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G-FACTOR - Gianfranco Lucariello su "NM": "Diego, Napoli e gli altri"
14.11.2020 19:20 di Napoli Magazine

NAPOLI - Diego e gli altri. L’aquila e gli avvoltoi, mai tanti come adesso nel riversare sul Pelusa ogni genere di robaccia, senza freni né riserve. Eppure c’è un abisso tra Diego Armando Maradona e il…resto del mondo, quelli che per tanti tantissimi motivi, a volte personali e futilissimi, scaraventano sul grande argentino-napoletano ogni sorta di considerazioni immonde e tutto il male possibile: gli anonimi ed anche quelli che firmano in calce ai “cattivi pensieri” nei confronti del fuoriclasse, più di tutti liberano livori, gelosie sfrenate e nemmeno immaginabili, gentaglia che spara a zero, che si nasconde e che non avrebbe nessun comprensibile motivo per giustificare l’odio e i risentimenti di cui sono animati. Cercano di contare qualcosa segnalandosi attraverso pesantissimi punti di vista che contornano Diego soprattutto nel momento nel quale l’ex capitano azzurro è privo di difese che gli consentirebbero di tenerli a distanza e di controbattere alla sua maniera agli attacchi scriteriati che proprio in quest’ultimo periodo ha dovuto subire. Già, è il coraggio degli avvoltoi che si avventano su chi non dà segni di vita o su chi sta combattendo una durissima battaglia per la sopravvivenza. Viene voglia di immaginare la reazione che in condizioni normali di salute avrebbe avuto Maradona nei confronti di tali uccellacci che prima d’ora non hanno avuto la forza, la capacità di dargli addosso. Lo hanno fatto adesso nel momento in cui non c’erano più le difese personali svanite sotto i durissimi colpi di un malanno inaspettato e che per fortuna Diego ha sconfitto con un suo ultimo straordinario impossibile dribbling, tenendo tutto il mondo col fiato sospeso, eccezion fatta per la gentaglia, quelli che gli hanno sparato addosso senza alcun ritegno e nessun rispetto. Sì, gentaglia che affonda i suoi artigli quando al personaggio in questione cade ogni forma di difesa, entrando nella sua vita privata rovistandola dentro e fuori al solo scopo di cancellarne ogni immagine di purezza sportiva, tentando però inutilmente di distruggere lo stesso mito creato ed elevato ad eroe dall’amore dei suoi fans. E Diego per chi non lo sapesse aveva coscienza di se stesso, senza nascondersi nell’ombra, non lo ha mai fatto. Più volte gli capitò di ripetere un discorso che oggi come oggi tuona come un colpo di cannone e che quelli che ancora lo attaccano non hanno mai potuto ascoltare e se lo hanno fatto, non hanno capito un bel niente di Diego Armando Maradona, né del giocatore, tanto meno della qualità della persona che assunse l’alto ruolo attribuitogli dall’Unicef di proprio “Ambasciatore dell’infanzia” nel mondo e la sua infanzia fu terribile, miseria e un pallone di cuoio un po’ sgonfio nei sobborghi di Buenos Aires che di fiorito non avevano nulla: “Non scrivete di me ai ragazzini come di un eroe perché non lo sono affatto”, un invito e una raccomandazione quasi con le lacrime agli occhi e con il cuore in mano a coloro che quotidianamente seguivano l’argentino per informare la gente e che il Pibe de Oro ripetè più volte. E neanche sanno, gli avvoltoi attuali, della silenziosa generosità del calciatore elevato a Mito dalla Torcida azzurra. Ciò che ha fatto dando una mano a chi ne aveva bisogno oggi come oggi non è ancora del tutto noto in giro. E’ una ragione vera che impone a chiunque di rispettare il nostro capitano dotato di un cuore grande così, che di più non si può. Adesso è facile sparargli addosso ad occhi chiusi e morderlo profondamente come fanno le iene e gli avvoltoi. Ancora non si rendono conto che “Diego non si tocca”… Ma la storia è con lui, e la sua vera unica grande storia è nata a Napoli e c’è da giurare che mai finirà.

