Cultura & Gossip
SPETTACOLI - "Lido per mari unici" di Francesca Morgante, da giovedì 17 ottobre al Teatro Elicantropo di Napoli
13.10.2024 11:40 di Napoli Magazine

È estate, Lei, trentenne di origini napoletane, ha avuto una giornata difficile. Raggiunge la nonna a casa e lì si addormenta. Prende vita da qui il racconto della protagonista di Lido per mari unici, spettacolo scritto, diretto e interpretato da Francesca Morgante, che sarà in scena, da giovedì 17 ottobre 2024 alle ore 20.30 (in replica fino a domenica 20), al Teatro Elicantropo di Napoli.

Presentato da Progetto L’Ait con il sostegno di Teatro Segreto, l’allestimento si avvale delle scene a cura di Vincenzo Fiorillo e Paolo Iammarrone, l’ideazione e la realizzazione del costume di Luciana Donadio, le musiche di Ivo Parlati, il disegno luci di Sebastiano Cautiero, e la voce fuori campo di Luca Lombardi.

Lido per mari unici è un coro tragicomico messo in battuta da un solo corpo, e la narrazione traccia un confine tra il quotidiano/reale e il sogno/immateriale.

Non è un caso che la protagonista abbia un contatto con la nonna poco prima di addormentarsi. Il sogno, infatti, nella sua messa in scena ‘distorta’ e apparentemente confusa, prende vita proprio dalla nascita, dalla famiglia e dall’infanzia.

In sogno rivive gli incontri più significativi della sua crescita, alcuni molto esilaranti, altri significativi per altre questioni. Questi personaggi hanno a che fare, nella sua mente, con l’estate.

Lei, infatti, è il lido, la spiaggia, bagnata da più mari: incontri, azioni, ricordi, esperienze. Passato e presente le si ripropongono in sogno come peperoni durante la digestione. Un viaggio nell’inconscio tra tenerezza e scoperte, estati indimenticabili, incontri che scuotono, frammentano.

«Il sogno – così Francesca Morgante in una nota - mi suscita molta fascinazione, soprattutto per quella che io spesso vivo sognando, ovvero per la sovrapposizione di eventi, suoni e parole stratificate tra inconscio e quotidianità. Secondo questa modalità di sovrapposizione, ho creduto di strutturare il lavoro, facendo parlare i personaggi, che si avvicendano dall’inizio alla fine del racconto».

Tutto respira da un’altra prospettiva mentre lei, tra un tuffo e l’altro, sembra non respirare più per il dolore. Nel momento stesso in cui sta per mollare, circondata dalla gabbia d’oro che le hanno costruito intorno, il sogno interviene a salvarle la vita.

«L’uomo è natura onirica. Il sogno è una realtà profonda e latente, che circonda la veglia con la sua presenza insieme fantastica e concreta. Per questo la strada per eccellenza che porta l’uomo a ritrovare la sua essenza è quella del sogno» (Salomon Resnik).

Da giovedì 17 a domenica 20 ottobre 2024

Teatro Elicantropo Napoli

(repliche ore 20.30, dal giovedì al sabato, e ore 18.00, la domenica)

Progetto L’Ait con il sostegno di Teatro Segreto

presenta

Lido per mari unici

scritto, diretto e interpretato da Francesca Morgante

aiuto regia Angela Rosa D’Auria

scene Vincenzo Fiorillo e Paolo Iammarrone

ideazione e realizzazione costume Luciana Donadio

musiche Ivo Parlati

light designer Sebastiano Cautiero

voice off Luca Lombardi

Durata 55 minuti

Sezione Osservatorio Campania Teatro Festival 2023

Lido per mari unici è un coro tragicomico messo in battuta da un solo corpo. La narrazione traccia un confine tra il quotidiano/reale e il sogno/immateriale. Non è un caso che la protagonista abbia un contatto con la nonna poco prima di addormentarsi: il sogno, infatti, nella sua messa in scena ‘distorta’ e apparentemente confusa, prende vita proprio dalla nascita, dalla famiglia e dall’infanzia.

Il sogno mi suscita molta fascinazione, soprattutto per quella che io spesso vivo sognando, ovvero per la sovrapposizione di eventi, suoni e parole stratificate tra inconscio e quotidianità.

Secondo questa modalità di sovrapposizione, ho creduto di strutturare il lavoro, facendo parlare i personaggi (una decina fra coprotagonisti e comparse), che si avvicendano dall’inizio alla fine del racconto.

Mettendo in scena ‘il sogno’ della protagonista ho intrapreso un’indagine analitica di stampo psico-filosofico. Oltre che Freud, per ciò che rievoca la ‘confusione’ del sogno, ho trovato molto calzante e ispirante la visione di S. Resnik.

