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L'EX - Carrera: "Napoli, penso che Azmoun con Gattuso può diventare un giocatore forte"
05.04.2020 00:37 di Napoli Magazine
L'allenatore dell'AEK Atene Massimo Carrera si è raccontato in una lunga intervista sul canale Instagram del giornalista Nicolò Schira. Ecco le principali dichiarazioni del tecnico italiano.
 
 
CORONAVIRUS - "Sono in quarantena qui ad Atene. Per fortuna in Grecia ci sono stati pochi casi, la gente sta seguendo alla lettera le indicazioni del governo e si sono chiuse in casa. Purtroppo vedo e leggo che in Italia non tutti invece lo stanno facendo. Non si scherza con la salute. Bisogna stare a casa, che non è una cosa difficile: non bisogna fregarsene e sottovalutarla. In fondo stare in casa mica è come andare in guerra...".
 
 
PRO SESTO - "Ho sempre sognato di fare il calciatore, sono nato col pallone. Ho iniziato a giocare all'oratorio e a 8 anni sono entrato nel vivaio della Pro Sesto e ho fatto tutta la trafila fino a esordire in Interregionale a 16 anni. La passione e la volontà mi hanno aiutato ad arrivare dalla D al tetto d'Europa".
 
 
PESCARA - "A 20 anni è stata la prima tappa importante della carriera. Mi hanno dato la possibilità di affacciarmi in Serie B e ho trovato un allenatore fondamentale per la mia carriera come Catuzzi. Giocavamo già a zona prima di Sacchi".
 
 
GASPERINI - "Abbiamo giocato insieme a Pescara, era già un allenatore in campo con idee di calcio molto brillanti. Non mi sorprende la carriera che ha fatto da tecnico".
 
 
BARI - "Cinque anni stipendi. Sono cresciuto come calciatore e come uomo. Arrivo in biancorosso grazie a Catuzzi: giocavamo a zona e mi sono trovato molto bene. Eravamo un mix di giovani ed esperti, facevamo un bel calcio. Abbiamo vinto il campionato e la Mitropa Cup con Salvemini. Sono rimasto molto legato al Bari e spero di rivederlo in alto presto".
 
 
IDOLO - "Ero juventino da bambino e impazzivo per Gaetano Scirea. Purtroppo non ho avuto la fortuna di conoscerlo".
 
 
JUVENTUS - "Per me è stato il coronamento di un sogno andare alla Juve a 27 anni. È stato il massimo giocare per la squadra per cui tifavo e in mezzo a tutti quei campioni. Per me che ero partito dalla D.
 
 
TRAP - "Trapattoni era un papà, aveva a cuore tutti noi giocatori. Mai una parola fuori posto o sopra le righe. Si fermava alla fine di ogni allenamento per spiegarci movimenti ed errori. Ti faceva migliorare".
 
 
SCUDETTO - "Vincere lo scudetto è stato fantastico. Dopo 9 anni c'era grande attesa per il tricolore, abbiamo vinto giocando un gran calcio. C'erano tanti giocatori importanti da Baggio a Vialli passando per Ravanelli, Sousa, Conte e Ferrara. Per me vincerlo da titolare è stata una soddisfazione doppia. Bravo Lippi a costruire una armata invincibile. La svolta? La rimonta contro la Fiorentina. Perdevamo 2-0 e abbiamo vinto 3-2: quel successo ci ha dato una convinzione incredibile, abbiamo capito che nulla ci avrebbe fermato e siamo diventati inarrestabili".
 
 
LIPPI - "Con lui siamo passati alla difesa a zona e dopo un inizio da terzino destro mi ha messo come centrale e da lì ho sempre giocato in quel ruolo. Aveva tanta voglia di fare bene e vincere, perché era alla prima esperienza in una grande. La sua fame e la nostra fame. Un papà più severo di Trapattoni". 
 
