imprecisate come i fantasmi del titolo. In teatro, molto più che nel cinema, ci si può liberare dagli obblighi realistici addirittura nei materiali.

Arredi e fondali possono esser costruiti con qualunque cosa o dipinti in modo da renderli simili a illusioni. E’ un vantaggio di cui cerco di approfittare il più possibile ogni volta che affronto un testo teatrale, anche nella scelta dei costumi, qui disegnati da Francesca Sartori, altra mia fedele collaboratrice, con evidente richiamo agli anni ‘40, ma completamente re-­-interpretati  e quasi stilizzati – soprattutto nella scelta dei tessuti.

Eduardo è uno dei nostri grandi monumenti del ‘900, conosciuto e rappresentato, insieme a Pirandello, nei teatri di tutto il mondo. Grandezza che non è sbiadita col tempo, non vale solo come testimone di un’epoca. Al contrario l’attualità di un testo come Questi fantasmi! è per me addirittura sconcertante.

Emerge dal testo non solo la Napoli grandiosa e miserabile del dopoguerra, la vita grama, la presenza liberatrice/dominatrice degli Alleati, ma anche un sentimento che ritrovo intatto in questo tempo, un dolore che non ha mai abbandonato la città e insieme il suo controcanto gioioso, quello che Ungaretti chiamerebbe l’allegria del naufragio.

Il tipo incarnato da Pasquale Lojacono - replicato nelle figure di Alfredo, di Gastone, del portiere Raffaele - con la sua inconcludenza, l’arte di arrangiarsi, la disinvoltura morale, l’opportunismo, i sogni ingenui e le meschinità, non è molto diverso dai connazionali d’oggi. La grandezza di Eduardo sta nel non ergersi a giudice, nel non sentirsi migliore di lui, di loro.

Non condanna né assolve, semplicemente rappresenta quel mondo senza sconti e senza stizza. Il suo sguardo non teme la compassione, rifiuta la rigidità del moralista. Sembra anzi identificarsi in Pasquale, riconoscersi perlomeno nelle sue qualità di visionario sognatore che non si arrende mai, nemmeno quando gli altri vedono in lui solo un fallito.

Altrimenti perché Maria starebbe con lui, perché non l’ha già lasciato? Per tornaconto, per vigliaccheria? E se avesse invece visto in lui qualcosa di commovente? Se ne avesse colto la voglia di vivere, di cacciare la testa fuori dall’acqua? La sua disperata vitalità.

 

Teatro Eduardo De Filippo di Agropoli

Info 0974282362, 3383096807

Giovedì 17 gennaio, ore 20.45

 

Nuovo Teatro

diretta da Marco Balsamo

presenta

 

Stefano Accorsi

in

 

Giocando Con Orlando 

Assolo

Tracce, memorie, letture da Orlando furioso di Ludovico Ariosto secondo Marco Baliani

 

adattamento teatrale e regia Marco Baliani

 

scene Mimmo Paladino, impianto scenico Daniele Spisa

costumi Alessandro Lai, luci Luca Barbati

"Dicono che a narrare storie il mondo diventi assai meno terribile, e per tal compito, in questi tempi amari dove a parlare sembra essere solo la realtà, ci siam messi all'opera con passo volatile e leggero, ma per toccare sostanze alte e un sentire sincero.

Trasferire L'Orlando furioso in una presenza teatrale è impresa degna di cavalieri erranti, anzi narranti.

Stefano Accorsi veste i panni di un simile cavaliere e si cimenta con l'opera ariostesca cavalcando il tema oneroso dell'amore e delle sue declinazioni, amore perso sfortunato vincente doloroso sofferente sacrificale gioioso e di certo anche furioso.

Monologando, narrando, disgressionando, le rime ottave del grande poeta risuoneranno in sempre nuove sorprese, in voci all'ascolto inaspettate, in suoni all'orecchio stupiti."

                                                                                                                                                                                                                                             Marco Baliani

 

 

Teatro Magic Vision di Casalnuovo

Info 0818030270, 3292180679

Giovedì 17 gennaio, ore 20.45

 

Cose Production

presenta

 

Sal da Vinci in

 

Sinfonie in Sal maggiore

scritto da Sal Da Vinci e Ciro Villano

 

coreografie Patrick King

 

con

Sal Da Vinci, Gianni Parisi, Floriana De Martino, Ciro Villano, Francesco Da Vinci

 

dancer

Patrick King, Sarah Grether

 

musicisti

Orchestra di 50 elementi diretti dal Maestro Adriano Pennino

 

band

Maurizio Bosnia, Gianluca Mirra, Gaetano Diodato,

Sasà Dell’Aversano, Antonio Mambelli, Ciro Manna 

 

disegno luci Francesco Adinolfi, scene Massimo Comune

scenotecnica Speedy Scenografie

ideazione e progettazione costumi Paola Pugliese e Rita Boccarossa

sartoria Romeo Gigli Plus, make-up Kriss Barone

 

regia Marco Carniti

 

C’era un tempo in cui per unire i due mondi, il vecchio e il nuovo continente, esistevano solo due modi, la nave e la fantasia. E Sal da Vinci, in sinfonie in Sal Maggiore, proverà a viaggiare con entrambi i mezzi, partendo dall’Eterna Santa Lucia e approdando ai piedi della statua della Libertà. Su un mare di note riscritte in una sinfonia di ricordi e di ambizioni, la nave di Sal percorre l’oceano delle sensazioni e delle emozioni, senza barriere di tempo o di linguaggio.

In questo fantastico cammino rivivono le atmosfere delle grandi orchestre che suonavano pezzi indimenticabili ed eterni: eterni come il mare, come l’oceano. Compagni di viaggio di Sal, oltre ad un’orchestra formata da 50 elementi diretti dal maestro Adriano Pennino e la sua voglia di cantare i suoi cavalli di battaglia e non solo, in un mix ben dosato tra la melodia classica napoletana e brani mai interpretati prima dal cantautore, ci saranno i suoi sogni, i suoi ricordi, la sua voce e un equipaggio sgangherato e comico che renderanno la traversata anche molto divertente.

