A “1 Football Club” su 1 Station Radio, è intervenuto Stefano Caira, ex direttore sportivo della Roma.
Un parere sulla notizia del giorno: il presunto interessamento del Napoli per Federico Gatti della Juventus.
"Beh, è un ottimo giocatore, su questo nessuno può avere dubbi. Credo che sia tra i migliori, tra quelli più o meno giovani, attualmente in circolazione. Se il Napoli riuscisse a prenderlo, sarebbe sicuramente un ottimo colpo.”
Quindi, secondo lei, sarebbe un sì?
"Mi chiede se sarebbe un buon acquisto? Sì, secondo me è un ottimo giocatore. Poi, se la trattativa andrà a buon fine o meno, questo non lo so. Ma, ripeto, è uno dei migliori in quel ruolo."
Nel contesto Napoli, al posto di chi vedrebbe Gatti?
"Se il Napoli lo cerca, evidentemente ha già fatto le sue valutazioni in quel ruolo. Potrebbe essere un’opzione in più, soprattutto se la squadra si qualifica in Champions League. A quel punto, avere due giocatori per ruolo diventa essenziale, e devono essere dello stesso livello, non semplici riserve per la panchina."
Passiamo alla Nazionale. Spalletti ha convocato 25 giocatori, incluso Retegui, che però ha dovuto lasciare il ritiro. Ben nove di questi giocatori hanno militato o militano all’estero, come Casadei. È la dimostrazione che giocare fuori dall’Italia fa bene?
"Non è una regola fissa. Abbiamo visto tanti ragazzi partire all’estero da giovani e poi perdersi o tornare in Italia senza aver sfondato. Dipende molto dalla persona, da come affronta il cambiamento e da come vuole impostare la propria vita. Andare all’estero significa cambiare abitudini, lingua, cultura, clima. Se uno viene da Napoli o da Roma e si ritrova, ad esempio, a Manchester, può essere un impatto difficile da gestire. Se non si è davvero pronti, si rischia di soffrire."
Torniamo alla Serie A. L’Inter sembra ancora la squadra da battere: quando gioca al massimo, è nettamente superiore alle altre. Tuttavia, forse quest’anno non è riuscita sempre ad esprimersi al meglio.
"Non sempre, è vero. Ma bisogna considerare che è ancora in corsa per tutte le competizioni che le interessano. Non si può pretendere di essere sempre al massimo. Se così fosse, non ci sarebbe storia. L’anno scorso hanno vinto il campionato con largo anticipo, ma anche perché non c’erano veri avversari a contenderglielo."
Restando in tema, secondo lei, se il Napoli avesse avuto un bomber più prolifico di Lukaku, la corsa allo scudetto sarebbe stata più agevole?
"Non dobbiamo sminuire Lukaku, perché è un giocatore importante e ha segnato gol decisivi. Nel computo finale bisogna valutare tutto. Indubbiamente, se ci fosse stato un altro attaccante simile a lui a dargli supporto, forse il Napoli avrebbe qualche punto in più."
Quindi Lukaku non ha deluso le aspettative?
"Forse ci si aspettava qualche gol in più, è normale quando si parla di un attaccante. Ma, per quello che ho visto, nei momenti importanti ha sempre dato il suo contributo, trascinando la squadra. Anche all’Inter ha avuto periodi in cui non segnava. Non si può pretendere che ogni giocatore renda sempre come in passato. Bisogna considerare il contesto."
Si parla anche di un possibile addio di Conte a fine stagione. Crede davvero che possa lasciare il Napoli?
"Dopo quanto accaduto con Spalletti, probabilmente sì. Ma non per colpa di Conte o di Spalletti. Il rapporto con la società, evidentemente, tende a complicarsi nel tempo. Non conosco nel dettaglio le dinamiche interne, quindi non posso esprimermi con certezza. Però, se anche lui decidesse di andare via dopo una stagione comunque positiva, qualche domanda bisognerà porsela."
Dunque, se l’obiettivo del Napoli era rientrare in Champions League, possiamo dire che sta rispettando i piani?
"Sì, mi sembra che sia in linea con gli obiettivi. Se poi dovesse esserci un addio, bisognerebbe riflettere sul rapporto tra la società e gli allenatori.”
Stagione in chiaroscuro per le italiane nelle coppe europee: cosa bisogna fare per rilanciare il nostro movimento calcistico?
