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IL PARERE - Zoff: "Nel calcio ormai prevale il vittimismo, si rotola per terra ad ogni contatto"
28.03.2025 09:57 di Napoli Magazine

Dino Zoff, ex portiere del Napoli, ha rilasciato un'intervista a Repubblica. Eccone alcuni passaggi: "È un calcio vero anche adesso, il problema è che prevale il vittimismo. Ti tocco e vai per terra. Credo che sia necessario essere atleti, non si può rotolare per terra così facilmente. Il vittimismo arriva anche nelle scuole, oggi se un bambino prende 5 è colpa del maestro. Prima non c’erano tante scuse".

Cosa ricorda di quando era lei il bambino?

"Ero un po’ lo scemo del villaggio, in porta i grandi mi facevano buttare sempre anche se avevo i calzoni nuovi, poi hanno cominciato a considerarmi bravino. La mia generazione non poteva pensare di fare nella vita il portiere, chi arrivava alla serie C era un eroe: ci si divertiva, si faceva Tarzan sugli alberi, e si giocava a pallone anche cinque ore al pomeriggio".

I tiri da lontano le costarono critiche feroci al Mondiale 1978.

"Mi dicevano che ero vecchio, decisi di non parlare più con i giornalisti. Se cominci a difenderti con le parole ti sembra di essere finito in tribunale. Io avrei potuto anche pretendere dei risarcimenti per quello che avevo subito, ma ho preferito pensare a lavorare. Se avessi fatto la guerra magari non sarei arrivato al Mondiale dell’82".

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IL PARERE - Zoff: "Nel calcio ormai prevale il vittimismo, si rotola per terra ad ogni contatto"

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28/03/2025 - 09:57

Dino Zoff, ex portiere del Napoli, ha rilasciato un'intervista a Repubblica. Eccone alcuni passaggi: "È un calcio vero anche adesso, il problema è che prevale il vittimismo. Ti tocco e vai per terra. Credo che sia necessario essere atleti, non si può rotolare per terra così facilmente. Il vittimismo arriva anche nelle scuole, oggi se un bambino prende 5 è colpa del maestro. Prima non c’erano tante scuse".

Cosa ricorda di quando era lei il bambino?

"Ero un po’ lo scemo del villaggio, in porta i grandi mi facevano buttare sempre anche se avevo i calzoni nuovi, poi hanno cominciato a considerarmi bravino. La mia generazione non poteva pensare di fare nella vita il portiere, chi arrivava alla serie C era un eroe: ci si divertiva, si faceva Tarzan sugli alberi, e si giocava a pallone anche cinque ore al pomeriggio".

I tiri da lontano le costarono critiche feroci al Mondiale 1978.

"Mi dicevano che ero vecchio, decisi di non parlare più con i giornalisti. Se cominci a difenderti con le parole ti sembra di essere finito in tribunale. Io avrei potuto anche pretendere dei risarcimenti per quello che avevo subito, ma ho preferito pensare a lavorare. Se avessi fatto la guerra magari non sarei arrivato al Mondiale dell’82".