Si realizza, dunque, un sogno per Sal, protagonista in una colossale produzione che ancora una volta vuole scommettere sulla bellezza e sulla qualità, portando in scena uno spettacolo ricchissimo anche da un punto di vista estetico e – se vogliamo anacronistico: in un’epoca in cui il suono della musica viene riprodotto dagli MP3, impiantare un’orchestra di 50 elementi può sembrare una follia…

E forse lo è: ma i veri artisti vivono solo di folli sogni. A dirigere i lavori come saggio timoniere, Marco Carniti (che vanta un curriculum eccezionale, avendo curato gli allestimenti di molti lavori da Strehler al teatro lirico e non solo), visionario regista che proverà ad assemblare i vari reparti, dalla prosa  (scritta dallo stesso Sal e da Ciro Villano in scena con Gianni Parisi e Floriana De Martino), guidando la nave tra le canzoni riarrangiate dal direttore d’orchestra Pennino e i monologhi  che raccontano i ricordi e i sogni del cantautore napoletano, passando per gli sketch che si ispirano ai gran varietà degli anni d’oro del teatro e della televisioni, senza rinunciare al gusto di raccontare temi profondi e scomodi come l’emigrazione di ieri, di oggi e di sempre, visto che i grandi temi, come la bellezza della musica sono sempre attuali. Buon viaggio a tutti. Si SALpa.

 

Note di regia 

Sinfonie in Sal Maggiore e’ un viaggio.  Un viaggio nella musica. Un viaggio nella storia. Un viaggio come senso di unione  tra  presente passato e futuro.  Un viaggio di ricordi e di emozioni  eterne a  volte anche difficili da affrontare.  Uno di quei viaggi che fanno crescere. Crescere il cuore e l’ anima .  Storie di italiani ,  poeti dell’amore, ma con una ferita al cuore.

Tutti a bordo di una nave popolata da divertenti viaggiatori  diretti da Napoli a New York,    Sal Da Vinci ci immerge in un mondo di ricordi ripercorrendo  la sua e la nostra  storia di italiani. Ricordi di un passato che  ha permesso alle nuove generazioni di essere quello che sono oggi. Un passato di sforzi  compiuti dai padri nella speranza  di  migliorare la condizione dei  figli. Una lotta per la sopravvivenza delle proprie origini che oggi piu’ che mai continua a coinvolgere   popolazioni intere del nostro  pianeta. Un viaggio nel segno della forza dell’ amore per la vita che lotta . Un seme che curato   restituisce sempre Nuova Vita.

 

 

Teatro Massimo di Benevento

info 082442711

Venerdì 18 gennaio, ore 20.45

 

Teatro Comunale Costantino Parravano di Caserta

info 0823444051

Sabato 19, ore 20.45, e domenica 20 gennaio, ore 18.00

 

Compagnia Enfi Teatro

presenta

 

Leo Gullotta

in

 

Pensaci, Giacomino

di Luigi Pirandello

 

con

Federica Bern, Francesco Maccarinelli, Bruno Conti, Rita Abela

Sebastiano Tringali, Sergio Mascherpa, Chiara Cavalieri

 

scene e costumi Angela Gallaro, musiche Germano Mazzocchetti

luci Umile Vainieri, regista assistente Mimmo Verdesca

 

regia Fabio Grossi

 

Pensaci Giacomino nasce in veste di novella del 1915 per poi avere la sua prima edizione teatrale, in lingua, nel 1917. Tutti i ragionamenti, i luoghi comuni, gli assiomi pirandelliani sono presenti in questa opera. Un testo di condanna, condanna di una società becera e ciarliera, dove il gioco della calunnia, del dissacro e del bigottismo e sempre pronto ad esibirsi.

La storia racconta di una fanciulla che rimasta incinta del suo giovane fidanzato non sa come poter portare avanti questa gravidanza, il professore Toti pensa di poterla aiutare chiedendola in moglie e potendola poi così autorizzare a vivere della sua pensione il giorno che lui non ci sarà più.

Naturalmente la società civile si rivolterà contro questa decisione anche a discapito della piccola creatura che nel frattempo è venuta al mondo. Finale pirandelliano pieno Di amara speranza, dove il giovane Giacomino prenderà coscienza del suo essere, del suo essere uomo, del suo essere padre e andrà via da quella casa che lo tiene prigioniero, per vivere la sua vita con il figlio e con la giovane madre.

Da qui si desume quanto tutto questo possa svolgere il pensiero pirandelliano nei confronti di una società che allora era misogina opportunista e becera. Racconta di uno Stato patrigno nei confronti dei propri cittadini soprattutto nei confronti della casta degli insegnanti, sottopagati e bistrattati.

Grande bella qualità del premio Nobel di Agrigento nel prevedere il futuro e come raccontava Giovan Battista Vico corsi e ricorsi storici, cioè nulla cambia nulla si trasforma: ancora oggi si veste dei soliti cenci, unti e bisunti. Una società quindi letta con la mostruosità di giganti opprimenti presenti determinanti dequalificanti.

 

Teatro Barone di Melito di Napoli

Info 0817113455

Venerdì 18 gennaio, ore 20.45

 

Teatro Gloria di Pomigliano D’Arco

Info 0818843409

Sabato 19 gennaio, ore 20.45

 

Tradizione e Turismo e AG Spettacoli

in collaborazione con

Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro

presentano

 

Biagio Izzo

in

 

I Fiori del Latte

di Eduardo Tartaglia

 

con

Mario Porfito, Angela De Matteo, Stefano Jotti, Stefano Meglio, Ivan Senin

 

luci Gigi Ascione, scene Luigi Ferrigno

costumi Giovanna Napolitano, musiche Mariano Bellopede

produzione esecutiva Giacomo Monda

 

regia Giuseppe Miale di Mauro

 

“Se un’idea non ha significato e utilità sociale non m’interessa lavorarci sopra.”

 

Molto probabilmente Tartaglia ha colto in pieno queste parole di Eduardo De Filippo quando ha scritto I Fiori del Latte.

Infatti, in questa commedia (come ci ha insegnato il grande Eduardo) si riesce a ridere pur affrontando un tema di grande attualità e riflessione sociale.

La terra dei fuochi. 

