A “1 Football Club”, su 1 Station Radio, è intervenuto Claudio Anellucci, agente Fifa.
Claudio, l’Under 21 è stata eliminata l’altro ieri dalla Germania, probabilmente in maniera immeritata, nel Campionato Europeo di categoria. Restano comunque delle note positive: questi Azzurrini hanno dimostrato di essere all’altezza della situazione.
“A memoria le Under 21 italiane hanno sempre dimostrato di essere all’altezza della situazione. Dall’Under 21 di Vicini in poi, sono sempre state squadre emozionanti, con ottimi elementi. Trovo davvero quello spirito italiano della Nazionale, che purtroppo non ritrovo più nella Nazionale maggiore, ma sempre nelle Under. Devo essere sincero: l’Under 21 non mi ha mai deluso. Però c’è sempre quel buco, il famoso buco tra l’Under 21 e la prima squadra. Non so cosa succeda, ho delle idee, ma sicuramente quella con la Germania è stata una sconfitta immeritata, arrivata anche in una situazione particolare dal punto di vista arbitrale. Resta però la buona prestazione degli Azzurrini. Ci auguriamo possano affermarsi anche nel calcio dei grandi".
Domenica sera è arrivata la retrocessione della Salernitana. Possiamo dire che, per come sono andate le cose, qualcuno abbia tirato un “tiro mancino” alla squadra campana?
“Non so se la situazione della Salernitana, cioè la retrocessione, sia cominciata domenica sera. È qualcosa che parte da lontano. Non conosco bene tutti i dettagli, ma ogni tanto ho letto qualcosa, e ho amici a Salerno che mi hanno raccontato la situazione. La sensazione è che il club sia stato tolto, tra virgolette, a chi lo aveva portato dalla Serie D alla Serie B – parlo di Lotito – per poi fare un’operazione dettata dal divieto di multiproprietà. È stata fatta, secondo me, una forzatura molto particolare. Alla fine la Salernitana è stata data a un altro imprenditore, osannato all’inizio, ma che purtroppo non si è rivelato il “Re Mida”: in tre anni ha portato il club dalla Serie A alla Serie C. Spesso si dice che servano persone ricche per fare calcio, ma questa è la dimostrazione che non bastano i soldi. L’imprenditore che oggi possiede la Salernitana è forte economicamente, ma non basta: per fare calcio serve competenza, probabilmente non si è affidato alle persone giuste. I soldi servono, ma la competenza non si compra".
Ieri il Bologna ha chiesto 80 milioni di euro al Napoli per la coppia Beukema–Ndoye. È evidente che a queste cifre sia difficile chiudere la trattativa, anche considerando che ci sono calciatori della stessa qualità acquistabili a cifre inferiori. Ad esempio, mi riferisco a Noa Lang. Lei su chi punterebbe?
“Sicuramente non punterei sui giocatori del Bologna. Per una serie di motivi oggettivi: i numeri, i costi… sono assolutamente proibitivi. Quando ti sparano 80 milioni, ti stanno dicendo chiaramente che non vogliono vendere. Se davvero vuoi vendere, non chiedi 45 milioni per Ndoye. Sono cifre fuori da ogni logica del calciomercato".
Si continua a parlare, con insistenza, di Federico Chiesa. Secondo lei è un nome che si può approcciare già in questa fase embrionale del mercato, o bisogna attendere la parte finale della finestra estiva?
“L’ho detto già in tempi non sospetti: Federico Chiesa è un giocatore che a me piace molto. Però ci sono due cose che non mi convincono: la prima è il suo atteggiamento in campo. È uno che spesso va giù anche solo con un soffio d’aria, e questa cosa non mi è mai piaciuta, nemmeno quando era a Firenze. Pensavo che maturasse un po’, ma da quel punto di vista non è cresciuto. La seconda è la questione fisica: ha avuto due brutti infortuni, uno dietro l’altro. Quando inizi a perdere un anno, un anno e mezzo, poi le cose si complicano. Inoltre, credo che abbia firmato un contratto importante con il Liverpool – se non sbaglio intorno ai 6 o 7 milioni a stagione. Per tornare in Italia dopo un anno e mezzo quasi fermo, con poche presenze, credo che debba prima tornare a essere un calciatore e solo dopo pensare al guadagno. Se riuscisse a ritrovare motivazioni, magari con un allenatore come Antonio Conte, che è un grande motivatore, e con costi più umani, credo che potrebbe tornare utile anche alla Nazionale. Ma bisogna rivedere tutto: stipendio, ambizioni, priorità".