Nel suo “Il teatro del sogno” S. Resnik contestualizza il sogno come un allestimento teatrale, una vera e propria rappresentazione in cui ‘attori’ sono elementi concreti e fantastici connessi, in qualche modo, alla realtà: “L’uomo è natura onirica. Il sogno è una realtà profonda e latente, che circonda la veglia con la sua presenza insieme fantastica e concreta.

Per questo la strada per eccellenza che porta l’uomo a ritrovare la sua essenza è quella del sogno".

Ecco perché, in molti casi, nello sviluppo della storia, la cifra è spesso antinaturalistica, proprio per prendere distanze dalla ‘modalità reale’ che appartiene al mondo esterno. Ho riscontrato poi in Resnik un dato fondante rispetto all’interpretazione del sogno e alla matrice culturale stratificata in noi nel processo di crescita.

A tal proposito Resnik dice: “Interpretare un sogno ha anche un’implicazione sociale: la lettura del sogno ha il valore di un’esperienza antropologica e archeologica insieme, una ricerca nel passato culturale”.

Ecco che il sogno e quindi la messa in scena, rievoca memorie, sonorità dialettali e musicali ‘masticate’ e ‘assorbite’ dalla protagonista nei giorni di vacanza al mare o in Irpinia.

La struttura narrativa che procede per frammentazioni, approfondite quando funzionali allo sviluppo della storia, come nel caso dei coprotagonisti che prendono voce, mi ha suggerito uno studio sui personaggi che vede l’uso della vocalità e del corpo, senza particolari orpelli intorno, elementi fondanti la messa in scena.

Nonostante si proceda per ‘narrazione’ dei vari momenti del sogno della protagonista, il conflitto posto in essere ha a che fare con l’inquietudine e il modo di uscirne. La nonna, rivolgendosi a Lei bambina, per aiutarla a defecare sul vasino dice ‘Stringi i pugni a nonna’. Nel suo immaginario, se stringe i pugni, potrà finalmente liberarsi dalle scorie. Nel caso specifico dalla gabbia di cui lei stessa si è circondata per non essersi ascoltata. E dunque potrà liberarsi dalla relazione nociva che le provoca, nella realtà come in sogno, sofferenza.

Un elemento distintivo, declinato da tutti i comparti, è senz’altro quello della distorsione, funzionale al passaggio tra la realtà e la veglia, fino al sonno più profondo. Sono particolarmente legata a questo lavoro, per il focus sulla ‘scelta’ e la ‘memoria’ come elementi di crescita dell’essere umano e per tutto il mondo caro che vi è racchiuso. In esso la conflittualità dà vita ad un’altra vita; pone in essere un’evoluzione.

Cosa augurarsi di più?!

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di Napoli Magazine

13/10/2024 - 11:40

È estate, Lei, trentenne di origini napoletane, ha avuto una giornata difficile. Raggiunge la nonna a casa e lì si addormenta. Prende vita da qui il racconto della protagonista di Lido per mari unici, spettacolo scritto, diretto e interpretato da Francesca Morgante, che sarà in scena, da giovedì 17 ottobre 2024 alle ore 20.30 (in replica fino a domenica 20), al Teatro Elicantropo di Napoli.

Presentato da Progetto L’Ait con il sostegno di Teatro Segreto, l’allestimento si avvale delle scene a cura di Vincenzo Fiorillo e Paolo Iammarrone, l’ideazione e la realizzazione del costume di Luciana Donadio, le musiche di Ivo Parlati, il disegno luci di Sebastiano Cautiero, e la voce fuori campo di Luca Lombardi.

Lido per mari unici è un coro tragicomico messo in battuta da un solo corpo, e la narrazione traccia un confine tra il quotidiano/reale e il sogno/immateriale.

Non è un caso che la protagonista abbia un contatto con la nonna poco prima di addormentarsi. Il sogno, infatti, nella sua messa in scena ‘distorta’ e apparentemente confusa, prende vita proprio dalla nascita, dalla famiglia e dall’infanzia.

In sogno rivive gli incontri più significativi della sua crescita, alcuni molto esilaranti, altri significativi per altre questioni. Questi personaggi hanno a che fare, nella sua mente, con l’estate.

Lei, infatti, è il lido, la spiaggia, bagnata da più mari: incontri, azioni, ricordi, esperienze. Passato e presente le si ripropongono in sogno come peperoni durante la digestione. Un viaggio nell’inconscio tra tenerezza e scoperte, estati indimenticabili, incontri che scuotono, frammentano.

«Il sogno – così Francesca Morgante in una nota - mi suscita molta fascinazione, soprattutto per quella che io spesso vivo sognando, ovvero per la sovrapposizione di eventi, suoni e parole stratificate tra inconscio e quotidianità. Secondo questa modalità di sovrapposizione, ho creduto di strutturare il lavoro, facendo parlare i personaggi, che si avvicendano dall’inizio alla fine del racconto».

Tutto respira da un’altra prospettiva mentre lei, tra un tuffo e l’altro, sembra non respirare più per il dolore. Nel momento stesso in cui sta per mollare, circondata dalla gabbia d’oro che le hanno costruito intorno, il sogno interviene a salvarle la vita.

