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ADL - De Laurentiis: "Ancelotti mi ha detto che potrebbe restare anche sei anni, con Sarri a un certo punto è diventata solo una questione di denaro, Lorenzo Insigne è per me uno di famiglia, immagino il Napoli vincente in Italia e in Europa"
10.10.2018 10:51 di Napoli Magazine

Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport: "L’altro giorno Carlo era a Ischia, mi ha telefonato entusiasta: Aurelio, io qui ci potrei restare anche sei anni. Sono fiero di aver individuato un uomo del suo livello, non solo professionale. Con lui si vive un rapporto umano, discutendo amabilmente dei reciproci interessi. Erano anni che avevamo contatti telefonici, ogni tanto Carlo si informava di nostri calciatori e io con lui dei suoi. Mi aveva colpito il suo equilibrio ma anche la sua educazione, perché quando intuiva che non ci sarebbero stati margini per trattative non insisteva. Gli ho telefonato quando ho capito che ormai si era chiuso un ciclo e lui, senza tentennamenti, con una serenità che ho colto e apprezzato, mi ha detto: vediamoci. A me è sembrato che quest'appuntamento fosse scritto nell'universo calcistico, come se l'avesse deciso il destino: ci sono voluti cinque minuti, dico cinque, per arrivare all'accordo. La negoziazione più rapida dei miei circa quindici anni di calcio. Poi è venuto un avvocato, bravissimo, e sono stati sufficienti altri cinque minuti a me e a Chiavelli, l'amministratore delegato, per definire ogni dettaglio. Se parlo di calcio, non si offende: prima del Liverpool, al mattino, gli ho telefonato e così, ho espresso pareri. E lui con garbo, autorevolezza e autorità, mi ha detto: presidè, stai tranquillo, la vinciamo. L’ho preso in parola e all’87esimo ho detto: ma vuoi vedere che succede? E’ successo. Non può capire la mia reazione. Io credevo, tre anni fa, di aver incontrato un allenatore che sarebbe rimasto qua per un lungo periodo, avrei potuto trattenerlo, perché aveva altri due anni di contratto. Ma ad un certo punto è diventata solo una questione di danaro. E’ strano questo mondo in cui, di colpo - attraverso l’ambiente, l’impatto mediatico o certi opinionisti - si stabilisce che un contratto vada adeguato. Ma allora che valore ha quell’accordo appena scritto? Tenga presente che noi eravamo già passati da 700.000 euro a 1.550.000. Poi una volta ho sentito dire: al prossimo accordo voglio arricchirmi. E mi sono chiesto: allora le dichiarazioni sull’amore per la città? Io ci avevo creduto, però poi mi sono domandato: e se mi stesse usando come sponda? Insigne non mi ha stupito. E’ un prodotto del Napoli e di Napoli, città complicata nella quale è più difficile che altrove essere profeta in Patria. Un altro, al suo posto, avrebbe potuto dire: ma chi me lo fa fare? E invece ha dimostrato di essere uomo, ha una testa per ragionare. E per me è uno di famiglia. Rinnovo di Zielinski? Quella di Piotr è una partitura ancora tutta da scrivere e da immaginare. Il vero Zielinski non è stato ancora visto appieno e codificato del tutto e questa altalena forse genera in lui un’insicurezza a cui saprà ovviare. Settembre 2004 è stato il momento magico di questa epoca: aver rilevato il Napoli dal fallimento, averlo portato dove siamo, con l’ammirazione internazionale e un futuro che ci aspetta. Come lo immagino? Vincente in Italia e in Europa. Pensate che dopo 8 giornate il campionato sia chiuso? Ci sarà un momento in cui anche la Juve potrà rompere. Io penso che sognare di vincere sia possibile, sia nelle corde di questa società che ha fatto passi da gigante e che si è consolidata a livelli internazionali. Un obiettivo? Non mi nego niente e non ho preferenze. Carlo ha tre anni a disposizione anche se mi ha appena detto che qui potrebbe rimanerci anche per sei, ora bisogna vincere, in Italia o in Europa, o anche ovunque".

