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VIDEO SSCN - Drive&Talk, Raspadori: "Il gol alla Juve è stato un momento di tutti, lì ci siamo resi conto che eravamo ad un passo dallo Scudetto, calcio anche col destro per 'merito' di mio fratello, Napoli? Impatto super positivo con la città, c'è un caos organizzato, c'è voglia di vivere, lo sport la migliore scuola di vita"
13.06.2024 17:45 di Napoli Magazine

NAPOLI - Giacomo Raspadori, attaccante del Napoli, ha parlato ai microfoni dell'account Youtube uffciale della SSC Napoli nel format "Drive & Talk". Ecco quanto evidenziato da "Napoli Magazine": "Come sto? Alla grande, sempre bene! La mia routine quotidiana? Di solito in macchina è il momento delle chiamate, solitamente chiamo casa, mia mamma, il mio papà, mio fratello, la nonna, dipende! E' la prima cosa che faccio in macchina oltre a cercare di guidare in maniera corretta. La mattina faccio colazione al campo, ora ho portato il cane in giardino,  poi mi preparo, mi vesto e prendo la macchina, direzione campo per andare a mangiare qualcosa e poi inizia la routine pre allenamento e poi l'allenamento. Da quanto tempo sto con Elisa? Dal 2017, sono quasi 7 anni. Io sono del 2000 e lei del 2002, a giugno saranno 8 anni che ci conosciamo e 7 anni che stiamo insieme. Non ero ancora arrivato neanche in Primavera, ero negli Allievi del Sassuolo. Sono di Castel Maggiore, che è un paese della provincia di Bologna, molto vicino al centro di Bologna, ma è in provincia. Quando avevo 10 e mezzo-11 anni sono andato al Sassuolo, mio fratello già giocava lì da un anno ed ho deciso anche io di prendere quel percorso insieme a lui. Abbiamo fatto diversi anni insieme andando là, ci portava mio nonno o mia madre col pullmino, c'erano anche altri ragazzi di Bologna che giocavano anche loro nel Sassuolo, avevano organizzato grazie alla disponibilità di mia mamma che lavorava part time in quel periodo e mio nonno invece era già in pensione e si alternavano, facevano due, tre giorni mia madre e altri due, tre giorni mio nonno alla settimana e ci accompagnavano là. Mio fratello è di tre anni più grande di me, lui ha iniziato sin da piccolissimo a giocare a calcio e  e io appena ero in grado di stare in piedi e di avere l'equilibrio, giocavo con lui e col mio papà. Mio fratello un esempio per me? Sì, assolutamente, sia mio fratello che il mio papà, perchè essendo più grandi mi sembravano molto più forti di me  e quindi ho sempre cercato di imitarli". Raspadori telefona in viva voce al fratello e gli dice: "Ho bisogno di una tua testimonianza, dobbiamo raccontare il nostro aneddoto che mi ha portato ad utilizzare il mio destro come il tuo".

Enrico, fratello di Raspadori, spiega: "E' un aneddoto che abbiamo sempre raccontato sul fatto che lui calci  con tutti e due i piedi".

Giacomo Raspadori aggiunge: "Fino ai 5 anni, nei primi due-3 anni in cui giocavo a calcio in casa o al parco per strada ho sempre calciato solo col piede sinistro e scrivevo con la mano sinistra. Poi, mi dava fastidio che lui facesse tutto col destro e che lo facesse anche bene, sia scrivere che calciare e da lì è scattato qualcosa nella mia testa che dovevo fare tutto come lui, quindi ho iniziato a scrivere e a calciare e a quell'età lì si migliora tantissimo e quindi in poche parole sono diventato quasi meglio col destro che col sinistro, perchè lui calciava bene e vedendo che lui calciava bene"