“La mia proposta di riforma dei campionati offre una soluzione concreta. Annessione, inclusione, e, perché no, acquisizione della Lega Serie C da parte di Lega Serie A e Serie B. Attraverso una forma di sponsorizzazione le Leghe Serie A e B potrebbero ottenere il controllo della Lega di C, che diventerebbe in questo modo una Lega di servizio. Attualmente la media delle spese di un club di Serie A per il settore giovanile è di circa 2/3 milioni a stagione: veicolare questi soldi su club di Serie C, dando la possibilità di “sponsorizzare“ uno o più club. Dalle statistiche, gli investimenti sui settori giovanili in A e B negli ultimi tre anni hanno superato i 100 milioni annui, cifra ragguardevole per finanziare una Nuova Serie C e permettere a loro volta di osservare le regole e finanziare le squadre dilettanti con i premi di preparazione “dovuti”. Far crescere i ragazzi in una realtà più “normale” dal punto di vista sociale e formativo - si tolgono le maglie dei club di A e B - e quindi in condizioni più sane e reali, dal punto di vista tecnico i club di A e B forniranno istruttori qualificati per la crescita e la formazione dei giovani. In questo modo si potrà anche combattere la poco edificante diceria per la quale tanti ragazzi in Serie C giocano solamente per motivi extra-tecnici. Definire un limite di età per il campionato di serie C, ad esempio 23 anni. Introdurre, come in Inghilterra, la regola che permetta un tesseramento anche temporaneo durante tutta la stagione, che favorisca la possibilità per i ragazzi maggiormente promettenti di poter vivere esperienze con le prime squadre di A/B senza dover aspettare le finestre di mercato u?ciali I club di A e B manterrebbero solamente la formazione Primavera. Tecnicamente ci sarebbe sicuramente una crescita importante perché l’esperienza di tanti ragazzi nel rappresentare città e club blasonati di fronte a spettatori più attenti ed esigenti, rispetto all’élite alla quale i genitori sono abituati oggi, permetterebbe selezione e maturazione per più importanti palcoscenici. Politicamente le Leghe professionistiche avrebbero e?ettivamente il 34% uniforme di rappresentanza, non come oggi dove la Serie C non sempre segue le politiche di A e B, e, quindi, recuperare la percentuale mancante potrebbe essere più facile.”
di Napoli Magazine
20/03/2025 - 12:41
A “1 Football Club” su 1 Station Radio, è intervenuto Stefano Caira, ex direttore sportivo della Roma.
Un parere sulla notizia del giorno: il presunto interessamento del Napoli per Federico Gatti della Juventus.
"Beh, è un ottimo giocatore, su questo nessuno può avere dubbi. Credo che sia tra i migliori, tra quelli più o meno giovani, attualmente in circolazione. Se il Napoli riuscisse a prenderlo, sarebbe sicuramente un ottimo colpo.”
Quindi, secondo lei, sarebbe un sì?
"Mi chiede se sarebbe un buon acquisto? Sì, secondo me è un ottimo giocatore. Poi, se la trattativa andrà a buon fine o meno, questo non lo so. Ma, ripeto, è uno dei migliori in quel ruolo."
Nel contesto Napoli, al posto di chi vedrebbe Gatti?
"Se il Napoli lo cerca, evidentemente ha già fatto le sue valutazioni in quel ruolo. Potrebbe essere un’opzione in più, soprattutto se la squadra si qualifica in Champions League. A quel punto, avere due giocatori per ruolo diventa essenziale, e devono essere dello stesso livello, non semplici riserve per la panchina."
Passiamo alla Nazionale. Spalletti ha convocato 25 giocatori, incluso Retegui, che però ha dovuto lasciare il ritiro. Ben nove di questi giocatori hanno militato o militano all’estero, come Casadei. È la dimostrazione che giocare fuori dall’Italia fa bene?
"Non è una regola fissa. Abbiamo visto tanti ragazzi partire all’estero da giovani e poi perdersi o tornare in Italia senza aver sfondato. Dipende molto dalla persona, da come affronta il cambiamento e da come vuole impostare la propria vita. Andare all’estero significa cambiare abitudini, lingua, cultura, clima. Se uno viene da Napoli o da Roma e si ritrova, ad esempio, a Manchester, può essere un impatto difficile da gestire. Se non si è davvero pronti, si rischia di soffrire."
Torniamo alla Serie A. L’Inter sembra ancora la squadra da battere: quando gioca al massimo, è nettamente superiore alle altre. Tuttavia, forse quest’anno non è riuscita sempre ad esprimersi al meglio.
