A “1 Football Club”, su 1 Station Radio, è intervenuto Giovanni Cobolli Gigli, ex presidente della Juventus.
Presidente, uno juventino come ha accolto la notizia di Luciano Spalletti sulla panchina bianconera?
“Per uno juventino come posso essere io da più di settant’anni, non è stato piacevole assistere al marasma che si è creato nella Juventus, prima con un allenatore e poi con un altro. A mio modesto avviso, nella società manca una mente dirigente al di sopra di tutto, una figura capace di dare una linea chiara e coerente. Oggi chi parla per la Juventus è un azionista, ma non un membro del Consiglio di Amministrazione, e questa debolezza ai vertici decisionali ha probabilmente portato a questa situazione. Cito ad esempio un commento di Del Piero, che ha detto che il problema non è l’allenatore, ma chi sta più in alto: condivido pienamente. Tudor, a mio giudizio, ha fatto un buon lavoro. Ha accettato una sfida difficile quando ha deciso di venire alla Juventus, riuscendo miracolosamente ad entrare in Champions. Inoltre, in alcune partite, come quella contro l’Inter o contro il Real Madrid, la squadra ha mostrato un bel gioco. Detto ciò, probabilmente era necessario un cambiamento, perché si era creato qualcosa che non funzionava, forse anche all’interno dello spogliatoio. È arrivato Spalletti: mi auguro che sia lo Spalletti di Napoli, quello che si chiudeva in una stanza a Castel Volturno e pensava solo alla squadra, 24 ore su 24. Se farà lo stesso alla Juventus, ben venga. Se invece si comportasse come con la Nazionale, non andrebbe bene a nessuno. Anche Capello ha detto la sua: secondo lui è stato ridicolo cambiare allenatore dopo poche giornate e ha aggiunto che, Spalletti, non deve essere testardo. Effettivamente Spalletti ieri ha detto a Perin: ‘Dipenderà da voi’. Mi auguro davvero che non sia lo Spalletti della Nazionale, perché quello purtroppo ha fatto una figura meschina, per lui e per noi italiani".
L’approdo di Spalletti sulla panchina della Juventus sposta un po’ gli equilibri di questa Serie A?
“Indubbiamente sì. Se guardiamo il curriculum di Spalletti, parliamo di un allenatore con una grande esperienza. Prima dell’esperienza negativa in Nazionale, aveva fatto ottime cose: ha lavorato anche all’estero, in Russia, e in Italia ha ottenuto buoni risultati con diverse squadre, come la Roma. Il suo culmine è stato ovviamente lo scudetto con il Napoli, un successo non solo di risultati ma anche di bel gioco. Pensare che lo stesso Spalletti sia quello della Nazionale è quasi un’assurdità".
Invece, per quanto riguarda la società, in che modo inciderà la scelta di Spalletti? E sul campo, cosa si aspetta di vedere?
“Credo che Spalletti porterà dei cambiamenti significativi nel gioco. Non chiedetemi dettagli tattici, non sono un tecnico e non lo sono mai stato, ma penso che cercherà di utilizzare i giocatori in modo diverso, magari con ruoli nuovi rispetto a quelli a cui siamo abituati. Penso soprattutto a Yldiz, che è un patrimonio della Juventus, finché resterà, perché più cresce e più diventa appetibile per i grandi club stranieri. Spalletti cercherà di impostare una squadra con continuità, senza troppi cambi da una partita all’altra, dando identità e stabilità al gruppo".
Qualche anno fa Spalletti e Victor Osimhen hanno regalato uno scudetto storico al Napoli. Nei prossimi mesi vede possibile una loro reunion?
“No, direi francamente di no. La Juventus delle precedenti gestioni ha accumulato un miliardo di perdite, un peso enorme sulle spalle degli azionisti. Ora non si fanno più aumenti di capitale, poi si riparla di farli: serve una linea di gestione coerente e persone con sangue juventino. Mi domando come il nuovo direttore generale, questo ‘genio dell’algoritmo’, possa avere sangue bianconero se non parla italiano e se, mi dicono, in società ormai si parli solo inglese. Mi auguro che impari presto la nostra lingua e che, magari leggendo l’enciclopedia della Juventus, capisca davvero dove è arrivato".
Quindi, più che investire subito sul mercato, la Juventus dovrebbe investire su un ritorno alla “juventinità”?
“Esattamente. La Juventus deve ritrovare il proprio spirito, quello che l’ha sempre contraddistinta. I giocatori devono partecipare a questo progetto, essere complici e alleati, non semplici esecutori. Ma, allo stesso tempo, non devono essere trattati in modo offensivo, come purtroppo a volte è accaduto".
Inter o Juventus: quale squadra deve temere di più il Napoli di Conte?
“Direi sé stesso. Paradossalmente, il Napoli, pur avendo perso la stella De Bruyne per diversi mesi, cosa che mi dispiace molto, ha ritrovato un gioco più simile a quello dell’anno scorso. Conte è un personaggio incredibile, vive di calcio, e lo si vede: riesce a ottenere dai suoi giocatori ciò che altri, pur bravi, faticano a ottenere. Quindi, il Napoli deve tenere sé stesso più che Inter o Juventus".
di Napoli Magazine
31/10/2025 - 11:49
A “1 Football Club”, su 1 Station Radio, è intervenuto Giovanni Cobolli Gigli, ex presidente della Juventus.