«L’uomo è natura onirica. Il sogno è una realtà profonda e latente, che circonda la veglia con la sua presenza insieme fantastica e concreta. Per questo la strada per eccellenza che porta l’uomo a ritrovare la sua essenza è quella del sogno» (Salomon Resnik).

Da giovedì 17 a domenica 20 ottobre 2024

Teatro Elicantropo Napoli

(repliche ore 20.30, dal giovedì al sabato, e ore 18.00, la domenica)

Progetto L’Ait con il sostegno di Teatro Segreto

presenta

Lido per mari unici

scritto, diretto e interpretato da Francesca Morgante

aiuto regia Angela Rosa D’Auria

scene Vincenzo Fiorillo e Paolo Iammarrone

ideazione e realizzazione costume Luciana Donadio

musiche Ivo Parlati

light designer Sebastiano Cautiero

voice off Luca Lombardi

Durata 55 minuti

Sezione Osservatorio Campania Teatro Festival 2023

Lido per mari unici è un coro tragicomico messo in battuta da un solo corpo. La narrazione traccia un confine tra il quotidiano/reale e il sogno/immateriale. Non è un caso che la protagonista abbia un contatto con la nonna poco prima di addormentarsi: il sogno, infatti, nella sua messa in scena ‘distorta’ e apparentemente confusa, prende vita proprio dalla nascita, dalla famiglia e dall’infanzia.

Il sogno mi suscita molta fascinazione, soprattutto per quella che io spesso vivo sognando, ovvero per la sovrapposizione di eventi, suoni e parole stratificate tra inconscio e quotidianità.

Secondo questa modalità di sovrapposizione, ho creduto di strutturare il lavoro, facendo parlare i personaggi (una decina fra coprotagonisti e comparse), che si avvicendano dall’inizio alla fine del racconto.

Mettendo in scena ‘il sogno’ della protagonista ho intrapreso un’indagine analitica di stampo psico-filosofico. Oltre che Freud, per ciò che rievoca la ‘confusione’ del sogno, ho trovato molto calzante e ispirante la visione di S. Resnik.

Nel suo “Il teatro del sogno” S. Resnik contestualizza il sogno come un allestimento teatrale, una vera e propria rappresentazione in cui ‘attori’ sono elementi concreti e fantastici connessi, in qualche modo, alla realtà: “L’uomo è natura onirica. Il sogno è una realtà profonda e latente, che circonda la veglia con la sua presenza insieme fantastica e concreta.

Per questo la strada per eccellenza che porta l’uomo a ritrovare la sua essenza è quella del sogno".

Ecco perché, in molti casi, nello sviluppo della storia, la cifra è spesso antinaturalistica, proprio per prendere distanze dalla ‘modalità reale’ che appartiene al mondo esterno. Ho riscontrato poi in Resnik un dato fondante rispetto all’interpretazione del sogno e alla matrice culturale stratificata in noi nel processo di crescita.

A tal proposito Resnik dice: “Interpretare un sogno ha anche un’implicazione sociale: la lettura del sogno ha il valore di un’esperienza antropologica e archeologica insieme, una ricerca nel passato culturale”.

Ecco che il sogno e quindi la messa in scena, rievoca memorie, sonorità dialettali e musicali ‘masticate’ e ‘assorbite’ dalla protagonista nei giorni di vacanza al mare o in Irpinia.

La struttura narrativa che procede per frammentazioni, approfondite quando funzionali allo sviluppo della storia, come nel caso dei coprotagonisti che prendono voce, mi ha suggerito uno studio sui personaggi che vede l’uso della vocalità e del corpo, senza particolari orpelli intorno, elementi fondanti la messa in scena.

Nonostante si proceda per ‘narrazione’ dei vari momenti del sogno della protagonista, il conflitto posto in essere ha a che fare con l’inquietudine e il modo di uscirne. La nonna, rivolgendosi a Lei bambina, per aiutarla a defecare sul vasino dice ‘Stringi i pugni a nonna’. Nel suo immaginario, se stringe i pugni, potrà finalmente liberarsi dalle scorie. Nel caso specifico dalla gabbia di cui lei stessa si è circondata per non essersi ascoltata. E dunque potrà liberarsi dalla relazione nociva che le provoca, nella realtà come in sogno, sofferenza.

Un elemento distintivo, declinato da tutti i comparti, è senz’altro quello della distorsione, funzionale al passaggio tra la realtà e la veglia, fino al sonno più profondo. Sono particolarmente legata a questo lavoro, per il focus sulla ‘scelta’ e la ‘memoria’ come elementi di crescita dell’essere umano e per tutto il mondo caro che vi è racchiuso. In esso la conflittualità dà vita ad un’altra vita; pone in essere un’evoluzione.

Cosa augurarsi di più?!