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MR Z - Da Sarri ad Ancelotti, il Napoli di oggi continua a divertire
09.10.2018 17:05 di Napoli Magazine

NAPOLI - Ancelotti e Sarri. Così vicini, così lontani. Due criteri in fin dei conti non del tutto diversi di interpretare il calcio, eppure con un paio di differenze sostanziali nel modo di comportarsi dei due allenatori che stanno accendendo a Napoli un dibattito infinito, che non accenna a spegnersi e a concludersi. Certo Sarri nessuno lo ha dimenticato. Il bel gioco, il possesso palla estremo, i 91 punti in campionato, l'aver conteso lo scudetto alla Juventus fin quasi all'ultima giornata, prima di radunarsi nella sala tv dell'albergo di Firenze per assistere a Inter-Juventus in una infausta serata, sono tutti argomenti che i malati di sarrismo (e ce ne sono ancora tantissimi a Napoli) non riescono a chiudere nel cassetto dei ricordi. Poi è arrivato Ancelotti, l'uomo calmo, il tecnico dal pedigree talmente nobile da zittire qualunque accenno di contestazione. Niente musi lunghi, tanta fiducia nel futuro da parte di tutti, perfino degli estremisti sarriani, anche se accompagnata dal malinconico, tenero ricordo di ciò che è stato, quando al timone della squadra c'era il Comandante. Prima o poi, però, verrà il momento di fare un bilancio complessivo e di esprimere un giudizio definitivo sull'argomento. Nel cambio il Napoli ci ha guadagnato, ci ha perso o ne è uscito in pari? A oggi è difficile dare una risposta. I numeri, nella loro fredda razionalità, parlano ancora a favore di Sarri. Ma le variabili tra un campionato e l'altro, tra un girone di Champions e un altro sono tante e non è possibile omologare le due annate in termini di oggettive difficoltà trovate lungo la strada e, dunque, dei risultati conseguiti. Il dato certo che riguarda le differenze tra i tecnici di ieri e di oggi e che non può essere messo in discussione si riferisce a due circostanze inequivocabili: l'uso della rosa e i cambi tattici in corso di partita. Sarri su queste due situazioni era rigido, tutto d'un pezzo: cambi con il contagocce, variazioni tattiche in corso di partita quasi del tutto assenti, se non l'inserimento di Milik, nel finale di campionato dello scorso anno, quando il polacco era ormai guarito dall'intervento di ricostruzione del crociato, per dare peso e profondità all'attacco. Dove sta la ragione e dove il torto? Faceva bene Sarri o si comporta meglio di lui Ancelotti? Una risposta definitiva a questa domanda si potrà dare solo a fine stagione, perché solo in primavera si capirà se il turnover spinto dell'attuale allenatore azzurro avrà dato i suoi frutti o meno. Sicuramente quel che gioca a favore di Ancelotti non è tanto l'abitudine a far ruotare continuamente i giocatori di cui dispone, quanto piuttosto la sua capacità di leggere la partita prima ancora che cominci e di apportare di conseguenza le modifiche alla formazione, utili alle necessità che si prospettano. L'uso di Maksimovic al posto di Hysaj in Champions contro il Liverpool è, in questo senso, paradigmatico. Un vero e proprio capolavoro. Sarri non l'avrebbe mai fatto. Lo spostamento sul campo di Insigne e la sua utilizzazione come punta effettiva è un'altra trovata geniale di Ancelotti che sta dando frutti straordinari. Sarri fece una cosa simile, ma costretto dalla necessità e dalle circostanze, con Mertens, ma non ci avrebbe mai provato con Insigne. Quel che è certo è che il Napoli di oggi continua a divertire. In una maniera leggermente diversa da quello di ieri, ma continua a divertire e anche a vincere. Fino a ora gli azzurri hanno sbagliato una sola partita, quella con la Sampdoria. La gara di Torino con la Juventus vorrei rivederla senza l'espulsione di Mario Rui e francamente non so come sarebbe andata a finire. Unico balbettio, il pareggio di Belgrado, una mancata vittoria che forse costerà l'eliminazione in Champions, o forse no. Dipenderà tutto dalla capacità di Ancelotti di inventarsi qualche altra diavoleria nelle tre partite che rimangono con le due avversarie più forti, il Liverpool e il Psg. E con il leader calmo non c'è mai da essere sicuri di niente. E' capace di sorprendere tutti con qualcuna delle sue trovate, con uno sprizzo di fantasia che Sarri, il leader piatto, non avrebbe mai avuto.