 
CHAMPIONS - "Arrivare sul tetto d'Europa a 31 anni è stato uno step incredibile. Quell'anno non eravamo partiti per vincerla, volevamo giocarcela senza rimpianti contro tutti partita per partita. Finché ci siamo ritrovati a Roma in finale contro l'Ajax. Quella coppa ancora oggi è nella memoria di tanti tifosi. Eravamo un gruppo di grandi giocatori che avevano vinto poco e in tanti eravamo intorno ai 30 anni: volevamo vincere a tutti i costi. La nostra determinazione è stato un propellente fondamentale".
 
 
SOGNO - "Sarebbe un sogno allenare per un'altra volta la Juventus e magari vincere la Coppa dei Campioni da tecnico. Mai dire mai, anche se adesso sono contento qui all'AEK Atene".
 
 
VIALLI - "Un attaccante formidabile e un amico. Avevamo un ottimo rapporto. Ti racconto questa: dopo ogni partita facevamo la gara di tuffi carpiati nella vasca refrigerante".
 
 
AVVERSARIO PIÙ FORTE - "Van Basten e Riddle erano micidiali, ma nessuno era incedibile come Ronaldo. Il Fenomeno aveva una tecnica pazzesca abbinata ad una velocità fuori dal comune. Fermarlo era una impresa". 
 
 
COMPAGNO PIÙ FORTE - "Baggio e Del Piero, spaziali. Facevano cose incredibili, mentre un giocatore sottovaluto è stato Vladimir Jugovic. Un centrocampista completo". 
 
 
NAZIONALE - "Ho esordito, ma davanti c'erano giocatori forti come Baresi, Maldini, Bergomi, Costacurta e Ferri. Non ho rimpianti".
 
 
ATALANTA - "Sette anni stipendi, tanto che ho scelto di vivere a Bergamo. Mi porto dietro un grandissimo affetto per la città: vivo lì dal 1996 e mi sento bergamasco. Soffro nel vedere quello che sta succedendo, ma sono sicuro che torneranno più forti di prima. Sono un popolo abituato a lottare e non piangersi addosso. L'Atalanta mi è rimasta nel cuore, abbiamo conquistato una promozione e tre salvezze sfiorando anche l'Europa. Ho indossato la fascia da capitano, vivendo anni incredibili".
 
 
MONDONICO - "Con una battuta riusciva a sdrammatizzare la tensione della partita. Un grande allenatore".
 
 
PIPPO INZAGHI- "È esploso a Bergamo diventando capocannoniere. C'erano Gallo, Sgrò, Morfeo e Lentini: da lì ha iniziato a segnare a raffica e non si è fermato più".
 
 
NAPOLI - "Un solo anno ma sono rimasto legato alla piazza e in ottimi rapporti coi tifosi. Avevo 40 anni e mi sono rimesso in gioco. Il pubblico era straordinario, sempre vicino alla squadra anche nei momenti difficili. Il San Paolo era il nostro dodicesimo uomo in campo, peccato per i problemi societari che hanno portato poi al fallimento. Nonostante le difficoltà ho un grande ricordo del Napoli".
 
 
SIMONI - "Una persona splendida. Anche se avevo 40 anni i suoi consigli erano sempre preziosi".
 
 
AZMOUN - "Lo conosco bene per averlo affrontato tante volte in Zenit-Spartak. È un grande giocatore, lo vedrei bene in Italia e al Napoli. È davvero forte: ha tecnica, qualità, vede la porta e segna tanto. Può diventare un giocatore importante con Gattuso. Rino può aggiungere al suo talento un po' di cattiveria e renderlo completo". 
 
 
TREVISO - "Eravamo ultimi e dall'arrivo di Pillon abbiamo fatto una cavalcata incredibile fino ai playoff che sono valsi il ripescaggio e la promozione in A a tavolino. Mi ricordo che in difesa c'ero io e in porta Ballotta: avevamo 100 anni in due (risata, ndr)".
 
