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IL GRAFFIO - Il Napoli ha voglia di correre
23.04.2021 10:36 di Napoli Magazine Fonte: Antonio Corbo per "Il Graffio" di Repubblica

Il Napoli ha voglia di correre. È pronto. Ma il campionato a sei gare dalla fine gli fa trovare anche una serie di semafori verdi. Il primo è la sconfitta interna del Milan, il secondo è il pari nell’altro scontro diretto tra Roma e Atalanta, rallentano tutti nella volata verso la Champions, una bella serata da vivere sotto buone stelle, il Napoli ne legge i segnali subito, capisce che è proprio quella che aspettava quando l’arbitro punisce Milinkovic per uno scomposto intervento a due metri in volo, con la scarpetta destra sfiora la tempia di Manolas. Come in Juve-Cagliari, da brividi anche l’intervento selvaggio e simile di Ronaldo sul portiere Cragno. Una scena che fu solo commentata nei salotti televisivi, ma non punita. L’arbitro Di Bello di Brindisi riscatta invece Calvarese di Teramo, lui sì che interviene con adeguata severità, lo stesso ieri sera Irrati su Chiffi in sala Var. Rigore, quindi. Che la strada sia tutta in discesa dopo i tanti semafori verdi lo dimostra anche Reina. Sul rigore di Insigne si accomoda mollemente dall’altra parte. Insigne tocca il cielo, gira per il campo come sui trampoli, si rivela un gigante di ingegno quando poco tempo indovina un cambio gioco per raggiungere Politano che sulla destra sfreccia come uno scooter, imprendibile per Fares e Radu, una incursione che Reina sembra premiare subendo il diagonale sul suo primo palo. Due gol di vantaggio dopo 12’ sono tutto un programma. Aldilà di questi eventi favorevoli, dov’è la chiave tattica della partita che il Napoli comanda con solenne allegria? Due felici coincidenze. Gattuso ha impostato una vigorosa fase offensiva con attaccanti in grande forma e ben messi in campo, perché il quartetto crea l’ampiezza. Politano a destra sostenuto da Fabiàn Ruiz: in due sono devastanti contro una difesa laziale con linea a tre. A sinistra c’è Insigne scortato bene da Hysaj, tutt’e due veloci e attenti, puntuali e imprendibili. Stavolta la linea a 3 non paga. Con Inzaghi in panchina sarebbe stati disposti i correttivi? Al centro Bakayoko torna come dopo un brutto sogno. Rieccolo. Vigile e tempista ridimensiona Lucas Leiva alla pari dello spagnolo Luis Alberto. La Lazio, oltre qualche spunto di Correa, non asseconda il torrese Immobile che lascia un dubbio irrisolto di rigore su intervento di Di Lorenzo. Immobile sente la responsabilità di una Lazio malferma. E rimane in campo nonostante la sofferenza di un paio di scontri ruvidi. Ma il Napoli è duro, nulla concede, in una serata di grazia per almeno un’ora sembra invalicabile. Gattuso ha seguito con entusiasmo il suo Napoli, girava come una giostra, si può comprendere quindi il ritardo nei cambi. La Lazio indovina i suoi. Esclude l’impalpabile Leiva per Cataldi, poi Luis Alberto e Fares per Pereira e Lulic. I due che creano momenti di più forte tensione, è Pereira che manda in rete Immobile, gol che meritava il suo stoicismo. Il Napoli replica con un triplo cambio a meno di venti minuti dalla fine: Rrahamani per il sofferente Manolas, Lozano per Politano e Osimhen per Mertens. Con Zielinski che ritrova l’estro per i suoi giochi di prestigio ed un Lozano d’impeto tramonta anche il sogno di una impresa per la Lazio, che deve inchinarsi anche al furore di Osimhen, che segna il quinto dopo aver molto sofferto in panchina. Ma era giusto così. Gli scattisti del Napoli Politano, Zielinski, Mertens (piange al gol del record affiancando Vojak, ma le lacrime erano per la nonna) e Insigne erano come bolidi in una Lazio smembrata, con troppi corridoi liberi. E quei semafori verdi, poi lampeggiavano speranze concrete di posto in Champions. Dopo la partita arriva il messaggio di De Laurentiis. “Che spettacolo, avanti così.” Tutto vero ma sembra un messaggio formale. Dice tutto e purtroppo nulla. Tutto, perché il Napoli ha dato davvero spettacolo. È in grande