In Primo Piano
L'EDITORIALE - Antonio Petrazzuolo: "Osimhen salva l'esordio di Calzona, tra paura di vincere e sostituzioni discutibili, sono finiti gli alibi!"
22.02.2024 23:55 di Napoli Magazine

NAPOLI - Il Barcellona non è una squadra qualunque e lo si è visto. Ho sempre diffidato da coloro i quali sminuivano i blaugrana per i gol presi e le difficoltà riscontrate nell'ultimo periodo. La Champions è un'altra storia, tant'è che alla prima occasione utile Pedri, con un bel tunnel ai danni del timido Rrahmani, ha servito un pallone al bacio per il sempreverde Lewandowski bravissimo a piazzarla lì dove non batte il sole, complice anche la non perfetta chiusura di Di Lorenzo prima e di Juan Jesus poi. Nulla da fare per Meret, bravo in precedenza a sventare un paio di occasioni insidiose. Il primo tempo del Napoli contro gli spagnoli mi ha ricordato molto l'idea mazzarriana di pensare a non prenderle prima di ogni altro ragionamento da mettere in atto. Dispiace per i tifosi che hanno pagato il profumatissimo biglietto, che di sicuro non avranno gradito il giropalla infinito ed inconcludente con l'ormai asfittico baricentro basso a farla da padrone, rimasti comunque educatamente sugli spalti, in silenzio, senza proferire fischio alcuno per oltre 45 minuti. Nonostante ciò, forti di un 4-3-3 ritrovato, mentre Di Lorenzo continuava a non impressionare e Cajuste non riusciva ancora una volta a trovare le giuste misure (a tal proposito mi chiedo cosa debba fare ancora Lindstrom per avere una chance da titolare…), in tanti si sono interrogati sul tormentone delle ultime settimane: come mai Zielinski deve vedersela da casa la partita, mentre il suo sostituto (Traorè) è in panchina? La risposta (pare) sia nel minutaggio, non ancora consono. E allora sorge spontaneo porsi un'altra domanda: perchè prendere un calciatore, con un riscatto altissimo fissato a 25 milioni, se ancora non è pronto per essere utilizzato dopo essere recentemente guarito dalla malaria? Ai posteri l'ardua sentenza. Intanto Junior, che negli ultimi 7-8 minuti del secondo tempo qualche piccolo progresso l'ha lasciato intravedere, dopo un impatto molto lento con la partita, promette di essere vicino al top della condizione fisica. Si spera presto, altrimenti gli interrogativi restano tutti in piedi. Anche perchè Politano non riesce a coprire la fase difensiva e Ngonge (out per un risentimento muscolare) non permette una sana rotazione delle energie (dopo gli ottimi gol realizzati). Pertanto, in un quadro del tutto ancora indecifrabile, con Calzona appena subentrato a Mazzarri ed ingiudicabile per il poco tempo avuto a disposizione per comprendere la realtà che lo circonda, non ci resta che aggrapparci al sussulto regalatoci da Osimhen. I tifosi sono divisi: c'è chi ama Victor a prescindere da tutto, e chi si è già disaffezionato per le tante vicende che lo hanno coinvolto offline e online. Io sono tra quelli che lo giudica per il rendimento avuto in campo, e sottolineo che il suo gol è stato pesantissimo. Non solo perchè dà un senso al match di ritorno in Spagna, ma anche perchè sblocca l'anemia che attanaglia il Napoli in attacco da troppo tempo. Raspadori (che spero non venga snaturato nel ruolo di mezz'ala stando all'ultima idea balenata nella mente del mister) e Simeone sono volenterosi, meritano stima e affetto, ma anche loro sono chiamati a farsi sentire in zona realizzativa. Ecco perchè ho faticato a comprendere le sostituzioni di Kvara e dello stesso Osimhen dopo il gol. Se la mentalità deve essere quella di puntare al gioco offensivo, a vincere e a non accontentarsi di un pareggio, togliere l'uomo che segna (dopo il gol dell'1-1 appena siglato) resta un qualcosa di indecifrabile. E non mi si venga a dire che fosse stanco o raffreddato, perchè dopo la lunga attesa per il rientro dalla Coppa d'Africa e la non convocazione concordata contro il Genoa, c'è poco da essere ancora comprensivi. Discorso analogo per Kvara, che non avrà giocato una delle sue migliori partite ma resta pur sempre colui il quale può accendere la luce in qualsiasi momento. La paura di vincere, o di perdere, va accantonata definitivamente. Ormai la stagione è stata finora disastrosa, per cui non c'è più niente da temere, se non l'assuefazione alla sconfitta (o al pareggio). Per questo motivo, già a Cagliari bisogna andarci a testa alta, con umiltà ed al tempo stesso con la voglia di vincere. Un concetto che non deve mai mancare, dal primo all'ultimo dei calciatori, dirigenti ed impiegati inclusi. Solo così si può voltare (veramente) pagina, al di là delle parole di circostanza che, in tutta sincerità, hanno onestamente stancato. 

