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G-FACTOR - G. Lucariello su "NM": "Napoli, avanti tutta, sino in fondo!"
20.04.2018 23:55 di Napoli Magazine

NAPOLI - Avanti tutta, sino in fondo. Finalmente parole sensate, quelle del timoniere azzurro. Sereni e forti dentro. In un baleno scomparse preoccupazioni, ansie, timori, alibi prefabbricati a tutti i livelli e quelle sensazioni di tremarella che talvolta rendono addirittura più forti gli avversari. Tutto svanito nella magia dell’ultima notte azzurra nel Tempio di Fuorigrotta. Una statua d’oro però va innalzata a Simy, l’impronunciabile Simeon Tochukwu Nwanko, nigeriano alla Cristiano Ronaldo nella sforbiciata in comune con il portoghese. Madama, la Vecchia Signora, è rimasta ferita a morte dai due colpi micidiali inferti con altrettante prodezze tecnico-balistiche da antologia del calcio in Champions League e mercoledì sera a Crotone. Morale, la Juve soffre le sforbiciate, finisce al tappeto. Chissà che non riesca il terzo numero di simile natura anche a qualcuno degli azzurri domenica sera allo Stadium per tramortire la Signora Omicidi che dopo aver condotto le danze adesso traballa, davvero inimmaginabile, fosse vero. Quasi nessuno avrebbe mai creduto in questa svolta inaspettata che proietta il Napoli verso la “partita scudetto”, proprio come accadde all’inizio di novembre dell’86 quando gli azzurri di Maradona – dopo 29 anni senza vittorie a Torino (l’ultima fu quella vinta per 3-1 ad opera di Vinicio, Di Giacomo e Novelli, con Bugatti tra i pali con la febbre a 38,5) – spianarono la strada verso il primo storico scudetto mettendo in ginocchio con lo stesso punteggio la Juve di Platini, Mauro, Cabrini e Laudrup che aveva portato in vantaggio i bianconeri. Poi Ferrario, poi Giordano e poi Volpecina cambiarono le carte in tavola. Incancellabile comunque, anche l’impresa azzurra del 1957. Quel 3-1 per gli azzurri nella città in riva al Golfo fu decantata parodiando una celebre e gioiosa canzonetta napoletana “cummare e cummarelle”, dedicata a due giocatori provenienti dalla Spal e che diventarono idoli del Vecchio Vomero per i gol siglati a Torino, la gente cantava: “Di Giacomo e Novelli so belli so belli…”. Corsi e ricorsi storici, in qualche modo sarà così anche stavolta? C’è tuttavia qualcosa su cui riflettere, le parole di Sarri: “Abbiamo centrato l’obiettivo fissato dalla società, la Champions”. D’accordo. A questo punto tuttavia un interrogativo sorge spontaneo: ma la parola “scudetto” davvero non vuole entrare nella testa di qualcuno?

 

 

Gianfranco Lucariello

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com 

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di Napoli Magazine

20/04/2024 - 23:55

NAPOLI - Avanti tutta, sino in fondo. Finalmente parole sensate, quelle del timoniere azzurro. Sereni e forti dentro. In un baleno scomparse preoccupazioni, ansie, timori, alibi prefabbricati a tutti i livelli e quelle sensazioni di tremarella che talvolta rendono addirittura più forti gli avversari. Tutto svanito nella magia dell’ultima notte azzurra nel Tempio di Fuorigrotta. Una statua d’oro però va innalzata a Simy, l’impronunciabile Simeon Tochukwu Nwanko, nigeriano alla Cristiano Ronaldo nella sforbiciata in comune con il portoghese. Madama, la Vecchia Signora, è rimasta ferita a morte dai due colpi micidiali inferti con altrettante prodezze tecnico-balistiche da antologia del calcio in Champions League e mercoledì sera a Crotone. Morale, la Juve soffre le sforbiciate, finisce al tappeto. Chissà che non riesca il terzo numero di simile natura anche a qualcuno degli azzurri domenica sera allo Stadium per tramortire la Signora Omicidi che dopo aver condotto le danze adesso traballa, davvero inimmaginabile, fosse vero. Quasi nessuno avrebbe mai creduto in questa svolta inaspettata che proietta il Napoli verso la “partita scudetto”, proprio come accadde all’inizio di novembre dell’86 quando gli azzurri di Maradona – dopo 29 anni senza vittorie a Torino (l’ultima fu quella vinta per 3-1 ad opera di Vinicio, Di Giacomo e Novelli, con Bugatti tra i pali con la febbre a 38,5) – spianarono la strada verso il primo storico scudetto mettendo in ginocchio con lo stesso punteggio la Juve di Platini, Mauro, Cabrini e Laudrup che aveva portato in vantaggio i bianconeri. Poi Ferrario, poi Giordano e poi Volpecina cambiarono le carte in tavola. Incancellabile comunque, anche l’impresa azzurra del 1957. Quel 3-1 per gli azzurri nella città in riva al Golfo fu decantata parodiando una celebre e gioiosa canzonetta napoletana “cummare e cummarelle”, dedicata a due giocatori provenienti dalla Spal e che diventarono idoli del Vecchio Vomero per i gol siglati a Torino, la gente cantava: “Di Giacomo e Novelli so belli so belli…”. Corsi e ricorsi storici, in qualche modo sarà così anche stavolta? C’è tuttavia qualcosa su cui riflettere, le parole di Sarri: “Abbiamo centrato l’obiettivo fissato dalla società, la Champions”. D’accordo. A questo punto tuttavia un interrogativo sorge spontaneo: ma la parola “scudetto” davvero non vuole entrare nella testa di qualcuno?

 

 

Gianfranco Lucariello

 

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