Philippe Senderos si è raccontato a 360 gradi in una lunga intervista rilasciata sul canale Instagram del giornalista Nicolò Schira. Queste le principali dichiarazioni dell’ex difensore di Arsenal e Milan, evidenziate da "Napoli Magazine".
CORONAVIRUS - "Sono a Londra con mia moglie Sara e i nostri due bambini. Stiamo trascorrendo insieme queste giornate difficili per tutto il mondo. Spero che presto si possa tornare alla normalità, prima di allora invito tutti a stare in casa e a rispettare le regole".
FUTURO - "Stavo facendo in Spagna il corso da direttore sportivo. C'è anche David Trezeguet. Gli ho ricordato la sfida in Champions, quando in Arsenal-Juventus nel 2006 a Higbury non gli feci toccare palla...".
SERVETTE - "Sono entrato nel settore giovanile a 5 anni e ho fatto tutta la trafila fino all'esordio in Serie A a 16 grazie a Lucien Favre. Sono stati anni bellissimi che mi hanno lanciato nel calcio professionistico".
SCELTA ARSENAL - "Avevo 18 anni e mi avevano cercato anche Real Madrid e Manchester United. Andai due volte a Monaco di Baviera per parlare col Bayern: Hitzfeld mi voleva, ma ho trovato un feeling special con Arsene Wenger. Lui e Gerard Houllier (Liverpool) vennero a Ginevra per convincermi. Wenger mi parlava di calcio e non di soldi, aveva un progetto su di me. Poi andai a vedere una partita ad Higbury e rimasi stregato. Per questo ho scelto l'Arsenal".
FA CUP - "Ero tifoso dell'Arsenal e vincere un trofeo a Wembley contro lo United fu fantastico".
IDOLO - "Papà è spagnolo e sono cresciuto con il mito di Fernando Hierro, un vero leader. Mi piaceva tantissimo anche Paolo Maldini: lo guardavo in tv e ci ho giocato insieme al Milan. È stato un sogno ad occhi aperti giocarci insieme".
CHAMPIONS 2005/06 - "Peccato non averla vinta dopo un cammino straordinario. Mantenemmo inviolata la nostra porta per 10 gare di fila. La finale col Barcellona sembrava stregato, peccato davvero".
PARTITA SPECIALE - "Quella che vincemmo 1-0 al Bernabeu contro il Real dei Galacticos. Tutta la mia famiglia era allo stadio, io cresciuto col mito del Real: è stata una soddisfazione grandissima".
ATTACCANTE PIÙ FORTE - "Ne ho marcato tanti, Drogba era micidiale fisicamente. Durissima anche con Aguero perché ha una forza incredibile sulle gambe e molto imprevedibile".
CAPITANO ARSENAL - "Un orgoglio per me indossarla per me che venivo dalla Svizzera. Era uno dei miei grandi sogni: dovrò ringraziare per sempre Arsene Wenger per la fiducia".
WENGER - "All'inizio mi è stato molto vicino, dandomi tanti consigli. Mi ha subito fatto sentire un giocatore importante, nonostante avessi 18 anni".
TUTOR - "Kolo Tourè, ho imparato tanto da lui e Martin Keown che mi insegnato a essere ruvido e deciso in marcatura. In Inghilterra devi essere tosto".
COMPAGNO PIÙ FORTE - "Robin Van Persie. Aveva grande personalità e con il sinistro faceva quello che voleva in allenamento. Henry il più veloce: serviva una moto per stare dietro a Titi...".
FAVRE - "Allenatore fantastico. Sta facendo una carriera straordinaria, sono davvero felice per lui. È sempre stato un perfezionista, maniacale nei dettagli. Metteva giù lui i coni negli allenamenti, era attento a ogni centimetro in campo".
MILAN - "L'anno prima avevo giocato in Champions contro il Milan facendo due grandi partite. Soprattutto quella di San Siro in cui eliminammo i campioni d'Europa vincendo 2-0. L'Arsenal aveva preso Ver Maelen e non ero più titolare. A fine agosto mi chiama Flamini per dirmi che Ancelotti gli aveva chiesto di me e mi voleva al Milan. In 3 giorni abbiamo chiuso l'affare: ho detto subito sì ai rossoneri".
PRIMO GIORNO MILAN - "Arrivo a Milanello e trovo tutta la squadra nello spogliatoio che piangeva, perché Brocchi e Oddo andavano via. Ho subito sentito lo spirito di famiglia che c'è al Milan. Non avevo mai visto così tanti campioni piangere per dei campioni: sono rimasto sbalordito. Al Milan si avvertiva un clima di unione tra giocatori, tifosi e club incredibile".
ANCELOTTI - "Rispetto a Wenger che sapeva tutto sugli avversari, Carlo aveva un rapporto più empatico con i suoi giocatori. Ti fa stare bene e sentire forte: faresti di tutto per Ancelotti".
KAKÀ - "Un fulmine quando partiva palla al piede".
MALDINI- "Fenomenale. Era impressionante vedere come si allenava, aveva 40 anni e andava più forte di tutti sugli scatti. Andava a mille, nonostante l'età. So che sta facendo il direttore al Milan e gli auguro il meglio. Serve una bandiera come lui per riportare in alto il club".
FAVALLI - "Avevo un ottimo rapporto con Beppe. Anche lui è stato importante per il mio inserimento in rossonero. Un grande difensore e una grande persona".
SAN SIRO - "Ricordo i debutti contro Braga in Europa League e Fiorentina in A. Stadio bellissimo. Giocare a San Siro per il Milan ti fa sentire un giocatore importante. Non si scende in campo per fare bella figura, ma per vincere".
