A “1 Football Club”, su 1 Station Radio, è intervenuto Reginaldo Ferreira, attaccante del Magma Napoli ed ex Siena di mister Conte.
Le dichiarazioni di Conte dopo la partita di Bologna servivano a toccare l'orgoglio dei calciatori?
"Penso proprio di sì, avevano bisogno di una scossa e lui quella scossa, per quanto possa dare fastidio, l'ha data. L'ha fatto dopo la partita, per cercare di tirare fuori l'orgoglio ai calciatori ed anche a sé stesso, perché comunque questa volta si è preso le responsabilità pure lui. Ha voluto fare capire che anche lui è parte del gruppo, però ogni giocatore, anche quelli più esperti, quelli che hanno già vissuto certe situazioni, devono dare qualcosina in più. Non penso sia stata una polemica. Conoscendolo, lui vuole vincere sempre, e l'ha fatto di proposito per dire 'Da adesso in poi tutti quanti dovete dare qualcosa in più'".
Se dovesse rendersi conto che i ragazzi non lo seguono, potrebbe abbandonare?
"Ora come ora, no. Penso che il mister, conoscendolo un pochettino perché l'ho avuto e abbiamo vinto un campionato insieme, è un uomo di carattere, era anche più duro rispetto ad oggi. Era uno che voleva arrivare al massimo ed infatti ha fatto quello che ha fatto. Conoscendolo, lui cercherà di fare bene fino alla fine, soprattutto in Champions League, che è la coppa che lui sogna perché non l'ha mai vinta. Cercherà in tutti i modi di fare un grande percorso e secondo me ci riuscirà. In campionato poi il Napoli sarà sempre lì, tra primo e secondo posto, a lottare anche con Inter e Milan. Non penso proprio che molli, semmai, se dovesse uscire dalla Champions, allora il discorso potrebbe cambiare, ma finché c'è speranza non lascerà".
È giusto che Politano resti più avanzato anziché di coprire l'intera fascia?
"Penso che Politano, da come stia giocando sia nel Napoli che in Nazionale, ormai abbia dentro di sé entrambe le fasi. Se gli chiedi solo la fase offensiva, lui fa in automatico anche quella difensiva, perché ce l'ha nel DNA. Fa bene tutte e due le cose. Se gli lasci più libertà, magari con un centrocampista di quantità dalla sua parte, può giocare più sereno e concentrarsi sulla qualità, perché la qualità ce l'ha e può fare la differenza. Però nella sua testa ormai sia con il Napoli che in Nazionale, ha proprio dentro l'idea di fare entrambe le fasi e lo fa benissimo".
Come si gestiscono sette partite in ventidue giorni?
"Vanno gestite alla perfezione, basti pensare che Politano è uno di quelli, insieme a Di Lorenzo, che sia col Napoli che in Nazionale non saltano mai una partita. Fanno sempre 90 minuti, tranne quella volta che Politano si fece male, da lì in poi ha sempre giocato. Per me il mister adesso ha poche scelte, sperando che rientri qualcuno dall'infermeria, anche se è difficile. Deve ruotare un po', perché sette partite in ventidue giorni sono tante, soprattutto per ciò che chiede lui. Quindi chi finora ha giocato meno avrà minutaggio e deve essere pronto a sfruttarlo".
Ci conferma che gli allenamenti di Conte sono estenuanti?
"Conte ti distrugge negli allenamenti, lo faceva anche con noi al Siena, ma poi, in campo, corri più degli altri. Mister Conte nel suo modo di lavorare è unico, perché ti porta ad arrivare a fare 90-95 minuti a grandi ritmi, però devi seguirlo. Al pari di Prandelli, credo che la preparazione più dura che abbia mai fatto sia stata quella con Conte. I frutti si vedono, i giocatori vanno fortissimo. Certo, qualcuno rischia di farsi male, ma chi riesce a mantenere quei ritmi poi sta benissimo fisicamente e può fare qualsiasi cosa".
Tanti infortuni muscolari al Napoli: sono attribuibili al metodo di Conte?
"Non è solo il metodo Conte, nonostante gli allenamenti siano sempre intensi, sempre al massimo. Succede che i giocatori giocano la domenica e la stessa sera poi partono per le Nazionali, per qualcuno parliamo di sette-otto ore di viaggio. Pensando ad uno come Neres, che se fosse stato convocato dal Brasile avrebbe dovuto fare undici-dodici ore di volo. È tosta, poi devi giocare subito, il mercoledì, il giovedì o il sabato ed è estenuante, fisicamente e mentalmente. Il Napoli ha tanti nazionali e quella spesa di energie si paga. Però, una volta finita questa fase di continue convocazioni, tra poco penseranno solo al Mondiale, a mio avviso si recupereranno diversi giocatori ed il Napoli potrà fare un finale di stagione molto buono".
Conte è cambiato tatticamente rispetto a quindici anni fa?
"Sì, è diverso. Ai tempi, quando vincemmo il campionato a Siena, giocavamo col 4-2-4. Ora il mister è andato avanti: usa il 3-5-2, il 4-3-3, cambia molto. È cresciuto tantissimo tatticamente ed anche al Napoli, avendo avuto due mesi pieni per lavorare, ha impostato più moduli rispetto allo scorso anno. Su questo è cresciuto davvero tanto".
di Napoli Magazine
21/11/2025 - 12:57
A “1 Football Club”, su 1 Station Radio, è intervenuto Reginaldo Ferreira, attaccante del Magma Napoli ed ex Siena di mister Conte.
