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L'EDITORIALE - Antonio Petrazzuolo: "Svegliateci da questo incubo!"
17.09.2023 23:55 di Napoli Magazine

NAPOLI - Dov'è finito il Napoli che dominava su tutti i campi, forte di una propria identità tattica, e soprattutto di un gioco spumeggiante? Ad oggi non risulta pervenuto, è scomparso. A ricordarci ciò che ci aveva reso orgogliosi agli occhi del mondo calcistico restano solo gli scudetti cuciti sulle maglie. Dopo l'inizio di stagione non proprio brillante, con due vittorie ottenute con evidenti difficolta' contro Frosinone e Sassuolo, e la cocente sconfitta interna contro la Lazio (nuovamente perdente in casa della Juventus), era lecito attendersi una reazione veemente. Ed invece sono arrivati 70 minuti di nulla, contro un avversario modesto che ha trovato per ben due volte la via del gol con estrema facilita'. Il pareggio finale, a Genova dinanzi ai rossoblu di Gilardino, e' arrivato grazie a due guizzi tecnici personali, di Raspadori e Politano, quando ormai tutti gli "schemi" erano saltati. Non si puo' assistere ad un giro-palla lento del genere, con passaggi che non pungono in verticale. Non e' possibile osservare un Napoli, forte nei singoli, che non costruisce il gioco affidando le chiavi del centrocampo a Lobotka, e che rinuncia alle sovrapposizioni sulle fasce, isolando di fatto Osimhen al centro dell'attacco. Che motivo c'era poi, nel momento in cui la squadra miracolosamente aveva rimesso in piedi il risultato, di far uscire Kvaratskhelia nel forcing finale? Nessuno, a mio avviso. Capisco anche il suo gesto di disappunto. Il segnale che e' arrivato all'esterno e' stato quello di accontentarsi del pareggio. Non c'e' piu' quella personalita' sfrontata, che ha fatto la differenza in Italia e in Europa, e manca il carattere di chi sapeva dominare gli avversari senza troppi giri di parole. In estrema sintesi, sembra un incubo dal quale speriamo di essere svegliati quanto prima, perche' con questo atteggiamento non si arriva da nessuna parte. Mettere da parte gli automatismi che hanno reso forte un gruppo non mi è parsa una scelta vincente, come non vedo entusiasmo al momento delle sostituzioni (aspetto che invece era stata una delle chiavi del successo del recente passato). Sottolineare inoltre che ci saranno sette partite in poco piu' di 20 giorni mette ansia nell'ambiente, che nota una sorta di voler mettere le mani avanti in caso di ulteriori scivoloni. Cosa fare? Gia' dopo la rovinosa sconfitta subìta al Maradona contro la Lazio auspicavo un ritorno alle origini, ma vedo che la sosta non ha portato consigli. Anzi si prosegue con l'intento di dar seguito ad idee che snaturano i ruoli dei punti di riferimento della squadra. Meret (tra pochi alti e diversi bassi) lo conosciamo, Di Lorenzo e' una certezza, Ostigard era all'esordio, in attesa di far ambientare con la massima serenita' Natan (e' possibile fargli assaporare l'erba a Bologna senza volergli mettere troppa pressione?). E poi ci sono Juan Jesus (da riserva a titolare d'un botto) e Rrahmani (da preservare, come un gingillo). Tutto sommato a centrocampo se Lobotka, Anguissa e Zielinski giocassero nelle loro posizioni ci sarebbe ancora da divertirsi, considerando che qualche minuto perfino a Cajuste e' possibile concederlo. Li' davanti poi, con Kvara e Osimhen che devono tornare a cercarsi di piu', e Politano divenuto unico punto di riferimento fondamentale, dato che Lindstrom non ha avuto nemmeno una manciata di secondi per giocare ed Elmas ha fatto cio' che poteva, si può ancora sperare in qualcosa. Di diverso? No! Semplicemente di uguale al Napoli che ha stracciato lo scorso campionato, anche se ora non c'e' Kim in difesa e Spalletti ha ritrovato le energie per un'altra panchina. Ai posteri l'ardua sentenza, con la consapevolezza che se non si cambia rotta in fretta l'eventuale destino debole volterà le spalle al timoniere.

