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GOLAZO - Mollichelli su "NM": "In trincea s'ascolta un ringhio solitario"
27.01.2021 20:01 di Napoli Magazine

NAPOLI - In trincea s'ascolta un ringhio solitario. Il tempo è quello che è, anche quello atmosferico. Malacqua su Napoli e sul Napoli. Il titolo del capolavoro di Nicola Pugliese rende bene l'idea. Poi, c'è l'effetto Covid che contribuisce di suo, dai ritardi nel pagamento degli stipendi alle defezioni forzate. E un calendario stretto stretto che toglie il respiro, induce al turnover, stimola i cambi a partita in corso. C'è delusione profonda e non potrebbe essere altrimenti. Forse, con malcelata enfasi, s'era pronosticato una squadra in grado di competere addirittura per il titolo. Contraddetti da un cammino isterico: undici vittorie - alcune roboanti, come quella sull'Atalanta -, un pareggio - quello col derelitto Torino raggiunto allo spirare del match -, sei sconfitte. Troppe. E quasi tutte meritate, tranne quella con l'Inter, agevolata dalla inferiorità numerica dovuta alla incapacità del capitano di frenare un inutile isterismo. Primo campanello d'allarme di una condizione psicologica instabile. Si ricordi il rigore sciupato contro la Juve in Supercoppa. L'ultima caduta è stata un tonfo. Dispiace dirlo ma di questo s'è trattato. Un tonfo generale assurdo ed impensabile dopo il gol di Lozano dopo nove secondi, per uno soltanto non ha battuto il primato che appartiene a Leao: gol lampo al Sassuolo. Un gentile cadeau che s'è rivelato un boomerang. Ti saresti aspettato una partita in discesa ripida, la possibilità - non soltanto teorica - di poter colpire in contropiede, di dare il colpo di grazia agli avversari. E invece, niente. Confusione, abulia, errori tecnici e di piazzamento, la concessione del pallino regalato ad una squadra alla quale s'è dato tutto il tempo necessario per riprendersi e ripartire. La sottovalutazione di un avversario che gioca notoriamente un gran bel calcio, intenso, ricco di spunti tecnici, una trama nobilitata da due giocatori di spessore altissimo quali Barak e Zaccagni, quest'ultimo probabile prossimo azzurro. Volesse il cielo. Ma sapete qual è l'immagine che non riesce a sfocarsi e ad andare via? L'errore tecnico e di piazzamento di un gigante come Koulibaly nell'azione che ha portato alla rete che ha definitivamente chiuso la partita. Anche il colosso d'ebano non ci sta più con la testa? Una storia strana, un calo di rendimento che coinvolge quasi tutti gli uomini messi in campo, alcuni dei quali improponibili. Se a centrocampo lotta soltanto Demme, se in avanti si danna soltanto Lozano, se in difesa non c'è alcun elemento da salvare, vuol dire che occorre rivedere formazione base e cambi eventuali. La stagione è tutta da giocare, nulla è perduto. Anche se l'obiettivo da raggiungere, allo stato, resta il piazzamento tra le prime quattro, per accedere alla Champions che, si spera, tornerà ricca come una volta. La delusione della piazza è palpabile e ci mancherebbe. Ma questo è il momento in cui lasciarsi prendere dalla fregola del cambio in panchina potrebbe comportare ulteriore confusione ed instabilità. Resta da valutare il silenzio di Adl e la solitudine di Ringhio. E da onorare la sfida di coppa Italia con lo Spezia, un'altra squadra che - gli azzurri lo sanno bene - gioca fino all'ultimo secondo.

 

 

Adolfo Mollichelli

 

Napoli Magazine

 

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GOLAZO - Mollichelli su "NM": "In trincea s'ascolta un ringhio solitario"

di Napoli Magazine

27/01/2024 - 20:01

NAPOLI - In trincea s'ascolta un ringhio solitario. Il tempo è quello che è, anche quello atmosferico. Malacqua su Napoli e sul Napoli. Il titolo del capolavoro di Nicola Pugliese rende bene l'idea. Poi, c'è l'effetto Covid che contribuisce di suo, dai ritardi nel pagamento degli stipendi alle defezioni forzate. E un calendario stretto stretto che toglie il respiro, induce al turnover, stimola i cambi a partita in corso. C'è delusione profonda e non potrebbe essere altrimenti. Forse, con malcelata enfasi, s'era pronosticato una squadra in grado di competere addirittura per il titolo. Contraddetti da un cammino isterico: undici vittorie - alcune roboanti, come quella sull'Atalanta -, un pareggio - quello col derelitto Torino raggiunto allo spirare del match -, sei sconfitte. Troppe. E quasi tutte meritate, tranne quella con l'Inter, agevolata dalla inferiorità numerica dovuta alla incapacità del capitano di frenare un inutile isterismo. Primo campanello d'allarme di una condizione psicologica instabile. Si ricordi il rigore sciupato contro la Juve in Supercoppa. L'ultima caduta è stata un tonfo. Dispiace dirlo ma di questo s'è trattato. Un tonfo generale assurdo ed impensabile dopo il gol di Lozano dopo nove secondi, per uno soltanto non ha battuto il primato che appartiene a Leao: gol lampo al Sassuolo. Un gentile cadeau che s'è rivelato un boomerang. Ti saresti aspettato una partita in discesa ripida, la possibilità - non soltanto teorica - di poter colpire in contropiede, di dare il colpo di grazia agli avversari. E invece, niente. Confusione, abulia, errori tecnici e di piazzamento, la concessione del pallino regalato ad una squadra alla quale s'è dato tutto il tempo necessario per riprendersi e ripartire. La sottovalutazione di un avversario che gioca notoriamente un gran bel calcio, intenso, ricco di spunti tecnici, una trama nobilitata da due giocatori di spessore altissimo quali Barak e Zaccagni, quest'ultimo probabile prossimo azzurro. Volesse il cielo. Ma sapete qual è l'immagine che non riesce a sfocarsi e ad andare via? L'errore tecnico e di piazzamento di un gigante come Koulibaly nell'azione che ha portato alla rete che ha definitivamente chiuso la partita. Anche il colosso d'ebano non ci sta più con la testa? Una storia strana, un calo di rendimento che coinvolge quasi tutti gli uomini messi in campo, alcuni dei quali improponibili. Se a centrocampo lotta soltanto Demme, se in avanti si danna soltanto Lozano, se in difesa non c'è alcun elemento da salvare, vuol dire che occorre rivedere formazione base e cambi eventuali. La stagione è tutta da giocare, nulla è perduto. Anche se l'obiettivo da raggiungere, allo stato, resta il piazzamento tra le prime quattro, per accedere alla Champions che, si spera, tornerà ricca come una volta. La delusione della piazza è palpabile e ci mancherebbe. Ma questo è il momento in cui lasciarsi prendere dalla fregola del cambio in panchina potrebbe comportare ulteriore confusione ed instabilità. Resta da valutare il silenzio di Adl e la solitudine di Ringhio. E da onorare la sfida di coppa Italia con lo Spezia, un'altra squadra che - gli azzurri lo sanno bene - gioca fino all'ultimo secondo.

 

 

Adolfo Mollichelli

 

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