L'EDITORIALE - Antonio Petrazzuolo: "Adieu Rudi, ADL vara la svolta, è tempo di ridare un'anima al Napoli!"
NAPOLI - Come un campanello che scandisce sempre lo stesso rintocco (di errori), il Napoli di Garcia volge al termine. I campioni d'Italia, dopo i disperati tentativi del presidente, hanno dovuto subire l'onta di una nuova sconfitta interna al Maradona, successivamente a quelle cocenti (lasciando il campo incustodito) contro Lazio e Fiorentina (senza dimenticare il ko col Real Madrid e il punto regalato all'Union Berlino, nuovamente capitombolato 4-0 in casa del Bayer Leverkusen come nei 12 risultati negativi pre Rudi), per condurre al capolinea la non indimenticabile avventura in azzurro del trainer francese. Non è servita nemmeno l'entrata negli spogliatoi del numero 1 azzurro per smuovere le acque, anzi si è arrivati alla sconfitta di misura, con l'eurogol di Kovalenko, per un unico e semplice motivo: la totale mancanza di gioco, idee tattiche ed organizzazione. L'ultima chicca è stata il lasciare inizialmente in panchina Kvaratkshelia e Zielinski, con la sosta dietro l'angolo, schierando un 4-2-3-1 (impostato male, che di fatto ha abbandonato e isolato a centrocampo Lobotka e Anguissa, oltre che Simeone in attacco). La stessa posizione di Raspadori lo ha autoannullato, facendolo risultare un pesce fuor d'acqua in circolo sulla trequarti. Con un dispendio di energie inutili richiesto a Di Lorenzo e Olivera, in quanto i loro movimenti non hanno portato benefici ne' a Politano e nemmeno ad Elmas, si è composto il quadro della disperazione, come l'urlo di Munch. Sotto una pioggia battente, ed uno stadio gremito in ogni ordine di posto, inondato dalle lacrime dei bambini giunti in gran numero, il Napoli si è consegnato all'Empoli, che non ha fatto niente di straordinario per vincere, se non restare fermo sulle proprie zone di competenza e centrare il tiro della domenica (dopo qualche sporadica azione sventata, ad onore del vero, dall'ottimo Gollini). Di questi mesi di non calcio, ricorderò gli auspicati e mai realizzati filotti di vittorie, il rumone dei nemici/amici, i buoni e i cattivi, la minoranza urlante, la bile per le vittorie sfumate contro avversari nettamente inferiori, la mancanza di tattica, l'assenza di una comunicazione pacifica e costruttiva, la poca reattività nel rispondere a piu' di una domanda per volta, la presunzione (per gelosia?!) di voler cancellare il recente passato (come un morbo da estirpare) senza avere alternative nei copiosi appunti scritti, l'arroganza e la poca umiltà nell'ammettere errori sotto gli occhi di tutti, insomma un bel mix di situazioni evitabili soprattutto se sul petto hai cucito lo scudetto. Ora si volta pagina. E già di suo il nuovo allenatore, con il suo staff, porterà sicuramente una ventata di entusiasmo e di ottimismo di cui tutti, dalla squadra all'ambiente, ne avvertivano il bisogno da mesi. Va restituita un'anima a questa squadra, oltre che un'identità di gioco, grazie al lavoro di professionisti esperti del settore. Così facendo si ripartira', dopo il lavoro approntato durante la sosta per le Nazionali, come un rullo compressore, anche perche' non e' ancora cosi' tardi per avviare la rimonta. Fiducia e sostegno alla "new era" del Napoli. Non vediamo l'ora!

Antonio Petrazzuolo
Napoli Magazine
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