La storia è ambientata in un caseificio di prossima apertura che si trova in un paese inventato (Casal di sotto Scalo) in cui due cugini, Aniello e Costantino, dopo anni di sacrifici decidono d’investire tutti i loro risparmi in un’azienda che punta a diventare un modello biologico, un’oasi ecologica dove ogni prodotto è naturale, senza additivi chimici o altre diavolerie.

Un caseificio, insomma, che mira a diventare fore all’occhiello di una zona nota alle cronache per lo sversamento dei rifiuti tossici. Purtroppo, però, alla vigilia dell’inaugurazione i due cugini scopriranno che sotto il recinto delle bufale ci sono dei bidoni sospetti che potrebbero rovinare il loro sogno biologico.

Questa scoperta attanaglierà i due protagonisti in un vortice di dubbi.

Cosa fare? Denunciare tutto e far chiudere l’azienda ancor prima che apra, oppure fare finta di niente e continuare con questo spettro terribile che divora le loro coscienze?

La forza di questa commedia sta proprio nella capacità di affrontare un tema così attuale e scottante mescolando sempre il divertimento e la comicità con la riflessione e il sociale, senza mai cadere in facili moralismi o in giudizi banali.

La scrittura di Tartaglia riesce a smontare con grande ironia e forza comica la dolorosa scoperta di una vita avvelenata da scelte complicate. Con tutta la sincerità e la semplicità che ci regalano questi due “vaccari” napoletani alle prese con rimorsi di coscienza apparentemente insuperabili.

Sarà l’arrivo di una donna (ex fidanzata di Aniello) che nasconde una notizia sconvolgente, a dare la forza per affrontare un destino più grande di loro e raccogliere i frutti che i due cugini hanno coltivato con onestà per una vita intera. 

 

Giuseppe Miale di Mauro

 

 

 

 

 

 

 

Teatro Carlo Gesualdo di Avellino

info 0825771620, 3892932553

Sabato 19, ore 21.00, e domenica 20 gennaio, ore 18.00

 

Show Bees

in collaborazione con Wizard Productions

presenta

 

Dirty Dancing

The Classic Story On Stage

di Eleanor Bergstein

adattamento Alice Mistroni

 

con

Sara Santostasi, Giuseppe Verzicco, Simone Pieroni, Federica Capra, Mimmo Chianese, Claudia Cecchini, Rodolfo Ciulla, Samuele Cavallo, Renato Cortesi, Russell Russell,

Antonio Catalano, Felice Lungo, Paky  Vicenti, Sonia Lynn Jamieson, Loredana Fadda, Daniela Ribezzo, Giulia Patti.

 

coreografie Gillian Bruce  

scenografie Roberto Comotti     

disegno luci Valerio Tiberi

disegno audio Armando Vertullo

costumi Marco Biesta, Marica D’Angelo

supervisione musicale Simone Giusti

 

regia Federico Bellone

 

Quando nel 1987 l’autrice Eleanor Bergstein scrisse la storia di “Dirty Dancing – Balli Proibiti” non si sarebbe mai immaginata un tale successo. Il racconto di Baby e della sua storia d’amore con Johnny, il bel maestro di ballo, nata in una lontana estate degli anni ’60 nella scanzonata atmosfera del resort Kellerman, si è trasformato in un vero e proprio cult senza tempo a livello cinematografico e teatrale.

 

“In tutti noi si nasconde un ballerino, questa è la storia di Baby …la musica, il ballo... forse è proprio qui che si cela il segreto del successo senza tempo di Dirty Dancing”

Eleanor Bergstein

 

Dirty Dancing è un titolo da record: un successo planetario al cinema, un Golden Globe e un Oscar per il brano “(I've Had) The Time of My Life”, oltre 40 milioni di copie della colonna sonora vendute e, solo negli Stati Uniti, oltre 11 milioni di dvd e Blu-ray.

A teatro, in paesi di consolidata tradizione di spettacoli musicali come Inghilterra e Germania, ha ottenuto i più alti incassi nella storia del teatro europeo.

In Italia lo spettacolo ha debuttato per la prima volta in assoluto nel 2014, al Teatro Nazionale di Milano, ed ha registrato il record d’incassi con oltre 115.000 presenze nei primi 3 mesi di rappresentazione; ben 8.000 persone hanno inoltre assistito alla speciale rappresentazione all’Arena di Verona nell’agosto del 2015. Per il pubblico la versione teatrale è oramai, come succede per il film, un classico da vedere e rivedere per vivere ogni volta tutte le emozioni e la magia di una storia senza tempo.

“Dirty Dancing, the Classic Story on Stage” ha la capacità di conquistare e coinvolgere non solo gli habitué del genere, ma di avvicinare al teatro tutta una nuova ed eterogenea parte di pubblico, impaziente di assistere “dal vivo” alla storia d’amore tra Johnny e Baby raccontata da musiche e coreografie indimenticabili, fedelmente riprese dalla versione cinematografica.

Lo speciale allestimento per i 30 anni del film è firmato dal regista Federico Bellone, con la supervisione di Eleanor Bergstein, autrice del film e dello spettacolo teatrale. Il sodalizio artistico tra Bellone e produzione internazionale di Dirty Dancing inizia nel 2014, ma è nel 2015 che Federico firma la sua prima regia di Dirty Dancing, diventata subito la versione ufficiale ed internazionale dello spettacolo e adottata per i debutti in Inghilterra (sia Londra che in tour), Germania, Spagna, Austria, Monte Carlo, Messico, Belgio, Lussemburgo e presto Francia.

Anche in questa nuova versione la colonna sonora comprenderà, oltre all’iconico brano vincitore di un Premio Oscar e di un Golden Globe  - “(I’ve Had) The Time Of My Life” -, hit indimenticabili come “Hungry Eyes”, “Do You Love Me?”, “Hey! Baby” e “In the Still of the Night”.

 

Teatro Nuovo di Salerno

info 089220886

Sabato 19, ore 21.00, e domenica 20 gennaio, ore 18.30

 

Federico Salvatore

in

 

Quello delle parolacce

 

con

Nunzio Coppola, Nicola Le Donne, Mimmo Manco, Maria Russo, Vera Volante.

 

musiche del Maestro Antonello Cascone

scene di Tonino Di Ronza.

 

regia Gaetano Liguori
 

Chi troppo e chi meno, tutti diciamo parolacce, specialmente i bambini che imparano a riconoscerle da soli, senza particolari spiegazioni.