Enrico afferma: "Se percepivo la sfida? No, sono sempre stato il suo primo tifoso, l'ho sempre detto e si vedeva che già da piccolo e adesso ancora di più, ha sempre avuto dedizione, una passione infinita, una continua voglia di migliorarsi che penso sia una delle sue caratteristiche più importanti, la dedizione, il lavoro e la continua voglia di migliorare se stesso l'ha portato fin da piccolo ad avere questa voglia di imitare me, ma io non ho nessun merito, sono nato destro. E' stato lui che sin da piccolo aveva questa dedizione, questa passione che l'ha portato ad arrivare dove è oggi e a imparare a calciare col destro sempicemente perchè mi ha imitato, io per esempio non sono riuscito a fare col sinistro quello che lui ha fatto imitando me, è una sua grande caratteristica. Cosa facevamo assieme oltre a giocare a calcio? Siamo sempre stati tanto insieme, giocavamo a qualsiasi sport".

Giacomo Raspadori afferma: "Non ci siamo mai limitati al calcio, forse le sfide più grandi le abbiamo fatte a ping pong. A ping pong quasi a metterci le mani addosso! Chi è il più forte dei due? Ce la giochiamo, forse ha vinto più volte lui a ping pong. se a ping pong gioco con la mano destra o sinistra? Giocavo con la sinistra, poi giocando così tanto con lui, volendo essere uguale a lui a ping pong, solo con la destra. Il ping pong è forse dove ci siamo più sfidati".

Enrico, fratello di Raspadori aggiunge: "Se è la mattina il momento in cui ci sentiamo di più? Sì, di solito la mattina oppure quando torna dall'allenamento"

Giacomo Raspadori sottolinea: "E' anche la prima chiamata dopo la partita di solito", Enrico conferma: "Sì, dopo la partita ci sentiamo sempre subito dopo. Se do anche il mio spunto critico? A volte succede, non lo faccio sempre, dipende dalla situazione e da tante cose, non gli dico cosa ha sbagliato e cosa no anche perchè è una cosa che non mi piace fare, è più un parlare per sentirci, 'come è andata, come stai?'".