forma. Niente, perché non cancella il gelo che opprime il Napoli fuori campo. Qualcosa è cambiato. Molto si è rotto. Troppi i pezzi da rimettere insieme. Gattuso ha perso punti nella fase cruciale, Covid e infortuni hanno appesantito non giustificato alcuni suoi errori. Ha scelto la parte sbagliata nel difendersi. Si è raccontato come un martire ai suoi amici opinionisti in tv. Il malumore del presidente era pari allo sconcerto della sconfitta di Verona. Il falso allarme dell’arrivo di Benitez ka molto irritato Gattuso, vero anche questo, ma la sua reazione ha svelato un carattere troppo duro per la panchina di un grande club. Una intransigenza che ha diffuso altra tensione. L’inverno ha avuto un picco di veleni non tollerato dai tifosi. Oggi però il Napoli ha ritrovato ottima condizione fisica e migliori equilibri tattici. Gattuso ha avuto un ruolo decisivo nella ripresa, ed è impari il nuovo rapporto. Subisce il silenzio stampa che lo stesso presidente continua ad imporre ma viola con i tweet. Il rapporto dovrebbe essere pari all’importanza dei ruoli. Sono in due a dover valutare con serenità i programmi, uscendo dagli blocchi di neve che li separano. Si sono rifugiati nei rispettivi igloo. Un giorno o l’altro dovranno spiegare l’addio. Gattuso è stato di certo un perfetto professionista, con i suoi sbalzi di umore, qualche errore ed un lavoro di grandissima passione. Troverà di meglio? Sul fronte opposto De Laurentiis deve valutare, aldilà di ogni risentimento, la delicatezza del distacco. Ritiene che la rimonta in corso possa essere la base solida per un futuro ancora più ambizioso, che Gattuso possa migliorare con l’esperienza conoscendo bene la squadra, che siano superabili gli attriti di quest’anno? Ciascuno dei due dovrà assumersi la responsabilità di una scelta. Non aiuta la notizia apparsa sul Graffio e di nuovo emersa: Giuntoli potrebbe andare alla Juve. È elemento di equilibrio. Prezioso non quando prende i giocatori, ma quando si carica il peso di quelli sbagliati a livelli più alti del suo.

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23/04/2024 - 10:36

Il Napoli ha voglia di correre. È pronto. Ma il campionato a sei gare dalla fine gli fa trovare anche una serie di semafori verdi. Il primo è la sconfitta interna del Milan, il secondo è il pari nell’altro scontro diretto tra Roma e Atalanta, rallentano tutti nella volata verso la Champions, una bella serata da vivere sotto buone stelle, il Napoli ne legge i segnali subito, capisce che è proprio quella che aspettava quando l’arbitro punisce Milinkovic per uno scomposto intervento a due metri in volo, con la scarpetta destra sfiora la tempia di Manolas. Come in Juve-Cagliari, da brividi anche l’intervento selvaggio e simile di Ronaldo sul portiere Cragno. Una scena che fu solo commentata nei salotti televisivi, ma non punita. L’arbitro Di Bello di Brindisi riscatta invece Calvarese di Teramo, lui sì che interviene con adeguata severità, lo stesso ieri sera Irrati su Chiffi in sala Var. Rigore, quindi. Che la strada sia tutta in discesa dopo i tanti semafori verdi lo dimostra anche Reina. Sul rigore di Insigne si accomoda mollemente dall’altra parte. Insigne tocca il cielo, gira per il campo come sui trampoli, si rivela un gigante di ingegno quando poco tempo indovina un cambio gioco per raggiungere Politano che sulla destra sfreccia come uno scooter, imprendibile per Fares e Radu, una incursione che Reina sembra premiare subendo il diagonale sul suo primo palo. Due gol di vantaggio dopo 12’ sono tutto un programma. Aldilà di questi eventi favorevoli, dov’è la chiave tattica della partita che il Napoli comanda con solenne allegria? Due felici coincidenze. Gattuso ha impostato una vigorosa fase offensiva con attaccanti in grande forma e ben messi in campo, perché il quartetto crea l’ampiezza. Politano a destra sostenuto da Fabiàn Ruiz: in due sono devastanti contro una difesa laziale con linea a tre. A sinistra c’è Insigne scortato bene da Hysaj, tutt’e due veloci e attenti, puntuali