 
PRO VERCELLI- "Mi divertivo ancora a giocare e non volevo smettere dopo Treviso. A ottobre ero svincolato e mi chiama la Pro. Dovevo fare l'ultimo anno della carriera e invece ne ho giocati tre, finendo a 44 anni. Stavo bene e sono stati anni belli in Serie C. La passione era quella di un ragazzino anche se marcavo gente che potevano essere i miei figli per età. Ogni giorno facevo Bergamo-Vercelli per andare ad allenarmi, eppure non mi pesava".
 
 
DIRIGENTE- "Appesi gli scarpini al chiodo mi richiama la Juve per dirigere il settore giovanile, visto che Ciro Ferrara era passato a guidare la Prima Squadra. Sono stati due anni intensi, anche se il richiamo del campo era forte. Ai ragazzini consigliavo di divertirsi e giocare sereni. Godersi il momento per far sì che si innamorassero del calcio senza pressioni e tensioni".
 
 
CONTE - "Maggio 2011 Antonio diventa allenatore della Juventus. Ci siamo sentiti e gli ho manifestato che mi avrebbe fatto piacere lavorare con lui. Antonio mi ha detto subito sì e sono entrato nel suo staff con Angelo Alessio e Cristian Stellini. Con Antonio e Angelo avevamo giocato insieme alla Juve e ci conoscevamo bene, ho avuto la fortuna di fare l'assistente al miglior allenatore che c'è in questo momento. Lo ha dimostrato anche a Londra e ora a Milano dopo i successi con la Juve e in nazionale. Conte mi ha insegnato tanto: in quei anni insieme alla Juve ho capito come fanno le squadre a vincere. Antonio è fenomenale nel trasmettere le sue idee del calcio ai giocatori. Ho imparato da lui a non dire a un giocatore 'fai cosi' ma 'perché devi fare cosi' spiegando i benefici che porta una scelta piuttosto che un'altra. Venivamo da due settimi posti di fila e vincere subito lo scudetto era impensabile a detta di tutti. Avevamo come avversari il Milan campione in carica e l'Inter del Triplete; noi dovevamo rifondare ma settimana dopo settimana e partita dopo partita cresceva in noi la convinzione di essere forti. Ci siamo resi conti strada facendo che lo scudetto era alla nostra portata. Antonio poi ha valorizzato al massimo i giocatori a disposizione cambiando modulo. Nei tre anni fatti alla Juve avevamo costruito una squadra imbattibile, vincendo 3 scudetti e facendo record su record".
 
 
SUPERCOPPA A PECHINO - "Vincemmo 4-2 col Napoli e di una grandissima emozione. Il mio primo trofeo da allenatore. Seppi di dover andare in panchina 4-5 prima della finale. Si parlava di Baroni della Primavera, ma Antonio senza dirmi nulla il giorno dell'ultima partita amichevole mi disse ''Massimo vai tu in panchina, ci vediamo dopo'. Allenare la tua squadra del cuore è un tassello fantastico che ho centrato nella mi carriera. Unico allenatore imbattuto della storia? Ho allenato poco, solo 10 partite. È una statistica che fa piacere". 
 
 
PIRLO - "Uno spettacolo vederlo allenarsi. Giocatore meraviglioso, faceva cose straordinarie con una naturalezza incredibile. Giocare inimmaginabili per noi normali".
 
 
BBC - "Barzagli-Bonucci-Chiellini si integravano a meraviglia. Perfetto per la difesa a tre. Giorgio fortissimo in marcatura sull'uomo. Andrea bravissimo tatticamente e nella lettura dell'azione, mentre Leo abilissimo a impostare il gioco da dietro".
 
