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GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Sarri erede di Sacchi, la manovra è tentacolare, welcome Inglese"
04.10.2017 15:05 di Napoli Magazine

NAPOLI - C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole del campionato e speriamo d'antico, la ripetizione di quelle meraviglie un po' datate. E ci siamo capiti. Sosta, spazio alle Nazionali. In vetta, davanti a tutti. Ma cara Butterfly devo contraddirti: ci pesa la lunga attesa, altroché. Lassù è bello, ma la voglia di proseguire il cammino lo è ancor di più. Tralascio di ricordare i numeri della capolista perché sarebbe soltanto un freddo esercizio aritmetico. E mi soffermo sull'eterna (speriamo sia sempre così e corna e bicorna) bellezza della creatura di zio Maurizio che ha fatto ricredere tutti, perfino Diego Armando Maradona. Non so a voi ma a me - e ne ho viste tante - càpita, osservando le partite degli azzurri di pormi una domanda, questa: ma sono scarsi (e spesso lo sono davvero) gli avversari oppure è talmente superiore questa squadra settebellezze? Credo che sia veritiero il secondo corno del dilemma e quello gigante che non trova posto non c'entra affatto. La manovra del Napoli è tentacolare, da piovra gigante non da polpo. Ti schiaccia, ti spinge in retrovia, ti avvolge, ti misura il campo con triangoli e quadrilateri che pure Archimede Pitagorico avrebbe impiegato del tempo a comprendere. Semplice, lineare e nello stesso tempo imprevedibile ma non è un ossimoro lo sviluppo delle trame azzurre. Bensì il frutto di una lezione mandata a memoria che agevola movimenti ed interscambi effettuati con quell'intensità tanto cara a Righetto Sacchi con il quale ho vissuto momenti esaltanti in campo internazionale tra coppe e Nazionale. Il gioco di Sarri è la rivisitazione di quello del vate di Fusignano. Oramai con ci sono più dubbi. Lo stesso Sacchi ha dichiarato che tempo addietro consigliò l'ingaggio del "tuttotuta" al Milan che nel cor sempre gli sta. Insomma Sarri erede di Sacchi. Si è all'inizio della grande cavalcata. Verranno inevitabilmente ostacoli da superare più alti di quelli già "saltati". E comunque la grande forza del Napoli è l'identità ben definita, quel volto che è sempre identico nei giorni facili come in quelli difficili. C'è chi critica la filosofia degli intoccabili ma è proprio questa la vera forza del Napoli. Si parte così perché la squadra titolare è quella e poi si ritocca là dove ce n'è bisogno o quando è il caso di far fare ulteriore minutaggio ai più giovani e dare respiro ai titolarissimi nelle contese già definite nel risultato. La formazione azzurra si recita come quelle di una volta. Sulla scia delle grandi in campo internazionale. Ditemi quante volte Barcellona e Real mutano pelle tra Liga e coppe. Quasi sempre gli stessi in campo e vanno che è un piacere. Come predilige Sarri. Dopo aver visto la Juve a Bergamo mi son reso conto che la via seguita dal tecnico tuttotuta è quella giusta. Allegri, al contrario, cambia e cambia anche se non è costretto. Più per sfizio che per necessità. E a volte crea nell'assetto un gran casino. Come nel finale di Bergamo con Cuadrado mezzala e Douglas Costa penalizzato dal non ruolo assegnatogli e via discorrendo, con tre stopper contro una vera punta sola e il ragazzino Bentancur che è bravo abbandonato a se stesso. Sul più bello ci si ferma. Spazio ad un altro azzurro sempre più sbiadito purtroppo. L'infortunio a Belotti lancia in pista un prossimo sarriano: welcome Inglese.

 

 

Adolfo Mollichelli

 

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GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Sarri erede di Sacchi, la manovra è tentacolare, welcome Inglese"

di Napoli Magazine

04/10/2024 - 15:05

NAPOLI - C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole del campionato e speriamo d'antico, la ripetizione di quelle meraviglie un po' datate. E ci siamo capiti. Sosta, spazio alle Nazionali. In vetta, davanti a tutti. Ma cara Butterfly devo contraddirti: ci pesa la lunga attesa, altroché. Lassù è bello, ma la voglia di proseguire il cammino lo è ancor di più. Tralascio di ricordare i numeri della capolista perché sarebbe soltanto un freddo esercizio aritmetico. E mi soffermo sull'eterna (speriamo sia sempre così e corna e bicorna) bellezza della creatura di zio Maurizio che ha fatto ricredere tutti, perfino Diego Armando Maradona. Non so a voi ma a me - e ne ho viste tante - càpita, osservando le partite degli azzurri di pormi una domanda, questa: ma sono scarsi (e spesso lo sono davvero) gli avversari oppure è talmente superiore questa squadra settebellezze? Credo che sia veritiero il secondo corno del dilemma e quello gigante che non trova posto non c'entra affatto. La manovra del Napoli è tentacolare, da piovra gigante non da polpo. Ti schiaccia, ti spinge in retrovia, ti avvolge, ti misura il campo con triangoli e quadrilateri che pure Archimede Pitagorico avrebbe impiegato del tempo a comprendere. Semplice, lineare e nello stesso tempo imprevedibile ma non è un ossimoro lo sviluppo delle trame azzurre. Bensì il frutto di una lezione mandata a memoria che agevola movimenti ed interscambi effettuati con quell'intensità tanto cara a Righetto Sacchi con il quale ho vissuto momenti esaltanti in campo internazionale tra coppe e Nazionale. Il gioco di Sarri è la rivisitazione di quello del vate di Fusignano. Oramai con ci sono più dubbi. Lo stesso Sacchi ha dichiarato che tempo addietro consigliò l'ingaggio del "tuttotuta" al Milan che nel cor sempre gli sta. Insomma Sarri erede di Sacchi. Si è all'inizio della grande cavalcata. Verranno inevitabilmente ostacoli da superare più alti di quelli già "saltati". E comunque la grande forza del Napoli è l'identità ben definita, quel volto che è sempre identico nei giorni facili come in quelli difficili. C'è chi critica la filosofia degli intoccabili ma è proprio questa la vera forza del Napoli. Si parte così perché la squadra titolare è quella e poi si ritocca là dove ce n'è bisogno o quando è il caso di far fare ulteriore minutaggio ai più giovani e dare respiro ai titolarissimi nelle contese già definite nel risultato. La formazione azzurra si recita come quelle di una volta. Sulla scia delle grandi in campo internazionale. Ditemi quante volte Barcellona e Real mutano pelle tra Liga e coppe. Quasi sempre gli stessi in campo e vanno che è un piacere. Come predilige Sarri. Dopo aver visto la Juve a Bergamo mi son reso conto che la via seguita dal tecnico tuttotuta è quella giusta. Allegri, al contrario, cambia e cambia anche se non è costretto. Più per sfizio che per necessità. E a volte crea nell'assetto un gran casino. Come nel finale di Bergamo con Cuadrado mezzala e Douglas Costa penalizzato dal non ruolo assegnatogli e via discorrendo, con tre stopper contro una vera punta sola e il ragazzino Bentancur che è bravo abbandonato a se stesso. Sul più bello ci si ferma. Spazio ad un altro azzurro sempre più sbiadito purtroppo. L'infortunio a Belotti lancia in pista un prossimo sarriano: welcome Inglese.

 

 

Adolfo Mollichelli

 

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