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GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Lorenzinho è maturato"
09.12.2020 11:34 di Napoli Magazine

NAPOLI - Quasi non ce n'eravamo accorti. Zitto zitto, quatto quatto, uno dopo l'altro ha messo insieme il ragguardevole bottino di settanta gol, non male. Continua il percorso di crescita di Lorenzo Insigne mai come ora degno di essere chiamato Lorenzinho, avendo nel suo dna giocate da brasiliano. Le aveva sempre avute a dir il vero. Magari erano spesso fine a se stesse, insomma apparivano come squarci di sole tra cirri grigi. Ha sopportato periodi così così nei quali incauti dicitori di calcio lo avevano addirittura bollato con lo stucchevole sì ha classe ma non incide. Sarebbe stato molto più semplice analizzare i contesti nei quali il folletto di Frattamaggiore s'era dovuto calare, ma si sarebbe dovuto mettere in moto il cervello e sapete non è cosa da tutti. Quando piovevano critiche sul nostro, mi veniva alla mente il trio dei ragazzi terribili che fu forgiato da mastro Zeman: Insigne, Immobile, Verratti. E mi dicevo tre campioni di tal fatta non possono essersi perduti. Infatti: Immobile fino alla Scarpa d'oro, Verratti genio sotto la torre Eiffel e in Nazionale, e Insigne niente? Non m'ero sbagliato a difenderlo in ogni circostanza perché, vedete, chi ha visto un po' di calcio non avrebbe mai potuto bollare il folletto con ragionamenti oscuri e semplicistici. C'entra anche la maturità, cioè quell'accavallarsi di esperienze che ti forgiano nell'oro se possiedi in dote una intelligenza viva. Ecco, Lorenzinho è maturato, è ora il capitano autentico della squadra, l'uomo guida, il risolutore elegiaco. Il primo ad accorgersene delle sue intatte virtù è stato in tempi recenti il ct dell'Italia. Mancini, che quando giocava era un fior di campione, tanta classe sparsa in ogni dove (destro, sinistro ed inventiva). Gli è stato sufficiente dirgli: impossessati della fascia di competenza, percorrila in scioltezza e fantasia, poi se ti viene anche altro, tanto meglio. Ed ecco fatto, ritrovato il campione cresciuto in casa. E Gennarino, che s'è fatto anche tanta gavetta, ha pensato di fare lo stesso. E così via, con la quadra tattica e l'entusiasmo ritrovato. Ci sono degli episodi che certificano la grandeur di un giocatore e non accadono per caso. Esempio: la punizione a fil di palo alla Roma, nella prima domenica senza Diego. Ed ora, il gruppo. Sempre più compatto, effervescente, sicuro di sé, granitico. Oddio, c'è anche la nuova tendenza a calare il poker e non vorrei che a qualche buontempone gli venisse voglia di "inquisirlo" per bisca all'aperto. Scherzo, naturalmente. Ribadisco la mia convinzione che questa squadra possa puntare allo scudetto. A patto che affronti a muso duro anche le cosiddette grandi. Mi aspetto la svolta nella sfida con l'Inter, subito dopo quella con la Samp. Ad maiora.

 

 

Adolfo Mollichelli

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Lorenzinho è maturato"

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09/12/2024 - 11:34

NAPOLI - Quasi non ce n'eravamo accorti. Zitto zitto, quatto quatto, uno dopo l'altro ha messo insieme il ragguardevole bottino di settanta gol, non male. Continua il percorso di crescita di Lorenzo Insigne mai come ora degno di essere chiamato Lorenzinho, avendo nel suo dna giocate da brasiliano. Le aveva sempre avute a dir il vero. Magari erano spesso fine a se stesse, insomma apparivano come squarci di sole tra cirri grigi. Ha sopportato periodi così così nei quali incauti dicitori di calcio lo avevano addirittura bollato con lo stucchevole sì ha classe ma non incide. Sarebbe stato molto più semplice analizzare i contesti nei quali il folletto di Frattamaggiore s'era dovuto calare, ma si sarebbe dovuto mettere in moto il cervello e sapete non è cosa da tutti. Quando piovevano critiche sul nostro, mi veniva alla mente il trio dei ragazzi terribili che fu forgiato da mastro Zeman: Insigne, Immobile, Verratti. E mi dicevo tre campioni di tal fatta non possono essersi perduti. Infatti: Immobile fino alla Scarpa d'oro, Verratti genio sotto la torre Eiffel e in Nazionale, e Insigne niente? Non m'ero sbagliato a difenderlo in ogni circostanza perché, vedete, chi ha visto un po' di calcio non avrebbe mai potuto bollare il folletto con ragionamenti oscuri e semplicistici. C'entra anche la maturità, cioè quell'accavallarsi di esperienze che ti forgiano nell'oro se possiedi in dote una intelligenza viva. Ecco, Lorenzinho è maturato, è ora il capitano autentico della squadra, l'uomo guida, il risolutore elegiaco. Il primo ad accorgersene delle sue intatte virtù è stato in tempi recenti il ct dell'Italia. Mancini, che quando giocava era un fior di campione, tanta classe sparsa in ogni dove (destro, sinistro ed inventiva). Gli è stato sufficiente dirgli: impossessati della fascia di competenza, percorrila in scioltezza e fantasia, poi se ti viene anche altro, tanto meglio. Ed ecco fatto, ritrovato il campione cresciuto in casa. E Gennarino, che s'è fatto anche tanta gavetta, ha pensato di fare lo stesso. E così via, con la quadra tattica e l'entusiasmo ritrovato. Ci sono degli episodi che certificano la grandeur di un giocatore e non accadono per caso. Esempio: la punizione a fil di palo alla Roma, nella prima domenica senza Diego. Ed ora, il gruppo. Sempre più compatto, effervescente, sicuro di sé, granitico. Oddio, c'è anche la nuova tendenza a calare il poker e non vorrei che a qualche buontempone gli venisse voglia di "inquisirlo" per bisca all'aperto. Scherzo, naturalmente. Ribadisco la mia convinzione che questa squadra possa puntare allo scudetto. A patto che affronti a muso duro anche le cosiddette grandi. Mi aspetto la svolta nella sfida con l'Inter, subito dopo quella con la Samp. Ad maiora.

 

 

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