 
NAZIONALE - "Quella 2014 fu una estate travagliata con l'addio di Antonio alla Juve. Poche settimane dopo è arrivata la chiamata della nazionale e ci siamo subito messi all'opera. Abbiamo fatto qualcosa di importante, facendo innamorare di nuovo gli italiani delle nazionale. Il segreto di quella Italia era il gruppo costruito da Antonio, eravamo uniti come una grande famiglia. In nazionale devi inculcare le tue idee e la mentalità in sole due settimane. Rigori con la Germania? Sono una lotteria, bisogna accettare il verdetto del campo peccato perché uscimmo a malincuore e con due opportunità per passare noi".
 
 
SPARTAK MOSCA - "Antonio aveva l'accordo col Chelsea, ma da Londra aveva saputo che non poteva portarsi tutto lo staff così quando Gianluca Riommi chiese ad Antonio il nome di un collaboratore per lo Spartak per la fase difensiva, Antonio gli ha fatto il mio nome. Io accettai ed entrai nello staff di Aleinichev. Nei preliminari di Europa League veniamo eliminati e il presidente manda via l'allenatore. Mi chiedono di andare in panchina per due partite: facciamo una vittoria e un pareggio e mi propongono di restare fino al termine della stagione. Accetto al volo con grande carica ed entusiasmo, piano piano prendiamo consapevolezza e arriviamo in testa alla classifica. Una cavalcata straordinaria fino alla fine, vincendo il campionato dopo 16 anni. L'anno dopo la Supercoppa: un'esperienza fantastica. La Russia e lo Spartak saranno sempre nel mio cuore".
 
 
PANCHINA IN ITALIA - "Mi piacerebbe allenare in Italia. Nei mesi scorsi qualche chiacchierata c'è stata con due club di A come Genoa e Udinese. L'AEK è stata però la proposta più concreta".
 
 
AEK ATENE - "In pochi mesi si è creato subito un grande feeling con la piazza. Mi sto specializzando in queste avventure all'estero. Ho trovato una società ambiziosa e con progetti importanti. Mi sono messo subito in gioco con passione e voglia di fare bene. La mia ambizione si è bene miscelata con quella dei giocatori: gli ho trasmesso la voglia di vincere e giocare spavaldi, senza paura. Gli faccio correre tanto...".
 
 
MENTALITÀ CONTIANA - "La partita è lo specchio dell'allenamento settimanale. Io e Antonio siamo figliocci del Marine Ventrone che abbiamo avuto alla Juve. Quella Juve invincibile è nata con il sudore quotidiano. Senza impegno e allenamenti duri non si corre e non si vince la domenica". 
 
 
CATUZZI - "Non parlava molto in settimana, ma era preparatissimo. Molto avanti nelle idee, lo ammiro molto anche come persona".
 
 
SALVEMINI- "Sbagliava spesso i cognomi delle formazioni. Ridevamo sempre nello spogliatoio, a volte pensavi di giocare e invece finivi in panchina...".
 
 
ALLENARE IL BARI - "Perché no? La piazza è fantastica e il club sta risalendo e tornando in grande. In A o in B? Non è questione di categoria quando si sta bene in un posto, almeno io ragiono così".
 
 
VAVASSORI - "Con la sua banda di ragazzini portati dalla Primavera vincemmo la B e l'anno dopo in A sfiorammo la Coppa UEFA. Giovanni era molto preparato e conosceva benissimo l'ambiente. Fumava tantissimo e beveva 6-7 caffè al giorno".
 
 
TEMPO LIBERO - "La mattina faccio un po' di esercizio fisico qui in casa e sul terrazzo, poi guado vecchie partite dell'AEK per studiare bene la squadra. La sera un po' di Netflix: ieri sera ho visto la Casa di Carta e sto perfezionando il mio inglese". 
 