 

 

Gianfranco Lucariello

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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14/11/2024 - 19:20

NAPOLI - Diego e gli altri. L’aquila e gli avvoltoi, mai tanti come adesso nel riversare sul Pelusa ogni genere di robaccia, senza freni né riserve. Eppure c’è un abisso tra Diego Armando Maradona e il…resto del mondo, quelli che per tanti tantissimi motivi, a volte personali e futilissimi, scaraventano sul grande argentino-napoletano ogni sorta di considerazioni immonde e tutto il male possibile: gli anonimi ed anche quelli che firmano in calce ai “cattivi pensieri” nei confronti del fuoriclasse, più di tutti liberano livori, gelosie sfrenate e nemmeno immaginabili, gentaglia che spara a zero, che si nasconde e che non avrebbe nessun comprensibile motivo per giustificare l’odio e i risentimenti di cui sono animati. Cercano di contare qualcosa segnalandosi attraverso pesantissimi punti di vista che contornano Diego soprattutto nel momento nel quale l’ex capitano azzurro è privo di difese che gli consentirebbero di tenerli a distanza e di controbattere alla sua maniera agli attacchi scriteriati che proprio in quest’ultimo periodo ha dovuto subire. Già, è il coraggio degli avvoltoi che si avventano su chi non dà segni di vita o su chi sta combattendo una durissima battaglia per la sopravvivenza. Viene voglia di immaginare la reazione che in condizioni normali di salute avrebbe avuto Maradona nei confronti di tali uccellacci che prima d’ora non hanno avuto la forza, la capacità di dargli addosso. Lo hanno fatto adesso nel momento in cui non c’erano più le difese personali svanite sotto i durissimi colpi di un malanno inaspettato e che per fortuna Diego ha sconfitto con un suo ultimo straordinario impossibile dribbling, tenendo tutto il mondo col fiato sospeso, eccezion fatta per la gentaglia, quelli che gli hanno sparato addosso senza alcun ritegno e nessun rispetto. Sì, gentaglia che affonda i suoi artigli quando al personaggio in questione cade ogni forma di difesa, entrando nella sua vita privata rovistandola dentro e fuori al solo scopo di cancellarne ogni immagine di purezza sportiva, tentando però inutilmente di distruggere lo stesso mito creato ed elevato ad eroe dall’amore dei suoi fans. E Diego per chi non lo sapesse aveva coscienza di se stesso, senza nascondersi nell’ombra, non lo ha mai fatto. Più volte gli capitò di ripetere un discorso che oggi come oggi tuona come un colpo di cannone e che quelli che ancora lo attaccano non hanno mai potuto ascoltare e se lo hanno fatto, non hanno capito un bel niente di Diego Armando Maradona, né del giocatore, tanto meno della qualità della persona che assunse l’alto ruolo attribuitogli dall’Unicef di proprio “Ambasciatore dell’infanzia” nel mondo e la sua infanzia fu terribile, miseria e un pallone di cuoio un po’ sgonfio nei sobborghi di Buenos Aires che di fiorito non avevano nulla: “Non scrivete di me ai ragazzini come di un eroe perché non lo sono affatto”, un invito e una raccomandazione quasi con le lacrime agli occhi e con il cuore in mano a coloro che quotidianamente seguivano l’argentino per informare la gente e che il Pibe de Oro ripetè più volte. E neanche sanno, gli avvoltoi attuali, della silenziosa generosità del calciatore elevato a Mito dalla Torcida azzurra. Ciò che ha fatto dando una mano a chi ne aveva bisogno oggi come oggi non è ancora del tutto noto in giro. E’ una ragione vera che impone a chiunque di rispettare il nostro capitano dotato di un cuore grande così, che di più non si può. Adesso è facile sparargli addosso ad occhi chiusi e morderlo profondamente come fanno le iene e gli avvoltoi. Ancora non si rendono conto che “Diego non si tocca”… Ma la storia è con lui, e la sua vera unica grande storia è nata a Napoli e c’è da giurare che mai finirà.

 

 

Gianfranco Lucariello

 

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