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GOLAZO - Mollichelli su "NM": "Gattuso ha incartato Ancelotti"
30.01.2019 13:23 di Napoli Magazine

NAPOLI - Come un gatto in tangenziale. Tanto è durato il Napoli a Milano. Il tempo di esaltare le doti del polacco Piantek il cui nome significa Venerdì. Il ragazzo, amico di Milik e di Zielinski è forte, si sapeva. Ed avrebbero dovuto saperlo anche Maksimovic e Koulibaly (perfino lui!) ed organizzarsi per una benedetta marcatura preventiva. Uccellati come tordi. La genesi dei gol è stata questa. Perché è accaduto è semplice da decifrare. Mai visto un Napoli così falsamente sbilanciato in avanti e tanto sconclusionato nelle varie fasi tattiche. L'allievo, ha superato il maestro. Cioè Gattuso, come si dice, ha incartato Ancelotti. Sic et simpliciter. Qualcuno mi dovrà pur dire il significato di un Fabiàn Ruiz così a lungo sulla fascia ad occupare un binario sul quale sfrecciava Malcuit. Fuori, e meritatamente, (ma addolora) dalla coppa di casa nostra che era un obiettivo perseguibile. Resta da chiedersi che cosa sia successo in pochi giorni, dalla esaltante prova contro la Lazio, alla triste doppietta dalle parti del Pirellone. Una cosa è certa: la squadra ha smarrito quell'identità che aveva acquisita dopo la mutazione del gioco sarrista. Viene da chiedersi se i continui cambiamenti di formazione siano operati per necessità o per mettere tutti in vetrina. Ed anche che cosa sia successo ad Insigne, per esempio, che ha perduto la via della rete, non la trova dal 2 novembre. Subito dopo la prima fucilata del pistolero Piantek ha avuto a disposizione un rigore in movimento ma Lorenzinho ha toccato lemme lemme e centrale nelle braccia di Donnarumma che ha vivamente ringraziato. Una stoccatina angolata e sarebbe stato pareggio. Basta poco, o tanto, per cambiare l'inerzia di una partita. Ed anche Mertens pare sia caduto in depressione. Come Allan, riproposto dopo le sirene parigine che hanno inevitabilmente lasciato uno strascico. Dalla verticalizzazione, era stata questa la novità più consistente rispetto al recente passato, si è passati all'occupazione del campo in orizzontale, nella più totale confusione ed approssimazione. Il Bayern, ad esempio, gioca riempiendo le aree avversarie con manovre orizzontali, ma va in gol con acclamata lucidità e con frequenza. Lungi da me atteggiarmi a tecnico, ma in questo momento di impasse coglierei nel mazzetto dei piccoletti il fiore di Ounas che in questo periodo mi sembra il più incisivo e scattante. E poi, Fabiàn Ruiz sempre al centro. Sempre che non si sia riposto nel libro dei ricordi Hamsik. Credo che Ancelotti debba rivedere alcune cose e "rifare" il suo Napoli. C'è un Europa League da onorare, un campionato da finire in bellezza con la difesa della seconda poltrona e poi chissà, nel calcio tutto può succedere. Mancano ancora tante vittorie, ha ammonito Allegri a chi gli chiedeva se con undici punti di vantaggio il discorso scudetto fosse chiuso. Ci sono ancora tante vittorie da inseguire, lo dica Ancelotti ai suoi. In questi frangenti occorre operare sul morale più che sui muscoli dei propri giocatori. Attendiamo una risposta secca. La Samp del campionissimo Quagliarella (sì, Fabio è stato sempre un fior d'attaccante) dirà se il Napoli è guarito, ha dimenticato qualche ambascia di troppo.

 

 

Adolfo Mollichelli

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com 

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GOLAZO - Mollichelli su "NM": "Gattuso ha incartato Ancelotti"

di Napoli Magazine

30/01/2024 - 13:23

NAPOLI - Come un gatto in tangenziale. Tanto è durato il Napoli a Milano. Il tempo di esaltare le doti del polacco Piantek il cui nome significa Venerdì. Il ragazzo, amico di Milik e di Zielinski è forte, si sapeva. Ed avrebbero dovuto saperlo anche Maksimovic e Koulibaly (perfino lui!) ed organizzarsi per una benedetta marcatura preventiva. Uccellati come tordi. La genesi dei gol è stata questa. Perché è accaduto è semplice da decifrare. Mai visto un Napoli così falsamente sbilanciato in avanti e tanto sconclusionato nelle varie fasi tattiche. L'allievo, ha superato il maestro. Cioè Gattuso, come si dice, ha incartato Ancelotti. Sic et simpliciter. Qualcuno mi dovrà pur dire il significato di un Fabiàn Ruiz così a lungo sulla fascia ad occupare un binario sul quale sfrecciava Malcuit. Fuori, e meritatamente, (ma addolora) dalla coppa di casa nostra che era un obiettivo perseguibile. Resta da chiedersi che cosa sia successo in pochi giorni, dalla esaltante prova contro la Lazio, alla triste doppietta dalle parti del Pirellone. Una cosa è certa: la squadra ha smarrito quell'identità che aveva acquisita dopo la mutazione del gioco sarrista. Viene da chiedersi se i continui cambiamenti di formazione siano operati per necessità o per mettere tutti in vetrina. Ed anche che cosa sia successo ad Insigne, per esempio, che ha perduto la via della rete, non la trova dal 2 novembre. Subito dopo la prima fucilata del pistolero Piantek ha avuto a disposizione un rigore in movimento ma Lorenzinho ha toccato lemme lemme e centrale nelle braccia di Donnarumma che ha vivamente ringraziato. Una stoccatina angolata e sarebbe stato pareggio. Basta poco, o tanto, per cambiare l'inerzia di una partita. Ed anche Mertens pare sia caduto in depressione. Come Allan, riproposto dopo le sirene parigine che hanno inevitabilmente lasciato uno strascico. Dalla verticalizzazione, era stata questa la novità più consistente rispetto al recente passato, si è passati all'occupazione del campo in orizzontale, nella più totale confusione ed approssimazione. Il Bayern, ad esempio, gioca riempiendo le aree avversarie con manovre orizzontali, ma va in gol con acclamata lucidità e con frequenza. Lungi da me atteggiarmi a tecnico, ma in questo momento di impasse coglierei nel mazzetto dei piccoletti il fiore di Ounas che in questo periodo mi sembra il più incisivo e scattante. E poi, Fabiàn Ruiz sempre al centro. Sempre che non si sia riposto nel libro dei ricordi Hamsik. Credo che Ancelotti debba rivedere alcune cose e "rifare" il suo Napoli. C'è un Europa League da onorare, un campionato da finire in bellezza con la difesa della seconda poltrona e poi chissà, nel calcio tutto può succedere. Mancano ancora tante vittorie, ha ammonito Allegri a chi gli chiedeva se con undici punti di vantaggio il discorso scudetto fosse chiuso. Ci sono ancora tante vittorie da inseguire, lo dica Ancelotti ai suoi. In questi frangenti occorre operare sul morale più che sui muscoli dei propri giocatori. Attendiamo una risposta secca. La Samp del campionissimo Quagliarella (sì, Fabio è stato sempre un fior d'attaccante) dirà se il Napoli è guarito, ha dimenticato qualche ambascia di troppo.

 

 

Adolfo Mollichelli

 

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