Le chiedo un commento sul percorso delle italiane, Juventus e Inter, nel Mondiale per Club.
“Il Mondiale per Club è di un livello bassissimo, tipo amichevoli estive. Gli stadi, a parte un paio di casi, erano vuoti. Non mi ha trasmesso niente. Le squadre forti sono sempre le stesse: Real Madrid, Paris Saint-Germain ed anche la Juventus sta facendo bene, ma le prime due partite le ha giocate contro squadre che in Italia starebbero in Serie C. In relazione a ciò, possiamo dire non abbia fatto nulla di che. Non ho visto nulla di nuovo né giocatori interessanti. Per me è una competizione inutile: quando si affrontano squadre di primo livello contro altre per cui il calcio è poco più che un hobby, si perde anche spettacolo. Forse sarebbe stato più interessante un format ristretto, sul modello della Superlega, solo con i top club mondiali. Anche perché fai partite in condizioni climatiche assurde: caldo estremo, panchine vuote perché i giocatori restano negli spogliatoi… dov’è lo spettacolo? Lo spettacolo è un’altra cosa. Ma la FIFA ha voluto portare avanti questo progetto, e quando ci sono i soldi di mezzo, si fa tutto".
Quindi una competizione pensata unicamente per la vendita dei diritti televisivi, giusto?
“Chiaro, solo per quello. Non vedo altre motivazioni. Per me è una competizione assolutamente inutile".
Un parere sull’esordio di Luis Enrique, nuovo acquisto dell’Inter, al Mondiale per Club?
“È troppo presto per dare giudizi. Ma io sono uno che cerca giocatori in grado di spostare gli equilibri. Se devo prendere qualcuno tanto per prendere, allora punto su un italiano di Serie C o B e costruisco un progetto diverso. Mi serve uno che mi faccia la differenza in campo, in quel ruolo specifico, e non so se lui sia questo profilo".
di Napoli Magazine
24/06/2025 - 11:45
A “1 Football Club”, su 1 Station Radio, è intervenuto Claudio Anellucci, agente Fifa.
Claudio, l’Under 21 è stata eliminata l’altro ieri dalla Germania, probabilmente in maniera immeritata, nel Campionato Europeo di categoria. Restano comunque delle note positive: questi Azzurrini hanno dimostrato di essere all’altezza della situazione.
“A memoria le Under 21 italiane hanno sempre dimostrato di essere all’altezza della situazione. Dall’Under 21 di Vicini in poi, sono sempre state squadre emozionanti, con ottimi elementi. Trovo davvero quello spirito italiano della Nazionale, che purtroppo non ritrovo più nella Nazionale maggiore, ma sempre nelle Under. Devo essere sincero: l’Under 21 non mi ha mai deluso. Però c’è sempre quel buco, il famoso buco tra l’Under 21 e la prima squadra. Non so cosa succeda, ho delle idee, ma sicuramente quella con la Germania è stata una sconfitta immeritata, arrivata anche in una situazione particolare dal punto di vista arbitrale. Resta però la buona prestazione degli Azzurrini. Ci auguriamo possano affermarsi anche nel calcio dei grandi".
Domenica sera è arrivata la retrocessione della Salernitana. Possiamo dire che, per come sono andate le cose, qualcuno abbia tirato un “tiro mancino” alla squadra campana?
“Non so se la situazione della Salernitana, cioè la retrocessione, sia cominciata domenica sera. È qualcosa che parte da lontano. Non conosco bene tutti i dettagli, ma ogni tanto ho letto qualcosa, e ho amici a Salerno che mi hanno raccontato la situazione. La sensazione è che il club sia stato tolto, tra virgolette, a chi lo aveva portato dalla Serie D alla Serie B – parlo di Lotito – per poi fare un’operazione dettata dal divieto di multiproprietà. È stata fatta, secondo me, una forzatura molto particolare. Alla fine la Salernitana è stata data a un altro imprenditore, osannato all’inizio, ma che purtroppo non si è rivelato il “Re Mida”: in tre anni ha portato il club dalla Serie A alla Serie C. Spesso si dice che servano persone ricche per fare calcio, ma questa è la dimostrazione che non bastano i soldi. L’imprenditore che oggi possiede la Salernitana è forte economicamente, ma non basta: per fare calcio serve competenza, probabilmente non si è affidato alle persone giuste. I soldi servono, ma la competenza non si compra".
