A "1 Football Club", su 1 Station Radio, è intervenuto Stefano Capozucca, ex direttore sportivo, fra le tante, di Genoa e Cagliari.
Tra il Cagliari che affronterà il Napoli e il Como che ospiterà l’Inter, qual è l’avversaria più pericolosa?
“Ma secondo me non si tratta tanto dell’avversario, quanto della partita in sé. A Napoli ci sarà uno stadio che spingerà fortemente la squadra verso la vittoria contro il Cagliari, che ha ormai raggiunto la salvezza. Anche se il Cagliari, come tutte le squadre, scende in campo per fare il proprio dovere, la vedo difficile che possa creare un ostacolo vero al Napoli. Quindi, al di là di quello che potrà accadere a Como, penso che il Napoli sia destinato a vincere questa partita e, di conseguenza, a conquistare il campionato".
Lei conosce benissimo l’ambiente di Cagliari, dove ha lavorato per tanti anni. Che insidie può nascondere la squadra di Davide Nicola, che ha appena festeggiato la permanenza in Serie A, al Napoli di Antonio Conte?
“Secondo me, in questo momento il Cagliari può avere dalla sua la tranquillità di aver raggiunto l’obiettivo della salvezza. Anche se, a dirla tutta, non è mai stato davvero in una situazione disperata: ha sempre galleggiato sopra le tre squadre in lotta per non retrocedere. La vittoria contro il Venezia ha dato la matematica certezza della permanenza in categoria. Quindi, magari giocherà con la mente più libera, ma forse anche con una concentrazione non massima. Tuttavia, credo che l’ambiente e la spinta del pubblico giocheranno un ruolo determinante a favore del Napoli".
Il Napoli, però, nelle ultime giornate è parso un po’ bloccato: si tratta di un problema di forma fisica o è più una questione mentale, una sorta di ansia da prestazione?
“Secondo me è un mix di situazioni. Lo 0-0 a Parma ci può stare, perché il Parma aveva assoluto bisogno di non perdere quella partita, essendo in lotta per la salvezza. Invece, non mi aspettavo il 2-2 in casa contro il Genoa, che era una squadra tranquilla. Purtroppo, però, il Napoli in quella partita ha creato, ma non ha avuto fortuna: il Genoa ha avuto solo un’occasione vera. Gli azzurri invece non sono riusciti a finalizzare, e anche un pizzico di sfortuna ha pesato, come si è visto anche nei legni colpiti".
Direttore, il Napoli forse è andato anche oltre le più rosee aspettative alla prima stagione di Conte sulla panchina azzurra, dopo un’annata – quella scorsa – conclusa al decimo posto. Quanto c’è di Conte in questa squadra che ora è a due punti dallo scudetto?
“C’è tanto, c’è moltissimo. Oltre alla sua grande esperienza, ha trasmesso alla squadra una mentalità vincente, una voglia di raggiungere l’obiettivo. Anche se Conte non ha mai mostrato apertamente il desiderio di vincere lo Scudetto, in realtà lui – conoscendolo – lo ha sempre voluto fin da quando ha firmato col Napoli, era il suo vero obiettivo. Ha parlato poco, ma ha lavorato tanto. È andato a Napoli con l’intenzione chiara di vincere il campionato, nonostante l’Inter fosse una rivale molto forte".
C’è stato qualche calciatore del Napoli che in questa stagione l’ha un po’ deluso, che secondo lei ha reso al di sotto delle proprie potenzialità?
“Il Napoli è spesso l’espressione collettiva di un gioco di squadra. È normale che durante una stagione ci siano momenti di difficoltà per qualche giocatore, è fisiologico. Ma nel complesso, il Napoli ha sempre puntato sul collettivo, che è poi ciò che Conte ha sempre chiesto ai suoi".
La stagione di Lukaku è stata sufficiente, insufficiente, discreta o ottima?
“Lukaku era un giocatore fortemente voluto da Conte e che si è preso carico di molte responsabilità. Per il suo modo di giocare è stato un elemento fondamentale. Magari qualcuno si aspettava 20 gol, ma lui è stato utilizzato soprattutto come punto di riferimento, per far salire la squadra e dare profondità. È stato importante non solo in zona gol, ma anche per l’equilibrio del reparto offensivo e per il centrocampo. Quindi, per quello che Conte voleva da lui, penso abbia dato un contributo sufficiente, nonostante avrebbe potuto segnare di più".
di Napoli Magazine
20/05/2025 - 12:02
A "1 Football Club", su 1 Station Radio, è intervenuto Stefano Capozucca, ex direttore sportivo, fra le tante, di Genoa e Cagliari.