 
SFIDA CON CONTE - "Mi piacerebbe un giorno tornare in Italia, mi preparo per un rientro se ci sarà. Sarebbe stimolante affrontare un amico e un fuoriclasse come Antonio in Serie A. Adesso però sono qui in Grecia e penso a fare il massimo con l'AEK".
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di Napoli Magazine

05/04/2024 - 00:37

L'allenatore dell'AEK Atene Massimo Carrera si è raccontato in una lunga intervista sul canale Instagram del giornalista Nicolò Schira. Ecco le principali dichiarazioni del tecnico italiano.
 
 
CORONAVIRUS - "Sono in quarantena qui ad Atene. Per fortuna in Grecia ci sono stati pochi casi, la gente sta seguendo alla lettera le indicazioni del governo e si sono chiuse in casa. Purtroppo vedo e leggo che in Italia non tutti invece lo stanno facendo. Non si scherza con la salute. Bisogna stare a casa, che non è una cosa difficile: non bisogna fregarsene e sottovalutarla. In fondo stare in casa mica è come andare in guerra...".
 
 
PRO SESTO - "Ho sempre sognato di fare il calciatore, sono nato col pallone. Ho iniziato a giocare all'oratorio e a 8 anni sono entrato nel vivaio della Pro Sesto e ho fatto tutta la trafila fino a esordire in Interregionale a 16 anni. La passione e la volontà mi hanno aiutato ad arrivare dalla D al tetto d'Europa".
 
 
PESCARA - "A 20 anni è stata la prima tappa importante della carriera. Mi hanno dato la possibilità di affacciarmi in Serie B e ho trovato un allenatore fondamentale per la mia carriera come Catuzzi. Giocavamo già a zona prima di Sacchi".
 
 
GASPERINI - "Abbiamo giocato insieme a Pescara, era già un allenatore in campo con idee di calcio molto brillanti. Non mi sorprende la carriera che ha fatto da tecnico".
 
 
BARI - "Cinque anni stipendi. Sono cresciuto come calciatore e come uomo. Arrivo in biancorosso grazie a Catuzzi: giocavamo a zona e mi sono trovato molto bene. Eravamo un mix di giovani ed esperti, facevamo un bel calcio. Abbiamo vinto il campionato e la Mitropa Cup con Salvemini. Sono rimasto molto legato al Bari e spero di rivederlo in alto presto".
 
 
IDOLO - "Ero juventino da bambino e impazzivo per Gaetano Scirea. Purtroppo non ho avuto la fortuna di conoscerlo".
 
 
JUVENTUS - "Per me è stato il coronamento di un sogno andare alla Juve a 27 anni. È stato il massimo giocare per la squadra per cui tifavo e in mezzo a tutti quei campioni. Per me che ero partito dalla D.
 
 
TRAP - "Trapattoni era un papà, aveva a cuore tutti noi giocatori. Mai una parola fuori posto o sopra le righe. Si fermava alla fine di ogni allenamento per spiegarci movimenti ed errori. Ti faceva migliorare".
 
 
SCUDETTO - "Vincere lo scudetto è stato fantastico. Dopo 9 anni c'era grande attesa per il tricolore, abbiamo vinto giocando un gran calcio. C'erano tanti giocatori importanti da Baggio a Vialli passando per Ravanelli, Sousa, Conte e Ferrara. Per me vincerlo da titolare è stata una soddisfazione doppia. Bravo Lippi a costruire una armata invincibile. La svolta? La rimonta contro la Fiorentina. Perdevamo 2-0 e abbiamo vinto 3-2: quel successo ci ha dato una convinzione incredibile, abbiamo capito che nulla ci avrebbe fermato e siamo diventati inarrestabili".
 
 
LIPPI - "Con lui siamo passati alla difesa a zona e dopo un inizio da terzino destro mi ha messo come centrale e da lì ho sempre giocato in quel ruolo. Aveva tanta voglia di fare bene e vincere, perché era alla prima esperienza in una grande. La sua fame e la nostra fame. Un papà più severo di Trapattoni". 
 