PIRLO - "Un fenomeno, il più forte di quel Milan. Giocatore e uomo eccezionale, mi ha fatto fare tante risate. Andrea metteva la palla dove voleva: faceva certi lanci di 40 metri".
INFORTUNI - "Purtroppo mi hanno frenato molto in carriera, anche l'esperienza al Milan è stata caratterizzata da alcuni guai fisici. Sono contento della mia carriera, ho giocato 3 mondiali però senza qualche infortunio in meno...".
DIFFERENZE PREMIER-SERIE A - "Oggi là Premier League è il campionato più importante al mondo. Il gioco in Inghilterra va molto più veloce, l'arbitro non fischia tanto e lascia giocare. Non c'è tempo di pensare ma si va a mille, mentre in Italia c'è più organizzazione tattica. Si lavora di più sull'aspetto difensivo".
MOMENTO PiÙ BELLO DELLA CARRIERA - "Fare gol ai Mondiali nel 2006 contro la Corea del Sud. Era il mio sogno fin da quando ero bambino. Io poi segnavo poco, perciò è stata un'impresa doppia...".
LICHTSTEINER - "È uno dei miei migliori amici, un grandissimo terzino anche se ogni tanto in campo mi faceva arrabbiare. Quante discussioni...".
MILAN-LECCE - "Ricordo ancora il mio gol di testa, peccato che Ronaldinho l'ha sfiorata di testa e l'hanno dato a lui...".
ROMAGNOLI - "Mi piace molto. Ha personalità ed è tosto in marcatura. È il giocatore su cui ricostruire la squadra e fondare la nuova difesa rossonera".
ARSENAL OGGI - "Arteta conosce bene l'ambiente e può riportare l'Arsenal in alto. Dopo l'addio di Wenger non era facile ripartire. Con Emery le cose non sono andate bene, ma Mikel può essere l'uomo giusto. Voglio rivedere i Gunners in alto: serve un grande difensore. So che sono interessati a Koulibaly e Umtiti: prenderei uno dei due per tornare al vertice. Il preferito? Dico KK".
RONALDINHO - "Vederlo allenarsi era come giocare alla PlayStation. Faceva cose incredibili, uniche con il pallone tra i piedi".
FULHAM - "Anni speciali. Si creò un legame fortissimo tra di noi, siamo diventati amici per la vita. Un grande rapporto con Karagounis. A Craven Cottage c'era un ambiente bellissimo e in casa abbiamo battuto tante big".
FABREGAS - "È il mio migliore amico. Abbiamo vissuto insieme nella stessa casa ai tempi dell'Arsenal. È una persona fantastica, arrivò che aveva 15 anni e faceva quello che voleva in campo. Tutti volevano picchiarlo in campo, ma non riuscivano mai a prenderlo".
ZIEGLER- "Siano cresciuti insieme, abbiamo fatto tutta la trafila nelle giovanili del Servette. L'ho ritrovato in Nazionale ed era il mio compagno di stanza ai Mondiali".
VALENCIA - "Sei mesi belli, esperienza breve ma intensa. Arrivammo in semifinale di Europa League, volevo giocare nel paese di mio padre. Grazie a loro ci sono riuscito".
ASTON VILLA - "Dopo le prime 9 partite da titolare sono stato tormentato dagli infortuni. Peccato perché c'era tutto per fare bene a Birmingham".
MLS - "È stata una bella avventura quella a Houston. Ho vinto la US Cup e siamo arrivati in finale di Conference. Ho scoperto il mondo americano e un calcio in grande crescita, è stata una esperienza di vita fantastica. Mi ha voluto il tecnico Cabrera: il suo insistere è stato decisivo per accettare di andare in Texas. Sono ancora in contatto con tanti miei ex compagni come Vicente Sanchez".
CHIASSO - "Dopo Houston ho scelto di tornare in Svizzera, perché mio figlio doveva iniziare la scuola. A Chiasso ho trovato l'ambiente giusto per terminare la carriera. Ho trovato un direttore giovane ma in gamba come Nicola Bignotti e un tecnico preparato come Lupi".
PARMA - "Sono stato vicinissimo al Parma. Ero al Fulham e Donadoni mi voleva. Andai a Parma per incontrare il direttore e ho firmato il contratto: il giorno dopo ero in aeroporto per andare in nazionale e mi chiama il mio procuratore per dirmi che era saltato tutto. Doveva essere uno scambio con Yoann Benaloune che però rifiutò. Peccato perché era tutto fatto, mi sarebbe piaciuto giocare di nuovo in Italia e Parma era un grande club per farlo".
COMPAGNO PIÙ PAZZO - "Scelgo Eboue e Adebayor. Facevano certe sfide di ballo negli spogliatoi: bellissime...".
MODELLO - "Ho imparato tantissimo anche a livello manageriale da Arsene Wenger. Lui all'Arsneal decideva tutto, persino il colore delle poltroncine della sala vip allo stadio".
RANGNICK - "Difficile fare l'allenatore-manager in Italia. Anche in Inghilterra ormai ci sono i direttori sportivi e i capi scout che incidono nelle trattative. Perciò al Milan dovrà concentrarsi solo sull'allenare".
TOP 11 CARRIERA - "Come allenatore prendo Carlo Ancelotti. Modulo 4-3-3. In porta Jens Lehmann, che aveva grandissima personalità. In difesa a sinistra prendo Ashley Cole che era il più forte al mondo in quegli anni. Centrali metto Paolo Maldini e Kolo Tourè. Terzino destro invece sono indeciso tra Sagna e Lichtsteiner. In mezzo al campo Pirlo regista con Vieira e Fabregas mezzali. Davanti a sinistra Ronaldinho, a destra Titì Henry. Intoccabili entrambi, mentre come numero 9 ce ne sono tanti...metto Pippo Inzaghi".