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ON AIR - Caira: "Napoli primo grazie al lavoro di Conte, agli investimenti e ai pochi impegni"
30.04.2025 11:25 di Napoli Magazine
A "1 Football Club", programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Stefano Caira, ex direttore sportivo della Roma:
 
Il Napoli è ormai avviato verso la vittoria di questo scudetto oppure, con dodici punti ancora a disposizione, è troppo presto per dirlo? 
 
"Tre punti a quattro partite dalla fine sono tanti, però abbiamo visto che questo è un campionato dove le sorprese non mancano. In questo momento è soprattutto il Napoli che deve stare attento a non essere lui stesso una sorpresa negativa, perché l’Inter ormai le ha già fatte. Tutto è nelle mani del Napoli, in questo momento".
 
C’è chi parla di miracolo targato Conte, e chi invece sostiene che con un mercato da 150 milioni e un allenatore da 10 milioni netti a stagione non si possa parlare di miracolo. Lei dove si posiziona? 
 
"Io mi posiziono dove i soldi non sono mai garanzia di vittoria. Primo, perché bisogna saperli spendere bene. Secondo, perché poi devi anche saper gestire ciò che hai acquistato. E terzo, vincere non è mai facile. Se ci arrivi, è perché c’è stata una serie di combinazioni dove il lavoro è stato quello giusto. Quindi, non è un miracolo, ma è stato fatto ciò che andava fatto. Detto questo, si sapeva che gli impegni extra-campionato dell’Inter, prima o poi, li avrebbe pagati. Il Napoli è stato bravo a rimanere costante, a stare sempre lì, in attesa del passo falso altrui. Il passo falso è arrivato e ora va mantenuto il vantaggio, ma tutto questo è stato possibile grazie al lavoro di Conte, agli investimenti della società ed ai pochi impegni, non si può parlare di miracolo".
 
A fine stagione, andrà convinto Antonio Conte a restare. È stato molto criptico sul proprio futuro. Lei che idea si è fatto? 
 
"Conoscendolo, dico che a lui piace dimostrare di essere più bravo degli altri. Quindi, se capisce di non potersi ripetere, va convinto seriamente. Va accontentato sul calciomercato e sulle infrastrutture. Quando parla degli impianti, lo fa non solo per sé stesso, ma soprattutto per i ragazzi. Lui dice: ‘Io mi metto a bordo campo, ma sono loro che devono correre’. Se è così attento alle strutture è perché tiene al rendimento dei calciatori. Senza quello, non si va da nessuna parte. Le sue parole contro il centro sportivo non credo siano state fuori luogo. Sicuramente non è matto. Se denuncia che il campo di allenamento è diventato come cemento e ritiene che questo incida negativamente sui giocatori, è giusto che lo dica. Magari lo avrà già detto in privato più volte, finché non ha ritenuto necessario farlo anche pubblicamente. Io non conosco le condizioni attuali, ma ricordo l’ultima volta che sono salito su quei campi, c’era Benitez. Anche lui si lamentava. Era uno molto attento, metteva perfino le magliette al loro posto negli spogliatoi, per dire quando fosse maniacale. All’epoca, però, i campi sembravano buoni, almeno all’occhio di un profano come me. Evidentemente, col tempo qualcosa è cambiato. Se Conte fa una denuncia del genere, non lo fa a caso. E non è uno che cerca scuse. Volendo essere maliziosi, con le accuse ai campi ed alla cessione di Kvaratskhelia ha preparato il terreno. Ha messo sul tavolo quelle che, per lui, sono problematiche oggettive che affronta ogni giorno".
 
Stasera l’Inter è chiamata alla prima impresa contro il Barcellona. Lei, da tifoso romanista, ha visto i nerazzurri domenica scorsa soccombere proprio contro i giallorossi. Secondo lei, l’Inter è in calo fisico, mentale, o entrambi? 
 
"L’Inter è in calo fisico, perché si è visto con la Roma. Una volta preso il gol, non sono più riusciti a riaccendersi. Mentalmente magari volevano reagire, ma non ce la facevano. Quindi, credo che la forza adrenalinica che ti dà una semifinale di Champions possa sopperire alla stanchezza e al calo fisico che in questo momento, indubbiamente, hanno".
 
Anche lo scudetto potrebbe incidere sulla volontà di Conte? 
 
"A lui piace dimostrare di essere il più bravo, e lo sta dimostrando. Poi devi essere tu, società, a convincerlo che potrà ripetersi. Se vinci, vai di nuovo in Champions e giochi 60 partite in un anno. E se non hai due squadre di livello, non vai da nessuna parte. Guarda l’Inter: ha una rosa importante eppure soffre la mancanza di cinque o sei giocatori di livello pari ai titolari. È un campanello d’allarme evidente. De Laurentiis ha ormai esperienze di Champions, di campionato, di mercato. Non è detto che si debbano spendere miliardi per fare una squadra forte. La dimostrazione l’avete in casa: McTominay, per esempio, non era conteso da mezza Europa e non è costato una fortuna. Ma oggi è uno dei migliori nel suo ruolo".
 
Oggi è il miglior centrocampista in Italia? 
 