 
CHAMPIONS - "Arrivare sul tetto d'Europa a 31 anni è stato uno step incredibile. Quell'anno non eravamo partiti per vincerla, volevamo giocarcela senza rimpianti contro tutti partita per partita. Finché ci siamo ritrovati a Roma in finale contro l'Ajax. Quella coppa ancora oggi è nella memoria di tanti tifosi. Eravamo un gruppo di grandi giocatori che avevano vinto poco e in tanti eravamo intorno ai 30 anni: volevamo vincere a tutti i costi. La nostra determinazione è stato un propellente fondamentale".
 
 
SOGNO - "Sarebbe un sogno allenare per un'altra volta la Juventus e magari vincere la Coppa dei Campioni da tecnico. Mai dire mai, anche se adesso sono contento qui all'AEK Atene".
 
 
VIALLI - "Un attaccante formidabile e un amico. Avevamo un ottimo rapporto. Ti racconto questa: dopo ogni partita facevamo la gara di tuffi carpiati nella vasca refrigerante".
 
 
AVVERSARIO PIÙ FORTE - "Van Basten e Riddle erano micidiali, ma nessuno era incedibile come Ronaldo. Il Fenomeno aveva una tecnica pazzesca abbinata ad una velocità fuori dal comune. Fermarlo era una impresa". 
 
 
COMPAGNO PIÙ FORTE - "Baggio e Del Piero, spaziali. Facevano cose incredibili, mentre un giocatore sottovaluto è stato Vladimir Jugovic. Un centrocampista completo". 
 
 
NAZIONALE - "Ho esordito, ma davanti c'erano giocatori forti come Baresi, Maldini, Bergomi, Costacurta e Ferri. Non ho rimpianti".
 
 
ATALANTA - "Sette anni stipendi, tanto che ho scelto di vivere a Bergamo. Mi porto dietro un grandissimo affetto per la città: vivo lì dal 1996 e mi sento bergamasco. Soffro nel vedere quello che sta succedendo, ma sono sicuro che torneranno più forti di prima. Sono un popolo abituato a lottare e non piangersi addosso. L'Atalanta mi è rimasta nel cuore, abbiamo conquistato una promozione e tre salvezze sfiorando anche l'Europa. Ho indossato la fascia da capitano, vivendo anni incredibili".
 
 
MONDONICO - "Con una battuta riusciva a sdrammatizzare la tensione della partita. Un grande allenatore".
 
 
PIPPO INZAGHI- "È esploso a Bergamo diventando capocannoniere. C'erano Gallo, Sgrò, Morfeo e Lentini: da lì ha iniziato a segnare a raffica e non si è fermato più".
 
 
NAPOLI - "Un solo anno ma sono rimasto legato alla piazza e in ottimi rapporti coi tifosi. Avevo 40 anni e mi sono rimesso in gioco. Il pubblico era straordinario, sempre vicino alla squadra anche nei momenti difficili. Il San Paolo era il nostro dodicesimo uomo in campo, peccato per i problemi societari che hanno portato poi al fallimento. Nonostante le difficoltà ho un grande ricordo del Napoli".
 
 
SIMONI - "Una persona splendida. Anche se avevo 40 anni i suoi consigli erano sempre preziosi".
 
 
AZMOUN - "Lo conosco bene per averlo affrontato tante volte in Zenit-Spartak. È un grande giocatore, lo vedrei bene in Italia e al Napoli. È davvero forte: ha tecnica, qualità, vede la porta e segna tanto. Può diventare un giocatore importante con Gattuso. Rino può aggiungere al suo talento un po' di cattiveria e renderlo completo". 
 
 
TREVISO - "Eravamo ultimi e dall'arrivo di Pillon abbiamo fatto una cavalcata incredibile fino ai playoff che sono valsi il ripescaggio e la promozione in A a tavolino. Mi ricordo che in difesa c'ero io e in porta Ballotta: avevamo 100 anni in due (risata, ndr)".
 
