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G-FACTOR - G. Lucariello su "NM": "Solo veri applausi per Koulibaly!"
26.01.2019 17:13 di Napoli Magazine

NAPOLI - Gli applausi obbligati, gli applausi gli sono dovuti, per quello che Kalidou ha dovuto subire e sopportare per quasi un’ora e mezza nella partita con l’Inter: cori offensivi scatenati sugli spalti di San Siro con un unico bersaglio, Kalidou Koulibaly, che mai e poi mai ha fatto qualcosa di male a qualcuno e chi conosce bene il calciatore azzurro racconta in giro di un dolcissimo personaggio oltre ad essere un giocatore coi controfiocchi. Coperto di insulti a San Siro e bersagliato dal primo all’ultimo minuto Koulibaly ha sopportato l’insopportabile senza che mai nessuno in quella circostanza abbia considerato il suo stato d’animo ormai mortificato oltre ogni limite. Aveva incassato di tutto, da parolacce e cori beceri diretti a colpire nell’intimo il calciatore offeso per il colore della sua pelle e per il colore della maglietta che portava al disopra. E poi sappiamo bene come è andata a finire in quella bolgia dissacrante che era diventato San Siro, già la Scala del calcio italiano. Un teatro e un palcoscenico dove hanno da sempre giocato i migliori calciatori del pianeta sotto ogni bandiera, trasformato in un lurido teatrino di periferia dalla ferocia verbale inaudita e inconsulta di gente al difuori di qualsiasi limite. E lui, il cavaliere nero del Napoli lì ad incassare ed a mandare giù ripetutamente bocconi inverosimili, fino all’esasperazione. E poi, basta, fine della storiaccia con il protagonista vittima non solo di uno stadio indemoniato ma anche di giudici con gli occhi bendati che a modo loro hanno applicato la legge, confermando la squalifica alla vittima e perdendo l’occasione per dare una sterzata fortissima al nostro calcio precipitato sempre più in basso grazie al silenzio-assenso di chi aveva annunciato modifiche e riforme immediate inutilmente sbandierate ai quattro venti. Provvedimenti che non ci sono ancora stati e che chissà mai se ci saranno. Bella roba. E’ come cantare in un teatro senza pubblico. Insomma a conclusione della storia, Koulibaly giù dalla torre e senza calcio per la squalifica, e premiato Mazzoleni che doveva garantire il rispetto delle regole e che invece se ne è infischiato, godendo della protezione delle somme cariche degli arbitri, Nicchi e Rizzoli. Insomma nulla è mutato e niente cambierà. Kalidou ha ormai scontato le due giornate di stop e guarda caso, quasi per uno scherzo del calendario, si ripresenta a San Siro, stavolta davanti al pubblico rossonero. Ma sì, forse qualcosa sarà cambiato giacchè la storia di Kalidou Koulibaly ha toccato il cuore di un po’ tutti i calciatori ed i tifosi di tutte le squadre, quelli che allo stadio vanno per godersi lo spettacolo del calcio indipendentemente dalla loro squadra del cuore. Ecco perché stasera Kalidou – vittima di un calcio senza più valori - non raccoglierà fischi e insulti ma soltanto applausi a San Siro che vorrà tornare ad essere il massimo teatro del calcio italiano. Si spera.

 

 

Gianfranco Lucariello

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com 

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di Napoli Magazine

26/01/2024 - 17:13

NAPOLI - Gli applausi obbligati, gli applausi gli sono dovuti, per quello che Kalidou ha dovuto subire e sopportare per quasi un’ora e mezza nella partita con l’Inter: cori offensivi scatenati sugli spalti di San Siro con un unico bersaglio, Kalidou Koulibaly, che mai e poi mai ha fatto qualcosa di male a qualcuno e chi conosce bene il calciatore azzurro racconta in giro di un dolcissimo personaggio oltre ad essere un giocatore coi controfiocchi. Coperto di insulti a San Siro e bersagliato dal primo all’ultimo minuto Koulibaly ha sopportato l’insopportabile senza che mai nessuno in quella circostanza abbia considerato il suo stato d’animo ormai mortificato oltre ogni limite. Aveva incassato di tutto, da parolacce e cori beceri diretti a colpire nell’intimo il calciatore offeso per il colore della sua pelle e per il colore della maglietta che portava al disopra. E poi sappiamo bene come è andata a finire in quella bolgia dissacrante che era diventato San Siro, già la Scala del calcio italiano. Un teatro e un palcoscenico dove hanno da sempre giocato i migliori calciatori del pianeta sotto ogni bandiera, trasformato in un lurido teatrino di periferia dalla ferocia verbale inaudita e inconsulta di gente al difuori di qualsiasi limite. E lui, il cavaliere nero del Napoli lì ad incassare ed a mandare giù ripetutamente bocconi inverosimili, fino all’esasperazione. E poi, basta, fine della storiaccia con il protagonista vittima non solo di uno stadio indemoniato ma anche di giudici con gli occhi bendati che a modo loro hanno applicato la legge, confermando la squalifica alla vittima e perdendo l’occasione per dare una sterzata fortissima al nostro calcio precipitato sempre più in basso grazie al silenzio-assenso di chi aveva annunciato modifiche e riforme immediate inutilmente sbandierate ai quattro venti. Provvedimenti che non ci sono ancora stati e che chissà mai se ci saranno. Bella roba. E’ come cantare in un teatro senza pubblico. Insomma a conclusione della storia, Koulibaly giù dalla torre e senza calcio per la squalifica, e premiato Mazzoleni che doveva garantire il rispetto delle regole e che invece se ne è infischiato, godendo della protezione delle somme cariche degli arbitri, Nicchi e Rizzoli. Insomma nulla è mutato e niente cambierà. Kalidou ha ormai scontato le due giornate di stop e guarda caso, quasi per uno scherzo del calendario, si ripresenta a San Siro, stavolta davanti al pubblico rossonero. Ma sì, forse qualcosa sarà cambiato giacchè la storia di Kalidou Koulibaly ha toccato il cuore di un po’ tutti i calciatori ed i tifosi di tutte le squadre, quelli che allo stadio vanno per godersi lo spettacolo del calcio indipendentemente dalla loro squadra del cuore. Ecco perché stasera Kalidou – vittima di un calcio senza più valori - non raccoglierà fischi e insulti ma soltanto applausi a San Siro che vorrà tornare ad essere il massimo teatro del calcio italiano. Si spera.

 

 

Gianfranco Lucariello

 

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