Le parolacce esprimono le emozioni primarie dell’uomo: rabbia, disgusto, paura, sorpresa, divertimento, ma quelle messe in rima e in scena da Federico Salvatore vanno oltre l’intento ludico e goliardico.

Sono, invece, consapevoli di una loro validità poetica e vanno ascoltate e giudicate come provocazione al perbenismo di facciata, al falsopudorismo dei signori del piano di sopra, all’ipocrisia dei sozzi di dentro e lindi e pinti di fuori.

Una bella malaparola rozza e primitiva, veritiera e sincera, mirata e motivata, è sublimazione fantastica di quell’impulso liberatorio, altamente efficace, sia per la propria salute interiore, sia per la chiarezza dei rapporti interpersonali.

Nella vita, come sul palcoscenico, approfittando della libertà che la società ha sempre concesso ai buffoni di corte e ai pazzi, il linguaggio di Federico Salvatore si è posto sempre fuori da ogni regola.

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di Napoli Magazine

12/01/2024 - 11:06

Teatro Comunale Costantino Parravano di Caserta

info 0823444051

Martedì 15 gennaio, ore 20.45

 

Compagnia Enfi Teatro, Teatro Stabile del Veneto - Teatro Nazionale

presentano

 

Roberto De Francesco, Iaia Forte

in

 

Tempi nuovi

scritto e diretto da Cristina Comencini

 

con

Sara Lazzaro e Nicola Ravaioli

 

scene di Paola Comencini

costumi di Antonella Berardi

aiuto regia Paola Rota

assistente alla regia Jacopo Angelini

 

Tempi nuovi mette in scena un nucleo familiare investito dai cambiamenti veloci e sorprendenti della nostra epoca: elettronica, mutamento dei mestieri e dei saperi, nuove relazioni. Un terremoto che sconvolge comicamente la vita dei quattro personaggi: un padre, una madre e i due figli e li pone di fronte alle contraddizioni, alle difficoltà di un tempo in cui tutto ci appare troppo veloce per essere capito ma in cui siamo costretti a immergerci e a navigare a vista. Giuseppe è uno storico che vive circondato da migliaia di libri, carico di tutto ciò che ha studiato e scritto. Il figlio Antonio vola invece leggero nella sua epoca fatta di collegamenti rapidi e senza legami col passato, tranne quando deve scrivere il compito sulla resistenza e ha bisogno del sapere del padre. Sabina è la moglie di Giuseppe, una giornalista che ha seguito un corso di aggiornamento sull'elettronica, per imparare a dare una notizia in tre righe e non essere sbattuta fuori dal giornale, e si sente per questo,

come ripete spesso al marito, moderna. Clementina è la figlia maggiore della coppia che vive fuori casa e che ha in serbo per i due genitori, che la credevano felicemente fidanzata con Davide, una

notizia che metterà a dura prova la modernità di Sabina. Ma un grande colpo di scena prepara anche Giuseppe nel finale ai suoi familiari, perché non vuole essere l'unico a portare tutto il peso del passato e della Storia: "Volevate fare faticare solo me, portare tutto il peso di quegli oggetti con le pagine? Mentre voi tranquilli, leggeri, veloci, giovani... No, non ci sto!"

 

Teatro Verdi di Salerno

info 089662141

Da giovedì 17 a domenica 20 gennaio

(feriali ore 21.00 - festivi ore 18.00)

 

Elledieffe

La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo

presenta

 

Questi fantasmi!

di Eduardo De Filippo
 

personaggi e interpreti

Pasquale Lojacono (anima in pena), Gianfelice Imparato

Maria, sua moglie (anima perduta), Carolina Rosi

Alfredo Marigliano (anima irrequieta), Massimo De Matteo

Armida, sua moglie (anima triste), Paola Fulciniti

Silvia , Loro figlia (anima innocente), Federica Altamura

Arturo, Loro figlio (anima innocente), Andrea Cioffi

Raffaele, portiere (anima nera), Nicola Di Pinto

Carmela, sua sorella (anima dannata), Viola Forestiero

Gastone Califano (anima libera), Giovanni Allocca

Saverio Califano, maestro di Musica (anima inutile), Gianni Cannavacciuolo

Due facchini (anime condannate) , Gianni Cannavacciuolo, Andrea Cioffi

Il Professor Santanna (anima utile, ma non appare mai)

 

scene e luci Gianni Carluccio
costumi Francesca Livia Sartori
musiche Andrea Farri

 

regia Marco Tullio Giordana

 

Pasquale Lojacono si trasferisce con la giovane moglie Maria in un appartamento all’ultimo piano di un palazzo seicentesco (in via Tribunali 176). Maria non sa che il marito ha ottenuto il fitto gratuito per cinque anni di quell’enorme casa (18 camere e 68 balconi) in cambio del compito di sfatare la leggenda sulla presenza di spiriti nella casa.

Il portiere Raffaele spiega al nuovo inquilino cosa dovrà fare per ottemperare al suo impegno contrattuale: per dimostrare che non ci sono fantasmi dovrà mostrarsi ogni giorno, due volte al giorno, fuori tutti i 68 balconi, mostrando serenità e allegria.

A tal scopo dovrà anche cantare ad alta voce (inizierà con Lucean le stelle, continuerà con Ah l’ammorre che fa fa)!

Ascoltando però i racconti del portiere, della sorella di quest’ultimo e del “dirimpettaio” di casa, tal Professor Santanna, il nostro protagonista incomincia a credere all’esistenza degli spiriti; pertanto, quando s’imbatte in Alfredo, l’amante della moglie, lo scambia per un fantasma.

La storia di Questi fantasmi! prosegue con Alfredo che fa pervenire sostanziosi aiuti economici alla famiglia Lojacono, aiuti che vengono interpretati da Pasquale come regali degli spiriti che l’avrebbero preso a ben volere!