Giacomo Raspadori prosegue: "Nel calcio professionistico ho giocato solo nel Sassuolo e nel Napoli, prima ho giocato nella squadra del mio paese, il Progresso Calcio di Castel Maggiore, dai 6 agli 11 anni e poi sono stato al Sassuolo fino ai 21 anni e poi sono arrivato qua. Ho compiuto 24 anni a febbraio. Il gol alla Juve? E' stato un momento che, oltre a livello personale, che è stato chiaramente fantastico, l'ho percepito come un momento di tutti coloro che aspettavano così tanto qui a Napoli, è stata una condivisione di una cosa che ho realizzato io insieme ai miei compagni in campo che però l'ho sentita proprio come di tutti. E' stata una sensazione che come siamo tornati a Napoli, i video e quello che c'è stato, mi ha fatto veramente realizzare cosa era stato fatto. Ho sentito anche Kvara dire che è stato per lui il momento che gli ha fatto capire che stavamo portando lo scudetto a Napoli. E' stato il momento in cui ci siamo veramente resi conto che, non dico che l'avevamo vinto, ma che eravamo ad un passo e che tutto dipendesse solamente da noi. Quella vittoria lì, con quel rientro in quel modo, forse anche la gente in quel momento lì ha iniziato a percepire che ce l'avevamo fatta perchè veramente sembrava che fossimo tornati con la coppa, perchè al di là di come viene sentita quella partita qui, sembrava proprio che fosse fatta. E quindi, oltre alla gioia del gol personale, è stata veramente la gioia di tutti. Sono quei momenti che ti porti dentro per forza, solo pensandoci si sente, sono un po' emozionato, faccio quasi un po' fatica a parlare perchè sono momenti speciali e il bello è che sono speciali per tante persone e rimarranno speciali per chiunque rivedrà quel momento sentirà questa cosa. Quanto tempo ci ho messo a realizzare l'impresa di aver riportato lo scudetto a Napoli dopo 33 anni? Dentro di me forse non lo ho realizzato subito, ma quello che abbiamo visto fuori, dalle persone, dalla gente, di come ha vissuto la cosa, te lo fa realizzare per forza. C'è talmente tanta felicità, talmente tanto stupore per questa cosa che anche se tu dentro di te non l'hai fatto tuo e non l'hai interiorizzato, quello che ho visto fuori mi ha fattorealmente capire cosa era stato fatto. Quei momenti ti sembra di riviverli, se vedi un video o una foto o comunque ci pensi, riprovi quelle sensazioni e quelle emozioni che penso ognuno di noi se le porterà per sempre.Come è stato l'impatto con la città di Napoli? L'impatto è stato super positivo, perchè c'è proprio un modo di vivere differente. Io vengo dalla campagna e quindi non sono neanche abituato alla città. La cosa più difficile è stata quella di ambientarsi in una città grande come Napoli che ti dà l'impressione di essere caotica, ma è un caos organizzato. Sembra tutto fuori posto, ma in realtà è tutto in ordine. Io sono abituato a stare in campagna, quindi stare in una città è stata forse la cosa più complicata, ma la gente di Napoli, le persone ti rendono le cose più semplici, perchè c'è una cordialità, una voglia di vivere, quest'amore per la vita che ti aiuta in tutto, se hai un minimo problema, se hai bisogno di qualcosa, quando arrivi in un posto nuovo non sempre sai come comportarti, dove trovare ciò che ti serve, e qui è tutto spontaneo, ti risolvono qualsiasi cosa. Com'è vivere vicino al mare? Mi fa ancora strano perchè per me il mare è associato alla vacanza al mare, ma il clima, il sole, vedere il mare, è un risveglio diverso, ti dà un'energia e una voglia di vivere diversa, ti dà quella sensazione un po' di spensieratezza come quando vai in vacanza al mare e ce l'hai un po' tutti i giorni, tutte le mattine quando ti alzi. Università? Ho tanti compagni calciatori che negli ultimi anni si sono avvicinati a questa scelta e in  tanti stanno capendo che la cosa può andare di pari passo, che non ci sia l'aspetto calcistico o sportivo che toglie qualcosa allo studio e viceversa. Come in tutte le cose, la prima cosa è la volontà. Se c'è la volontà di fare una cosa, di credere in una cosa, un modo, una soluzione, una strada si trova. Non è semplice, ma penso che nella vita le cose debbano essere un po' difficili, sennò sarebbe tutto più semplice. Io sono sempre riuscito a pensare al fatto che sono due cose che non tolgono niente l'una all'altra. Non  che se ti prendi quelle due ore di studio al giorno ti alleni peggio, o viceversa se ti alleni tre ore al giorno studi peggio. Organizzandosi, col giusto equilibrio si riescono a fare tutte e due le cose, poi nella magglior parte dei casi uno sportivo ha una carriera relativamente breve, quindi se uno ha la visione di poter guardare anche oltre, sa che avere una seconsa strada, una passione, avere qualcosa in mano può essere solo un aiuto nel momento in cui non ci sarà più la tua prima passione. Credo che niente come lo sport mi abbia dato nella mia vita, oltre la mia famiglia. Lo sport per me ma penso di poter parlare anche a nome di  tanti che hanno fatto un percorso simile al mio, è stata la migliore scuola di vita, ti insegna lo spirito di sacrificio, il rispetto verso l'altro, che sia il compagno, l'allenatore, l'avversario nel caso del calcio e poi tante volte si può pensare che il calciatore può non essere intelligente, non essere maturo, ma in realtà per i percorsi che ci sono dietro a questo ambiente, tanti ragazzi che devono lasciare casa, secondo me ci sono tantissime persone che arrivano ad essere mature e a dover vivere delle situazioni, ci sono persone, calciatori di 17, 18, 20 anni che hanno vissuto cose che sono molto più mature e sono più predisposti ad essere anche più indipendenti, a sapere cosa c'è al di fuori della casa, quindi lo sport ti dà tanto".

