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IL GRAFFIO - Carletto, la capacità di cambiare
23.09.2019 11:54 di Napoli Magazine Fonte: Antonio Corbo per "Il Graffio" di Repubblica

Dalla trionfale notte con il Liverpool, il Napoli rientra in campionato lanciando 4 messaggi a Inter e Juve. La vittoria di Lecce dimostra che nella corsa scudetto ha risorse superiori all'attuale terzo posto. Nel primo si legge che il Napoli non si sfascia cambiando dalla Champions alla serie A 8 giocatori su 11. Si conferma poi l'abilità di Ancelotti nel gestire il turnover, temuto in passato come un sisma. Si consolida il 4-4-2 in un modulo che quando il Lecce rinuncia ad attaccare, come avviene per tutto il primo tempo, si riproduce in uno schiacciante 2-4-4. Il quarto messaggio è dedicato agli scettici del mercato, non solo a quelli che ne giudicarono con debole entusiasmo il bilancio, anche alla società che vide in Llorente un incerto investimento a fondo perduto.


Che l'attaccante di Pamplona non prometta incassi fortunati, come per le cessioni di Cavani e Higuain, è certo. Ma che al disoccupato Fernando Llorente sia stato concessa la possibilità di firmare ancora gol e vittorie, è una formidabile intuizione di Ancelotti e Giuntoli, oltre che una legittima apertura di credito verso un attaccante campione del mondo e d'Europa con la Nazionale spagnola, mollato troppo presto dal Tottenham. Sembrava al tramonto perché era oscurato da Harry Kane. Ma può ritenersi anziano chi ha 17 giorni meno di Cristiano Ronaldo (sono nati il 5 e 22 febbraio 1985) e in un giro di vento segna un gol al Liverpool e due al Lecce?


Con Llorente il Napoli esegue un esemplare 4-4-2, magari favorito dal prudentissimo Lecce del primo tempo. Il modulo chiede due attaccanti solidi da raggiungere con gioco profondo sulle fasce. Coerente il disegno di Ancelotti. Nel cambiare otto su 11, comincia dai difensori esterni: sceglie Ghoulam e il ritrovato Malcuit, due che battono per intera la rispettiva fascia. Proprio per liberarle, il Napoli richiama i mediani laterali al centro. Il quartetto trova subito un'idea di gioco, perché Zielinski ed Elmas sono la centrale operativa, osservando anche il rifinitore Mancosu e l'innocuo regista Taschtsidis. Laddove Fabian Ruiz copre il centrodestra, oscurando Majer. E Insigne a sinistra si rende utile sull'altro versante, con qualche buona proposta e poca copertura, ma la vita da mediano non gli va e Tabanelli è impegnato con gli altri in una difesa bassa e ottusa, dopo quasi mezz'ora buttata giù proprio da Llorente. Non è difficile il raddoppio: giusto il rigore concesso, fiscale sembra la decisione dell'arbitro romagnolo Piccinni di farlo battere di nuovo ad Insigne. L'inaccettabile tiro debole, basso e non angolato era stato respinto dal portiere con un intervento anticipato. Il capitano invece di arrossire si ripresenta al dischetto. Segnando con tiro perfetto, mostrando stavolta il carattere di chi ne ha per dote. Permane qualche dubbio sulla sua partecipazione al 4-4-2 da mediano: troverà qualche volta in Italia e più spesso in Champions avversari più determinati. Un esempio recente: con il Liverpool incrociava dalle sue parti Henderson e Alexander-Arnold, due forti nazionali inglesi. Insigne uscì prima che il Napoli facesse esplodere i due petardi della grande festa. Stabilizzando la fase difensiva, sarà forse possibile ritornare al 4-2-3-1 ma anche al classico 4-3-3 per sfruttare meglio l'indubbio talento di Insigne.


Dura solo una decina di minuti nella ripresa la fase calante del Napoli, con l'immancabile gol, prima sventato e poi provocato da Ospina in una concitata uscita. Difesa da limare. Il primato attuale di gol (13 contro i 9 e 7 di Inter e Juve) è mitigato dal pesante passivo. Otto reti, il doppio della Juve. L'Inter appena una. Ed è prima.

