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GOLAZO - Adolfo Mollichelli scrive su "NM": "Napoli, le percentuali scudetto"
24.01.2018 18:20 di Napoli Magazine

NAPOLI - La partita spartiacque è andata. La vittoria a Bergamo è stata di vitale importanza. Perché la Dea di Gasperini aveva rotto parecchio le scatole al Ciuccio di Sarri, eliminandolo recentemente dalla coppa Italia. Non fare bottino pieno nel "civilissimo" contesto bergamasco - offerte di bottigliette dall'alto, cori gentili per Koulibaly - avrebbe potuto generare antiche perplessità: la sosta indigesta, la vaghezza comportamentale, l'incapacità di venire a capo dei segreti della squadra orobica, la necessità di "forzare" il mercato. Cattivi pensieri gettati dietro alle spalle da un Napoli che ha esibito su un campo ostico tutta la gioielleria della casa. Fuor di metafora: la capacità di imbrigliare un avversario che psicologicamente si sentiva sicuro di sé, la gestione attenta e velenosa del match, la capacità di colpire al momento giusto, la ritrovata vena di goleador di Mertens che in campionato era fermo al sigillo contro il Sassuolo (29 ottobre), la convinzione di poter alzare la voce anche senza Hamsik, inizialmente in panchina. La gioia sfrenata di Sarri alla fine della contesa è stata emblematica di una tensione ragionevolmente portata dentro. Si è discusso tanto sul piedino di Mertens forse più in là di un nonnula, della cresta di Hamsik certamente in linea. Sarò sintetico al massimo: il Var aiuta, è mezzo tecnologico buono e giusto e su oltre duecento "chiamate" sin qui ne sono state sbagliate una quindicina. Personalmente, tornerei al concetto di luce tra i corpi dell'attaccante e del difendente, sarebbe tutto più semplice e lineare. Così come sui falli di mano andrebbe punita soltanto il tocco con spinta a far mutare direzione alla sfera. C'è qualcosa di strano, anzi d'antico nel sole del campionato dopo Bergamo. La certezza che la creatura sarriana ha una voglia matta di arrivare al titolo. Chiaro il patto di ferro stretto dai giocatori, consapevoli di poter regalare alla città intera momenti di felicità fossilizzati in un passato lontano. E' come se gli azzurri andassero in campo per assolvere ad una missione. Orgoglio di campioni che pensano in grande: il nostro gruppo, dopo quello di Diego, davanti a tutti. Fino alla fine. E il mercato? Direte. Verrebbe voglia di rispondere: chiedetelo a Marotta. Scherzi a parte (ma non troppo) se si deve acquistare a scatola chiusa, bastano e avanzano i prospetti già individuati. In attesa del colpo a sorpresa - improbabile ma da non escludere - credo che a questo Napoli forte e spettacolare si debba augurare tutti in coro: salute! Perché forse ha ragione Sarri quando dice che questa squadra è difficilmente migliorabile con nuovi innesti. Aspettando i rientri di Ghoulam e Milik. Basta che c'è la salute. E al fin della licenza, mi sbilancio sul calcolo delle probabilità vista scudetto: sessanta per cento Napoli, quaranta Juve. E Marotta non osi contraddirmi. 

 

 

Adolfo Mollichelli

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com 

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GOLAZO - Adolfo Mollichelli scrive su "NM": "Napoli, le percentuali scudetto"

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24/01/2024 - 18:20

NAPOLI - La partita spartiacque è andata. La vittoria a Bergamo è stata di vitale importanza. Perché la Dea di Gasperini aveva rotto parecchio le scatole al Ciuccio di Sarri, eliminandolo recentemente dalla coppa Italia. Non fare bottino pieno nel "civilissimo" contesto bergamasco - offerte di bottigliette dall'alto, cori gentili per Koulibaly - avrebbe potuto generare antiche perplessità: la sosta indigesta, la vaghezza comportamentale, l'incapacità di venire a capo dei segreti della squadra orobica, la necessità di "forzare" il mercato. Cattivi pensieri gettati dietro alle spalle da un Napoli che ha esibito su un campo ostico tutta la gioielleria della casa. Fuor di metafora: la capacità di imbrigliare un avversario che psicologicamente si sentiva sicuro di sé, la gestione attenta e velenosa del match, la capacità di colpire al momento giusto, la ritrovata vena di goleador di Mertens che in campionato era fermo al sigillo contro il Sassuolo (29 ottobre), la convinzione di poter alzare la voce anche senza Hamsik, inizialmente in panchina. La gioia sfrenata di Sarri alla fine della contesa è stata emblematica di una tensione ragionevolmente portata dentro. Si è discusso tanto sul piedino di Mertens forse più in là di un nonnula, della cresta di Hamsik certamente in linea. Sarò sintetico al massimo: il Var aiuta, è mezzo tecnologico buono e giusto e su oltre duecento "chiamate" sin qui ne sono state sbagliate una quindicina. Personalmente, tornerei al concetto di luce tra i corpi dell'attaccante e del difendente, sarebbe tutto più semplice e lineare. Così come sui falli di mano andrebbe punita soltanto il tocco con spinta a far mutare direzione alla sfera. C'è qualcosa di strano, anzi d'antico nel sole del campionato dopo Bergamo. La certezza che la creatura sarriana ha una voglia matta di arrivare al titolo. Chiaro il patto di ferro stretto dai giocatori, consapevoli di poter regalare alla città intera momenti di felicità fossilizzati in un passato lontano. E' come se gli azzurri andassero in campo per assolvere ad una missione. Orgoglio di campioni che pensano in grande: il nostro gruppo, dopo quello di Diego, davanti a tutti. Fino alla fine. E il mercato? Direte. Verrebbe voglia di rispondere: chiedetelo a Marotta. Scherzi a parte (ma non troppo) se si deve acquistare a scatola chiusa, bastano e avanzano i prospetti già individuati. In attesa del colpo a sorpresa - improbabile ma da non escludere - credo che a questo Napoli forte e spettacolare si debba augurare tutti in coro: salute! Perché forse ha ragione Sarri quando dice che questa squadra è difficilmente migliorabile con nuovi innesti. Aspettando i rientri di Ghoulam e Milik. Basta che c'è la salute. E al fin della licenza, mi sbilancio sul calcolo delle probabilità vista scudetto: sessanta per cento Napoli, quaranta Juve. E Marotta non osi contraddirmi. 

 

 

Adolfo Mollichelli

 

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