Presidente, uno juventino come ha accolto la notizia di Luciano Spalletti sulla panchina bianconera?
“Per uno juventino come posso essere io da più di settant’anni, non è stato piacevole assistere al marasma che si è creato nella Juventus, prima con un allenatore e poi con un altro. A mio modesto avviso, nella società manca una mente dirigente al di sopra di tutto, una figura capace di dare una linea chiara e coerente. Oggi chi parla per la Juventus è un azionista, ma non un membro del Consiglio di Amministrazione, e questa debolezza ai vertici decisionali ha probabilmente portato a questa situazione. Cito ad esempio un commento di Del Piero, che ha detto che il problema non è l’allenatore, ma chi sta più in alto: condivido pienamente. Tudor, a mio giudizio, ha fatto un buon lavoro. Ha accettato una sfida difficile quando ha deciso di venire alla Juventus, riuscendo miracolosamente ad entrare in Champions. Inoltre, in alcune partite, come quella contro l’Inter o contro il Real Madrid, la squadra ha mostrato un bel gioco. Detto ciò, probabilmente era necessario un cambiamento, perché si era creato qualcosa che non funzionava, forse anche all’interno dello spogliatoio. È arrivato Spalletti: mi auguro che sia lo Spalletti di Napoli, quello che si chiudeva in una stanza a Castel Volturno e pensava solo alla squadra, 24 ore su 24. Se farà lo stesso alla Juventus, ben venga. Se invece si comportasse come con la Nazionale, non andrebbe bene a nessuno. Anche Capello ha detto la sua: secondo lui è stato ridicolo cambiare allenatore dopo poche giornate e ha aggiunto che, Spalletti, non deve essere testardo. Effettivamente Spalletti ieri ha detto a Perin: ‘Dipenderà da voi’. Mi auguro davvero che non sia lo Spalletti della Nazionale, perché quello purtroppo ha fatto una figura meschina, per lui e per noi italiani".
L’approdo di Spalletti sulla panchina della Juventus sposta un po’ gli equilibri di questa Serie A?
“Indubbiamente sì. Se guardiamo il curriculum di Spalletti, parliamo di un allenatore con una grande esperienza. Prima dell’esperienza negativa in Nazionale, aveva fatto ottime cose: ha lavorato anche all’estero, in Russia, e in Italia ha ottenuto buoni risultati con diverse squadre, come la Roma. Il suo culmine è stato ovviamente lo scudetto con il Napoli, un successo non solo di risultati ma anche di bel gioco. Pensare che lo stesso Spalletti sia quello della Nazionale è quasi un’assurdità".
Invece, per quanto riguarda la società, in che modo inciderà la scelta di Spalletti? E sul campo, cosa si aspetta di vedere?
“Credo che Spalletti porterà dei cambiamenti significativi nel gioco. Non chiedetemi dettagli tattici, non sono un tecnico e non lo sono mai stato, ma penso che cercherà di utilizzare i giocatori in modo diverso, magari con ruoli nuovi rispetto a quelli a cui siamo abituati. Penso soprattutto a Yldiz, che è un patrimonio della Juventus, finché resterà, perché più cresce e più diventa appetibile per i grandi club stranieri. Spalletti cercherà di impostare una squadra con continuità, senza troppi cambi da una partita all’altra, dando identità e stabilità al gruppo".
Qualche anno fa Spalletti e Victor Osimhen hanno regalato uno scudetto storico al Napoli. Nei prossimi mesi vede possibile una loro reunion?
“No, direi francamente di no. La Juventus delle precedenti gestioni ha accumulato un miliardo di perdite, un peso enorme sulle spalle degli azionisti. Ora non si fanno più aumenti di capitale, poi si riparla di farli: serve una linea di gestione coerente e persone con sangue juventino. Mi domando come il nuovo direttore generale, questo ‘genio dell’algoritmo’, possa avere sangue bianconero se non parla italiano e se, mi dicono, in società ormai si parli solo inglese. Mi auguro che impari presto la nostra lingua e che, magari leggendo l’enciclopedia della Juventus, capisca davvero dove è arrivato".
Quindi, più che investire subito sul mercato, la Juventus dovrebbe investire su un ritorno alla “juventinità”?
“Esattamente. La Juventus deve ritrovare il proprio spirito, quello che l’ha sempre contraddistinta. I giocatori devono partecipare a questo progetto, essere complici e alleati, non semplici esecutori. Ma, allo stesso tempo, non devono essere trattati in modo offensivo, come purtroppo a volte è accaduto".
Inter o Juventus: quale squadra deve temere di più il Napoli di Conte?
“Direi sé stesso. Paradossalmente, il Napoli, pur avendo perso la stella De Bruyne per diversi mesi, cosa che mi dispiace molto, ha ritrovato un gioco più simile a quello dell’anno scorso. Conte è un personaggio incredibile, vive di calcio, e lo si vede: riesce a ottenere dai suoi giocatori ciò che altri, pur bravi, faticano a ottenere. Quindi, il Napoli deve tenere sé stesso più che Inter o Juventus".
 
     
    