Federico Buffa sarà il 31 marzo al teatro Diana dove racconterà La Milonga del Fùtbol e tre grandi interpreti argentini: Renato Cesarini, Omar Sivori, Diego Armando Maradona. Intervistato dal Corriere del Mezzogiorno, ha dato qualche anticipazione.
Scusi se insistiamo con Diego. Racconterà un suo gol?
"Sì, ma non quello del secolo. Bensì il secondo contro il Milan in casa, nell’anno del primo scudetto. Lancio di Giordano, stop a seguire, controllo palla con l’altro piede e gol. Filippo Galli che in quella partita lo seguiva come un’ombra mi ha detto: “Un uomo poteva fare il primo stop ma solo un felino poteva controllare il pallone come ha fatto lui e metterlo in rete, inumano”.
A Napoli Diego è venerato quasi come un santo laico. Si può capire?
"Sono stato più volte nei vicoli della città, al murale dei Quartieri Spagnoli. A Buenos Aires sono stati censiti 350 murales di Diego. A Napoli si può partire da quella cifra ma poi le sue immagini sono incalcolabili. Anche questo racconterò nel mio spettacolo napoletano, da non-napoletano".
Nel corso dell'intervista, Buffa ha tra l'altro raccontato un retroscena relativo a un giovanissimo Diego Armando Maradona e la dittatura in Argentina all'epoca: "Diego veniva da una famiglia di peronisti che si erano trasferiti a Buenos Aires proprio per seguire Peron. La madre, Salvadora Franco, donna Tota, era una grande ammiratrice di Evita Peron. E volle partorire in un ospedale che portava il suo nome. Il più vicino era a Lanus. E Diego nacque lì. Peronista anche lui già da bambino. Un giorno, da giovanissimo calciatore, il bus su cui viaggiava con il padre venne fermato dai miliziani. Volevano sapere se c'erano peronisti. Poi videro Maradona con un pallone in mano. "Perchè?", chiesero. Il padre rispose: "Perchè mio figlio è un calciatore". "Faccelo vedere". Diego prese il pallone e palleggiò ininterrottamente per dieci minuti. I miliziani li lasciarono andare. Maradona era peronista ma per lui il sogno da bambino di vincere il Mondiale era importantissimo"
di Napoli Magazine
27/03/2025 - 14:59
Federico Buffa sarà il 31 marzo al teatro Diana dove racconterà La Milonga del Fùtbol e tre grandi interpreti argentini: Renato Cesarini, Omar Sivori, Diego Armando Maradona. Intervistato dal Corriere del Mezzogiorno, ha dato qualche anticipazione.
Scusi se insistiamo con Diego. Racconterà un suo gol?
"Sì, ma non quello del secolo. Bensì il secondo contro il Milan in casa, nell’anno del primo scudetto. Lancio di Giordano, stop a seguire, controllo palla con l’altro piede e gol. Filippo Galli che in quella partita lo seguiva come un’ombra mi ha detto: “Un uomo poteva fare il primo stop ma solo un felino poteva controllare il pallone come ha fatto lui e metterlo in rete, inumano”.
A Napoli Diego è venerato quasi come un santo laico. Si può capire?
"Sono stato più volte nei vicoli della città, al murale dei Quartieri Spagnoli. A Buenos Aires sono stati censiti 350 murales di Diego. A Napoli si può partire da quella cifra ma poi le sue immagini sono incalcolabili. Anche questo racconterò nel mio spettacolo napoletano, da non-napoletano".
Nel corso dell'intervista, Buffa ha tra l'altro raccontato un retroscena relativo a un giovanissimo Diego Armando Maradona e la dittatura in Argentina all'epoca: "Diego veniva da una famiglia di peronisti che si erano trasferiti a Buenos Aires proprio per seguire Peron. La madre, Salvadora Franco, donna Tota, era una grande ammiratrice di Evita Peron. E volle partorire in un ospedale che portava il suo nome. Il più vicino era a Lanus. E Diego nacque lì. Peronista anche lui già da bambino. Un giorno, da giovanissimo calciatore, il bus su cui viaggiava con il padre venne fermato dai miliziani. Volevano sapere se c'erano peronisti. Poi videro Maradona con un pallone in mano. "Perchè?", chiesero. Il padre rispose: "Perchè mio figlio è un calciatore". "Faccelo vedere". Diego prese il pallone e palleggiò ininterrottamente per dieci minuti. I miliziani li lasciarono andare. Maradona era peronista ma per lui il sogno da bambino di vincere il Mondiale era importantissimo"