L’equivoco prosegue e il nostro protagonista è l’unico a non avvedersi di quello che sta realmente accadendo; dopo un’esilarante scena nella quale, per Pasquale, si consuma un litigio tra spiriti (in effetti i litiganti sono Alfredo, sua moglie, i suoi bambini e altri parenti), l’amante di Maria decide, apparentemente, di tornare in famiglia privando dei suoi regali il povero Pasquale. La storia si avvia alla conclusione: con un marchingegno Pasquale riesce a incontrare ancora Alfredo, chiedendogli un ulteriore e sostanzioso aiuto economico, spiegando allo “spirito” che i soldi gli servono per riconquistare la moglie di cui è perdutamente innamorato. Alfredo, commosso per la triste confessione, gli lascia un pacco di banconote e scompare dalla loro vita.

 

Nota di Carolina Rosi

L’improvvisa scomparsa di Luca è stata crudele e destabilizzante. Ho dovuto imparare a guardare la vita da un altro lato. Reagire al dolore di una perdita, una ferita profonda che non smetterà mai di sanguinare, ripensare il presente, innanzitutto, e immaginare un futuro possibile, e non solo per me. Tutto il mio mondo è saltato in un istante, negli affetti, a casa, nel lavoro. E’ umano, certo, e non esiste un addio che non sia struggente, ma perdere tutto così, all'improvviso, è qualcosa di indicibile.

Ho cercato una direzione, imponendomi una lucidità necessaria. L’ho trovata nel ricordo vivo di Luca, nella sua tenace ostinazione, nel rispetto per la vita e per gli altri, nell’amore profondo verso la famiglia e verso i suoi compagni di palcoscenico. Un pensiero che mi conforta, che mi spinge ad affrontare con forza nuove sfide.

A partire da quel prezioso scrigno di passione ed umanità che è la Elledieffe, la nostra compagnia, di cui ho assunto la responsabilità della direzione.

La Compagnia è restata unita, sia nella tournèe di “Non ti pago” (l’ultimo titolo portato in scena da Luca, ripreso anche nella stagione teatrale 2016/2017), che nella costruzione del fortunato debutto di “Questi fantasmi!” di Eduardo, nella preziosa ed attenta regia di Tullio Giordana, al quale ho affidato questo testo perché sicura che ne avrebbe esaltato i valori ed i contenuti, che avrebbe abbracciato la compagnia e diretto la messinscena con lo stesso amore con il quale cura ogni fotogramma.

Abbiamo proseguito nel dedicare cura e rigorosa attenzione al repertorio eduardiano, così da non disperdere il patrimonio culturale rappresentato da una delle più antiche famiglie della tradizione teatrale italiana, anche avviando collaborazioni con altri registi ed attori, “maestri della scena”,  con cui eravamo certi di poter avere  una completa condivisione di intenti.

E’ il caso, ad esempio, del progetto proposto dal NEST di Napoli sull’allestimento de “Il sindaco del rione Sanità”, che produciamo insieme al Teatro Stabile di Torino, con la regia di Mario Martone.

Allo stesso tempo abbiamo dedicato spazio ed impegno produttivo a tanti altri progetti, trasformando in lavoro una passione e una curiosità condivisa con Luca verso  la drammaturgia contemporanea, in modo particolare verso quella napoletana, espressa da più generazioni di autori e scrittori.

Sono nati “Bordello di mare con città” di Enzo Moscato affidato alla regia di Carlo Cerciello, di cui è stato riproposto in tournèe anche “Scannasurice”, ancora di Moscato, prodotto nella passata stagione, e la nuova tournèe di Daniela Marazita con “Hai appena applaudito un criminale” con cui si ripropongono temi, sull’esclusione ed il disagio, cari sia ad Eduardo che a Luca.

 

Nota di Marco Tullio  Giordana

La prematura scomparsa di Luca De Filippo è stata per tutti quelli che lo amavano uno shock. A me reso ancor più insopportabile dal fatto che la nostra amicizia era appena nata, ancora verde, e non aveva potuto maturare ancora i suoi frutti.

Per questo quando Carolina Rosi, la sua battagliera compagna in teatro come nella vita, mi ha chiesto di continuare i progetti che stavamo accarezzando, ho aderito con entusiasmo. Per me, più che raccogliere un’eredità, si tratta di continuare il lavoro che Luca ha svolto sul repertorio di Eduardo, un lavoro che definirei di precisione filologica e contemporaneamente di continuo aggiornamento.

Questo non ha significato per Luca l’asserzione di un unico paradigma né lo sbarramento di altre strade (tant’è vero che le commedie di Eduardo sono sempre state a disposizione anche di altre compagnie), ma per lui, che l’aveva “nel sangue”, il mondo di Eduardo non poteva che rispettare le intenzioni dell’Autore, intenzioni di cui era stato addirittura testimone.

Non potrò ovviamente fare la stessa cosa, ma per quel che mi sarà possibile intendo rimanere fedele al suo esempio. D’altronde Il manoscritto originale di Questi fantasmi!, datato 1945, dà indicazioni dettagliatissime. Assieme a Gianni Carluccio -­- che oltre alle scene cura le luci dello spettacolo – abbiamo inteso riprodurre l’ambiente e gli arredi descritti in modo così puntiglioso. Tuttavia non si tratta di una scena realistica (anche se non mancano i panni stesi  e l’evocazione del palazzo “dello Spagnuolo”).

Quinte, pareti, mobili, pavimento, è come fossero stati dilavati dal tempo, coperti da una polvere impalpabile. Uno spazio che tende al monocromatismo, che vuole evocare le immagini come se emergessero dalla memoria, labili  e imprecisate come i fantasmi del titolo. In teatro, molto più che nel cinema, ci si può liberare dagli obblighi realistici addirittura nei materiali.

Arredi e fondali possono esser costruiti con qualunque cosa o dipinti in modo da renderli simili a illusioni. E’ un vantaggio di cui cerco di approfittare il più possibile ogni volta che affronto un testo teatrale, anche nella scelta dei costumi, qui disegnati da Francesca Sartori, altra mia fedele collaboratrice, con evidente richiamo agli anni ‘40, ma completamente re-­-interpretati  e quasi stilizzati – soprattutto nella scelta dei tessuti.

Eduardo è uno dei nostri grandi monumenti del ‘900, conosciuto e rappresentato, insieme a Pirandello, nei teatri di tutto il mondo. Grandezza che non è sbiadita col tempo, non vale solo come testimone di un’epoca. Al contrario l’attualità di un testo come Questi fantasmi! è per me addirittura sconcertante.