"Qual è la caratteristica che mi contraddistingue come persona? Credo la passione che cerco di mettere nelle cose che faccio, quella che cerco di mettere verso le persone che conosco, a cui voglio bene e che mi vogliono bene, forse è questa la cosa a cui tengo più anche io. Cerco di essere la mia miglior versione con le persone e le cose a cui voglio bene, con quella che è la mia prima passione che è il calcio. Credo che questa sia la mia qualità o dote migliore. La mia ambizione come persona? Penso di poter dire, ringraziando anche i miei genitori, di poter essere visto dalle altre persone con gli occhi di come io vedo i miei genitori. I miei genitori mi hanno dato tanto, mi danno tanto, li ho sempre visti come un punto di riferimento, ma la cosa bella che mi hanno insegnato è che loro non li vedo come un punto di riferimento per me, per mio fratello, per le persone della mia famiglia, ma sono persone predisposte ad aiutare chiunque e questa è una cosa che mi ha sempre molto affascinato di loro e mi piacerebbe essere visto dagli altri come una persona disponibile, altruista, generosa, che chiunque abbia bisogno sa che può contare su di me ed è un aspetto a cui io tengo tanto e mi piacerebbe essere visto e ricordato in questo modo".

"Io papà? Mi sento molto emozionato, è difficile anche riuscire a raccontare quello che si prova, finchè non nasce non riesci ad essere lucido in quello che provi, le emozioni sono tante e un po' fuori controllo. Di sicuro sono certo che Elsia ed io siamo felicissimi. Che tipo di papà sarò? Premuroso, un papà che starà attento a cercare di riportare quello che mi è stato insegnato e che penso sia giusto, soprattutto per quanto riguarda il rispetto del prossimo, cercare di non dare per scontato niente, perchè a volte si può tendere a dare per scontate certe cose che non lo sono e quindi insegnare a mia figlia il rispetto, a voler bene al prossimo, coas che spero di essere in grado di fare. Come ci siamo conosciuto Elisa ed io? Anche lei è della provincia di Bologna, non ci siamo conosciuti a Bologna ma a Riccione, la riviera romagnola, ci siamo conosciuti perchè insieme ad un mio amico, volevamo fare una partita a beach volley e mancava una persona, non conoscevo Elisa e sul lido dove andavo a Riccione vedevo da qualche giorno questa ragazza, l'avevo già notata ed ho pensato di dover cogliere l'occasione e le ho chiesto se volesse giocare e grazie al beach volley, sport insolito nella mia vita, ho conosciuto Elisa. Da lì abbiamo iniziato a frequentarci nel 2016. Come sono in casa? Io sono fastidioso perchè mi piace l'ordine e la pulizia da sempre, soprattutto da quando sono andato a vivere da solo, quindi posso essere a volte fastidioso perchè mi piace sistemare e pulire, ma anche in questo Elisa ed io siamo molto simili, ognuno ha le sue mansioni, siamo ben organizzati e infatti quando divento fastidioso è perchè magari lei non ha fatto qualcosa della sua mansione e glielo dico. Diciamo che sono partecipe. Mi piace essere partecipe perchè l'ho visto in casa mia e per me è una cosa normale, non ho mai visto solo mia madre fare le cose, mio padre è sempre stato come me, è stato un mio esempio e cerco di essere come penso sia giusto. La mia specialtà è l'aspirapolvere, svuotare la lavastoviglie, lei la riempie e io la svuoto, è la parte più facile, ma lei preferisce riempirla. E poi con lo straccio sono top class! Prima l'aspirapolvere e poi lo straccio, sennò la polvere la spargi. Se so cucinare? Avendo visto sempre come cucina mia nonna, dire che io cucino è un insulto. Me la cavo, ma ho la fortuna che Elisa è molto brava e le piace, quindi quasi sempre cucina lei. Me la cavo perchè quando ho vissuto da solo tre anni e mezzo a Sassuolo in qualche modo dovevo fare e quello mi ha aiutato, ma dire che so cucinare è un parolone, me la cavo, sopravvivo. So fare i risotti, la volontà è la prima cosa".

