In Evidenza
CDS - Ivan Zazzaroni chiede scusa a Sinisa Mihajlovic: "Ho fatto il giornalista, non l'amico, ma oggi non lo rifarei", ecco la lettera
15.07.2019 15:07 di Napoli Magazine

"Ho chiesto riservatezza a tutti voi, volevo essere il primo a dare la notizia. Non tutti mi hanno rispettato e per vendere 100-200 copie di un giornale hanno rovinato un’amicizia di 20 anni. Mi dispiace molto per questo", ha affermato Sinisa Mihajlovic, allenatore del Bologna, in conferenza stampa lo scorso sabato 13 luglio annunciando di avere la leucemia. Quella stessa mattina sul Corriere dello Sport erano uscite alcune anticipazioni, pur senza che la malattia di Mihajlovic venisse nominata esplicitamente, ma che alludevano alle condizioni di salute dell'allenatore del Bologna. Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport, ha poi chiesto scusa a Mihajlovic con un editoriale pubblicato il 14 luglio sul giornale da lui diretto: "Non mi sono perso una sola parola della conferenza stampa di Sinisa, provando a misurare ogni sua frase, ogni espressione dello sguardo, i gesti, le battute, come ipnotizzato dai suoi occhi. Lucidi. «Ma non è paura», ci ha rassicurati. Mi ha raggelato, il giorno prima avevo urlato in redazione tutta la mia rabbia quando intorno alle 17 mi avevano raccontato che l’amico di vent’anni era malato di leucemia e che molti sapevano. Deve sempre prevalere l’angoscia di chi soffre, e allora mi pento per la prima volta di aver fatto il giornalista e non l’amico di vent’anni, l’amico che per l’intero pomeriggio di venerdì aveva dovuto rispondere a decine di altri amici e tifosi, e che aveva cercato più volte al telefono l’amico di vent’anni, e poi Arianna, la moglie, e Sabatini, e Mancini, e il dottor Nanni, l’unico in grado di fornirmi delle certezze e qualche rassicurazione. «Fattelo dire da lui», il consiglio di Sabatini. Ma lui, Sinisa, non ha risposto. “Perché ha lasciato il ritiro?” “Ma è vero che ha fatto degli accertamenti clinici?” “Che cos’ha?” “È grave?” “Tornerà ad allenare?” “Sai qualcosa?” Una domanda dietro l’altra, un tormento, chiamate, messaggi. La scelta. Sì, ho fatto il giornalista e non l’amico che avrebbe dovuto attendere un’altra mezza giornata per lasciare che fosse lo stesso Sinisa a raccontare. Dopo aver ascoltato le sue parole e aver visto il suo volto, riconosciuto il coraggio di sempre, ho capito che mi sarei dovuto scusare pubblicamente con lui: avrei dovuto fare l’amico, “Sini”, come nei vent’anni precedenti, non il giornalista che peraltro ha raccomandato a suoi di non scrivere una riga sull’entità della malattia. L’ultima verità. Quella parola che fa paura. Dovevo fare una scelta, di fronte al tuo pianto, al tuo dolore, so di aver fatto quella sbagliata. Una riflessione mi accompagna da ieri: si discute - inutilmente, spesso è esercizio d’ipocrisia - di notizie false, fake news, e si arriva a scandalizzarsi per notizie vere. La privacy? Forse solo i social hanno il diritto di ignorarla, visto che gli interessati se ne servono per confessarsi pubblicamente? Se uno non segue Facebook o Instagram o Twitter e legge semplicemente un giornale, deve non sapere? Non pensavo ieri e non penso oggi di aver arrecato un danno a Sinisa: ho solo sfogato il dolore per una notizia che non avrei mai voluto ricevere aggiungendo un affettuoso incoraggiamento. Gli ho inviato un messaggio, il contenuto non lo rivelo: conta solo che si riprenda bene e in fretta, tutto il resto riguarda la mia coscienza. Meglio un rimorso confessato che una macchia nel cuore".