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di Napoli Magazine

10/10/2024 - 10:51

Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport: "L’altro giorno Carlo era a Ischia, mi ha telefonato entusiasta: Aurelio, io qui ci potrei restare anche sei anni. Sono fiero di aver individuato un uomo del suo livello, non solo professionale. Con lui si vive un rapporto umano, discutendo amabilmente dei reciproci interessi. Erano anni che avevamo contatti telefonici, ogni tanto Carlo si informava di nostri calciatori e io con lui dei suoi. Mi aveva colpito il suo equilibrio ma anche la sua educazione, perché quando intuiva che non ci sarebbero stati margini per trattative non insisteva. Gli ho telefonato quando ho capito che ormai si era chiuso un ciclo e lui, senza tentennamenti, con una serenità che ho colto e apprezzato, mi ha detto: vediamoci. A me è sembrato che quest'appuntamento fosse scritto nell'universo calcistico, come se l'avesse deciso il destino: ci sono voluti cinque minuti, dico cinque, per arrivare all'accordo. La negoziazione più rapida dei miei circa quindici anni di calcio. Poi è venuto un avvocato, bravissimo, e sono stati sufficienti altri cinque minuti a me e a Chiavelli, l'amministratore delegato, per definire ogni dettaglio. Se parlo di calcio, non si offende: prima del Liverpool, al mattino, gli ho telefonato e così, ho espresso pareri. E lui con garbo, autorevolezza e autorità, mi ha detto: presidè, stai tranquillo, la vinciamo. L’ho preso in parola e all’87esimo ho detto: ma vuoi vedere che succede? E’ successo. Non può capire la mia reazione. Io credevo, tre anni fa, di aver incontrato un allenatore che sarebbe rimasto qua per un lungo periodo, avrei potuto trattenerlo, perché aveva altri due anni di contratto. Ma ad un certo punto è diventata solo una questione di danaro. E’ strano questo mondo in cui, di colpo - attraverso l’ambiente, l’impatto mediatico o certi opinionisti - si stabilisce che un contratto vada adeguato. Ma allora che valore ha quell’accordo appena scritto? Tenga presente che noi eravamo già passati da 700.000 euro a 1.550.000. Poi una volta ho sentito dire: al prossimo accordo voglio arricchirmi. E mi sono chiesto: allora le dichiarazioni sull’amore per la città? Io ci avevo creduto, però poi mi sono domandato: e se mi stesse usando come sponda? Insigne non mi ha stupito. E’ un prodotto del Napoli e di Napoli, città complicata nella quale è più difficile che altrove essere profeta in Patria. Un altro, al suo posto, avrebbe potuto dire: ma chi me lo fa fare? E invece ha dimostrato di essere uomo, ha una testa per ragionare. E per me è uno di famiglia. Rinnovo di Zielinski? Quella di Piotr è una partitura ancora tutta da scrivere e da immaginare. Il vero Zielinski non è stato ancora visto appieno e codificato del tutto e questa altalena forse genera in lui un’insicurezza a cui saprà ovviare. Settembre 2004 è stato il momento magico di questa epoca: aver rilevato il Napoli dal fallimento, averlo portato dove siamo, con l’ammirazione internazionale e un futuro che ci aspetta. Come lo immagino? Vincente in Italia e in Europa. Pensate che dopo 8 giornate il campionato sia chiuso? Ci sarà un momento in cui anche la Juve potrà rompere. Io penso che sognare di vincere sia possibile, sia nelle corde di questa società che ha fatto passi da gigante e che si è consolidata a livelli internazionali. Un obiettivo? Non mi nego niente e non ho preferenze. Carlo ha tre anni a disposizione anche se mi ha appena detto che qui potrebbe rimanerci anche per sei, ora bisogna vincere, in Italia o in Europa, o anche ovunque".