 

 

Mario Zaccaria

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte:www.napolimagazine.com

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09/10/2024 - 17:05

NAPOLI - Ancelotti e Sarri. Così vicini, così lontani. Due criteri in fin dei conti non del tutto diversi di interpretare il calcio, eppure con un paio di differenze sostanziali nel modo di comportarsi dei due allenatori che stanno accendendo a Napoli un dibattito infinito, che non accenna a spegnersi e a concludersi. Certo Sarri nessuno lo ha dimenticato. Il bel gioco, il possesso palla estremo, i 91 punti in campionato, l'aver conteso lo scudetto alla Juventus fin quasi all'ultima giornata, prima di radunarsi nella sala tv dell'albergo di Firenze per assistere a Inter-Juventus in una infausta serata, sono tutti argomenti che i malati di sarrismo (e ce ne sono ancora tantissimi a Napoli) non riescono a chiudere nel cassetto dei ricordi. Poi è arrivato Ancelotti, l'uomo calmo, il tecnico dal pedigree talmente nobile da zittire qualunque accenno di contestazione. Niente musi lunghi, tanta fiducia nel futuro da parte di tutti, perfino degli estremisti sarriani, anche se accompagnata dal malinconico, tenero ricordo di ciò che è stato, quando al timone della squadra c'era il Comandante. Prima o poi, però, verrà il momento di fare un bilancio complessivo e di esprimere un giudizio definitivo sull'argomento. Nel cambio il Napoli ci ha guadagnato, ci ha perso o ne è uscito in pari? A oggi è difficile dare una risposta. I numeri, nella loro fredda razionalità, parlano ancora a favore di Sarri. Ma le variabili tra un campionato e l'altro, tra un girone di Champions e un altro sono tante e non è possibile omologare le due annate in termini di oggettive difficoltà trovate lungo la strada e, dunque, dei risultati conseguiti. Il dato certo che riguarda le differenze tra i tecnici di ieri e di oggi e che non può essere messo in discussione si riferisce a due circostanze inequivocabili: l'uso della rosa e i cambi tattici in corso di partita. Sarri su queste due situazioni era rigido, tutto d'un pezzo: cambi con il contagocce, variazioni tattiche in corso di partita quasi del tutto assenti, se non l'inserimento di Milik, nel finale di campionato dello scorso anno, quando il polacco era ormai guarito dall'intervento di ricostruzione del crociato, per dare peso e profondità all'attacco. Dove sta la ragione e dove il torto? Faceva bene Sarri o si comporta meglio di lui Ancelotti? Una risposta definitiva a questa domanda si potrà dare solo a fine stagione, perché solo in primavera si capirà se il turnover spinto dell'attuale allenatore azzurro avrà dato i suoi frutti o meno. Sicuramente quel che gioca a favore di Ancelotti non è tanto l'abitudine a far ruotare continuamente i giocatori di cui dispone, quanto piuttosto la sua capacità di leggere la partita prima ancora che cominci e di apportare di conseguenza le modifiche alla formazione, utili alle necessità che si prospettano. L'uso di Maksimovic al posto di Hysaj in Champions contro il Liverpool è, in questo senso, paradigmatico. Un vero e proprio capolavoro. Sarri non l'avrebbe mai fatto. Lo spostamento sul campo di Insigne e la sua utilizzazione come punta effettiva è un'altra trovata geniale di Ancelotti che sta dando frutti straordinari. Sarri fece una cosa simile, ma costretto dalla necessità e dalle circostanze, con Mertens, ma non ci avrebbe mai provato con Insigne. Quel che è certo è che il Napoli di oggi continua a divertire. In una maniera leggermente diversa da quello di ieri, ma continua a divertire e anche a vincere. Fino a ora gli azzurri hanno sbagliato una sola partita, quella con la Sampdoria. La gara di Torino con la Juventus vorrei rivederla senza l'espulsione di Mario Rui e francamente non so come sarebbe andata a finire. Unico balbettio, il pareggio di Belgrado, una mancata vittoria che forse costerà l'eliminazione in Champions, o forse no. Dipenderà tutto dalla capacità di Ancelotti di inventarsi qualche altra diavoleria nelle tre partite che rimangono con le due avversarie più forti, il Liverpool e il Psg. E con il leader calmo non c'è mai da essere sicuri di niente. E' capace di sorprendere tutti con qualcuna delle sue trovate, con uno sprizzo di fantasia che Sarri, il leader piatto, non avrebbe mai avuto.

 

 

Mario Zaccaria

 

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