"Non sempre, è vero. Ma bisogna considerare che è ancora in corsa per tutte le competizioni che le interessano. Non si può pretendere di essere sempre al massimo. Se così fosse, non ci sarebbe storia. L’anno scorso hanno vinto il campionato con largo anticipo, ma anche perché non c’erano veri avversari a contenderglielo."
Restando in tema, secondo lei, se il Napoli avesse avuto un bomber più prolifico di Lukaku, la corsa allo scudetto sarebbe stata più agevole?
"Non dobbiamo sminuire Lukaku, perché è un giocatore importante e ha segnato gol decisivi. Nel computo finale bisogna valutare tutto. Indubbiamente, se ci fosse stato un altro attaccante simile a lui a dargli supporto, forse il Napoli avrebbe qualche punto in più."
Quindi Lukaku non ha deluso le aspettative?
"Forse ci si aspettava qualche gol in più, è normale quando si parla di un attaccante. Ma, per quello che ho visto, nei momenti importanti ha sempre dato il suo contributo, trascinando la squadra. Anche all’Inter ha avuto periodi in cui non segnava. Non si può pretendere che ogni giocatore renda sempre come in passato. Bisogna considerare il contesto."
Si parla anche di un possibile addio di Conte a fine stagione. Crede davvero che possa lasciare il Napoli?
"Dopo quanto accaduto con Spalletti, probabilmente sì. Ma non per colpa di Conte o di Spalletti. Il rapporto con la società, evidentemente, tende a complicarsi nel tempo. Non conosco nel dettaglio le dinamiche interne, quindi non posso esprimermi con certezza. Però, se anche lui decidesse di andare via dopo una stagione comunque positiva, qualche domanda bisognerà porsela."
Dunque, se l’obiettivo del Napoli era rientrare in Champions League, possiamo dire che sta rispettando i piani?
"Sì, mi sembra che sia in linea con gli obiettivi. Se poi dovesse esserci un addio, bisognerebbe riflettere sul rapporto tra la società e gli allenatori.”
Stagione in chiaroscuro per le italiane nelle coppe europee: cosa bisogna fare per rilanciare il nostro movimento calcistico?
“La mia proposta di riforma dei campionati offre una soluzione concreta. Annessione, inclusione, e, perché no, acquisizione della Lega Serie C da parte di Lega Serie A e Serie B. Attraverso una forma di sponsorizzazione le Leghe Serie A e B potrebbero ottenere il controllo della Lega di C, che diventerebbe in questo modo una Lega di servizio. Attualmente la media delle spese di un club di Serie A per il settore giovanile è di circa 2/3 milioni a stagione: veicolare questi soldi su club di Serie C, dando la possibilità di “sponsorizzare“ uno o più club. Dalle statistiche, gli investimenti sui settori giovanili in A e B negli ultimi tre anni hanno superato i 100 milioni annui, cifra ragguardevole per finanziare una Nuova Serie C e permettere a loro volta di osservare le regole e finanziare le squadre dilettanti con i premi di preparazione “dovuti”. Far crescere i ragazzi in una realtà più “normale” dal punto di vista sociale e formativo - si tolgono le maglie dei club di A e B - e quindi in condizioni più sane e reali, dal punto di vista tecnico i club di A e B forniranno istruttori qualificati per la crescita e la formazione dei giovani. In questo modo si potrà anche combattere la poco edificante diceria per la quale tanti ragazzi in Serie C giocano solamente per motivi extra-tecnici. Definire un limite di età per il campionato di serie C, ad esempio 23 anni. Introdurre, come in Inghilterra, la regola che permetta un tesseramento anche temporaneo durante tutta la stagione, che favorisca la possibilità per i ragazzi maggiormente promettenti di poter vivere esperienze con le prime squadre di A/B senza dover aspettare le finestre di mercato u?ciali I club di A e B manterrebbero solamente la formazione Primavera. Tecnicamente ci sarebbe sicuramente una crescita importante perché l’esperienza di tanti ragazzi nel rappresentare città e club blasonati di fronte a spettatori più attenti ed esigenti, rispetto all’élite alla quale i genitori sono abituati oggi, permetterebbe selezione e maturazione per più importanti palcoscenici. Politicamente le Leghe professionistiche avrebbero e?ettivamente il 34% uniforme di rappresentanza, non come oggi dove la Serie C non sempre segue le politiche di A e B, e, quindi, recuperare la percentuale mancante potrebbe essere più facile.”