Le dichiarazioni di Conte dopo la partita di Bologna servivano a toccare l'orgoglio dei calciatori?
"Penso proprio di sì, avevano bisogno di una scossa e lui quella scossa, per quanto possa dare fastidio, l'ha data. L'ha fatto dopo la partita, per cercare di tirare fuori l'orgoglio ai calciatori ed anche a sé stesso, perché comunque questa volta si è preso le responsabilità pure lui. Ha voluto fare capire che anche lui è parte del gruppo, però ogni giocatore, anche quelli più esperti, quelli che hanno già vissuto certe situazioni, devono dare qualcosina in più. Non penso sia stata una polemica. Conoscendolo, lui vuole vincere sempre, e l'ha fatto di proposito per dire 'Da adesso in poi tutti quanti dovete dare qualcosa in più'".
Se dovesse rendersi conto che i ragazzi non lo seguono, potrebbe abbandonare?
"Ora come ora, no. Penso che il mister, conoscendolo un pochettino perché l'ho avuto e abbiamo vinto un campionato insieme, è un uomo di carattere, era anche più duro rispetto ad oggi. Era uno che voleva arrivare al massimo ed infatti ha fatto quello che ha fatto. Conoscendolo, lui cercherà di fare bene fino alla fine, soprattutto in Champions League, che è la coppa che lui sogna perché non l'ha mai vinta. Cercherà in tutti i modi di fare un grande percorso e secondo me ci riuscirà. In campionato poi il Napoli sarà sempre lì, tra primo e secondo posto, a lottare anche con Inter e Milan. Non penso proprio che molli, semmai, se dovesse uscire dalla Champions, allora il discorso potrebbe cambiare, ma finché c'è speranza non lascerà".
È giusto che Politano resti più avanzato anziché di coprire l'intera fascia?
"Penso che Politano, da come stia giocando sia nel Napoli che in Nazionale, ormai abbia dentro di sé entrambe le fasi. Se gli chiedi solo la fase offensiva, lui fa in automatico anche quella difensiva, perché ce l'ha nel DNA. Fa bene tutte e due le cose. Se gli lasci più libertà, magari con un centrocampista di quantità dalla sua parte, può giocare più sereno e concentrarsi sulla qualità, perché la qualità ce l'ha e può fare la differenza. Però nella sua testa ormai sia con il Napoli che in Nazionale, ha proprio dentro l'idea di fare entrambe le fasi e lo fa benissimo".
Come si gestiscono sette partite in ventidue giorni?
"Vanno gestite alla perfezione, basti pensare che Politano è uno di quelli, insieme a Di Lorenzo, che sia col Napoli che in Nazionale non saltano mai una partita. Fanno sempre 90 minuti, tranne quella volta che Politano si fece male, da lì in poi ha sempre giocato. Per me il mister adesso ha poche scelte, sperando che rientri qualcuno dall'infermeria, anche se è difficile. Deve ruotare un po', perché sette partite in ventidue giorni sono tante, soprattutto per ciò che chiede lui. Quindi chi finora ha giocato meno avrà minutaggio e deve essere pronto a sfruttarlo".
Ci conferma che gli allenamenti di Conte sono estenuanti?
"Conte ti distrugge negli allenamenti, lo faceva anche con noi al Siena, ma poi, in campo, corri più degli altri. Mister Conte nel suo modo di lavorare è unico, perché ti porta ad arrivare a fare 90-95 minuti a grandi ritmi, però devi seguirlo. Al pari di Prandelli, credo che la preparazione più dura che abbia mai fatto sia stata quella con Conte. I frutti si vedono, i giocatori vanno fortissimo. Certo, qualcuno rischia di farsi male, ma chi riesce a mantenere quei ritmi poi sta benissimo fisicamente e può fare qualsiasi cosa".
Tanti infortuni muscolari al Napoli: sono attribuibili al metodo di Conte?
"Non è solo il metodo Conte, nonostante gli allenamenti siano sempre intensi, sempre al massimo. Succede che i giocatori giocano la domenica e la stessa sera poi partono per le Nazionali, per qualcuno parliamo di sette-otto ore di viaggio. Pensando ad uno come Neres, che se fosse stato convocato dal Brasile avrebbe dovuto fare undici-dodici ore di volo. È tosta, poi devi giocare subito, il mercoledì, il giovedì o il sabato ed è estenuante, fisicamente e mentalmente. Il Napoli ha tanti nazionali e quella spesa di energie si paga. Però, una volta finita questa fase di continue convocazioni, tra poco penseranno solo al Mondiale, a mio avviso si recupereranno diversi giocatori ed il Napoli potrà fare un finale di stagione molto buono".
Conte è cambiato tatticamente rispetto a quindici anni fa?
"Sì, è diverso. Ai tempi, quando vincemmo il campionato a Siena, giocavamo col 4-2-4. Ora il mister è andato avanti: usa il 3-5-2, il 4-3-3, cambia molto. È cresciuto tantissimo tatticamente ed anche al Napoli, avendo avuto due mesi pieni per lavorare, ha impostato più moduli rispetto allo scorso anno. Su questo è cresciuto davvero tanto".