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GOLAZO - Mollichelli su "NM": "Quel motto nel dna dei napoletani"
20.02.2019 11:18 di Napoli Magazine

NAPOLI - C'è qualcosa di nuovo oggi sotto il cielo azzurro che dà sul San Paolo, anzi d'antico. Stadio semivuoto e frustrazione, il secondo elemento è causa del primo. Frustrazione che vuol dire delusione: per l'uscita dalla Champions e dalla coppa Italia e per il distacco oramai abissale da Madama. Resistono sugli spalti i soliti aficionados. Gli altri, che sono in maggioranza, preferiscono il salotto di casa, davanti alla tv, al calduccio. E, come ha scritto il mio amico Guido Trombetti, col vantaggio di vedere e rivedere le azioni più interessanti. Che da un po' a questa parte sanno di errori e rimbombi di palloni sui legni delle porte avversarie. Il Napoli ha un record singolarissimo: il maggior numero di pali colpiti, e qui, più che d'imprecisione, si tratta di iella pura. Nei capannelli di tifosi, un po' dovunque: davanti ad un bar, su una panca in cerca di un raggio di sole, nel metrò, il ragionamento che si dipana a senso unico si ammanta di un senso d'impotenza. L'aver centrato, da anni, la qualificazione nell'Europa più bella e più ricca, l'aver sfiorato lo scudetto con Sarri, l'attuale secondo posto a più sette sull'Inter sono considerate quisquilie e pesa come un macigno in bilico sul capo quella forbice di tredici punti che separano gli azzurri dalla Juve. I napoletani hanno nel loro dna quel motto che dice che 'a speranza è l'ultima a murì. E quando non possono più lottare per un obiettivo ecco che cadono in depressione. Se devono fare ammuina deve valerne la pena. Una squadra d'elite non basta a gratificarli. E allora s'incattiviscono e sciorinano le loro ragioni. Una su tutte, il mancato rafforzamento delll'organico, il non aver saputo (più che potuto) fiondarsi decisamente su un bomber come Piatek (semplicemente di un altro pianeta), l'aver lasciato partire Hamsik. Uno più uno più uno e si tira la somma. E il conto non torna. E che i conti della società tornino (tornano, vero?) non frega niente a nessuno. Il tifoso è così. E tutti i torti non ha. Basterebbe un po' di chiarezza all'inizio di ogni campionato, senza promettere la luna nel pozzo. O che si dica apertamente: si farà tutto il possibile per allestire (ma sul serio) una formazione competitiva di alto livello. Ed ora, ci si tuffi nell'Europa due con rinnovato ardore e concretezza. Senza spocchia alcuna nel dover rivedere lo Zurigo già strapazzato all'andata. Il Napoli, questo Napoli, ha tutto per arrivare fino alla finale della competizione. Vincerla, significherebbe tanto e farebbe tornare l'entusiasmo che ora è scemato. Una questione di orgoglio. Avanti in coppa. Con leggerezza. E con più gol e qualche legno in meno. Okay?

 

 

Adolfo Mollichelli

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com 

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GOLAZO - Mollichelli su "NM": "Quel motto nel dna dei napoletani"

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20/02/2024 - 11:18

NAPOLI - C'è qualcosa di nuovo oggi sotto il cielo azzurro che dà sul San Paolo, anzi d'antico. Stadio semivuoto e frustrazione, il secondo elemento è causa del primo. Frustrazione che vuol dire delusione: per l'uscita dalla Champions e dalla coppa Italia e per il distacco oramai abissale da Madama. Resistono sugli spalti i soliti aficionados. Gli altri, che sono in maggioranza, preferiscono il salotto di casa, davanti alla tv, al calduccio. E, come ha scritto il mio amico Guido Trombetti, col vantaggio di vedere e rivedere le azioni più interessanti. Che da un po' a questa parte sanno di errori e rimbombi di palloni sui legni delle porte avversarie. Il Napoli ha un record singolarissimo: il maggior numero di pali colpiti, e qui, più che d'imprecisione, si tratta di iella pura. Nei capannelli di tifosi, un po' dovunque: davanti ad un bar, su una panca in cerca di un raggio di sole, nel metrò, il ragionamento che si dipana a senso unico si ammanta di un senso d'impotenza. L'aver centrato, da anni, la qualificazione nell'Europa più bella e più ricca, l'aver sfiorato lo scudetto con Sarri, l'attuale secondo posto a più sette sull'Inter sono considerate quisquilie e pesa come un macigno in bilico sul capo quella forbice di tredici punti che separano gli azzurri dalla Juve. I napoletani hanno nel loro dna quel motto che dice che 'a speranza è l'ultima a murì. E quando non possono più lottare per un obiettivo ecco che cadono in depressione. Se devono fare ammuina deve valerne la pena. Una squadra d'elite non basta a gratificarli. E allora s'incattiviscono e sciorinano le loro ragioni. Una su tutte, il mancato rafforzamento delll'organico, il non aver saputo (più che potuto) fiondarsi decisamente su un bomber come Piatek (semplicemente di un altro pianeta), l'aver lasciato partire Hamsik. Uno più uno più uno e si tira la somma. E il conto non torna. E che i conti della società tornino (tornano, vero?) non frega niente a nessuno. Il tifoso è così. E tutti i torti non ha. Basterebbe un po' di chiarezza all'inizio di ogni campionato, senza promettere la luna nel pozzo. O che si dica apertamente: si farà tutto il possibile per allestire (ma sul serio) una formazione competitiva di alto livello. Ed ora, ci si tuffi nell'Europa due con rinnovato ardore e concretezza. Senza spocchia alcuna nel dover rivedere lo Zurigo già strapazzato all'andata. Il Napoli, questo Napoli, ha tutto per arrivare fino alla finale della competizione. Vincerla, significherebbe tanto e farebbe tornare l'entusiasmo che ora è scemato. Una questione di orgoglio. Avanti in coppa. Con leggerezza. E con più gol e qualche legno in meno. Okay?

 

 

Adolfo Mollichelli

 

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