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IL GRAFFIO - Carletto, la capacità di cambiare

di Napoli Magazine

23/09/2024 - 11:54

Dalla trionfale notte con il Liverpool, il Napoli rientra in campionato lanciando 4 messaggi a Inter e Juve. La vittoria di Lecce dimostra che nella corsa scudetto ha risorse superiori all'attuale terzo posto. Nel primo si legge che il Napoli non si sfascia cambiando dalla Champions alla serie A 8 giocatori su 11. Si conferma poi l'abilità di Ancelotti nel gestire il turnover, temuto in passato come un sisma. Si consolida il 4-4-2 in un modulo che quando il Lecce rinuncia ad attaccare, come avviene per tutto il primo tempo, si riproduce in uno schiacciante 2-4-4. Il quarto messaggio è dedicato agli scettici del mercato, non solo a quelli che ne giudicarono con debole entusiasmo il bilancio, anche alla società che vide in Llorente un incerto investimento a fondo perduto.


Che l'attaccante di Pamplona non prometta incassi fortunati, come per le cessioni di Cavani e Higuain, è certo. Ma che al disoccupato Fernando Llorente sia stato concessa la possibilità di firmare ancora gol e vittorie, è una formidabile intuizione di Ancelotti e Giuntoli, oltre che una legittima apertura di credito verso un attaccante campione del mondo e d'Europa con la Nazionale spagnola, mollato troppo presto dal Tottenham. Sembrava al tramonto perché era oscurato da Harry Kane. Ma può ritenersi anziano chi ha 17 giorni meno di Cristiano Ronaldo (sono nati il 5 e 22 febbraio 1985) e in un giro di vento segna un gol al Liverpool e due al Lecce?


Con Llorente il Napoli esegue un esemplare 4-4-2, magari favorito dal prudentissimo Lecce del primo tempo. Il modulo chiede due attaccanti solidi da raggiungere con gioco profondo sulle fasce. Coerente il disegno di Ancelotti. Nel cambiare otto su 11, comincia dai difensori esterni: sceglie Ghoulam e il ritrovato Malcuit, due che battono per intera la rispettiva fascia. Proprio per liberarle, il Napoli richiama i mediani laterali al centro. Il quartetto trova subito un'idea di gioco, perché Zielinski ed Elmas sono la centrale operativa, osservando anche il rifinitore Mancosu e l'innocuo regista Taschtsidis. Laddove Fabian Ruiz copre il centrodestra, oscurando Majer. E Insigne a sinistra si rende utile sull'altro versante, con qualche buona proposta e poca copertura, ma la vita da mediano non gli va e Tabanelli è impegnato con gli altri in una difesa bassa e ottusa, dopo quasi mezz'ora buttata giù proprio da Llorente. Non è difficile il raddoppio: giusto il rigore concesso, fiscale sembra la decisione dell'arbitro romagnolo Piccinni di farlo battere di nuovo ad Insigne. L'inaccettabile tiro debole, basso e non angolato era stato respinto dal portiere con un intervento anticipato. Il capitano invece di arrossire si ripresenta al dischetto. Segnando con tiro perfetto, mostrando stavolta il carattere di chi ne ha per dote. Permane qualche dubbio sulla sua partecipazione al 4-4-2 da mediano: troverà qualche volta in Italia e più spesso in Champions avversari più determinati. Un esempio recente: con il Liverpool incrociava dalle sue parti Henderson e Alexander-Arnold, due forti nazionali inglesi. Insigne uscì prima che il Napoli facesse esplodere i due petardi della grande festa. Stabilizzando la fase difensiva, sarà forse possibile ritornare al 4-2-3-1 ma anche al classico 4-3-3 per sfruttare meglio l'indubbio talento di Insigne.


Dura solo una decina di minuti nella ripresa la fase calante del Napoli, con l'immancabile gol, prima sventato e poi provocato da Ospina in una concitata uscita. Difesa da limare. Il primato attuale di gol (13 contro i 9 e 7 di Inter e Juve) è mitigato dal pesante passivo. Otto reti, il doppio della Juve. L'Inter appena una. Ed è prima.

Fonte: Antonio Corbo per "Il Graffio" di Repubblica