"Arrivo almeno un'ora e mezza prima dell'allenamento, mi cambio, faccio colazione e poi dipende dal periodo, a volte si fa prima un po' di terapia in base a come uno sta, se ha qualche problemino fisico o meno e poi c'è un po' di parte in palestra, un po' di attivazione nel pre allenamento, se c'è video, si fa tutti insieme altrimenti si va direttamente in campo e ci si allena. Colazione sempre qua da Paolino, ogni mattina fa qualche miracolo culinario. La cosa che prediligo è un toast col pane integrale che mi fa Paolino e le uova strapazzate dentro. Questa è la mia colazione preferita, ma alterno, yogurt greco coi cereali, pancakes, dipende. non sono uno che mangia sempre la stessa cosa, anche un toast classico, alterno, tanto con Paolino non puoi sbagliare. Da bere spremuta, caffè, acqua, anche su questo vario. Pranzo a Castel Volturno. Piatto preferito cucinato da Paolo? Ne dico due: Orecchiette coi broccoli e pasta e patate. Le sue orecchiette coi broccoli per me sono il top. Se non avessi fatto il calciatore? Domanda terribile perchè sembrerà strano ma è un po' come se, è sempre stata tanto forte la mia passione, come se avessi solo e sempre percepito quella strada, non ho mai avuto nella mia testa anche quando ero piccolino, dentro di me c'era la convinzione che quella era la cosa da fare e non mi sono mai creato la possibilità di pensare a qualcos'altro, pur essendo una persona a cui piacciono tantissime cose. Ad esempio, da piccolo con mio nonno andavo sempre a tagliare l'erba, lui nel paese andava dalle signore che restavano da sole e non avevano possibilità di farlo, magari avevano un giardino, una siepe e andavo sempre con lui a tagliare l'erba, a potare le siepi e se mi avessi chiesto se mi piacerebbe fare il giardiniere risponderei sì, ma data la mia passione così grande non ho mai avuto la possibilità di pensare che ci potesse essere un'altra strada, per me quella è sempre stata la cosa da fare. Io sono molto ambizioso ma non sono mai stato presuntuoso da poter pensre che non potessi fallire, ma dentro di me forse questa mia così forte passione non mi ha mai fatto pensare di poter fallire. E' stao un aspetto e una forza mia che mi ha portato anche nnei momenti difficili, quando le cose non venivano, come un allenamento fatto male, mi ha sempre dato la consapevolezza di capire ed essere cosciente del fatto che ci sta nel percorso, ma questo non vuol dire che non puoi farcela e dentro di me la convizione che ce l'avrei fatta l'ho sempre avuta, penso sia evidente che sia così e che è stato un aspetto fondamentale. Ciao a tutti e sempre forza Napoli!"

 

Rosa Petrazzuolo

Napoli Magazine

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

 