"Secondo me sì, ma dopo Barella".
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ON AIR - Caira: "Napoli primo grazie al lavoro di Conte, agli investimenti e ai pochi impegni"

di Napoli Magazine

30/04/2025 - 11:25

A "1 Football Club", programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Stefano Caira, ex direttore sportivo della Roma:
 
Il Napoli è ormai avviato verso la vittoria di questo scudetto oppure, con dodici punti ancora a disposizione, è troppo presto per dirlo? 
 
"Tre punti a quattro partite dalla fine sono tanti, però abbiamo visto che questo è un campionato dove le sorprese non mancano. In questo momento è soprattutto il Napoli che deve stare attento a non essere lui stesso una sorpresa negativa, perché l’Inter ormai le ha già fatte. Tutto è nelle mani del Napoli, in questo momento".
 
C’è chi parla di miracolo targato Conte, e chi invece sostiene che con un mercato da 150 milioni e un allenatore da 10 milioni netti a stagione non si possa parlare di miracolo. Lei dove si posiziona? 
 
"Io mi posiziono dove i soldi non sono mai garanzia di vittoria. Primo, perché bisogna saperli spendere bene. Secondo, perché poi devi anche saper gestire ciò che hai acquistato. E terzo, vincere non è mai facile. Se ci arrivi, è perché c’è stata una serie di combinazioni dove il lavoro è stato quello giusto. Quindi, non è un miracolo, ma è stato fatto ciò che andava fatto. Detto questo, si sapeva che gli impegni extra-campionato dell’Inter, prima o poi, li avrebbe pagati. Il Napoli è stato bravo a rimanere costante, a stare sempre lì, in attesa del passo falso altrui. Il passo falso è arrivato e ora va mantenuto il vantaggio, ma tutto questo è stato possibile grazie al lavoro di Conte, agli investimenti della società ed ai pochi impegni, non si può parlare di miracolo".
 
A fine stagione, andrà convinto Antonio Conte a restare. È stato molto criptico sul proprio futuro. Lei che idea si è fatto? 
 
"Conoscendolo, dico che a lui piace dimostrare di essere più bravo degli altri. Quindi, se capisce di non potersi ripetere, va convinto seriamente. Va accontentato sul calciomercato e sulle infrastrutture. Quando parla degli impianti, lo fa non solo per sé stesso, ma soprattutto per i ragazzi. Lui dice: ‘Io mi metto a bordo campo, ma sono loro che devono correre’. Se è così attento alle strutture è perché tiene al rendimento dei calciatori. Senza quello, non si va da nessuna parte. Le sue parole contro il centro sportivo non credo siano state fuori luogo. Sicuramente non è matto. Se denuncia che il campo di allenamento è diventato come cemento e ritiene che questo incida negativamente sui giocatori, è giusto che lo dica. Magari lo avrà già detto in privato più volte, finché non ha ritenuto necessario farlo anche pubblicamente. Io non conosco le condizioni attuali, ma ricordo l’ultima volta che sono salito su quei campi, c’era Benitez. Anche lui si lamentava. Era uno molto attento, metteva perfino le magliette al loro posto negli spogliatoi, per dire quando fosse maniacale. All’epoca, però, i campi sembravano buoni, almeno all’occhio di un profano come me. Evidentemente, col tempo qualcosa è cambiato. Se Conte fa una denuncia del genere, non lo fa a caso. E non è uno che cerca scuse. Volendo essere maliziosi, con le accuse ai campi ed alla cessione di Kvaratskhelia ha preparato il terreno. Ha messo sul tavolo quelle che, per lui, sono problematiche oggettive che affronta ogni giorno".
 
Stasera l’Inter è chiamata alla prima impresa contro il Barcellona. Lei, da tifoso romanista, ha visto i nerazzurri domenica scorsa soccombere proprio contro i giallorossi. Secondo lei, l’Inter è in calo fisico, mentale, o entrambi? 
 
"L’Inter è in calo fisico, perché si è visto con la Roma. Una volta preso il gol, non sono più riusciti a riaccendersi. Mentalmente magari volevano reagire, ma non ce la facevano. Quindi, credo che la forza adrenalinica che ti dà una semifinale di Champions possa sopperire alla stanchezza e al calo fisico che in questo momento, indubbiamente, hanno".
 
Anche lo scudetto potrebbe incidere sulla volontà di Conte? 
 
"A lui piace dimostrare di essere il più bravo, e lo sta dimostrando. Poi devi essere tu, società, a convincerlo che potrà ripetersi. Se vinci, vai di nuovo in Champions e giochi 60 partite in un anno. E se non hai due squadre di livello, non vai da nessuna parte. Guarda l’Inter: ha una rosa importante eppure soffre la mancanza di cinque o sei giocatori di livello pari ai titolari. È un campanello d’allarme evidente. De Laurentiis ha ormai esperienze di Champions, di campionato, di mercato. Non è detto che si debbano spendere miliardi per fare una squadra forte. La dimostrazione l’avete in casa: McTominay, per esempio, non era conteso da mezza Europa e non è costato una fortuna. Ma oggi è uno dei migliori nel suo ruolo".
 
Oggi è il miglior centrocampista in Italia? 
 
"Secondo me sì, ma dopo Barella".