NAPOLI – Il Napoli ritrova la vittoria in campionato, battendo 4-1 l’Udinese al Maradona e spazzando via i risultati deludenti in Serie A e il polverone delle ultime ore. Gli azzurri mettono subito le cose in chiaro già nel primo tempo: una squadra aggressiva, con la determinazione di chi cerca un solo risultato, la vittoria. Un risultato che permette agli azzurri di salire a -4 da Milan e Inter. Nessun esperimento: ognuno gioca nel proprio ruolo, riproponendo quegli automatismi che hanno fatto grande questo gruppo. Una vittoria che potrebbe segnare un vero spartiacque per la stagione, dando fiducia e serenità ad un gruppo che fino a questo momento ha vissuto nell’ombra di sè stesso. Dopo il caso social delle scorse ore, Osimhen è regolarmente in campo dal primo minuto: lo si nota fin dall’abbraccio di gruppo prima del fischio d’inizio che mentalmente era già dentro la partita. Qualche suggerimento ai compagni e via: la prima occasione per chiudere il “caso” si presenta con il rigore ma, nonostante l’indicazione di Garcia, preferisce lasciarlo a Zielinski. Poi arriva il gol: in quella “non” esultanza ci ho visto il disagio di chi sa di aver fatto un grosso errore. Eliminare la sua storia col Napoli (dai social) è un gesto che ai tifosi ha segnato, ma è un torto che il nigeriano ha fatto più a sè stesso che agli altri: un gesto che ha lasciato una crepa in un amore indissolubile che c’è sempre stato tra lui e l’ambiente partenopeo. Ho sempre apprezzato il buono della ferocia, dell’istintività e dell’esuberanza di Osimhen, ma l’ambiente non aveva mai fatto i conti con il rovescio della medaglia di questi suoi aspetti caratteriali: è un ragazzo che sicuramente dovrà maturare in alcune cose ma, dopo una serata che ha ridato quel pizzico di serenità a tutti, credo sia necessario andare avanti, senza protrarre “questo processo”. Sono del parere che possiamo dargli il beneficio del dubbio: ha sbagliato? Si, perché questa squadra e questa maglia l’ha reso grande, ma non dimentichiamo anche il buono che ci ha mostrato. Poi c’è Zielinski: rifiutare l’Arabia Saudita ti fa bello! Lui è uno di quelli che a Napoli e col Napoli è cresciuto, sia come professionista che come uomo. Ha vissuto tutto con questa maglia: la gioia più grande e la delusione più devastante. Le sue ultime prestazioni già erano rincuoranti, ma contro l’Udinese ha messo su una veste che tante volte non gli è stata riconosciuta… quella del leader. Quel rigore non era un semplice tiro dagli undici metri, ma una montagna da scalare a mani nude… un altro errore poteva profilarsi deleterio. Nessuno gli ha detto niente, ma lui era già lì pronto, sicuro di essere sotto la stella giusta. Un gol che gli ha meritatamente consegnato gli applausi liberatori del Maradona. Una prestazione di classe che strappa un sorriso a chi ha sempre creduto nelle sue qualità. Torna anche la certezza Simeone: come si fa a non amare il Cholito? Lui sembra nato per essere un calciatore del Napoli. Vive il tutto con estrema passione ed umiltà, con quella emozione che ti riconcilia con il bello del calcio. Dà sempre tutto sè stesso in quella manciata di minuti che gli vengono concessi: entra, si mette a servizio della squadra e segna. Una miniera d’oro. Infine, c’è Khvicha Kvaratskhelia, che è assolutamente “l’uomo in più” di questa partita: la sua prestazione è stata emozionante. Il piccolo Khvicha che finalmente torna ad essere quel demonio che ha scompigliato mezza Serie A. Il gesto contro Garcia a Genova non l’ho apprezzato, ma era evidente quanto fosse un segno della frustrazione che lo ha accompagnato in questi mesi di assenza del gol. Un rigore procurato, due pali, un gol e un assist… non si è fatto mancare nulla! La cosa che più mi ha sorpreso e che non si sia lasciato abbattere dai due pali presi, ma con forza e determinazione (e la sua solita classe) si è andato a prendere quel gol tanto desiderato: fine del digiuno durato sei mesi e grande festa liberatoria sotto una curva che non vedeva l’ora di ritrovare il suo gioiellino. Tutto bello al Maradona e, ahimè, anche il gol di Samardzic (se vale ancora la regola “prima ci segni, poi vieni a Napoli” direi di iniziare ad attivarci). La rete del serbo ha messo in luce, però, un qualcosa che va ancora registrato bene nel reparto arretrato ma, nonostante questa disattenzione, la difesa con Natan e Ostigard ha retto bene, accompagnati da un centrocampo attento, un efficace Mario Rui (grande sostegno per Kvara) e il solito immenso e devastante Giovanni Di Lorenzo. Questa vittoria regala un pizzico di serenità a tutto l’ambiente, dopo giorni di confusione e tensione, ma niente euforia: adesso è il momento di confermarsi.