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13/06/2024 - 17:45

NAPOLI - Giacomo Raspadori, attaccante del Napoli, ha parlato ai microfoni dell'account Youtube uffciale della SSC Napoli nel format "Drive & Talk". Ecco quanto evidenziato da "Napoli Magazine": "Come sto? Alla grande, sempre bene! La mia routine quotidiana? Di solito in macchina è il momento delle chiamate, solitamente chiamo casa, mia mamma, il mio papà, mio fratello, la nonna, dipende! E' la prima cosa che faccio in macchina oltre a cercare di guidare in maniera corretta. La mattina faccio colazione al campo, ora ho portato il cane in giardino,  poi mi preparo, mi vesto e prendo la macchina, direzione campo per andare a mangiare qualcosa e poi inizia la routine pre allenamento e poi l'allenamento. Da quanto tempo sto con Elisa? Dal 2017, sono quasi 7 anni. Io sono del 2000 e lei del 2002, a giugno saranno 8 anni che ci conosciamo e 7 anni che stiamo insieme. Non ero ancora arrivato neanche in Primavera, ero negli Allievi del Sassuolo. Sono di Castel Maggiore, che è un paese della provincia di Bologna, molto vicino al centro di Bologna, ma è in provincia. Quando avevo 10 e mezzo-11 anni sono andato al Sassuolo, mio fratello già giocava lì da un anno ed ho deciso anche io di prendere quel percorso insieme a lui. Abbiamo fatto diversi anni insieme andando là, ci portava mio nonno o mia madre col pullmino, c'erano anche altri ragazzi di Bologna che giocavano anche loro nel Sassuolo, avevano organizzato grazie alla disponibilità di mia mamma che lavorava part time in quel periodo e mio nonno invece era già in pensione e si alternavano, facevano due, tre giorni mia madre e altri due, tre giorni mio nonno alla settimana e ci accompagnavano là. Mio fratello è di tre anni più grande di me, lui ha iniziato sin da piccolissimo a giocare a calcio e  e io appena ero in grado di stare in piedi e di avere l'equilibrio, giocavo con lui e col mio papà. Mio fratello un esempio per me? Sì, assolutamente, sia mio fratello che il mio papà, perchè essendo più grandi mi sembravano molto più forti di me  e quindi ho sempre cercato di imitarli". Raspadori telefona in viva voce al fratello e gli dice: "Ho bisogno di una tua testimonianza, dobbiamo raccontare il nostro aneddoto che mi ha portato ad utilizzare il mio destro come il tuo".

Enrico, fratello di Raspadori, spiega: "E' un aneddoto che abbiamo sempre raccontato sul fatto che lui calci  con tutti e due i piedi".

Giacomo Raspadori aggiunge: "Fino ai 5 anni, nei primi due-3 anni in cui giocavo a calcio in casa o al parco per strada ho sempre calciato solo col piede sinistro e scrivevo con la mano sinistra. Poi, mi dava fastidio che lui facesse tutto col destro e che lo facesse anche bene, sia scrivere che calciare e da lì è scattato qualcosa nella mia testa che dovevo fare tutto come lui, quindi ho iniziato a scrivere e a calciare e a quell'età lì si migliora tantissimo e quindi in poche parole sono diventato quasi meglio col destro che col sinistro, perchè lui calciava bene e vedendo che lui calciava bene"

Enrico afferma: "Se percepivo la sfida? No, sono sempre stato il suo primo tifoso, l'ho sempre detto e si vedeva che già da piccolo e adesso ancora di più, ha sempre avuto dedizione, una passione infinita, una continua voglia di migliorarsi che penso sia una delle sue caratteristiche più importanti, la dedizione, il lavoro e la continua voglia di migliorare se stesso l'ha portato fin da piccolo ad avere questa voglia di imitare me, ma io non ho nessun merito, sono nato destro. E' stato lui che sin da piccolo aveva questa dedizione, questa passione che l'ha portato ad arrivare dove è oggi e a imparare a calciare col destro sempicemente perchè mi ha imitato, io per esempio non sono riuscito a fare col sinistro quello che lui ha fatto imitando me, è una sua grande caratteristica. Cosa facevamo assieme oltre a giocare a calcio? Siamo sempre stati tanto insieme, giocavamo a qualsiasi sport".

Giacomo Raspadori afferma: "Non ci siamo mai limitati al calcio, forse le sfide più grandi le abbiamo fatte a ping pong. A ping pong quasi a metterci le mani addosso! Chi è il più forte dei due? Ce la giochiamo, forse ha vinto più volte lui a ping pong. se a ping pong gioco con la mano destra o sinistra? Giocavo con la sinistra, poi giocando così tanto con lui, volendo essere uguale a lui a ping pong, solo con la destra. Il ping pong è forse dove ci siamo più sfidati".

Enrico, fratello di Raspadori aggiunge: "Se è la mattina il momento in cui ci sentiamo di più? Sì, di solito la mattina oppure quando torna dall'allenamento"

Giacomo Raspadori sottolinea: "E' anche la prima chiamata dopo la partita di solito", Enrico conferma: "Sì, dopo la partita ci sentiamo sempre subito dopo. Se do anche il mio spunto critico? A volte succede, non lo faccio sempre, dipende dalla situazione e da tante cose, non gli dico cosa ha sbagliato e cosa no anche perchè è una cosa che non mi piace fare, è più un parlare per sentirci, 'come è andata, come stai?'".

