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G-FACTOR - G. Lucariello su "NM": "C'eravamo tanto amati, ma ora guardiamo al futuro"
14.10.2018 23:28 di Napoli Magazine

NAPOLI - Spaccanapoli, col veleno a fior di pelle tra battutacce e stoccate velenose: Sarri e De Laurentiis continuano a farsi male nel duello a distanza, tenendo sempre aperto un capitolo che ormai appartiene a tempi già andati e che invece alimentano con un grave danno per l’ambiente partenopeo, diviso tra le due parti nell’incrocio pericoloso tra passato e presente. Fumantino e dispettoso anche lui, il Comandante, elevato all’alto grado di gran timoniere dai suoi fans azzurri, ha messo il broncio perché il patron del club di Castel Volturno gli ha pubblicamente mosso un’accusa dolorosa ma vera, quella di aver lasciato Napoli per soldi. Fu proprio lui a sostenere che “con il prossimo contratto voglio arricchirmi” e in questa logica nessuno gli può muovere nessun appunto: ha liberamente scelto altre strade a lui più opportune, una scelta – quella del Chelsea - già maturata nel gennaio scorso e nascosta dai suoi silenzi sulla questione fino al dopopartita del match con il Crotone al S. Paolo, quando a De Laurentiis disse di rivolgersi al suo avvocato-procuratore, lasciando il patron con tanto di palmo al naso. Fu difatti inutile l’ultimo tentativo di ADL di tenerlo ancora legato al Napoli con un blitz a casa del tecnico: Sarri aveva ormai scelto da tempo. Ed a quel tumultuoso addio era legato anche il perfido progetto del Chelsea di prelevare a piene mani nell’organico azzurro, e non soltanto Jorginho. Bisogna riconoscerlo però. Sarri a Napoli ha fatto non bene ma benissimo. Dalla sua ci sono il record dei 91 punti, il novello tiki-taka, un gioco che ha entusiasmato l’Europa, la valorizzazione della squadra cosa che che ha portato benefici assoluti anche nel bilancio del club. Ma non si possono negare né nascondere gli altri aspetti da considerare sul piatto della bilancia: non si è vinto nulla malgrado la rinuncia alla Champions e alla Coppa Italia per puntare tutto sul campionato e non aver mai preso in considerazione i giocatori della panchina, totalmente ignorati nel rapporto con il responsabile della guida tecnica. Ma c’è dell’altro. Sarri ha sempre sostenuto che lo scudetto è stato perso in albergo a Firenze, davanti alla tv guardando Inter-Juve. C’è da chiederselo: e lui dov’era? Non gli toccava scuotere la squadra e ricaricare immediatamente le batterie di Hamsik e compagni? C’è ancora un’altra osservazione, stavolta sul piano del sentimento e dell’affetto che la Torcida azzurra sentiva e sente ancora per Christian Maggio, una bandiera del Napoli per dieci lunghi anni: da Sarri non gli sono stati concessi nemmeno i cinque minuti finali nella partita del suo addio al San Paolo per salutare i tifosi e raccogliere gli ultimi applausi. Un vero comandante non si comporta così. Un vero comandante non abbandona mai la nave per fuggire alla chetichella, tra l’altro.

 

 

Gianfranco Lucariello

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com 

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14/10/2024 - 23:28

NAPOLI - Spaccanapoli, col veleno a fior di pelle tra battutacce e stoccate velenose: Sarri e De Laurentiis continuano a farsi male nel duello a distanza, tenendo sempre aperto un capitolo che ormai appartiene a tempi già andati e che invece alimentano con un grave danno per l’ambiente partenopeo, diviso tra le due parti nell’incrocio pericoloso tra passato e presente. Fumantino e dispettoso anche lui, il Comandante, elevato all’alto grado di gran timoniere dai suoi fans azzurri, ha messo il broncio perché il patron del club di Castel Volturno gli ha pubblicamente mosso un’accusa dolorosa ma vera, quella di aver lasciato Napoli per soldi. Fu proprio lui a sostenere che “con il prossimo contratto voglio arricchirmi” e in questa logica nessuno gli può muovere nessun appunto: ha liberamente scelto altre strade a lui più opportune, una scelta – quella del Chelsea - già maturata nel gennaio scorso e nascosta dai suoi silenzi sulla questione fino al dopopartita del match con il Crotone al S. Paolo, quando a De Laurentiis disse di rivolgersi al suo avvocato-procuratore, lasciando il patron con tanto di palmo al naso. Fu difatti inutile l’ultimo tentativo di ADL di tenerlo ancora legato al Napoli con un blitz a casa del tecnico: Sarri aveva ormai scelto da tempo. Ed a quel tumultuoso addio era legato anche il perfido progetto del Chelsea di prelevare a piene mani nell’organico azzurro, e non soltanto Jorginho. Bisogna riconoscerlo però. Sarri a Napoli ha fatto non bene ma benissimo. Dalla sua ci sono il record dei 91 punti, il novello tiki-taka, un gioco che ha entusiasmato l’Europa, la valorizzazione della squadra cosa che che ha portato benefici assoluti anche nel bilancio del club. Ma non si possono negare né nascondere gli altri aspetti da considerare sul piatto della bilancia: non si è vinto nulla malgrado la rinuncia alla Champions e alla Coppa Italia per puntare tutto sul campionato e non aver mai preso in considerazione i giocatori della panchina, totalmente ignorati nel rapporto con il responsabile della guida tecnica. Ma c’è dell’altro. Sarri ha sempre sostenuto che lo scudetto è stato perso in albergo a Firenze, davanti alla tv guardando Inter-Juve. C’è da chiederselo: e lui dov’era? Non gli toccava scuotere la squadra e ricaricare immediatamente le batterie di Hamsik e compagni? C’è ancora un’altra osservazione, stavolta sul piano del sentimento e dell’affetto che la Torcida azzurra sentiva e sente ancora per Christian Maggio, una bandiera del Napoli per dieci lunghi anni: da Sarri non gli sono stati concessi nemmeno i cinque minuti finali nella partita del suo addio al San Paolo per salutare i tifosi e raccogliere gli ultimi applausi. Un vero comandante non si comporta così. Un vero comandante non abbandona mai la nave per fuggire alla chetichella, tra l’altro.

 

 

Gianfranco Lucariello

 

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