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G-FACTOR - G. Lucariello su "NM": "Il malinteso senso dell'onore"
29.12.2018 12:50 di Napoli Magazine

NAPOLI - Chiacchiere e chiacchiere, troppe: il calcio è in confusione. Parlano un po’ tutti e nessuno ha capito granchè. Così come non è ancora ben chiara la genesi e la dinamica dello scontro armato in cui ha perso la vita Daniele Belardinelli, tra orde di ultras nerazzurri e napoletani nell’agguato nei pressi di San Siro. Ma ciò che lascia senza parole - oltre la tragedia della famiglia Belardinelli – è il bollettino di guerra dello scontro, un resoconto irradiato da Radio Marte e in giro sui social, in cui un ultras napoletano si esalta nel raccontare ad un amico le varie fasi della guerriglia, concludendo l’epico rapporto con un’altrettanta epica frase su cui riflettere ed operare: “Ci siamo fatti onore”, già ma è un malinteso senso dell’onore, pensate davanti a quale fenomeno è precipitato il mondo del calcio infettato dalla violenza scatenata da gente che va in giro armata e pronta all’assalto degli avversari. E’ tutto da rifare, è tutto da rifondare. Ma è da rivedere e correggere una volta per tutte anche tutto ciò che riguarda squisitamente l’aspetto legato al campo di gioco e di tale non indifferente segmento se ne devono occupare le istituzioni calcistiche, composte da tali e tanti sapientoni che finora hanno arrecato danni infiniti al gioco più bello del mondo, con la loro impreparazione e colpevole inezia. Continuando così non c’è il minimo dubbio sul fatto che porteranno il pallone alla distruzione. Cosa c’è intanto da aspettarsi dopo le tante chiacchiere fatte negli ultimissime giorni? Le speranze non sono poi molte, considerando che finora i “mammasantissima” del football non hanno cambiato di una virgola regolamenti e norme che pur se insufficienti, nemmeno vengono osservate. E qui torna in ballo l’arbitro Mazzoleni che a San Siro ha lasciato massacrare Koulibaly, prima di buttarlo fuori. Eppure rientrava nelle sue prerogative interrompere provvisoriamente la partita, anche più volte. Invece nulla. Il fischietto gli è tuttavia servito per sanzionare il difensore azzurro, questo sì. E questa storia è ben nota a tutti, ormai. A fare la voce grossa dicendo “adesso basta”, è stato il presidente della Figc Gravina che senza far nomi ha tirato in ballo De Laurentiis – pungente con la sua ironia - e Cairo: i due patron hanno denunciato ingiustizie subite nel passato e nel presente, mettendo le mani avanti nel futuro. Bene, anzi male. Non si riesce a immaginare come possano aver in parte aizzato gli animi, come ha lasciato intendere Gravina. Difatti non è così. Cosa fare adesso? Se la giustizia sportiva è comunque tale, deve pagare anche Mazzoleni e non soltanto Koulibaly, vittima a sua volta di un sistema balordo e inadeguato che nessuno finora ha voluto cambiare. Si è fatto sentire Allegri che improvvisamente si è infilato nei panni di Catone il censore, rifilando bacchettate in lungo e in largo. Vien voglia di girargli una battuta di Totò che dice tutto: “…ma ci faccia il piacere…”.

 

 

Gianfranco Lucariello

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com 

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29/12/2024 - 12:50

NAPOLI - Chiacchiere e chiacchiere, troppe: il calcio è in confusione. Parlano un po’ tutti e nessuno ha capito granchè. Così come non è ancora ben chiara la genesi e la dinamica dello scontro armato in cui ha perso la vita Daniele Belardinelli, tra orde di ultras nerazzurri e napoletani nell’agguato nei pressi di San Siro. Ma ciò che lascia senza parole - oltre la tragedia della famiglia Belardinelli – è il bollettino di guerra dello scontro, un resoconto irradiato da Radio Marte e in giro sui social, in cui un ultras napoletano si esalta nel raccontare ad un amico le varie fasi della guerriglia, concludendo l’epico rapporto con un’altrettanta epica frase su cui riflettere ed operare: “Ci siamo fatti onore”, già ma è un malinteso senso dell’onore, pensate davanti a quale fenomeno è precipitato il mondo del calcio infettato dalla violenza scatenata da gente che va in giro armata e pronta all’assalto degli avversari. E’ tutto da rifare, è tutto da rifondare. Ma è da rivedere e correggere una volta per tutte anche tutto ciò che riguarda squisitamente l’aspetto legato al campo di gioco e di tale non indifferente segmento se ne devono occupare le istituzioni calcistiche, composte da tali e tanti sapientoni che finora hanno arrecato danni infiniti al gioco più bello del mondo, con la loro impreparazione e colpevole inezia. Continuando così non c’è il minimo dubbio sul fatto che porteranno il pallone alla distruzione. Cosa c’è intanto da aspettarsi dopo le tante chiacchiere fatte negli ultimissime giorni? Le speranze non sono poi molte, considerando che finora i “mammasantissima” del football non hanno cambiato di una virgola regolamenti e norme che pur se insufficienti, nemmeno vengono osservate. E qui torna in ballo l’arbitro Mazzoleni che a San Siro ha lasciato massacrare Koulibaly, prima di buttarlo fuori. Eppure rientrava nelle sue prerogative interrompere provvisoriamente la partita, anche più volte. Invece nulla. Il fischietto gli è tuttavia servito per sanzionare il difensore azzurro, questo sì. E questa storia è ben nota a tutti, ormai. A fare la voce grossa dicendo “adesso basta”, è stato il presidente della Figc Gravina che senza far nomi ha tirato in ballo De Laurentiis – pungente con la sua ironia - e Cairo: i due patron hanno denunciato ingiustizie subite nel passato e nel presente, mettendo le mani avanti nel futuro. Bene, anzi male. Non si riesce a immaginare come possano aver in parte aizzato gli animi, come ha lasciato intendere Gravina. Difatti non è così. Cosa fare adesso? Se la giustizia sportiva è comunque tale, deve pagare anche Mazzoleni e non soltanto Koulibaly, vittima a sua volta di un sistema balordo e inadeguato che nessuno finora ha voluto cambiare. Si è fatto sentire Allegri che improvvisamente si è infilato nei panni di Catone il censore, rifilando bacchettate in lungo e in largo. Vien voglia di girargli una battuta di Totò che dice tutto: “…ma ci faccia il piacere…”.

 

 

Gianfranco Lucariello

 

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