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L'OPINIONE - Marino: "Spinazzola e Buongiorno acquisti importanti, Lobotka è importante"
09.07.2024 13:14 di Napoli Magazine

A “1 Football Club”, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Pasquale Marino, allenatore:

 

Che calciatore è Alessandro Buongiorno?

 

“Secondo me, è un ottimo acquisto. Nelle ultime partite ha sbagliato pochissime partite. Con Juric ha ricoperto il ruolo di difensore di una difesa a tre e, dunque, sarebbe un ottimo rinforzo. Anche Spinazzola, nonostante i problemi fisici, è un calciatore funzionale agli schemi di Conte”.

 

Perché Buongiorno non è riuscito a trovare spazio all’Europeo?

 

“C’erano altri che hanno fatto dei campionati importanti. Calafiori è stato uno dei pochi che ha reso al di là delle aspettative. C’era da scegliere, anche Bastoni ha fatto bene. Sono scelte che si devono fare quando c’è equilibrio”.

 

Ha allenato Spinazzola a Vicenza. Crede possa essere un giocatore importante anche per lo spogliatoio?

 

“Era giovanissimo ma già si vedeva che, quando cambiava passo, fosse difficile stargli dietro. Non posso parlare di leadership perché l’ho allenato da giovane. Sono sicuro, però, che sia cresciuto sia tatticamente che in termini di personalità”.

 

Ibrahimovic e Fonseca hanno parlato di Zirkzee come il passato del Milan. C’è delusione per i rossoneri?

 

“Penso di sì. Era un obiettivo, ma è sfumato. Un giocatore straordinario, che ha fatto ottime cose al Bologna. Non è facile trovare calciatori che facciano giocare bene la squadra, che non diano riferimenti. È una perdita importante per il nostro campionato”.

 

Oltre Fonseca per il Milan, anche l’Udinese ha puntato sulla pista estera. Perché gli allenatori italiani non vengono apprezzati?

 

“Non saprei. Le proprietà straniere tendono a puntare su tecnici stranieri. La scelta dell’Udinese è una sorpresa anche per me. Tuttavia, la società friulana difficilmente sbaglia. Ogni scelta è ponderata, non influenzata dal nome. Quando c’ero io si puntava tanto sugli italiani e sui giovani. Negli ultimi anni, l’Udinese si è affidata anche a giocatori più affermati. La scelta dell’allenatore sarà fondamentale per un gruppo che ha sofferto particolarmente nell’ultima stagione”.

 

Sofferenza che è stata guidata verso l’obiettivo dai Cannavaro che, oggi, si sono separati. Quanto è difficile passare dall’essere calciatori al diventare allenatori?

 

“Cambia tutto. Per me non era un problema, ero scarso come giocatore. Non davo nulla per scontato. Giocatori del livello di Cannavaro, a volte, danno per scontate delle cose. Trovare un calciatore del loro livello non è semplice. Cannavaro ha già avuto esperienze importanti all’estero e, dopo aver portato la nave in porto con i friulani, sono sicuro che riuscirà a trovare qualcosa. Per un tecnico è importante anche maturare la propria personalità nelle categorie inferiori. Il carattere è importante anche per la gestione dei gruppi. Quando alleni giocatori come quelli che ho avuto la fortuna di allenare io, come Handanovic, Sanchez o Di Natale, devi poter avere il carisma giusto per continuare ad avere il controllo”.

 

Pirlo, invece, è partito sin da subito alla Juve. Esperienza poco fortunata che può essere utile a dimostrare che non sempre un grande calciatore è sicuramente un tecnico altrettanto grande?

 

“Ci si arriva a determinate condizioni. Magari, alcuni di essi hanno la fortuna di aver lavorato con allenatori importantissimi da cui imparare. Sono ragazzi intelligenti e credo cerchino di assimilare il più possibile dagli allenatori. Sono esperienze che ti arricchiscono”.

 

Per sostenere un assetto tattico a tre non c’è bisogno anche di rinforzare i centrali di centrocampo?

 

“Nell’assetto di Conte le squadre cercano sempre di avere il controllo della palla. Il Napoli, oltre a garantire aggressività, può contare sulla gestione di un calciatore come Lobotka. Avere giocatori di quel tipo è di grande importanza. D’altronde, è un sistema di gioco già collaudato, mostrato anche al Chelsea. Conte non è un tecnico che si fossilizza. Alla Juve sapeva impiegare sia il 4-3-3 che il 3-5-2”.

 

Con questo assetto tattico, il Napoli avrà cinque seconde punte. Non crede siano un po’ troppe?

 

“Diciamo tre, penso farà il 3-4-2-1. Molti dei calciatori ipoteticamente impiegabili come seconde punte potrebbero essere schierati dietro la punta. Con gli esterni che creano ampiezza, i giocatori sotto punta dovranno essere bravi ad attaccare la linea e la profondità”.

 

Vedrebbe bene Chiesa al Napoli?

 

“Può fare la differenza nell’uno contro uno, nel saltare l’uomo. Creare superiorità numerica negli ultimi metri è fondamentale, soprattutto quando si affrontano squadre chiuse”.