Emerge dal testo non solo la Napoli grandiosa e miserabile del dopoguerra, la vita grama, la presenza liberatrice/dominatrice degli Alleati, ma anche un sentimento che ritrovo intatto in questo tempo, un dolore che non ha mai abbandonato la città e insieme il suo controcanto gioioso, quello che Ungaretti chiamerebbe l’allegria del naufragio.

Il tipo incarnato da Pasquale Lojacono - replicato nelle figure di Alfredo, di Gastone, del portiere Raffaele - con la sua inconcludenza, l’arte di arrangiarsi, la disinvoltura morale, l’opportunismo, i sogni ingenui e le meschinità, non è molto diverso dai connazionali d’oggi. La grandezza di Eduardo sta nel non ergersi a giudice, nel non sentirsi migliore di lui, di loro.

Non condanna né assolve, semplicemente rappresenta quel mondo senza sconti e senza stizza. Il suo sguardo non teme la compassione, rifiuta la rigidità del moralista. Sembra anzi identificarsi in Pasquale, riconoscersi perlomeno nelle sue qualità di visionario sognatore che non si arrende mai, nemmeno quando gli altri vedono in lui solo un fallito.

Altrimenti perché Maria starebbe con lui, perché non l’ha già lasciato? Per tornaconto, per vigliaccheria? E se avesse invece visto in lui qualcosa di commovente? Se ne avesse colto la voglia di vivere, di cacciare la testa fuori dall’acqua? La sua disperata vitalità.

 

Teatro Eduardo De Filippo di Agropoli

Info 0974282362, 3383096807

Giovedì 17 gennaio, ore 20.45

 

Nuovo Teatro

diretta da Marco Balsamo

presenta

 

Stefano Accorsi

in

 

Giocando Con Orlando 

Assolo

Tracce, memorie, letture da Orlando furioso di Ludovico Ariosto secondo Marco Baliani

 

adattamento teatrale e regia Marco Baliani

 

scene Mimmo Paladino, impianto scenico Daniele Spisa

costumi Alessandro Lai, luci Luca Barbati

"Dicono che a narrare storie il mondo diventi assai meno terribile, e per tal compito, in questi tempi amari dove a parlare sembra essere solo la realtà, ci siam messi all'opera con passo volatile e leggero, ma per toccare sostanze alte e un sentire sincero.

Trasferire L'Orlando furioso in una presenza teatrale è impresa degna di cavalieri erranti, anzi narranti.

Stefano Accorsi veste i panni di un simile cavaliere e si cimenta con l'opera ariostesca cavalcando il tema oneroso dell'amore e delle sue declinazioni, amore perso sfortunato vincente doloroso sofferente sacrificale gioioso e di certo anche furioso.

Monologando, narrando, disgressionando, le rime ottave del grande poeta risuoneranno in sempre nuove sorprese, in voci all'ascolto inaspettate, in suoni all'orecchio stupiti."

                                                                                                                                                                                                                                             Marco Baliani

 

 

Teatro Magic Vision di Casalnuovo

Info 0818030270, 3292180679

Giovedì 17 gennaio, ore 20.45

 

Cose Production

presenta

 

Sal da Vinci in

 

Sinfonie in Sal maggiore

scritto da Sal Da Vinci e Ciro Villano

 

coreografie Patrick King

 

con

Sal Da Vinci, Gianni Parisi, Floriana De Martino, Ciro Villano, Francesco Da Vinci

 

dancer

Patrick King, Sarah Grether

 

musicisti

Orchestra di 50 elementi diretti dal Maestro Adriano Pennino

 

band

Maurizio Bosnia, Gianluca Mirra, Gaetano Diodato,

Sasà Dell’Aversano, Antonio Mambelli, Ciro Manna 

 

disegno luci Francesco Adinolfi, scene Massimo Comune

scenotecnica Speedy Scenografie

ideazione e progettazione costumi Paola Pugliese e Rita Boccarossa

sartoria Romeo Gigli Plus, make-up Kriss Barone

 

regia Marco Carniti

 

C’era un tempo in cui per unire i due mondi, il vecchio e il nuovo continente, esistevano solo due modi, la nave e la fantasia. E Sal da Vinci, in sinfonie in Sal Maggiore, proverà a viaggiare con entrambi i mezzi, partendo dall’Eterna Santa Lucia e approdando ai piedi della statua della Libertà. Su un mare di note riscritte in una sinfonia di ricordi e di ambizioni, la nave di Sal percorre l’oceano delle sensazioni e delle emozioni, senza barriere di tempo o di linguaggio.

In questo fantastico cammino rivivono le atmosfere delle grandi orchestre che suonavano pezzi indimenticabili ed eterni: eterni come il mare, come l’oceano. Compagni di viaggio di Sal, oltre ad un’orchestra formata da 50 elementi diretti dal maestro Adriano Pennino e la sua voglia di cantare i suoi cavalli di battaglia e non solo, in un mix ben dosato tra la melodia classica napoletana e brani mai interpretati prima dal cantautore, ci saranno i suoi sogni, i suoi ricordi, la sua voce e un equipaggio sgangherato e comico che renderanno la traversata anche molto divertente.

Si realizza, dunque, un sogno per Sal, protagonista in una colossale produzione che ancora una volta vuole scommettere sulla bellezza e sulla qualità, portando in scena uno spettacolo ricchissimo anche da un punto di vista estetico e – se vogliamo anacronistico: in un’epoca in cui il suono della musica viene riprodotto dagli MP3, impiantare un’orchestra di 50 elementi può sembrare una follia…

E forse lo è: ma i veri artisti vivono solo di folli sogni. A dirigere i lavori come saggio timoniere, Marco Carniti (che vanta un curriculum eccezionale, avendo curato gli allestimenti di molti lavori da Strehler al teatro lirico e non solo), visionario regista che proverà ad assemblare i vari reparti, dalla prosa  (scritta dallo stesso Sal e da Ciro Villano in scena con Gianni Parisi e Floriana De Martino), guidando la nave tra le canzoni riarrangiate dal direttore d’orchestra Pennino e i monologhi  che raccontano i ricordi e i sogni del cantautore napoletano, passando per gli sketch che si ispirano ai gran varietà degli anni d’oro del teatro e della televisioni, senza rinunciare al gusto di raccontare temi profondi e scomodi come l’emigrazione di ieri, di oggi e di sempre, visto che i grandi temi, come la bellezza della musica sono sempre attuali. Buon viaggio a tutti. Si SALpa.