 

 

Antonio Petrazzuolo
 
 
Napoli Magazine
 
 
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
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17/09/2023 - 23:55

NAPOLI - Dov'è finito il Napoli che dominava su tutti i campi, forte di una propria identità tattica, e soprattutto di un gioco spumeggiante? Ad oggi non risulta pervenuto, è scomparso. A ricordarci ciò che ci aveva reso orgogliosi agli occhi del mondo calcistico restano solo gli scudetti cuciti sulle maglie. Dopo l'inizio di stagione non proprio brillante, con due vittorie ottenute con evidenti difficolta' contro Frosinone e Sassuolo, e la cocente sconfitta interna contro la Lazio (nuovamente perdente in casa della Juventus), era lecito attendersi una reazione veemente. Ed invece sono arrivati 70 minuti di nulla, contro un avversario modesto che ha trovato per ben due volte la via del gol con estrema facilita'. Il pareggio finale, a Genova dinanzi ai rossoblu di Gilardino, e' arrivato grazie a due guizzi tecnici personali, di Raspadori e Politano, quando ormai tutti gli "schemi" erano saltati. Non si puo' assistere ad un giro-palla lento del genere, con passaggi che non pungono in verticale. Non e' possibile osservare un Napoli, forte nei singoli, che non costruisce il gioco affidando le chiavi del centrocampo a Lobotka, e che rinuncia alle sovrapposizioni sulle fasce, isolando di fatto Osimhen al centro dell'attacco. Che motivo c'era poi, nel momento in cui la squadra miracolosamente aveva rimesso in piedi il risultato, di far uscire Kvaratskhelia nel forcing finale? Nessuno, a mio avviso. Capisco anche il suo gesto di disappunto. Il segnale che e' arrivato all'esterno e' stato quello di accontentarsi del pareggio. Non c'e' piu' quella personalita' sfrontata, che ha fatto la differenza in Italia e in Europa, e manca il carattere di chi sapeva dominare gli avversari senza troppi giri di parole. In estrema sintesi, sembra un incubo dal quale speriamo di essere svegliati quanto prima, perche' con questo atteggiamento non si arriva da nessuna parte. Mettere da parte gli automatismi che hanno reso forte un gruppo non mi è parsa una scelta vincente, come non vedo entusiasmo al momento delle sostituzioni (aspetto che invece era stata una delle chiavi del successo del recente passato). Sottolineare inoltre che ci saranno sette partite in poco piu' di 20 giorni mette ansia nell'ambiente, che nota una sorta di voler mettere le mani avanti in caso di ulteriori scivoloni. Cosa fare? Gia' dopo la rovinosa sconfitta subìta al Maradona contro la Lazio auspicavo un ritorno alle origini, ma vedo che la sosta non ha portato consigli. Anzi si prosegue con l'intento di dar seguito ad idee che snaturano i ruoli dei punti di riferimento della squadra. Meret (tra pochi alti e diversi bassi) lo conosciamo, Di Lorenzo e' una certezza, Ostigard era all'esordio, in attesa di far ambientare con la massima serenita' Natan (e' possibile fargli assaporare l'erba a Bologna senza volergli mettere troppa pressione?). E poi ci sono Juan Jesus (da riserva a titolare d'un botto) e Rrahmani (da preservare, come un gingillo). Tutto sommato a centrocampo se Lobotka, Anguissa e Zielinski giocassero nelle loro posizioni ci sarebbe ancora da divertirsi, considerando che qualche minuto perfino a Cajuste e' possibile concederlo. Li' davanti poi, con Kvara e Osimhen che devono tornare a cercarsi di piu', e Politano divenuto unico punto di riferimento fondamentale, dato che Lindstrom non ha avuto nemmeno una manciata di secondi per giocare ed Elmas ha fatto cio' che poteva, si può ancora sperare in qualcosa. Di diverso? No! Semplicemente di uguale al Napoli che ha stracciato lo scorso campionato, anche se ora non c'e' Kim in difesa e Spalletti ha ritrovato le energie per un'altra panchina. Ai posteri l'ardua sentenza, con la consapevolezza che se non si cambia rotta in fretta l'eventuale destino debole volterà le spalle al timoniere.

 

 

Antonio Petrazzuolo
 
 
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