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L'OPINIONE - Marino: "Spinazzola e Buongiorno acquisti importanti, Lobotka è importante"

di Napoli Magazine

09/07/2024 - 13:14

A “1 Football Club”, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Pasquale Marino, allenatore:

 

Che calciatore è Alessandro Buongiorno?

 

“Secondo me, è un ottimo acquisto. Nelle ultime partite ha sbagliato pochissime partite. Con Juric ha ricoperto il ruolo di difensore di una difesa a tre e, dunque, sarebbe un ottimo rinforzo. Anche Spinazzola, nonostante i problemi fisici, è un calciatore funzionale agli schemi di Conte”.

 

Perché Buongiorno non è riuscito a trovare spazio all’Europeo?

 

“C’erano altri che hanno fatto dei campionati importanti. Calafiori è stato uno dei pochi che ha reso al di là delle aspettative. C’era da scegliere, anche Bastoni ha fatto bene. Sono scelte che si devono fare quando c’è equilibrio”.

 

Ha allenato Spinazzola a Vicenza. Crede possa essere un giocatore importante anche per lo spogliatoio?

 

“Era giovanissimo ma già si vedeva che, quando cambiava passo, fosse difficile stargli dietro. Non posso parlare di leadership perché l’ho allenato da giovane. Sono sicuro, però, che sia cresciuto sia tatticamente che in termini di personalità”.

 

Ibrahimovic e Fonseca hanno parlato di Zirkzee come il passato del Milan. C’è delusione per i rossoneri?

 

“Penso di sì. Era un obiettivo, ma è sfumato. Un giocatore straordinario, che ha fatto ottime cose al Bologna. Non è facile trovare calciatori che facciano giocare bene la squadra, che non diano riferimenti. È una perdita importante per il nostro campionato”.

 

Oltre Fonseca per il Milan, anche l’Udinese ha puntato sulla pista estera. Perché gli allenatori italiani non vengono apprezzati?

 

“Non saprei. Le proprietà straniere tendono a puntare su tecnici stranieri. La scelta dell’Udinese è una sorpresa anche per me. Tuttavia, la società friulana difficilmente sbaglia. Ogni scelta è ponderata, non influenzata dal nome. Quando c’ero io si puntava tanto sugli italiani e sui giovani. Negli ultimi anni, l’Udinese si è affidata anche a giocatori più affermati. La scelta dell’allenatore sarà fondamentale per un gruppo che ha sofferto particolarmente nell’ultima stagione”.

 

Sofferenza che è stata guidata verso l’obiettivo dai Cannavaro che, oggi, si sono separati. Quanto è difficile passare dall’essere calciatori al diventare allenatori?

 

“Cambia tutto. Per me non era un problema, ero scarso come giocatore. Non davo nulla per scontato. Giocatori del livello di Cannavaro, a volte, danno per scontate delle cose. Trovare un calciatore del loro livello non è semplice. Cannavaro ha già avuto esperienze importanti all’estero e, dopo aver portato la nave in porto con i friulani, sono sicuro che riuscirà a trovare qualcosa. Per un tecnico è importante anche maturare la propria personalità nelle categorie inferiori. Il carattere è importante anche per la gestione dei gruppi. Quando alleni giocatori come quelli che ho avuto la fortuna di allenare io, come Handanovic, Sanchez o Di Natale, devi poter avere il carisma giusto per continuare ad avere il controllo”.

 

Pirlo, invece, è partito sin da subito alla Juve. Esperienza poco fortunata che può essere utile a dimostrare che non sempre un grande calciatore è sicuramente un tecnico altrettanto grande?

 

“Ci si arriva a determinate condizioni. Magari, alcuni di essi hanno la fortuna di aver lavorato con allenatori importantissimi da cui imparare. Sono ragazzi intelligenti e credo cerchino di assimilare il più possibile dagli allenatori. Sono esperienze che ti arricchiscono”.

 

Per sostenere un assetto tattico a tre non c’è bisogno anche di rinforzare i centrali di centrocampo?

 

“Nell’assetto di Conte le squadre cercano sempre di avere il controllo della palla. Il Napoli, oltre a garantire aggressività, può contare sulla gestione di un calciatore come Lobotka. Avere giocatori di quel tipo è di grande importanza. D’altronde, è un sistema di gioco già collaudato, mostrato anche al Chelsea. Conte non è un tecnico che si fossilizza. Alla Juve sapeva impiegare sia il 4-3-3 che il 3-5-2”.

 

Con questo assetto tattico, il Napoli avrà cinque seconde punte. Non crede siano un po’ troppe?

 

“Diciamo tre, penso farà il 3-4-2-1. Molti dei calciatori ipoteticamente impiegabili come seconde punte potrebbero essere schierati dietro la punta. Con gli esterni che creano ampiezza, i giocatori sotto punta dovranno essere bravi ad attaccare la linea e la profondità”.

 

Vedrebbe bene Chiesa al Napoli?

 

“Può fare la differenza nell’uno contro uno, nel saltare l’uomo. Creare superiorità numerica negli ultimi metri è fondamentale, soprattutto quando si affrontano squadre chiuse”.