 
PRO VERCELLI- "Mi divertivo ancora a giocare e non volevo smettere dopo Treviso. A ottobre ero svincolato e mi chiama la Pro. Dovevo fare l'ultimo anno della carriera e invece ne ho giocati tre, finendo a 44 anni. Stavo bene e sono stati anni belli in Serie C. La passione era quella di un ragazzino anche se marcavo gente che potevano essere i miei figli per età. Ogni giorno facevo Bergamo-Vercelli per andare ad allenarmi, eppure non mi pesava".
 
 
DIRIGENTE- "Appesi gli scarpini al chiodo mi richiama la Juve per dirigere il settore giovanile, visto che Ciro Ferrara era passato a guidare la Prima Squadra. Sono stati due anni intensi, anche se il richiamo del campo era forte. Ai ragazzini consigliavo di divertirsi e giocare sereni. Godersi il momento per far sì che si innamorassero del calcio senza pressioni e tensioni".
 
 
CONTE - "Maggio 2011 Antonio diventa allenatore della Juventus. Ci siamo sentiti e gli ho manifestato che mi avrebbe fatto piacere lavorare con lui. Antonio mi ha detto subito sì e sono entrato nel suo staff con Angelo Alessio e Cristian Stellini. Con Antonio e Angelo avevamo giocato insieme alla Juve e ci conoscevamo bene, ho avuto la fortuna di fare l'assistente al miglior allenatore che c'è in questo momento. Lo ha dimostrato anche a Londra e ora a Milano dopo i successi con la Juve e in nazionale. Conte mi ha insegnato tanto: in quei anni insieme alla Juve ho capito come fanno le squadre a vincere. Antonio è fenomenale nel trasmettere le sue idee del calcio ai giocatori. Ho imparato da lui a non dire a un giocatore 'fai cosi' ma 'perché devi fare cosi' spiegando i benefici che porta una scelta piuttosto che un'altra. Venivamo da due settimi posti di fila e vincere subito lo scudetto era impensabile a detta di tutti. Avevamo come avversari il Milan campione in carica e l'Inter del Triplete; noi dovevamo rifondare ma settimana dopo settimana e partita dopo partita cresceva in noi la convinzione di essere forti. Ci siamo resi conti strada facendo che lo scudetto era alla nostra portata. Antonio poi ha valorizzato al massimo i giocatori a disposizione cambiando modulo. Nei tre anni fatti alla Juve avevamo costruito una squadra imbattibile, vincendo 3 scudetti e facendo record su record".
 
 
SUPERCOPPA A PECHINO - "Vincemmo 4-2 col Napoli e di una grandissima emozione. Il mio primo trofeo da allenatore. Seppi di dover andare in panchina 4-5 prima della finale. Si parlava di Baroni della Primavera, ma Antonio senza dirmi nulla il giorno dell'ultima partita amichevole mi disse ''Massimo vai tu in panchina, ci vediamo dopo'. Allenare la tua squadra del cuore è un tassello fantastico che ho centrato nella mi carriera. Unico allenatore imbattuto della storia? Ho allenato poco, solo 10 partite. È una statistica che fa piacere". 
 
 
PIRLO - "Uno spettacolo vederlo allenarsi. Giocatore meraviglioso, faceva cose straordinarie con una naturalezza incredibile. Giocare inimmaginabili per noi normali".
 
 
BBC - "Barzagli-Bonucci-Chiellini si integravano a meraviglia. Perfetto per la difesa a tre. Giorgio fortissimo in marcatura sull'uomo. Andrea bravissimo tatticamente e nella lettura dell'azione, mentre Leo abilissimo a impostare il gioco da dietro".
 
