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GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, vi racconto il mio Ringhio"
29.01.2020 19:08 di Napoli Magazine

NAPOLI - In tempo (gramo) di Brexit, il Napoli resurrexit. E senza Lazaro che l'Inter aveva e senza Moses che l'Inter ha recentemente acquistato. Ma più che di eventi biblici qui conviene di parlare di gens operaia nobilitata dal ringhio del Ringhio. Ricorderete che plaudii nel giorno dell'avvento (e dàgli) di Gennarino di Schiavonea e non soltanto per i lunghi anni trascorsi insieme, lui in campo ed io in tribuna e quando c'incontravamo tra i sentieri di Coverciano mi salutava con il solito "ciao direttò", bontà sua. Un figlio della Calabria, quella non saudita, schietto, intelligente, volenteroso, generoso. E ringhiante, naturalmente. Da quando è a Napoli ha dovuto vedere, capire, decidere, strigliare. E non era operazione semplice. Batoste etichettate jella, poi la lenta crescita tra qualche sberleffo social che sapeva un po' di ingratitudine e molto di pressapochismo. Ma si sa che a Napoli pretendono di parlare di calcio - e di capirne - anche le pietre. E allora, fatta fuori la Lazio in Coppa Italia ed è stata una goduria vedere il ciuccio prendere a calci l'aquila e non era semplice anche perché rappresenta una squadra che sta volando in campionato e che proverà a dire la sua quale terzo incomodo tra la Vecchia Signora e la Beneamata. E quindi il capolavoro contro la rivale di sempre, la Juve. Dai tempi di Jeppson e di Vinicio, l'avversaria nobile e forte che andava affrontata con l'orgoglio dei figli del popolo. Poi venne El Diez e la si guardò negli occhi, senza paura alcuna, alla pari. E infine gli anni sarriani, quelli della grande bellezza e dell'assalto al Palazzo svanito come un sogno che s'interrompe all'alba, sul più bello. Un capolavoro tattico quello di Ringhio che ha lasciato annichilito il papà calcistico di diversi azzurri. C'era Guevara aveva sbattuto in faccia a Ringhio il suo Dygualdo, come a dire: sono cavoli tuoi. E Ringhio alla fine li ha raccolti, i cavoli e li ha messi nella cesta della spesa da portare a Castelvolturno. Con due linee strette, strette, con Milik a fare il primo pressing, con le chiusure delle linee di passagio specie lungo le bande (e qui sì che il copia e incolla spetterebbe a don Maurizio), con le legnate di Demme nel quale credo che Ringhio si riveda. Una squadra perfetta, con un Hysaj ed un Mario Rui derisi da certa critica e rivitalizzati da Gennarino di Schiavonea. E con l'ottavo nano Insignolo che ha deciso di tornare a rivestire il mantello di Lorenzo il Magnifico. Una vittoria che pareva impossibile e che a conti fatti s'è rivelata semplice da ottenere. Comincia ora un nuovo campionato per gli azzurri ringhiosi di Ringhio che, coraggioso come sempre è stato ha pure stilato la tabella di marcia: quota 40 punti da raggranellare al più presto, poi si vedrà. Anche essere arbitro dello scudetto è più che uno sfizio. E c'è la certezza che il ciuccio scalcerà ancora. Anche se non avrà più dinanzi la Signora dei vecchi merletti alla quale c'era Guevara sta aggiungendo parecchio arsenico.

 

 

Adolfo Mollichelli

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, vi racconto il mio Ringhio"

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29/01/2024 - 19:08

NAPOLI - In tempo (gramo) di Brexit, il Napoli resurrexit. E senza Lazaro che l'Inter aveva e senza Moses che l'Inter ha recentemente acquistato. Ma più che di eventi biblici qui conviene di parlare di gens operaia nobilitata dal ringhio del Ringhio. Ricorderete che plaudii nel giorno dell'avvento (e dàgli) di Gennarino di Schiavonea e non soltanto per i lunghi anni trascorsi insieme, lui in campo ed io in tribuna e quando c'incontravamo tra i sentieri di Coverciano mi salutava con il solito "ciao direttò", bontà sua. Un figlio della Calabria, quella non saudita, schietto, intelligente, volenteroso, generoso. E ringhiante, naturalmente. Da quando è a Napoli ha dovuto vedere, capire, decidere, strigliare. E non era operazione semplice. Batoste etichettate jella, poi la lenta crescita tra qualche sberleffo social che sapeva un po' di ingratitudine e molto di pressapochismo. Ma si sa che a Napoli pretendono di parlare di calcio - e di capirne - anche le pietre. E allora, fatta fuori la Lazio in Coppa Italia ed è stata una goduria vedere il ciuccio prendere a calci l'aquila e non era semplice anche perché rappresenta una squadra che sta volando in campionato e che proverà a dire la sua quale terzo incomodo tra la Vecchia Signora e la Beneamata. E quindi il capolavoro contro la rivale di sempre, la Juve. Dai tempi di Jeppson e di Vinicio, l'avversaria nobile e forte che andava affrontata con l'orgoglio dei figli del popolo. Poi venne El Diez e la si guardò negli occhi, senza paura alcuna, alla pari. E infine gli anni sarriani, quelli della grande bellezza e dell'assalto al Palazzo svanito come un sogno che s'interrompe all'alba, sul più bello. Un capolavoro tattico quello di Ringhio che ha lasciato annichilito il papà calcistico di diversi azzurri. C'era Guevara aveva sbattuto in faccia a Ringhio il suo Dygualdo, come a dire: sono cavoli tuoi. E Ringhio alla fine li ha raccolti, i cavoli e li ha messi nella cesta della spesa da portare a Castelvolturno. Con due linee strette, strette, con Milik a fare il primo pressing, con le chiusure delle linee di passagio specie lungo le bande (e qui sì che il copia e incolla spetterebbe a don Maurizio), con le legnate di Demme nel quale credo che Ringhio si riveda. Una squadra perfetta, con un Hysaj ed un Mario Rui derisi da certa critica e rivitalizzati da Gennarino di Schiavonea. E con l'ottavo nano Insignolo che ha deciso di tornare a rivestire il mantello di Lorenzo il Magnifico. Una vittoria che pareva impossibile e che a conti fatti s'è rivelata semplice da ottenere. Comincia ora un nuovo campionato per gli azzurri ringhiosi di Ringhio che, coraggioso come sempre è stato ha pure stilato la tabella di marcia: quota 40 punti da raggranellare al più presto, poi si vedrà. Anche essere arbitro dello scudetto è più che uno sfizio. E c'è la certezza che il ciuccio scalcerà ancora. Anche se non avrà più dinanzi la Signora dei vecchi merletti alla quale c'era Guevara sta aggiungendo parecchio arsenico.

 

 

Adolfo Mollichelli

 

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