e imprendibili. Stavolta la linea a 3 non paga. Con Inzaghi in panchina sarebbe stati disposti i correttivi? Al centro Bakayoko torna come dopo un brutto sogno. Rieccolo. Vigile e tempista ridimensiona Lucas Leiva alla pari dello spagnolo Luis Alberto. La Lazio, oltre qualche spunto di Correa, non asseconda il torrese Immobile che lascia un dubbio irrisolto di rigore su intervento di Di Lorenzo. Immobile sente la responsabilità di una Lazio malferma. E rimane in campo nonostante la sofferenza di un paio di scontri ruvidi. Ma il Napoli è duro, nulla concede, in una serata di grazia per almeno un’ora sembra invalicabile. Gattuso ha seguito con entusiasmo il suo Napoli, girava come una giostra, si può comprendere quindi il ritardo nei cambi. La Lazio indovina i suoi. Esclude l’impalpabile Leiva per Cataldi, poi Luis Alberto e Fares per Pereira e Lulic. I due che creano momenti di più forte tensione, è Pereira che manda in rete Immobile, gol che meritava il suo stoicismo. Il Napoli replica con un triplo cambio a meno di venti minuti dalla fine: Rrahamani per il sofferente Manolas, Lozano per Politano e Osimhen per Mertens. Con Zielinski che ritrova l’estro per i suoi giochi di prestigio ed un Lozano d’impeto tramonta anche il sogno di una impresa per la Lazio, che deve inchinarsi anche al furore di Osimhen, che segna il quinto dopo aver molto sofferto in panchina. Ma era giusto così. Gli scattisti del Napoli Politano, Zielinski, Mertens (piange al gol del record affiancando Vojak, ma le lacrime erano per la nonna) e Insigne erano come bolidi in una Lazio smembrata, con troppi corridoi liberi. E quei semafori verdi, poi lampeggiavano speranze concrete di posto in Champions. Dopo la partita arriva il messaggio di De Laurentiis. “Che spettacolo, avanti così.” Tutto vero ma sembra un messaggio formale. Dice tutto e purtroppo nulla. Tutto, perché il Napoli ha dato davvero spettacolo. È in grande forma. Niente, perché non cancella il gelo che opprime il Napoli fuori campo. Qualcosa è cambiato. Molto si è rotto. Troppi i pezzi da rimettere insieme. Gattuso ha perso punti nella fase cruciale, Covid e infortuni hanno appesantito non giustificato alcuni suoi errori. Ha scelto la parte sbagliata nel difendersi. Si è raccontato come un martire ai suoi amici opinionisti in tv. Il malumore del presidente era pari allo sconcerto della sconfitta di Verona. Il falso allarme dell’arrivo di Benitez ka molto irritato Gattuso, vero anche questo, ma la sua reazione ha svelato un carattere troppo duro per la panchina di un grande club. Una intransigenza che ha diffuso altra tensione. L’inverno ha avuto un picco di veleni non tollerato dai tifosi. Oggi però il Napoli ha ritrovato ottima condizione fisica e migliori equilibri tattici. Gattuso ha avuto un ruolo decisivo nella ripresa, ed è impari il nuovo rapporto. Subisce il silenzio stampa che lo stesso presidente continua ad imporre ma viola con i tweet. Il rapporto dovrebbe essere pari all’importanza dei ruoli. Sono in due a dover valutare con serenità i programmi, uscendo dagli blocchi di neve che li separano. Si sono rifugiati nei rispettivi igloo. Un giorno o l’altro dovranno spiegare l’addio. Gattuso è stato di certo un perfetto professionista, con i suoi sbalzi di umore, qualche errore ed un lavoro di grandissima passione. Troverà di meglio? Sul fronte opposto De Laurentiis deve valutare, aldilà di ogni risentimento, la delicatezza del distacco. Ritiene che la rimonta in corso possa essere la base solida per un futuro ancora più ambizioso, che Gattuso possa migliorare con l’esperienza conoscendo bene la squadra, che siano superabili gli attriti di quest’anno? Ciascuno dei due dovrà assumersi la responsabilità di una scelta. Non aiuta la notizia apparsa sul Graffio e di nuovo emersa: Giuntoli potrebbe andare alla Juve. È elemento di equilibrio. Prezioso non quando prende i giocatori, ma quando si carica il peso di quelli sbagliati a livelli più alti del suo.

Fonte: Antonio Corbo per "Il Graffio" di Repubblica