 

 

Antonio Petrazzuolo
 
 
Napoli Magazine
 
 
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
ULTIMISSIME IN PRIMO PIANO
TUTTE LE ULTIMISSIME
NOTIZIE SUCCESSIVE >>>
L'EDITORIALE - Antonio Petrazzuolo: "Osimhen salva l'esordio di Calzona, tra paura di vincere e sostituzioni discutibili, sono finiti gli alibi!"

di Napoli Magazine

22/02/2024 - 23:55

NAPOLI - Il Barcellona non è una squadra qualunque e lo si è visto. Ho sempre diffidato da coloro i quali sminuivano i blaugrana per i gol presi e le difficoltà riscontrate nell'ultimo periodo. La Champions è un'altra storia, tant'è che alla prima occasione utile Pedri, con un bel tunnel ai danni del timido Rrahmani, ha servito un pallone al bacio per il sempreverde Lewandowski bravissimo a piazzarla lì dove non batte il sole, complice anche la non perfetta chiusura di Di Lorenzo prima e di Juan Jesus poi. Nulla da fare per Meret, bravo in precedenza a sventare un paio di occasioni insidiose. Il primo tempo del Napoli contro gli spagnoli mi ha ricordato molto l'idea mazzarriana di pensare a non prenderle prima di ogni altro ragionamento da mettere in atto. Dispiace per i tifosi che hanno pagato il profumatissimo biglietto, che di sicuro non avranno gradito il giropalla infinito ed inconcludente con l'ormai asfittico baricentro basso a farla da padrone, rimasti comunque educatamente sugli spalti, in silenzio, senza proferire fischio alcuno per oltre 45 minuti. Nonostante ciò, forti di un 4-3-3 ritrovato, mentre Di Lorenzo continuava a non impressionare e Cajuste non riusciva ancora una volta a trovare le giuste misure (a tal proposito mi chiedo cosa debba fare ancora Lindstrom per avere una chance da titolare…), in tanti si sono interrogati sul tormentone delle ultime settimane: come mai Zielinski deve vedersela da casa la partita, mentre il suo sostituto (Traorè) è in panchina? La risposta (pare) sia nel minutaggio, non ancora consono. E allora sorge spontaneo porsi un'altra domanda: perchè prendere un calciatore, con un riscatto altissimo fissato a 25 milioni, se ancora non è pronto per essere utilizzato dopo essere recentemente guarito dalla malaria? Ai posteri l'ardua sentenza. Intanto Junior, che negli ultimi 7-8 minuti del secondo tempo qualche piccolo progresso l'ha lasciato intravedere, dopo un impatto molto lento con la partita, promette di essere vicino al top della condizione fisica. Si spera presto, altrimenti gli interrogativi restano tutti in piedi. Anche perchè Politano non riesce a coprire la fase difensiva e Ngonge (out per un risentimento muscolare) non permette una sana rotazione delle energie (dopo gli ottimi gol realizzati). Pertanto, in un quadro del tutto ancora indecifrabile, con Calzona appena subentrato a Mazzarri ed ingiudicabile per il poco tempo avuto a disposizione per comprendere la realtà che lo circonda, non ci resta che aggrapparci al sussulto regalatoci da Osimhen. I tifosi sono divisi: c'è chi ama Victor a prescindere da tutto, e chi si è già disaffezionato per le tante vicende che lo hanno coinvolto offline e online. Io sono tra quelli che lo giudica per il rendimento avuto in campo, e sottolineo che il suo gol è stato pesantissimo. Non solo perchè dà un senso al match di ritorno in Spagna, ma anche perchè sblocca l'anemia che attanaglia il Napoli in attacco da troppo tempo. Raspadori (che spero non venga snaturato nel ruolo di mezz'ala stando all'ultima idea balenata nella mente del mister) e Simeone sono volenterosi, meritano stima e affetto, ma anche loro sono chiamati a farsi sentire in zona realizzativa. Ecco perchè ho faticato a comprendere le sostituzioni di Kvara e dello stesso Osimhen dopo il gol. Se la mentalità deve essere quella di puntare al gioco offensivo, a vincere e a non accontentarsi di un pareggio, togliere l'uomo che segna (dopo il gol dell'1-1 appena siglato) resta un qualcosa di indecifrabile. E non mi si venga a dire che fosse stanco o raffreddato, perchè dopo la lunga attesa per il rientro dalla Coppa d'Africa e la non convocazione concordata contro il Genoa, c'è poco da essere ancora comprensivi. Discorso analogo per Kvara, che non avrà giocato una delle sue migliori partite ma resta pur sempre colui il quale può accendere la luce in qualsiasi momento. La paura di vincere, o di perdere, va accantonata definitivamente. Ormai la stagione è stata finora disastrosa, per cui non c'è più niente da temere, se non l'assuefazione alla sconfitta (o al pareggio). Per questo motivo, già a Cagliari bisogna andarci a testa alta, con umiltà ed al tempo stesso con la voglia di vincere. Un concetto che non deve mai mancare, dal primo all'ultimo dei calciatori, dirigenti ed impiegati inclusi. Solo così si può voltare (veramente) pagina, al di là delle parole di circostanza che, in tutta sincerità, hanno onestamente stancato. 

 

 

Antonio Petrazzuolo
 
 
Napoli Magazine
 
 
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com