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G-FACTOR - G. Lucariello su "NM": "L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare, aveva ragione Gino Bartali"
01.11.2019 10:50 di Napoli Magazine

NAPOLI - “L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare…”, avrebbe concluso così un grandissimo campione di ciclismo di non troppo tempo fa e nel cuore degli italiani, da toscanaccio sanguino e fumantino come Ginettaccio Bartali nel commentare la bufera che si è scatenata mercoledì al San Paolo grazie al momentaccio dell’arbitro che ha diretto la sfida tra il Napoli e l’Atalanta. La Torcida è furente, la città è in fermento per il rigore non dato su Llorente ma anche sul presunto ma non troppo penalty su Callejon nonché sul fallo di mano di Toloi nella propria area di rigore. C’è un aspetto tuttavia che va al di là degli avvenimenti e su tuttociò che è avvenuto sul terreno di gioco e riguarda l’etica, i valori sportivi e umani, e perché no il rispetto, la professionalità, la chiarezza, gli investimenti milionari mirati al raggiungimento degli obiettivi sociali attraverso lo sport agonistico e di spettacolo, ebbene tutto a carte quarantotto ma non da adesso, basta rigirarsi alle spalle per rendersi conto su quale palcoscenico si recita un copione sempre più maldestro e ingannevole. Quante volte si è detto che la misura è colma e che il calcio è sprofondato in un vortice dal quale è pressoché impossibile venirne fuori. Ebbene non può farlo nessuno e nessuno sembra aver voglia di farlo. Purtroppo le ruote di questo perfido meccanismo ha pressochè avvinto in una ossessiva spirale tutte le componenti ormai rassegnate e comunque compartecipi di un andamento che procura benefici occulti e palesi. E’ una specie di associazionismo che impedisce sul nascere qualsiasi eventuale tentativo di porre la parola fine al sotterraneo malaffare del mondo del calcio, soffocandone alla base riforme non più dilazionabili e soltanto invocate e mai realizzate. Ne viene fuori un quadro piuttosto sconfortante disegnato sulla passione e sull’amore dei tifosi di tutte le squadre legati ancora all’immagine dei calciatori-bandiera che non esistono più, un’immagine finanche poetica cancellata e sprofondata nell’abisso degli interessi e del vorticoso giro di affari. D’accordo, tutti bei pensieri e tutte belle parole giacchè nella sostanza non c’è niente di concreto per determinare una vera e propria svolta che non c’è e che purtroppo nelle supposizioni non ci sarà. L’esempio più lampante e piuttosto recente ed a noi vicino, riguarda il Var, l’avanzatissima risoluzione tecnologica che in teoria avrebbe dovuto favorire gli arbitri nella direzione delle gare, riducendo al minimo errori, sviste e danni. Ebbene Giacomelli del Var se ne è completamente infischiato e con lui anche Banti davanti ai monitor. Il primo contraccolpo deriva dal pareggio con l’Atalanta, giacchè il Napoli è scivolato in classifica dal quarto al sesto posto, al di fuori della soglia Champions. Tutto sommato significa che aveva ragione Gino Bartali nel sostenere chè “l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”, o quasi. In questo caso la rivoluzione dovrebbe cominciare dall’alto, dai vertici arbitrali per dare spazio a tanti altri giovani valorosi con il fischietto tra le labbra, preparati e vogliosi di far carriera. Già, ma a Nicchi e Rizzoli chi li smuove dai loro posti, chi li sradica dalle loro confortevoli poltrone?

 

 

Gianfranco Lucariello

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com 

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01/11/2024 - 10:50

NAPOLI - “L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare…”, avrebbe concluso così un grandissimo campione di ciclismo di non troppo tempo fa e nel cuore degli italiani, da toscanaccio sanguino e fumantino come Ginettaccio Bartali nel commentare la bufera che si è scatenata mercoledì al San Paolo grazie al momentaccio dell’arbitro che ha diretto la sfida tra il Napoli e l’Atalanta. La Torcida è furente, la città è in fermento per il rigore non dato su Llorente ma anche sul presunto ma non troppo penalty su Callejon nonché sul fallo di mano di Toloi nella propria area di rigore. C’è un aspetto tuttavia che va al di là degli avvenimenti e su tuttociò che è avvenuto sul terreno di gioco e riguarda l’etica, i valori sportivi e umani, e perché no il rispetto, la professionalità, la chiarezza, gli investimenti milionari mirati al raggiungimento degli obiettivi sociali attraverso lo sport agonistico e di spettacolo, ebbene tutto a carte quarantotto ma non da adesso, basta rigirarsi alle spalle per rendersi conto su quale palcoscenico si recita un copione sempre più maldestro e ingannevole. Quante volte si è detto che la misura è colma e che il calcio è sprofondato in un vortice dal quale è pressoché impossibile venirne fuori. Ebbene non può farlo nessuno e nessuno sembra aver voglia di farlo. Purtroppo le ruote di questo perfido meccanismo ha pressochè avvinto in una ossessiva spirale tutte le componenti ormai rassegnate e comunque compartecipi di un andamento che procura benefici occulti e palesi. E’ una specie di associazionismo che impedisce sul nascere qualsiasi eventuale tentativo di porre la parola fine al sotterraneo malaffare del mondo del calcio, soffocandone alla base riforme non più dilazionabili e soltanto invocate e mai realizzate. Ne viene fuori un quadro piuttosto sconfortante disegnato sulla passione e sull’amore dei tifosi di tutte le squadre legati ancora all’immagine dei calciatori-bandiera che non esistono più, un’immagine finanche poetica cancellata e sprofondata nell’abisso degli interessi e del vorticoso giro di affari. D’accordo, tutti bei pensieri e tutte belle parole giacchè nella sostanza non c’è niente di concreto per determinare una vera e propria svolta che non c’è e che purtroppo nelle supposizioni non ci sarà. L’esempio più lampante e piuttosto recente ed a noi vicino, riguarda il Var, l’avanzatissima risoluzione tecnologica che in teoria avrebbe dovuto favorire gli arbitri nella direzione delle gare, riducendo al minimo errori, sviste e danni. Ebbene Giacomelli del Var se ne è completamente infischiato e con lui anche Banti davanti ai monitor. Il primo contraccolpo deriva dal pareggio con l’Atalanta, giacchè il Napoli è scivolato in classifica dal quarto al sesto posto, al di fuori della soglia Champions. Tutto sommato significa che aveva ragione Gino Bartali nel sostenere chè “l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”, o quasi. In questo caso la rivoluzione dovrebbe cominciare dall’alto, dai vertici arbitrali per dare spazio a tanti altri giovani valorosi con il fischietto tra le labbra, preparati e vogliosi di far carriera. Già, ma a Nicchi e Rizzoli chi li smuove dai loro posti, chi li sradica dalle loro confortevoli poltrone?

 

 

Gianfranco Lucariello

 

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