 
NAZIONALE - "Quella 2014 fu una estate travagliata con l'addio di Antonio alla Juve. Poche settimane dopo è arrivata la chiamata della nazionale e ci siamo subito messi all'opera. Abbiamo fatto qualcosa di importante, facendo innamorare di nuovo gli italiani delle nazionale. Il segreto di quella Italia era il gruppo costruito da Antonio, eravamo uniti come una grande famiglia. In nazionale devi inculcare le tue idee e la mentalità in sole due settimane. Rigori con la Germania? Sono una lotteria, bisogna accettare il verdetto del campo peccato perché uscimmo a malincuore e con due opportunità per passare noi".
 
 
SPARTAK MOSCA - "Antonio aveva l'accordo col Chelsea, ma da Londra aveva saputo che non poteva portarsi tutto lo staff così quando Gianluca Riommi chiese ad Antonio il nome di un collaboratore per lo Spartak per la fase difensiva, Antonio gli ha fatto il mio nome. Io accettai ed entrai nello staff di Aleinichev. Nei preliminari di Europa League veniamo eliminati e il presidente manda via l'allenatore. Mi chiedono di andare in panchina per due partite: facciamo una vittoria e un pareggio e mi propongono di restare fino al termine della stagione. Accetto al volo con grande carica ed entusiasmo, piano piano prendiamo consapevolezza e arriviamo in testa alla classifica. Una cavalcata straordinaria fino alla fine, vincendo il campionato dopo 16 anni. L'anno dopo la Supercoppa: un'esperienza fantastica. La Russia e lo Spartak saranno sempre nel mio cuore".
 
 
PANCHINA IN ITALIA - "Mi piacerebbe allenare in Italia. Nei mesi scorsi qualche chiacchierata c'è stata con due club di A come Genoa e Udinese. L'AEK è stata però la proposta più concreta".
 
 
AEK ATENE - "In pochi mesi si è creato subito un grande feeling con la piazza. Mi sto specializzando in queste avventure all'estero. Ho trovato una società ambiziosa e con progetti importanti. Mi sono messo subito in gioco con passione e voglia di fare bene. La mia ambizione si è bene miscelata con quella dei giocatori: gli ho trasmesso la voglia di vincere e giocare spavaldi, senza paura. Gli faccio correre tanto...".
 
 
MENTALITÀ CONTIANA - "La partita è lo specchio dell'allenamento settimanale. Io e Antonio siamo figliocci del Marine Ventrone che abbiamo avuto alla Juve. Quella Juve invincibile è nata con il sudore quotidiano. Senza impegno e allenamenti duri non si corre e non si vince la domenica". 
 
 
CATUZZI - "Non parlava molto in settimana, ma era preparatissimo. Molto avanti nelle idee, lo ammiro molto anche come persona".
 
 
SALVEMINI- "Sbagliava spesso i cognomi delle formazioni. Ridevamo sempre nello spogliatoio, a volte pensavi di giocare e invece finivi in panchina...".
 
 
ALLENARE IL BARI - "Perché no? La piazza è fantastica e il club sta risalendo e tornando in grande. In A o in B? Non è questione di categoria quando si sta bene in un posto, almeno io ragiono così".
 
 
VAVASSORI - "Con la sua banda di ragazzini portati dalla Primavera vincemmo la B e l'anno dopo in A sfiorammo la Coppa UEFA. Giovanni era molto preparato e conosceva benissimo l'ambiente. Fumava tantissimo e beveva 6-7 caffè al giorno".
 
 
TEMPO LIBERO - "La mattina faccio un po' di esercizio fisico qui in casa e sul terrazzo, poi guado vecchie partite dell'AEK per studiare bene la squadra. La sera un po' di Netflix: ieri sera ho visto la Casa di Carta e sto perfezionando il mio inglese". 
 
 
SFIDA CON CONTE - "Mi piacerebbe un giorno tornare in Italia, mi preparo per un rientro se ci sarà. Sarebbe stimolante affrontare un amico e un fuoriclasse come Antonio in Serie A. Adesso però sono qui in Grecia e penso a fare il massimo con l'AEK".