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CDM - Le parole di Conte e Oriali a Dimaro per far crescere la mentalità della piazza, i dettagli
23.07.2024 09:36 di Napoli Magazine

Il Corriere del Mezzogiorno si è soffermato sulle parole di Antonio Conte e Lele Oriali durante il ritiro di Dimaro Folgarida: "C'è stato un effetto realtà a Dimaro, la cosa migliore che sia avvenuta nella Little Naples di Val di Sole. È stato il riconoscimento delle cose per ciò che sono, esortazione all’abbandono delle fantasie sfrenate che hanno accompagnato la fase degli annunci e della presentazione del nuovo tecnico. Il momento più intenso lo si è vissuto quando Antonio Conte si è rifiutato di «saltare» con i tifosi contro la squadra che ha fatto la sua storia professionale di calciatore e allenatore. La spiegazione che il tecnico ha dato è stata insieme razionale e inoppugnabile, forse il contatto più proficuo col suo nuovo pubblico. Finalmente si è parlato di cose serie, di ciò che ognuno è e di quello che si vuole costruire insieme. Ma non si è trattato del solo scambio sul 'Chi non salta juventino è' . Dimaro è stato anche altro. Prima le dichiarazioni ai microfoni Rai nelle quali Conte ha parlato della qualità «media» della rosa, dicendo con chiarezza che ciò che ha trovato non è certo una squadra da scudetto. Una uscita di una certa forza, che giusto il clima di vogliamoci bene non ha enfatizzato. Necessaria secchiata di acqua fredda sull’idea, tuttora presente tra i tifosi, che per lo scudetto basti un «Dove eravamo rimasti?». Poi c’è stata la serata dialogo con l’intero staff tecnico. Nove persone, una delle quali, Lele Oriali, ha fornito l’indizio più interessante. L'ex campione del mondo ha detto di essere contento ma non soddisfatto per come sono andate le cose nei primi giorni di contatto con il gruppo. Anche qui non si tratta di fare chissà quali dietrologie, è evidente che i problemi che hanno intossicato l’anno precedente sono in parte ancora presenti. C’è chi è andato a consultare l’elenco degli ingaggi dei vari giocatori, per vedere che esistono disparità molto ampie, che non riguardano il solo Kvaratskhelia, ma anche i contratti di altri giocatori chiave. Sono cose note, certo, e testimoniano della bontà della scelta di chiamare medici di alto livello al capezzale del Napoli, perché la sensazione è che ci sia qualche altro male che non è stato ancora mai nominato. Faceva impressione questa infilata di specialisti di ogni aspetto della prestazione sportiva, messi tutti lì in piazza. Tutti, tranne Oriali, in qualche modo legati al mondo bianconero. De Laurentiis ha fatto una scelta coerente: ha preso un’intera struttura tecnica, affiatata, selezionata da Conte in prima persona, per risolvere la situazione assolutamente ameboide del Napoli post Giuntoli. Se si aggiunge anche la provenienza del direttore Manna, il quadro di questa operazione giustifica il termine usato di «juventinizzazione». Termine privo di qualsiasi malignità, forse solo espressivo di una difficoltà culturale. È una realtà, anche questa, con la quale i tifosi dovranno imparare a fare i conti e a farli con la freddezza e la pazienza che sono necessarie quando si ha a che fare con professionisti di alto livello. Questa piazza, che ha crivellato di critiche Rafa Benitez e cacciato a furor di popolo e di ammutinamento Carlo Ancelotti, si trova davanti alla necessità di crescere nella sua mentalità, di fare un salto dalla dimensione puramente emotiva del tifo alla considerazione professionale delle cose".

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23/07/2024 - 09:36

Il Corriere del Mezzogiorno si è soffermato sulle parole di Antonio Conte e Lele Oriali durante il ritiro di Dimaro Folgarida: "C'è stato un effetto realtà a Dimaro, la cosa migliore che sia avvenuta nella Little Naples di Val di Sole. È stato il riconoscimento delle cose per ciò che sono, esortazione all’abbandono delle fantasie sfrenate che hanno accompagnato la fase degli annunci e della presentazione del nuovo tecnico. Il momento più intenso lo si è vissuto quando Antonio Conte si è rifiutato di «saltare» con i tifosi contro la squadra che ha fatto la sua storia professionale di calciatore e allenatore. La spiegazione che il tecnico ha dato è stata insieme razionale e inoppugnabile, forse il contatto più proficuo col suo nuovo pubblico. Finalmente si è parlato di cose serie, di ciò che ognuno è e di quello che si vuole costruire insieme. Ma non si è trattato del solo scambio sul 'Chi non salta juventino è' . Dimaro è stato anche altro. Prima le dichiarazioni ai microfoni Rai nelle quali Conte ha parlato della qualità «media» della rosa, dicendo con chiarezza che ciò che ha trovato non è certo una squadra da scudetto. Una uscita di una certa forza, che giusto il clima di vogliamoci bene non ha enfatizzato. Necessaria secchiata di acqua fredda sull’idea, tuttora presente tra i tifosi, che per lo scudetto basti un «Dove eravamo rimasti?». Poi c’è stata la serata dialogo con l’intero staff tecnico. Nove persone, una delle quali, Lele Oriali, ha fornito l’indizio più interessante. L'ex campione del mondo ha detto di essere contento ma non soddisfatto per come sono andate le cose nei primi giorni di contatto con il gruppo. Anche qui non si tratta di fare chissà quali dietrologie, è evidente che i problemi che hanno intossicato l’anno precedente sono in parte ancora presenti. C’è chi è andato a consultare l’elenco degli ingaggi dei vari giocatori, per vedere che esistono disparità molto ampie, che non riguardano il solo Kvaratskhelia, ma anche i contratti di altri giocatori chiave. Sono cose note, certo, e testimoniano della bontà della scelta di chiamare medici di alto livello al capezzale del Napoli, perché la sensazione è che ci sia qualche altro male che non è stato ancora mai nominato. Faceva impressione questa infilata di specialisti di ogni aspetto della prestazione sportiva, messi tutti lì in piazza. Tutti, tranne Oriali, in qualche modo legati al mondo bianconero. De Laurentiis ha fatto una scelta coerente: ha preso un’intera struttura tecnica, affiatata, selezionata da Conte in prima persona, per risolvere la situazione assolutamente ameboide del Napoli post Giuntoli. Se si aggiunge anche la provenienza del direttore Manna, il quadro di questa operazione giustifica il termine usato di «juventinizzazione». Termine privo di qualsiasi malignità, forse solo espressivo di una difficoltà culturale. È una realtà, anche questa, con la quale i tifosi dovranno imparare a fare i conti e a farli con la freddezza e la pazienza che sono necessarie quando si ha a che fare con professionisti di alto livello. Questa piazza, che ha crivellato di critiche Rafa Benitez e cacciato a furor di popolo e di ammutinamento Carlo Ancelotti, si trova davanti alla necessità di crescere nella sua mentalità, di fare un salto dalla dimensione puramente emotiva del tifo alla considerazione professionale delle cose".