Giacomo Raspadori prosegue: "Nel calcio professionistico ho giocato solo nel Sassuolo e nel Napoli, prima ho giocato nella squadra del mio paese, il Progresso Calcio di Castel Maggiore, dai 6 agli 11 anni e poi sono stato al Sassuolo fino ai 21 anni e poi sono arrivato qua. Ho compiuto 24 anni a febbraio. Il gol alla Juve? E' stato un momento che, oltre a livello personale, che è stato chiaramente fantastico, l'ho percepito come un momento di tutti coloro che aspettavano così tanto qui a Napoli, è stata una condivisione di una cosa che ho realizzato io insieme ai miei compagni in campo che però l'ho sentita proprio come di tutti. E' stata una sensazione che come siamo tornati a Napoli, i video e quello che c'è stato, mi ha fatto veramente realizzare cosa era stato fatto. Ho sentito anche Kvara dire che è stato per lui il momento che gli ha fatto capire che stavamo portando lo scudetto a Napoli. E' stato il momento in cui ci siamo veramente resi conto che, non dico che l'avevamo vinto, ma che eravamo ad un passo e che tutto dipendesse solamente da noi. Quella vittoria lì, con quel rientro in quel modo, forse anche la gente in quel momento lì ha iniziato a percepire che ce l'avevamo fatta perchè veramente sembrava che fossimo tornati con la coppa, perchè al di là di come viene sentita quella partita qui, sembrava proprio che fosse fatta. E quindi, oltre alla gioia del gol personale, è stata veramente la gioia di tutti. Sono quei momenti che ti porti dentro per forza, solo pensandoci si sente, sono un po' emozionato, faccio quasi un po' fatica a parlare perchè sono momenti speciali e il bello è che sono speciali per tante persone e rimarranno speciali per chiunque rivedrà quel momento sentirà questa cosa. Quanto tempo ci ho messo a realizzare l'impresa di aver riportato lo scudetto a Napoli dopo 33 anni? Dentro di me forse non lo ho realizzato subito, ma quello che abbiamo visto fuori, dalle persone, dalla gente, di come ha vissuto la cosa, te lo fa realizzare per forza. C'è talmente tanta felicità, talmente tanto stupore per questa cosa che anche se tu dentro di te non l'hai fatto tuo e non l'hai interiorizzato, quello che ho visto fuori mi ha fattorealmente capire cosa era stato fatto. Quei momenti ti sembra di riviverli, se vedi un video o una foto o comunque ci pensi, riprovi quelle sensazioni e quelle emozioni che penso ognuno di noi se le porterà per sempre.Come è stato l'impatto con la città di Napoli? L'impatto è stato super positivo, perchè c'è proprio un modo di vivere differente. Io vengo dalla campagna e quindi non sono neanche abituato alla città. La cosa più difficile è stata quella di ambientarsi in una città grande come Napoli che ti dà l'impressione di essere caotica, ma è un caos organizzato. Sembra tutto fuori posto, ma in realtà è tutto in ordine. Io sono abituato a stare in campagna, quindi stare in una città è stata forse la cosa più complicata, ma la gente di Napoli, le persone ti rendono le cose più semplici, perchè c'è una cordialità, una voglia di vivere, quest'amore per la vita che ti aiuta in tutto, se hai un minimo problema, se hai bisogno di qualcosa, quando arrivi in un posto nuovo non sempre sai come comportarti, dove trovare ciò che ti serve, e qui è tutto spontaneo, ti risolvono qualsiasi cosa. Com'è vivere vicino al mare? Mi fa ancora strano perchè per me il mare è associato alla vacanza al mare, ma il clima, il sole, vedere il mare, è un risveglio diverso, ti dà un'energia e una voglia di vivere diversa, ti dà quella sensazione un po' di spensieratezza come quando vai in vacanza al mare e ce l'hai un po' tutti i giorni, tutte le mattine quando ti alzi. Università? Ho tanti compagni calciatori che negli ultimi anni si sono avvicinati a questa scelta e in  tanti stanno capendo che la cosa può andare di pari passo, che non ci sia l'aspetto calcistico o sportivo che toglie qualcosa allo studio e viceversa. Come in tutte le cose, la prima cosa è la volontà. Se c'è la volontà di fare una cosa, di credere in una cosa, un modo, una soluzione, una strada si trova. Non è semplice, ma penso che nella vita le cose debbano essere un po' difficili, sennò sarebbe tutto più semplice. Io sono sempre riuscito a pensare al fatto che sono due cose che non tolgono niente l'una all'altra. Non  che se ti prendi quelle due ore di studio al giorno ti alleni peggio, o viceversa se ti alleni tre ore al giorno studi peggio. Organizzandosi, col giusto equilibrio si riescono a fare tutte e due le cose, poi nella magglior parte dei casi uno sportivo ha una carriera relativamente breve, quindi se uno ha la visione di poter guardare anche oltre, sa che avere una seconsa strada, una passione, avere qualcosa in mano può essere solo un aiuto nel momento in cui non ci sarà più la tua prima passione. Credo che niente come lo sport mi abbia dato nella mia vita, oltre la mia famiglia. Lo sport per me ma penso di poter parlare anche a nome di  tanti che hanno fatto un percorso simile al mio, è stata la migliore scuola di vita, ti insegna lo spirito di sacrificio, il rispetto verso l'altro, che sia il compagno, l'allenatore, l'avversario nel caso del calcio e poi tante volte si può pensare che il calciatore può non essere intelligente, non essere maturo, ma in realtà per i percorsi che ci sono dietro a questo ambiente, tanti ragazzi che devono lasciare casa, secondo me ci sono tantissime persone che arrivano ad essere mature e a dover vivere delle situazioni, ci sono persone, calciatori di 17, 18, 20 anni che hanno vissuto cose che sono molto più mature e sono più predisposti ad essere anche più indipendenti, a sapere cosa c'è al di fuori della casa, quindi lo sport ti dà tanto".