 

Note di regia 

Sinfonie in Sal Maggiore e’ un viaggio.  Un viaggio nella musica. Un viaggio nella storia. Un viaggio come senso di unione  tra  presente passato e futuro.  Un viaggio di ricordi e di emozioni  eterne a  volte anche difficili da affrontare.  Uno di quei viaggi che fanno crescere. Crescere il cuore e l’ anima .  Storie di italiani ,  poeti dell’amore, ma con una ferita al cuore.

Tutti a bordo di una nave popolata da divertenti viaggiatori  diretti da Napoli a New York,    Sal Da Vinci ci immerge in un mondo di ricordi ripercorrendo  la sua e la nostra  storia di italiani. Ricordi di un passato che  ha permesso alle nuove generazioni di essere quello che sono oggi. Un passato di sforzi  compiuti dai padri nella speranza  di  migliorare la condizione dei  figli. Una lotta per la sopravvivenza delle proprie origini che oggi piu’ che mai continua a coinvolgere   popolazioni intere del nostro  pianeta. Un viaggio nel segno della forza dell’ amore per la vita che lotta . Un seme che curato   restituisce sempre Nuova Vita.

 

 

Teatro Massimo di Benevento

info 082442711

Venerdì 18 gennaio, ore 20.45

 

Teatro Comunale Costantino Parravano di Caserta

info 0823444051

Sabato 19, ore 20.45, e domenica 20 gennaio, ore 18.00

 

Compagnia Enfi Teatro

presenta

 

Leo Gullotta

in

 

Pensaci, Giacomino

di Luigi Pirandello

 

con

Federica Bern, Francesco Maccarinelli, Bruno Conti, Rita Abela

Sebastiano Tringali, Sergio Mascherpa, Chiara Cavalieri

 

scene e costumi Angela Gallaro, musiche Germano Mazzocchetti

luci Umile Vainieri, regista assistente Mimmo Verdesca

 

regia Fabio Grossi

 

Pensaci Giacomino nasce in veste di novella del 1915 per poi avere la sua prima edizione teatrale, in lingua, nel 1917. Tutti i ragionamenti, i luoghi comuni, gli assiomi pirandelliani sono presenti in questa opera. Un testo di condanna, condanna di una società becera e ciarliera, dove il gioco della calunnia, del dissacro e del bigottismo e sempre pronto ad esibirsi.

La storia racconta di una fanciulla che rimasta incinta del suo giovane fidanzato non sa come poter portare avanti questa gravidanza, il professore Toti pensa di poterla aiutare chiedendola in moglie e potendola poi così autorizzare a vivere della sua pensione il giorno che lui non ci sarà più.

Naturalmente la società civile si rivolterà contro questa decisione anche a discapito della piccola creatura che nel frattempo è venuta al mondo. Finale pirandelliano pieno Di amara speranza, dove il giovane Giacomino prenderà coscienza del suo essere, del suo essere uomo, del suo essere padre e andrà via da quella casa che lo tiene prigioniero, per vivere la sua vita con il figlio e con la giovane madre.

Da qui si desume quanto tutto questo possa svolgere il pensiero pirandelliano nei confronti di una società che allora era misogina opportunista e becera. Racconta di uno Stato patrigno nei confronti dei propri cittadini soprattutto nei confronti della casta degli insegnanti, sottopagati e bistrattati.

Grande bella qualità del premio Nobel di Agrigento nel prevedere il futuro e come raccontava Giovan Battista Vico corsi e ricorsi storici, cioè nulla cambia nulla si trasforma: ancora oggi si veste dei soliti cenci, unti e bisunti. Una società quindi letta con la mostruosità di giganti opprimenti presenti determinanti dequalificanti.

 

Teatro Barone di Melito di Napoli

Info 0817113455

Venerdì 18 gennaio, ore 20.45

 

Teatro Gloria di Pomigliano D’Arco

Info 0818843409

Sabato 19 gennaio, ore 20.45

 

Tradizione e Turismo e AG Spettacoli

in collaborazione con

Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro

presentano

 

Biagio Izzo

in

 

I Fiori del Latte

di Eduardo Tartaglia

 

con

Mario Porfito, Angela De Matteo, Stefano Jotti, Stefano Meglio, Ivan Senin

 

luci Gigi Ascione, scene Luigi Ferrigno

costumi Giovanna Napolitano, musiche Mariano Bellopede

produzione esecutiva Giacomo Monda

 

regia Giuseppe Miale di Mauro

 

“Se un’idea non ha significato e utilità sociale non m’interessa lavorarci sopra.”

 

Molto probabilmente Tartaglia ha colto in pieno queste parole di Eduardo De Filippo quando ha scritto I Fiori del Latte.

Infatti, in questa commedia (come ci ha insegnato il grande Eduardo) si riesce a ridere pur affrontando un tema di grande attualità e riflessione sociale.

La terra dei fuochi. 

La storia è ambientata in un caseificio di prossima apertura che si trova in un paese inventato (Casal di sotto Scalo) in cui due cugini, Aniello e Costantino, dopo anni di sacrifici decidono d’investire tutti i loro risparmi in un’azienda che punta a diventare un modello biologico, un’oasi ecologica dove ogni prodotto è naturale, senza additivi chimici o altre diavolerie.

Un caseificio, insomma, che mira a diventare fore all’occhiello di una zona nota alle cronache per lo sversamento dei rifiuti tossici. Purtroppo, però, alla vigilia dell’inaugurazione i due cugini scopriranno che sotto il recinto delle bufale ci sono dei bidoni sospetti che potrebbero rovinare il loro sogno biologico.

Questa scoperta attanaglierà i due protagonisti in un vortice di dubbi.

Cosa fare? Denunciare tutto e far chiudere l’azienda ancor prima che apra, oppure fare finta di niente e continuare con questo spettro terribile che divora le loro coscienze?

La forza di questa commedia sta proprio nella capacità di affrontare un tema così attuale e scottante mescolando sempre il divertimento e la comicità con la riflessione e il sociale, senza mai cadere in facili moralismi o in giudizi banali.