Preziosa Lombardi
Napoli Magazine
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di Napoli Magazine
28/09/2023 - 20:12
NAPOLI – Il Napoli ritrova la vittoria in campionato, battendo 4-1 l’Udinese al Maradona e spazzando via i risultati deludenti in Serie A e il polverone delle ultime ore. Gli azzurri mettono subito le cose in chiaro già nel primo tempo: una squadra aggressiva, con la determinazione di chi cerca un solo risultato, la vittoria. Un risultato che permette agli azzurri di salire a -4 da Milan e Inter. Nessun esperimento: ognuno gioca nel proprio ruolo, riproponendo quegli automatismi che hanno fatto grande questo gruppo. Una vittoria che potrebbe segnare un vero spartiacque per la stagione, dando fiducia e serenità ad un gruppo che fino a questo momento ha vissuto nell’ombra di sè stesso. Dopo il caso social delle scorse ore, Osimhen è regolarmente in campo dal primo minuto: lo si nota fin dall’abbraccio di gruppo prima del fischio d’inizio che mentalmente era già dentro la partita. Qualche suggerimento ai compagni e via: la prima occasione per chiudere il “caso” si presenta con il rigore ma, nonostante l’indicazione di Garcia, preferisce lasciarlo a Zielinski. Poi arriva il gol: in quella “non” esultanza ci ho visto il disagio di chi sa di aver fatto un grosso errore. Eliminare la sua storia col Napoli (dai social) è un gesto che ai tifosi ha segnato, ma è un torto che il nigeriano ha fatto più a sè stesso che agli altri: un gesto che ha lasciato una crepa in un amore indissolubile che c’è sempre stato tra lui e l’ambiente partenopeo. Ho sempre apprezzato il buono della ferocia, dell’istintività e dell’esuberanza di Osimhen, ma l’ambiente non aveva mai fatto i conti con il rovescio della medaglia di questi suoi aspetti caratteriali: è un ragazzo che sicuramente dovrà maturare in alcune cose ma, dopo una serata che ha ridato quel pizzico di serenità a tutti, credo sia necessario andare avanti, senza protrarre “questo processo”. Sono del parere che possiamo dargli il beneficio del dubbio: ha sbagliato? Si, perché questa squadra e questa maglia l’ha reso grande, ma non dimentichiamo anche il buono che ci ha mostrato. Poi c’è Zielinski: rifiutare l’Arabia Saudita ti fa bello! Lui è uno di quelli che a Napoli e col Napoli è cresciuto, sia come professionista che come uomo. Ha vissuto tutto con questa maglia: la gioia più grande e la delusione più devastante. Le sue ultime prestazioni già erano rincuoranti, ma contro l’Udinese ha messo su una veste che tante volte non gli è stata riconosciuta… quella del leader. Quel rigore non era un semplice tiro dagli undici metri, ma una montagna da scalare a mani nude… un altro errore poteva profilarsi deleterio. Nessuno gli ha detto niente, ma lui era già lì pronto, sicuro di essere sotto la stella giusta. Un gol che gli ha meritatamente consegnato gli applausi liberatori del Maradona. Una prestazione di classe che strappa un sorriso a chi ha sempre creduto nelle sue qualità. Torna anche la certezza Simeone: come si fa a non amare il Cholito? Lui sembra nato per essere un calciatore del Napoli. Vive il tutto con estrema passione ed umiltà, con quella emozione che ti riconcilia con il bello del calcio. Dà sempre tutto sè stesso in quella manciata di minuti che gli vengono concessi: entra, si mette a servizio della squadra e segna. Una miniera d’oro. Infine, c’è Khvicha Kvaratskhelia, che è assolutamente “l’uomo in più” di questa partita: la sua prestazione è stata emozionante. Il piccolo Khvicha che finalmente torna ad essere quel demonio che ha scompigliato mezza Serie A. Il gesto contro Garcia a Genova non l’ho apprezzato, ma era evidente quanto fosse un segno della frustrazione che lo ha accompagnato in questi mesi di assenza del gol. Un rigore procurato, due pali, un gol e un assist… non si è fatto mancare nulla! La cosa che più mi ha sorpreso e che non si sia lasciato abbattere dai due pali presi, ma con forza e determinazione (e la sua solita classe) si è andato a prendere quel gol tanto desiderato: fine del digiuno durato sei mesi e grande festa liberatoria sotto una curva che non vedeva l’ora di ritrovare il suo gioiellino. Tutto bello al Maradona e, ahimè, anche il gol di Samardzic (se vale ancora la regola “prima ci segni, poi vieni a Napoli” direi di iniziare ad attivarci). La rete del serbo ha messo in luce, però, un qualcosa che va ancora registrato bene nel reparto arretrato ma, nonostante questa disattenzione, la difesa con Natan e Ostigard ha retto bene, accompagnati da un centrocampo attento, un efficace Mario Rui (grande sostegno per Kvara) e il solito immenso e devastante Giovanni Di Lorenzo. Questa vittoria regala un pizzico di serenità a tutto l’ambiente, dopo giorni di confusione e tensione, ma niente euforia: adesso è il momento di confermarsi.
Preziosa Lombardi
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