Arrigo Sacchi, ex allenatore di Milan e Real Madrid ed ex c.t. della Nazionale italiana, ha rilasciato un'intervista a Il Mattino:
Cosa le piace del Napoli?
"Il primo posto, la personalità, il modo con cui il Napoli gioca: quello di Conte è un vero capolavoro. Domenica, dopo il 3-0 con la Fiorentina, l'ho chiamato per dirgli: "Sei uno dei più bravi di tutti!". Non è semplice arrivare e riuscire a mettere tutte le cose a posto così velocemente. Lui è uno dei pochi capace ogni giorno di migliorare se stesso, gli altri e la società per cui lavora".
Sacchi, è diventato anche lei un contiano?
"Non si può rimanere che colpiti dal modo con cui questo Napoli ha vinto a Firenze ed è arrivato fino in cima al campionato. Ci sono divertimento ed emozioni. Il nostro calcio è sempre stato travolto dall'ignoranza: tutti hanno sempre creduto che sia un gioco individuale e difensivista. Ma non è così: è sport di squadra e offensivo. Si gioca in undici non a caso. E quando vedi le partite di Antonio ti accorgi che tutti quegli undici, attaccano, difendono, aggrediscono, si aiutano, ragionano, hanno delle idee. C'è maestria in questo. E infatti gli ho telefonato per dirgli: "sei stato stupendo". Non credo di essere mai andato al cinema quando ero allenatore, forse solo per vedere un film di Tinto Brass. Mi sembrava di rubare del tempo prezioso alle cose importanti. Io davo la vita per le mie squadre e Antonio fa lo stesso per le sue. In questo ricorda me".
Un ricordo su Maradona?
"Un discorso a parte. Mi voleva al Napoli. Tre volte mi tentò. "Venga ad allenarci, noi giochiamo in 13 non in 11... perché ci siamo io e Careca che valiamo il doppio". Era straordinario. Poi come lui sono sicuro di aver perso un Mondiale per ragioni non solo calcistiche...".
De Laurentiis sta avendo anche un ruolo centrale in questa ripartenza?
"Beh, il vero pericolo resta sempre lui. I presidenti devono parlare poco, ma quando lo fanno devono essere spietati, decisivi, devono mettere tutti con le spalle al muro. Io avevo al mio fianco un fenomeno come Silvio Berlusconi. Una volta, quando le cose non andavano bene, arrivò in elicottero a Milanello e ci convocò tutti nel suo studio. Fece un discorso lungo 17 secondi: "io ho totale fiducia in Arrigo, chi lo segue resta, chi non lo segue se ne potrà andare". Peccato che De Laurentiis non abbia difeso così anche Carletto".
Già, Napoli resta una delle sue ferite più brucianti per Ancelotti?
"Se me lo avesse chiesto, gli avrei detto: "Non andare al Napoli dopo Maurizio Sarri, fai un errore". Ma non me lo chiese. Per stare con lui bisogna avere pazienza, poi Carlo ripaga di tutto. Anche a Madrid con Florentino Perez sta resistendo bene, solo lui può riuscirci con un personaggio così difficile. Anche perché al suo fianco c'è Davide, il figlio che è già il suo erede".
di Napoli Magazine
07/01/2025 - 08:50
Arrigo Sacchi, ex allenatore di Milan e Real Madrid ed ex c.t. della Nazionale italiana, ha rilasciato un'intervista a Il Mattino:
Cosa le piace del Napoli?
"Il primo posto, la personalità, il modo con cui il Napoli gioca: quello di Conte è un vero capolavoro. Domenica, dopo il 3-0 con la Fiorentina, l'ho chiamato per dirgli: "Sei uno dei più bravi di tutti!". Non è semplice arrivare e riuscire a mettere tutte le cose a posto così velocemente. Lui è uno dei pochi capace ogni giorno di migliorare se stesso, gli altri e la società per cui lavora".
Sacchi, è diventato anche lei un contiano?
"Non si può rimanere che colpiti dal modo con cui questo Napoli ha vinto a Firenze ed è arrivato fino in cima al campionato. Ci sono divertimento ed emozioni. Il nostro calcio è sempre stato travolto dall'ignoranza: tutti hanno sempre creduto che sia un gioco individuale e difensivista. Ma non è così: è sport di squadra e offensivo. Si gioca in undici non a caso. E quando vedi le partite di Antonio ti accorgi che tutti quegli undici, attaccano, difendono, aggrediscono, si aiutano, ragionano, hanno delle idee. C'è maestria in questo. E infatti gli ho telefonato per dirgli: "sei stato stupendo". Non credo di essere mai andato al cinema quando ero allenatore, forse solo per vedere un film di Tinto Brass. Mi sembrava di rubare del tempo prezioso alle cose importanti. Io davo la vita per le mie squadre e Antonio fa lo stesso per le sue. In questo ricorda me".
Un ricordo su Maradona?
"Un discorso a parte. Mi voleva al Napoli. Tre volte mi tentò. "Venga ad allenarci, noi giochiamo in 13 non in 11... perché ci siamo io e Careca che valiamo il doppio". Era straordinario. Poi come lui sono sicuro di aver perso un Mondiale per ragioni non solo calcistiche...".
De Laurentiis sta avendo anche un ruolo centrale in questa ripartenza?
"Beh, il vero pericolo resta sempre lui. I presidenti devono parlare poco, ma quando lo fanno devono essere spietati, decisivi, devono mettere tutti con le spalle al muro. Io avevo al mio fianco un fenomeno come Silvio Berlusconi. Una volta, quando le cose non andavano bene, arrivò in elicottero a Milanello e ci convocò tutti nel suo studio. Fece un discorso lungo 17 secondi: "io ho totale fiducia in Arrigo, chi lo segue resta, chi non lo segue se ne potrà andare". Peccato che De Laurentiis non abbia difeso così anche Carletto".
Già, Napoli resta una delle sue ferite più brucianti per Ancelotti?
"Se me lo avesse chiesto, gli avrei detto: "Non andare al Napoli dopo Maurizio Sarri, fai un errore". Ma non me lo chiese. Per stare con lui bisogna avere pazienza, poi Carlo ripaga di tutto. Anche a Madrid con Florentino Perez sta resistendo bene, solo lui può riuscirci con un personaggio così difficile. Anche perché al suo fianco c'è Davide, il figlio che è già il suo erede".