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IL COMMENTO - L'ex boss Misso: "Mettemmo una bomba sotto casa di Ferlaino per far tornare Juliano e avere un Napoli competitivo"
17.06.2024 09:33 di Napoli Magazine

Giuseppe Misso, ex boss della camorra, ora collaboratore di giustizia di 77 anni, ha raccontato la sua verità a 40 anni dalla strage del Rapido 904 Napoli-Milano e lo fa nel suo secondo libro ("Quel Rapido 904") con nomi e cognomi dei protagonisti di un racconto che abbraccia oltre 30 anni. Al centro, c'è la strage del 904, dai contorni ancora oscuri, compiuta con una bomba messa sul treno che provocò 16 vittime negli anni della strategia della tensione. Ma non solo. Ne ha parlato Il Mattino: "Decine di rapine miliardarie, tra cui quella famosa che sottrasse anche il Pallone d'oro di Maradona. Il libro mette a confronto verità reale e verità costruita. «È una storia che sanguina e fa molto male a chi l'ha vissuta: familiari delle vittime e chi ne fu ingiustamente coinvolto». Verità incompleta, dopo 40 anni. Alla fine, il capo della «banda Misso» nel giorno dell'assoluzione fu anche colpito negli affetti. Di ritorno da Firenze, la sua compagna Assunta Sarno fu uccisa in un agguato di camorra con le persone in auto con lei. Tra loro, Nino Galeota, acceso tifoso del Napoli. «Il Napoli perse contro la Juventus. Io e Nino volevamo il ritorno di Juliano per costruire una squadra competitiva. Nell'ottobre 1982, organizzammo una protesta feroce contro Ferlaino. Facemmo esplodere una bomba di notte sotto casa sua, simultaneamente un'altra allo stadio San Paolo. Una telefonata anonima al 113 avvisò che c'era un'altra bomba nel ritiro di Soccavo. I calciatori scapparono in mutande. Tutti i giorni un aereo sorvolava la città con lo striscione Ferlaino via /Juliano torna. Poi manifestini affissi per Napoli e lanciati dall'aereo con la scritta "Dimissioni subito". Ferlaino si dimise, Juliano tornò e nel 1984 acquistò Maradona con l'aiuto del nostro amico José Alberti»". 

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17/06/2024 - 09:33

Giuseppe Misso, ex boss della camorra, ora collaboratore di giustizia di 77 anni, ha raccontato la sua verità a 40 anni dalla strage del Rapido 904 Napoli-Milano e lo fa nel suo secondo libro ("Quel Rapido 904") con nomi e cognomi dei protagonisti di un racconto che abbraccia oltre 30 anni. Al centro, c'è la strage del 904, dai contorni ancora oscuri, compiuta con una bomba messa sul treno che provocò 16 vittime negli anni della strategia della tensione. Ma non solo. Ne ha parlato Il Mattino: "Decine di rapine miliardarie, tra cui quella famosa che sottrasse anche il Pallone d'oro di Maradona. Il libro mette a confronto verità reale e verità costruita. «È una storia che sanguina e fa molto male a chi l'ha vissuta: familiari delle vittime e chi ne fu ingiustamente coinvolto». Verità incompleta, dopo 40 anni. Alla fine, il capo della «banda Misso» nel giorno dell'assoluzione fu anche colpito negli affetti. Di ritorno da Firenze, la sua compagna Assunta Sarno fu uccisa in un agguato di camorra con le persone in auto con lei. Tra loro, Nino Galeota, acceso tifoso del Napoli. «Il Napoli perse contro la Juventus. Io e Nino volevamo il ritorno di Juliano per costruire una squadra competitiva. Nell'ottobre 1982, organizzammo una protesta feroce contro Ferlaino. Facemmo esplodere una bomba di notte sotto casa sua, simultaneamente un'altra allo stadio San Paolo. Una telefonata anonima al 113 avvisò che c'era un'altra bomba nel ritiro di Soccavo. I calciatori scapparono in mutande. Tutti i giorni un aereo sorvolava la città con lo striscione Ferlaino via /Juliano torna. Poi manifestini affissi per Napoli e lanciati dall'aereo con la scritta "Dimissioni subito". Ferlaino si dimise, Juliano tornò e nel 1984 acquistò Maradona con l'aiuto del nostro amico José Alberti»".