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G-FACTOR - G. Lucariello su "NM": "Napoli, non sarà l'ultima chiamata"
20.02.2021 23:00 di Napoli Magazine

NAPOLI - Non sarà l’ultima chiamata la sfida con la Dea, sicuro. Di occasioni da qui all’ultima fermata ce ne saranno tante altre per agguantare il quarto posto, quello che era e resta l’obiettivo unico della squadra guidata da Gattuso, al di là e al di sopra di propositi e sogni irrealizzabili, mal coltivati dall’inizio della stagione con illusioni e allusioni. C’è chi ci ha creduto e chi no, fin dall’inizio. O almeno fino a quando – quasi al momento che non c’è più stato, quella della firma sotto al nuovo contratto che non c’è più – Ringhio Gattuso non ha detto chiaro e tondo che ai tifosi bisognava far sapere quale sarebbe stato nei dettagli, il prossimo progetto, senza bugie e approssimazioni. In altre parole niente lotta per lo scudetto, anche nel prossimo futuro, giacchè per porsi quell’obiettivo in testa, serve necessariamente spendere qualcosa di davvero importante per rendere la squadra in grado di battagliare lassù in vetta. Apriti cielo, questa capacità non è nella forza del club che si autofinanzia da solo, motivo per il quale – tra i diversi e tanti altri – al punto da compromettere quei cordialissimi rapporti esistenti tra il patron e il conduttore della nave azzurra, coinvolta nella tempesta, ora placata si pensa. Qual è al momento il punto della questione che ha destabilizzato squadra e ambiente? Momenti di riflessioni e di saggezza impongono di restare coi piedi per terra e di badare alla sostanza e cioè a quel quarto posto che ora come ora passa per Bergamo e che va conquistato attraverso diverse altre battaglie da qui alla conclusione del campionato. Ma ce la farà il Napoli piuttosto stravagante, enigmatico e del tutto stralunato e senza identità – quello di Granada – a realizzare un’impresa di tale portata? La prima risposta arriverà da Bergamo contro la Dea che potrebbe beneficiare il Napoli per le sue attenzioni rivolte maggiormente alla partita di Champions con il Real. Ma non basta. Per vincere con i bergamaschi giovani e forti o comunque per tornare nella città in riva al Golfo con un risultato positivo, serve un team con la voglia di giocare con il coltello tra i denti, cosa che è sì talvolta avvenuta, ma non con la frequenza necessaria. Tra l’altro l’immagine lasciata a Granada da Gattuso è quella di un allenatore stanco e sfiduciato e non più quella sferzante di chi è al timone di comando, seppur tra le onde di un mare agitatissimo. C’è insomma bisogno di scrollarsi di dosso tutto quanto di sbagliato si è fatto di recente, evitando errori di strategie e di scelte che tuttavia restano limitatissime a causa del numeroso gruppetto di infortunati. E quello che stiamo vivendo è soprattutto il momento dell’assunzione delle responsabilità da parte di tutti gli azzurri, nessuno escluso: non basta sudare la maglia, c’è bisogno di fare di più in senso professionale e di prestazioni individuali e collettive. E soprattutto il momento di non sbagliare più l’approccio, come è capitato sovente ed anche a Granada per la stessa ammissione di alcuni protagonisti, è inammissibile. La maglia, quella azzurra, va onorata a qualsiasi costo e contro chiunque: nel Napoli la indossano professionisti strapagati del pallone. E non impiegatucci di secondo piano che fanno tutt’altro, timbrando semplicemente il cartellino delle presenze.

 

 

Gianfranco Lucariello

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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G-FACTOR - G. Lucariello su "NM": "Napoli, non sarà l'ultima chiamata"

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20/02/2024 - 23:00

NAPOLI - Non sarà l’ultima chiamata la sfida con la Dea, sicuro. Di occasioni da qui all’ultima fermata ce ne saranno tante altre per agguantare il quarto posto, quello che era e resta l’obiettivo unico della squadra guidata da Gattuso, al di là e al di sopra di propositi e sogni irrealizzabili, mal coltivati dall’inizio della stagione con illusioni e allusioni. C’è chi ci ha creduto e chi no, fin dall’inizio. O almeno fino a quando – quasi al momento che non c’è più stato, quella della firma sotto al nuovo contratto che non c’è più – Ringhio Gattuso non ha detto chiaro e tondo che ai tifosi bisognava far sapere quale sarebbe stato nei dettagli, il prossimo progetto, senza bugie e approssimazioni. In altre parole niente lotta per lo scudetto, anche nel prossimo futuro, giacchè per porsi quell’obiettivo in testa, serve necessariamente spendere qualcosa di davvero importante per rendere la squadra in grado di battagliare lassù in vetta. Apriti cielo, questa capacità non è nella forza del club che si autofinanzia da solo, motivo per il quale – tra i diversi e tanti altri – al punto da compromettere quei cordialissimi rapporti esistenti tra il patron e il conduttore della nave azzurra, coinvolta nella tempesta, ora placata si pensa. Qual è al momento il punto della questione che ha destabilizzato squadra e ambiente? Momenti di riflessioni e di saggezza impongono di restare coi piedi per terra e di badare alla sostanza e cioè a quel quarto posto che ora come ora passa per Bergamo e che va conquistato attraverso diverse altre battaglie da qui alla conclusione del campionato. Ma ce la farà il Napoli piuttosto stravagante, enigmatico e del tutto stralunato e senza identità – quello di Granada – a realizzare un’impresa di tale portata? La prima risposta arriverà da Bergamo contro la Dea che potrebbe beneficiare il Napoli per le sue attenzioni rivolte maggiormente alla partita di Champions con il Real. Ma non basta. Per vincere con i bergamaschi giovani e forti o comunque per tornare nella città in riva al Golfo con un risultato positivo, serve un team con la voglia di giocare con il coltello tra i denti, cosa che è sì talvolta avvenuta, ma non con la frequenza necessaria. Tra l’altro l’immagine lasciata a Granada da Gattuso è quella di un allenatore stanco e sfiduciato e non più quella sferzante di chi è al timone di comando, seppur tra le onde di un mare agitatissimo. C’è insomma bisogno di scrollarsi di dosso tutto quanto di sbagliato si è fatto di recente, evitando errori di strategie e di scelte che tuttavia restano limitatissime a causa del numeroso gruppetto di infortunati. E quello che stiamo vivendo è soprattutto il momento dell’assunzione delle responsabilità da parte di tutti gli azzurri, nessuno escluso: non basta sudare la maglia, c’è bisogno di fare di più in senso professionale e di prestazioni individuali e collettive. E soprattutto il momento di non sbagliare più l’approccio, come è capitato sovente ed anche a Granada per la stessa ammissione di alcuni protagonisti, è inammissibile. La maglia, quella azzurra, va onorata a qualsiasi costo e contro chiunque: nel Napoli la indossano professionisti strapagati del pallone. E non impiegatucci di secondo piano che fanno tutt’altro, timbrando semplicemente il cartellino delle presenze.

 

 

Gianfranco Lucariello

 

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