La Gazzetta dello Sport ha elogiato Francesco Calzona, allenatore del Napoli, e la scelta di Aurelio De Laurentiis, presidente azzurro, di affidare la panchina a lui: "La scelta di Calzona è stata un’intuizione illuminata del presidente Aurelio De Laurentiis. Conosceva il gruppo, conosceva l’ambiente, soprattutto conosceva benissimo Lobotka, il giocatore a cui ha affidato la sua Slovacchia, leader del gruppo che ha centrato l’impresa di qualificarsi al prossimo Europeo. Ciccio sapeva già cosa fare per rimettere in moto il Napoli e ha subito rispolverato la riaggressione tanto cara all’era Spalletti. Perché anche nei due anni di Luciano ci sono state due versioni diverse di Napoli e di Lobotka, e quando Spalletti ha trovato il modo di sfruttare al meglio la qualità di Stanislav, gli azzurri hanno preso il volo. Ogni squadra ha i suoi totem, ogni allenatore i suoi titolarissimi. E nel Napoli dello scudetto, oltre agli uomini che rubavano le copertine, c'era il segreto di un centrocampo capace di dominare su ogni campo. Giocatori di qualità tecnica e morale, leader riconosciuti dallo spogliatoio e simboli per i tifosi. D’accordo, lo scudetto conquistato dopo 33 anni di attesa aveva il volto mascherato di Victor Osimhen e la magia dei numeri di Khvicha Kvaratskhelia, ma la vera differenza il Napoli di Spalletti l’ha fatta in mezzo al campo, dove ha comandato il gioco e i ritmi di gara su ogni campo, in Italia e in Europa. E allora, Francesco Calzona è ripartito da lì, senza inventarsi niente che da queste parti non si fosse già visto nel recente passato glorioso. Ha rimesso Stanislav Lobotka al centro del villaggio e chiesto a Frank Zambo Anguissa di giocare come sa, liberare la mente da vincoli di copertura che gli erano stati imposti in precedenza, e tornare a ruggire".
di Napoli Magazine
06/03/2024 - 08:53
La Gazzetta dello Sport ha elogiato Francesco Calzona, allenatore del Napoli, e la scelta di Aurelio De Laurentiis, presidente azzurro, di affidare la panchina a lui: "La scelta di Calzona è stata un’intuizione illuminata del presidente Aurelio De Laurentiis. Conosceva il gruppo, conosceva l’ambiente, soprattutto conosceva benissimo Lobotka, il giocatore a cui ha affidato la sua Slovacchia, leader del gruppo che ha centrato l’impresa di qualificarsi al prossimo Europeo. Ciccio sapeva già cosa fare per rimettere in moto il Napoli e ha subito rispolverato la riaggressione tanto cara all’era Spalletti. Perché anche nei due anni di Luciano ci sono state due versioni diverse di Napoli e di Lobotka, e quando Spalletti ha trovato il modo di sfruttare al meglio la qualità di Stanislav, gli azzurri hanno preso il volo. Ogni squadra ha i suoi totem, ogni allenatore i suoi titolarissimi. E nel Napoli dello scudetto, oltre agli uomini che rubavano le copertine, c'era il segreto di un centrocampo capace di dominare su ogni campo. Giocatori di qualità tecnica e morale, leader riconosciuti dallo spogliatoio e simboli per i tifosi. D’accordo, lo scudetto conquistato dopo 33 anni di attesa aveva il volto mascherato di Victor Osimhen e la magia dei numeri di Khvicha Kvaratskhelia, ma la vera differenza il Napoli di Spalletti l’ha fatta in mezzo al campo, dove ha comandato il gioco e i ritmi di gara su ogni campo, in Italia e in Europa. E allora, Francesco Calzona è ripartito da lì, senza inventarsi niente che da queste parti non si fosse già visto nel recente passato glorioso. Ha rimesso Stanislav Lobotka al centro del villaggio e chiesto a Frank Zambo Anguissa di giocare come sa, liberare la mente da vincoli di copertura che gli erano stati imposti in precedenza, e tornare a ruggire".