Ieri il Bologna ha chiesto 80 milioni di euro al Napoli per la coppia Beukema–Ndoye. È evidente che a queste cifre sia difficile chiudere la trattativa, anche considerando che ci sono calciatori della stessa qualità acquistabili a cifre inferiori. Ad esempio, mi riferisco a Noa Lang. Lei su chi punterebbe?
“Sicuramente non punterei sui giocatori del Bologna. Per una serie di motivi oggettivi: i numeri, i costi… sono assolutamente proibitivi. Quando ti sparano 80 milioni, ti stanno dicendo chiaramente che non vogliono vendere. Se davvero vuoi vendere, non chiedi 45 milioni per Ndoye. Sono cifre fuori da ogni logica del calciomercato".
Si continua a parlare, con insistenza, di Federico Chiesa. Secondo lei è un nome che si può approcciare già in questa fase embrionale del mercato, o bisogna attendere la parte finale della finestra estiva?
“L’ho detto già in tempi non sospetti: Federico Chiesa è un giocatore che a me piace molto. Però ci sono due cose che non mi convincono: la prima è il suo atteggiamento in campo. È uno che spesso va giù anche solo con un soffio d’aria, e questa cosa non mi è mai piaciuta, nemmeno quando era a Firenze. Pensavo che maturasse un po’, ma da quel punto di vista non è cresciuto. La seconda è la questione fisica: ha avuto due brutti infortuni, uno dietro l’altro. Quando inizi a perdere un anno, un anno e mezzo, poi le cose si complicano. Inoltre, credo che abbia firmato un contratto importante con il Liverpool – se non sbaglio intorno ai 6 o 7 milioni a stagione. Per tornare in Italia dopo un anno e mezzo quasi fermo, con poche presenze, credo che debba prima tornare a essere un calciatore e solo dopo pensare al guadagno. Se riuscisse a ritrovare motivazioni, magari con un allenatore come Antonio Conte, che è un grande motivatore, e con costi più umani, credo che potrebbe tornare utile anche alla Nazionale. Ma bisogna rivedere tutto: stipendio, ambizioni, priorità".
Le chiedo un commento sul percorso delle italiane, Juventus e Inter, nel Mondiale per Club.
“Il Mondiale per Club è di un livello bassissimo, tipo amichevoli estive. Gli stadi, a parte un paio di casi, erano vuoti. Non mi ha trasmesso niente. Le squadre forti sono sempre le stesse: Real Madrid, Paris Saint-Germain ed anche la Juventus sta facendo bene, ma le prime due partite le ha giocate contro squadre che in Italia starebbero in Serie C. In relazione a ciò, possiamo dire non abbia fatto nulla di che. Non ho visto nulla di nuovo né giocatori interessanti. Per me è una competizione inutile: quando si affrontano squadre di primo livello contro altre per cui il calcio è poco più che un hobby, si perde anche spettacolo. Forse sarebbe stato più interessante un format ristretto, sul modello della Superlega, solo con i top club mondiali. Anche perché fai partite in condizioni climatiche assurde: caldo estremo, panchine vuote perché i giocatori restano negli spogliatoi… dov’è lo spettacolo? Lo spettacolo è un’altra cosa. Ma la FIFA ha voluto portare avanti questo progetto, e quando ci sono i soldi di mezzo, si fa tutto".
Quindi una competizione pensata unicamente per la vendita dei diritti televisivi, giusto?
“Chiaro, solo per quello. Non vedo altre motivazioni. Per me è una competizione assolutamente inutile".
Un parere sull’esordio di Luis Enrique, nuovo acquisto dell’Inter, al Mondiale per Club?
“È troppo presto per dare giudizi. Ma io sono uno che cerca giocatori in grado di spostare gli equilibri. Se devo prendere qualcuno tanto per prendere, allora punto su un italiano di Serie C o B e costruisco un progetto diverso. Mi serve uno che mi faccia la differenza in campo, in quel ruolo specifico, e non so se lui sia questo profilo".