NAPOLI - Dalle stelle dello scudetto vinto prima del tempo al box dell'autodromo di Monza. Dal brio andante al motore in panne e alti lai raggiungono il cielo grigio di questo maggio che irrora le prime rose infreddolite. Ragioniamo. Ci sta tutta l'uggia del tifoso - e penso a quanti hanno viaggiato fin sotto casa della monaca - che avrebbe voluto vedere il solito Napoli. Nel contempo pare eccessiva la critica tout court. In medio stat virtus, diamine e mi perdonino i latini. Quando si domina e si vince un torneo con largo anticipo è fisiologico, umano che ci si rilassi. E poi, dopo quel po' po' di festeggiamenti! E' come se un rocciatore che arrivi in cima alla vetta decida di salire verso il cielo, non ne avrebbe più la forza, ammesso che si possa fare. Anche la Madama guidata da Sarri vinse il titolo in largo anticipo e perse quasi tutte le restanti partite. Ora però c'è un distinguo da fare. La squadra azzurra, fresca di scudetto, ma dopo 33 anni, dovrebbe avere dentro ancora un pizzico di sacro furore, per blindare ad esempio il trono di bomber di Osimhen insidiato dall'interista Lautaro che insegue a tre lunghezze e che si avvale di una squadra attualmente in smagliante forma. E guarda caso, che cosa ti riserva il calendario asimmetrico? La sfida con la Beneamata cinese. Occasione ghiotta per pareggiare i conti - la prima sconfitta in campionato fu proprio ad opera dei nerazzurri - e per far sì che Osimhen torni al gol. Purché Zolla Gialla non sia lasciato solo come accaduto in avvio in quel di Monza. E qui non posso esimermi dal valutare negativamente le scelte di formazione operate dal Pelato di Certaldo che mi hanno riportato alla mente quelle compiute in occasione del match di coppa Italia con la Cremonese che costarono l'eliminazione mentre c'era tutto il dovere - e l'avversario comodo - di andare avanti. Mi attendo domenica, in un Maradona ancora pieno e festante e sventolante, che gli azzurri tornino a giocare con lucidità. Per abituarsi anche ai successi, alla voglia matta di arrivare in ogni dove, di programmare ambizioni su ambizioni. Del resto, lo stesso Aurelio Primo ha sentenziato: ora la Champions! Sempreché si rinforzi ulteriormente l'organico, in particolare in alcuni ruoli chiave: un alter ego di Lobotka, ad esempio, che è stato il metronomo stupendo di una squadra meravigliosa, finito stremato sui garretti. Un altro piccolo sforzo, cari azzurri. Suonategliele alla squadra dei cinesi guidata da Mister Spiaze!
Adolfo Mollichelli
Napoli Magazine
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
di Napoli Magazine
17/05/2023 - 22:00
NAPOLI - Dalle stelle dello scudetto vinto prima del tempo al box dell'autodromo di Monza. Dal brio andante al motore in panne e alti lai raggiungono il cielo grigio di questo maggio che irrora le prime rose infreddolite. Ragioniamo. Ci sta tutta l'uggia del tifoso - e penso a quanti hanno viaggiato fin sotto casa della monaca - che avrebbe voluto vedere il solito Napoli. Nel contempo pare eccessiva la critica tout court. In medio stat virtus, diamine e mi perdonino i latini. Quando si domina e si vince un torneo con largo anticipo è fisiologico, umano che ci si rilassi. E poi, dopo quel po' po' di festeggiamenti! E' come se un rocciatore che arrivi in cima alla vetta decida di salire verso il cielo, non ne avrebbe più la forza, ammesso che si possa fare. Anche la Madama guidata da Sarri vinse il titolo in largo anticipo e perse quasi tutte le restanti partite. Ora però c'è un distinguo da fare. La squadra azzurra, fresca di scudetto, ma dopo 33 anni, dovrebbe avere dentro ancora un pizzico di sacro furore, per blindare ad esempio il trono di bomber di Osimhen insidiato dall'interista Lautaro che insegue a tre lunghezze e che si avvale di una squadra attualmente in smagliante forma. E guarda caso, che cosa ti riserva il calendario asimmetrico? La sfida con la Beneamata cinese. Occasione ghiotta per pareggiare i conti - la prima sconfitta in campionato fu proprio ad opera dei nerazzurri - e per far sì che Osimhen torni al gol. Purché Zolla Gialla non sia lasciato solo come accaduto in avvio in quel di Monza. E qui non posso esimermi dal valutare negativamente le scelte di formazione operate dal Pelato di Certaldo che mi hanno riportato alla mente quelle compiute in occasione del match di coppa Italia con la Cremonese che costarono l'eliminazione mentre c'era tutto il dovere - e l'avversario comodo - di andare avanti. Mi attendo domenica, in un Maradona ancora pieno e festante e sventolante, che gli azzurri tornino a giocare con lucidità. Per abituarsi anche ai successi, alla voglia matta di arrivare in ogni dove, di programmare ambizioni su ambizioni. Del resto, lo stesso Aurelio Primo ha sentenziato: ora la Champions! Sempreché si rinforzi ulteriormente l'organico, in particolare in alcuni ruoli chiave: un alter ego di Lobotka, ad esempio, che è stato il metronomo stupendo di una squadra meravigliosa, finito stremato sui garretti. Un altro piccolo sforzo, cari azzurri. Suonategliele alla squadra dei cinesi guidata da Mister Spiaze!
Adolfo Mollichelli
Napoli Magazine
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com