NAPOLI. Otto partite senza vincerne neppure una: il Napoli è ancora a caccia di un successo esterno che in Champions League manca dal 6 dicembre 2016, quasi tre anni. Arrivò in casa del Benfica, lo costruirono - guarda un po’ - Callejon e Mertens, pilastri e testimoni di una squadra che ha cambiato pelle ed allenatore, s’è rinnovata ed è più forte, eppure fatica a sorridere distante dal San Paolo. Una sorta di maledizione da sfatare al più presto. Oggi l’ennesima opportunità. La ricerca soprattutto Ancelotti che è l’unico allenatore nell’era De Laurentiis a non aver ancora vinto in trasferta in Champions League. Proprio lui, il Re di Coppe, il Leader Calmo che ha trionfato cinque volte, due da calciatore e tre da allenatore, alzando al cielo la coppa dalle orecchie sporgenti. Il Napoli, a Salisburgo, ha duplice obiettivo: interrompere quest’abitudine e ipotecare il passaggio del turno. Ogni ambizione coincide coi tre punti. Ma conquistarli non sarà facile contro una squadra in salute e particolarmente ispirata alla Red Bull Arena.
SHOW A LISBONA. Quant’è distante quel Napoli che vinse a Lisbona da quello attuale ce lo dice il tabellino dei titolari. Di quella squadra, che Sarri era solito vestire col 4-3-3, oggi si contano appena quattro superstiti: Koulibaly, Allan, Callejon e Insigne. Tutti gli altri sono andati via o, come nel caso di Hysaj e Ghoulam, sono rimasti a Castel Volturno. Quella sera il Napoli aveva bisogno di una vittoria per gli ottavi di finale, la conquistò con Callejon e Mertens, erano le certezze che il tempo non ha scalfito, determinanti ieri come oggi, anche a ridosso di un rinnovo di contratto che tarda ad arrivare.
MALEDIZIONE. Da allora il Napoli ha giocato altre sette volte in trasferta accontentandosi al massimo di un punticino. Ne ha conquistati tre. Altre cinque volte s’è arreso ad una sconfitta. La prima nella stessa stagione dell’ultimo trionfo, era l’andata degli ottavi e il Real Madrid vinse 3-1 rimontando l’iniziale gol di Insigne. L’anno successivo la squadra di Sarri - era il suo ultimo anno ma nessuno lo sospettava, forse solo l’allenatore - si abbonò al 2-1, risultato che maturò identico in casa dello Shakhtar, del Manchester City e del Feyenoord, all’ultima giornata, quella che valse l’eliminazione anticipata dal sapore di beffa.
CON ANCELOTTI. L’erede di Sarri ancora rincorre una vittoria esterna. Il suo Napoli le imprese le ha solo sfiorate: il gol di Di Maria grida ancora vendetta, regalò al Psg il 2-2 all’ultimo istante. Prima di quella partita il Napoli fece 0-0 con la Stella Rossa, dopo perse 1-0 col Liverpool nella notte di Anfield che resterà ancorata alla storia per il miracolo di Alisson su Milik, un intervento decisivo che spianò ai Reds la strada della vittoria finale e al Napoli indicò quella del ritorno a casa. Quest’anno l’esordio esterno ha offerto lo 0-0 di Genk. Oggi nuovo tentativo per spezzare l’incantesimo.
di Napoli Magazine
23/10/2024 - 10:55
NAPOLI. Otto partite senza vincerne neppure una: il Napoli è ancora a caccia di un successo esterno che in Champions League manca dal 6 dicembre 2016, quasi tre anni. Arrivò in casa del Benfica, lo costruirono - guarda un po’ - Callejon e Mertens, pilastri e testimoni di una squadra che ha cambiato pelle ed allenatore, s’è rinnovata ed è più forte, eppure fatica a sorridere distante dal San Paolo. Una sorta di maledizione da sfatare al più presto. Oggi l’ennesima opportunità. La ricerca soprattutto Ancelotti che è l’unico allenatore nell’era De Laurentiis a non aver ancora vinto in trasferta in Champions League. Proprio lui, il Re di Coppe, il Leader Calmo che ha trionfato cinque volte, due da calciatore e tre da allenatore, alzando al cielo la coppa dalle orecchie sporgenti. Il Napoli, a Salisburgo, ha duplice obiettivo: interrompere quest’abitudine e ipotecare il passaggio del turno. Ogni ambizione coincide coi tre punti. Ma conquistarli non sarà facile contro una squadra in salute e particolarmente ispirata alla Red Bull Arena.
SHOW A LISBONA. Quant’è distante quel Napoli che vinse a Lisbona da quello attuale ce lo dice il tabellino dei titolari. Di quella squadra, che Sarri era solito vestire col 4-3-3, oggi si contano appena quattro superstiti: Koulibaly, Allan, Callejon e Insigne. Tutti gli altri sono andati via o, come nel caso di Hysaj e Ghoulam, sono rimasti a Castel Volturno. Quella sera il Napoli aveva bisogno di una vittoria per gli ottavi di finale, la conquistò con Callejon e Mertens, erano le certezze che il tempo non ha scalfito, determinanti ieri come oggi, anche a ridosso di un rinnovo di contratto che tarda ad arrivare.
MALEDIZIONE. Da allora il Napoli ha giocato altre sette volte in trasferta accontentandosi al massimo di un punticino. Ne ha conquistati tre. Altre cinque volte s’è arreso ad una sconfitta. La prima nella stessa stagione dell’ultimo trionfo, era l’andata degli ottavi e il Real Madrid vinse 3-1 rimontando l’iniziale gol di Insigne. L’anno successivo la squadra di Sarri - era il suo ultimo anno ma nessuno lo sospettava, forse solo l’allenatore - si abbonò al 2-1, risultato che maturò identico in casa dello Shakhtar, del Manchester City e del Feyenoord, all’ultima giornata, quella che valse l’eliminazione anticipata dal sapore di beffa.
CON ANCELOTTI. L’erede di Sarri ancora rincorre una vittoria esterna. Il suo Napoli le imprese le ha solo sfiorate: il gol di Di Maria grida ancora vendetta, regalò al Psg il 2-2 all’ultimo istante. Prima di quella partita il Napoli fece 0-0 con la Stella Rossa, dopo perse 1-0 col Liverpool nella notte di Anfield che resterà ancorata alla storia per il miracolo di Alisson su Milik, un intervento decisivo che spianò ai Reds la strada della vittoria finale e al Napoli indicò quella del ritorno a casa. Quest’anno l’esordio esterno ha offerto lo 0-0 di Genk. Oggi nuovo tentativo per spezzare l’incantesimo.