La scrittura di Tartaglia riesce a smontare con grande ironia e forza comica la dolorosa scoperta di una vita avvelenata da scelte complicate. Con tutta la sincerità e la semplicità che ci regalano questi due “vaccari” napoletani alle prese con rimorsi di coscienza apparentemente insuperabili.

Sarà l’arrivo di una donna (ex fidanzata di Aniello) che nasconde una notizia sconvolgente, a dare la forza per affrontare un destino più grande di loro e raccogliere i frutti che i due cugini hanno coltivato con onestà per una vita intera. 

 

Giuseppe Miale di Mauro

 

 

 

 

 

 

 

Teatro Carlo Gesualdo di Avellino

info 0825771620, 3892932553

Sabato 19, ore 21.00, e domenica 20 gennaio, ore 18.00

 

Show Bees

in collaborazione con Wizard Productions

presenta

 

Dirty Dancing

The Classic Story On Stage

di Eleanor Bergstein

adattamento Alice Mistroni

 

con

Sara Santostasi, Giuseppe Verzicco, Simone Pieroni, Federica Capra, Mimmo Chianese, Claudia Cecchini, Rodolfo Ciulla, Samuele Cavallo, Renato Cortesi, Russell Russell,

Antonio Catalano, Felice Lungo, Paky  Vicenti, Sonia Lynn Jamieson, Loredana Fadda, Daniela Ribezzo, Giulia Patti.

 

coreografie Gillian Bruce  

scenografie Roberto Comotti     

disegno luci Valerio Tiberi

disegno audio Armando Vertullo

costumi Marco Biesta, Marica D’Angelo

supervisione musicale Simone Giusti

 

regia Federico Bellone

 

Quando nel 1987 l’autrice Eleanor Bergstein scrisse la storia di “Dirty Dancing – Balli Proibiti” non si sarebbe mai immaginata un tale successo. Il racconto di Baby e della sua storia d’amore con Johnny, il bel maestro di ballo, nata in una lontana estate degli anni ’60 nella scanzonata atmosfera del resort Kellerman, si è trasformato in un vero e proprio cult senza tempo a livello cinematografico e teatrale.

 

“In tutti noi si nasconde un ballerino, questa è la storia di Baby …la musica, il ballo... forse è proprio qui che si cela il segreto del successo senza tempo di Dirty Dancing”

Eleanor Bergstein

 

Dirty Dancing è un titolo da record: un successo planetario al cinema, un Golden Globe e un Oscar per il brano “(I've Had) The Time of My Life”, oltre 40 milioni di copie della colonna sonora vendute e, solo negli Stati Uniti, oltre 11 milioni di dvd e Blu-ray.

A teatro, in paesi di consolidata tradizione di spettacoli musicali come Inghilterra e Germania, ha ottenuto i più alti incassi nella storia del teatro europeo.

In Italia lo spettacolo ha debuttato per la prima volta in assoluto nel 2014, al Teatro Nazionale di Milano, ed ha registrato il record d’incassi con oltre 115.000 presenze nei primi 3 mesi di rappresentazione; ben 8.000 persone hanno inoltre assistito alla speciale rappresentazione all’Arena di Verona nell’agosto del 2015. Per il pubblico la versione teatrale è oramai, come succede per il film, un classico da vedere e rivedere per vivere ogni volta tutte le emozioni e la magia di una storia senza tempo.

“Dirty Dancing, the Classic Story on Stage” ha la capacità di conquistare e coinvolgere non solo gli habitué del genere, ma di avvicinare al teatro tutta una nuova ed eterogenea parte di pubblico, impaziente di assistere “dal vivo” alla storia d’amore tra Johnny e Baby raccontata da musiche e coreografie indimenticabili, fedelmente riprese dalla versione cinematografica.

Lo speciale allestimento per i 30 anni del film è firmato dal regista Federico Bellone, con la supervisione di Eleanor Bergstein, autrice del film e dello spettacolo teatrale. Il sodalizio artistico tra Bellone e produzione internazionale di Dirty Dancing inizia nel 2014, ma è nel 2015 che Federico firma la sua prima regia di Dirty Dancing, diventata subito la versione ufficiale ed internazionale dello spettacolo e adottata per i debutti in Inghilterra (sia Londra che in tour), Germania, Spagna, Austria, Monte Carlo, Messico, Belgio, Lussemburgo e presto Francia.

Anche in questa nuova versione la colonna sonora comprenderà, oltre all’iconico brano vincitore di un Premio Oscar e di un Golden Globe  - “(I’ve Had) The Time Of My Life” -, hit indimenticabili come “Hungry Eyes”, “Do You Love Me?”, “Hey! Baby” e “In the Still of the Night”.

 

Teatro Nuovo di Salerno

info 089220886

Sabato 19, ore 21.00, e domenica 20 gennaio, ore 18.30

 

Federico Salvatore

in

 

Quello delle parolacce

 

con

Nunzio Coppola, Nicola Le Donne, Mimmo Manco, Maria Russo, Vera Volante.

 

musiche del Maestro Antonello Cascone

scene di Tonino Di Ronza.

 

regia Gaetano Liguori
 

Chi troppo e chi meno, tutti diciamo parolacce, specialmente i bambini che imparano a riconoscerle da soli, senza particolari spiegazioni.

Le parolacce esprimono le emozioni primarie dell’uomo: rabbia, disgusto, paura, sorpresa, divertimento, ma quelle messe in rima e in scena da Federico Salvatore vanno oltre l’intento ludico e goliardico.

Sono, invece, consapevoli di una loro validità poetica e vanno ascoltate e giudicate come provocazione al perbenismo di facciata, al falsopudorismo dei signori del piano di sopra, all’ipocrisia dei sozzi di dentro e lindi e pinti di fuori.

Una bella malaparola rozza e primitiva, veritiera e sincera, mirata e motivata, è sublimazione fantastica di quell’impulso liberatorio, altamente efficace, sia per la propria salute interiore, sia per la chiarezza dei rapporti interpersonali.

Nella vita, come sul palcoscenico, approfittando della libertà che la società ha sempre concesso ai buffoni di corte e ai pazzi, il linguaggio di Federico Salvatore si è posto sempre fuori da ogni regola.