ULTIMISSIME IN EVIDENZA
TUTTE LE ULTIMISSIME
NOTIZIE SUCCESSIVE >>>
CDS - Ivan Zazzaroni chiede scusa a Sinisa Mihajlovic: "Ho fatto il giornalista, non l'amico, ma oggi non lo rifarei", ecco la lettera

di Napoli Magazine

15/07/2024 - 15:07

"Ho chiesto riservatezza a tutti voi, volevo essere il primo a dare la notizia. Non tutti mi hanno rispettato e per vendere 100-200 copie di un giornale hanno rovinato un’amicizia di 20 anni. Mi dispiace molto per questo", ha affermato Sinisa Mihajlovic, allenatore del Bologna, in conferenza stampa lo scorso sabato 13 luglio annunciando di avere la leucemia. Quella stessa mattina sul Corriere dello Sport erano uscite alcune anticipazioni, pur senza che la malattia di Mihajlovic venisse nominata esplicitamente, ma che alludevano alle condizioni di salute dell'allenatore del Bologna. Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport, ha poi chiesto scusa a Mihajlovic con un editoriale pubblicato il 14 luglio sul giornale da lui diretto: "Non mi sono perso una sola parola della conferenza stampa di Sinisa, provando a misurare ogni sua frase, ogni espressione dello sguardo, i gesti, le battute, come ipnotizzato dai suoi occhi. Lucidi. «Ma non è paura», ci ha rassicurati. Mi ha raggelato, il giorno prima avevo urlato in redazione tutta la mia rabbia quando intorno alle 17 mi avevano raccontato che l’amico di vent’anni era malato di leucemia e che molti sapevano. Deve sempre prevalere l’angoscia di chi soffre, e allora mi pento per la prima volta di aver fatto il giornalista e non l’amico di vent’anni, l’amico che per l’intero pomeriggio di venerdì aveva dovuto rispondere a decine di altri amici e tifosi, e che aveva cercato più volte al telefono l’amico di vent’anni, e poi Arianna, la moglie, e Sabatini, e Mancini, e il dottor Nanni, l’unico in grado di fornirmi delle certezze e qualche rassicurazione. «Fattelo dire da lui», il consiglio di Sabatini. Ma lui, Sinisa, non ha risposto. “Perché ha lasciato il ritiro?” “Ma è vero che ha fatto degli accertamenti clinici?” “Che cos’ha?” “È grave?” “Tornerà ad allenare?” “Sai qualcosa?” Una domanda dietro l’altra, un tormento, chiamate, messaggi. La scelta. Sì, ho fatto il giornalista e non l’amico che avrebbe dovuto attendere un’altra mezza giornata per lasciare che fosse lo stesso Sinisa a raccontare. Dopo aver ascoltato le sue parole e aver visto il suo volto, riconosciuto il coraggio di sempre, ho capito che mi sarei dovuto scusare pubblicamente con lui: avrei dovuto fare l’amico, “Sini”, come nei vent’anni precedenti, non il giornalista che peraltro ha raccomandato a suoi di non scrivere una riga sull’entità della malattia. L’ultima verità. Quella parola che fa paura. Dovevo fare una scelta, di fronte al tuo pianto, al tuo dolore, so di aver fatto quella sbagliata. Una riflessione mi accompagna da ieri: si discute - inutilmente, spesso è esercizio d’ipocrisia - di notizie false, fake news, e si arriva a scandalizzarsi per notizie vere. La privacy? Forse solo i social hanno il diritto di ignorarla, visto che gli interessati se ne servono per confessarsi pubblicamente? Se uno non segue Facebook o Instagram o Twitter e legge semplicemente un giornale, deve non sapere? Non pensavo ieri e non penso oggi di aver arrecato un danno a Sinisa: ho solo sfogato il dolore per una notizia che non avrei mai voluto ricevere aggiungendo un affettuoso incoraggiamento. Gli ho inviato un messaggio, il contenuto non lo rivelo: conta solo che si riprenda bene e in fretta, tutto il resto riguarda la mia coscienza. Meglio un rimorso confessato che una macchia nel cuore".