Tra il Cagliari che affronterà il Napoli e il Como che ospiterà l’Inter, qual è l’avversaria più pericolosa?
“Ma secondo me non si tratta tanto dell’avversario, quanto della partita in sé. A Napoli ci sarà uno stadio che spingerà fortemente la squadra verso la vittoria contro il Cagliari, che ha ormai raggiunto la salvezza. Anche se il Cagliari, come tutte le squadre, scende in campo per fare il proprio dovere, la vedo difficile che possa creare un ostacolo vero al Napoli. Quindi, al di là di quello che potrà accadere a Como, penso che il Napoli sia destinato a vincere questa partita e, di conseguenza, a conquistare il campionato".
Lei conosce benissimo l’ambiente di Cagliari, dove ha lavorato per tanti anni. Che insidie può nascondere la squadra di Davide Nicola, che ha appena festeggiato la permanenza in Serie A, al Napoli di Antonio Conte?
“Secondo me, in questo momento il Cagliari può avere dalla sua la tranquillità di aver raggiunto l’obiettivo della salvezza. Anche se, a dirla tutta, non è mai stato davvero in una situazione disperata: ha sempre galleggiato sopra le tre squadre in lotta per non retrocedere. La vittoria contro il Venezia ha dato la matematica certezza della permanenza in categoria. Quindi, magari giocherà con la mente più libera, ma forse anche con una concentrazione non massima. Tuttavia, credo che l’ambiente e la spinta del pubblico giocheranno un ruolo determinante a favore del Napoli".
Il Napoli, però, nelle ultime giornate è parso un po’ bloccato: si tratta di un problema di forma fisica o è più una questione mentale, una sorta di ansia da prestazione?
“Secondo me è un mix di situazioni. Lo 0-0 a Parma ci può stare, perché il Parma aveva assoluto bisogno di non perdere quella partita, essendo in lotta per la salvezza. Invece, non mi aspettavo il 2-2 in casa contro il Genoa, che era una squadra tranquilla. Purtroppo, però, il Napoli in quella partita ha creato, ma non ha avuto fortuna: il Genoa ha avuto solo un’occasione vera. Gli azzurri invece non sono riusciti a finalizzare, e anche un pizzico di sfortuna ha pesato, come si è visto anche nei legni colpiti".
Direttore, il Napoli forse è andato anche oltre le più rosee aspettative alla prima stagione di Conte sulla panchina azzurra, dopo un’annata – quella scorsa – conclusa al decimo posto. Quanto c’è di Conte in questa squadra che ora è a due punti dallo scudetto?
“C’è tanto, c’è moltissimo. Oltre alla sua grande esperienza, ha trasmesso alla squadra una mentalità vincente, una voglia di raggiungere l’obiettivo. Anche se Conte non ha mai mostrato apertamente il desiderio di vincere lo Scudetto, in realtà lui – conoscendolo – lo ha sempre voluto fin da quando ha firmato col Napoli, era il suo vero obiettivo. Ha parlato poco, ma ha lavorato tanto. È andato a Napoli con l’intenzione chiara di vincere il campionato, nonostante l’Inter fosse una rivale molto forte".
C’è stato qualche calciatore del Napoli che in questa stagione l’ha un po’ deluso, che secondo lei ha reso al di sotto delle proprie potenzialità?
“Il Napoli è spesso l’espressione collettiva di un gioco di squadra. È normale che durante una stagione ci siano momenti di difficoltà per qualche giocatore, è fisiologico. Ma nel complesso, il Napoli ha sempre puntato sul collettivo, che è poi ciò che Conte ha sempre chiesto ai suoi".
La stagione di Lukaku è stata sufficiente, insufficiente, discreta o ottima?
“Lukaku era un giocatore fortemente voluto da Conte e che si è preso carico di molte responsabilità. Per il suo modo di giocare è stato un elemento fondamentale. Magari qualcuno si aspettava 20 gol, ma lui è stato utilizzato soprattutto come punto di riferimento, per far salire la squadra e dare profondità. È stato importante non solo in zona gol, ma anche per l’equilibrio del reparto offensivo e per il centrocampo. Quindi, per quello che Conte voleva da lui, penso abbia dato un contributo sufficiente, nonostante avrebbe potuto segnare di più".