"Qual è la caratteristica che mi contraddistingue come persona? Credo la passione che cerco di mettere nelle cose che faccio, quella che cerco di mettere verso le persone che conosco, a cui voglio bene e che mi vogliono bene, forse è questa la cosa a cui tengo più anche io. Cerco di essere la mia miglior versione con le persone e le cose a cui voglio bene, con quella che è la mia prima passione che è il calcio. Credo che questa sia la mia qualità o dote migliore. La mia ambizione come persona? Penso di poter dire, ringraziando anche i miei genitori, di poter essere visto dalle altre persone con gli occhi di come io vedo i miei genitori. I miei genitori mi hanno dato tanto, mi danno tanto, li ho sempre visti come un punto di riferimento, ma la cosa bella che mi hanno insegnato è che loro non li vedo come un punto di riferimento per me, per mio fratello, per le persone della mia famiglia, ma sono persone predisposte ad aiutare chiunque e questa è una cosa che mi ha sempre molto affascinato di loro e mi piacerebbe essere visto dagli altri come una persona disponibile, altruista, generosa, che chiunque abbia bisogno sa che può contare su di me ed è un aspetto a cui io tengo tanto e mi piacerebbe essere visto e ricordato in questo modo".

"Io papà? Mi sento molto emozionato, è difficile anche riuscire a raccontare quello che si prova, finchè non nasce non riesci ad essere lucido in quello che provi, le emozioni sono tante e un po' fuori controllo. Di sicuro sono certo che Elsia ed io siamo felicissimi. Che tipo di papà sarò? Premuroso, un papà che starà attento a cercare di riportare quello che mi è stato insegnato e che penso sia giusto, soprattutto per quanto riguarda il rispetto del prossimo, cercare di non dare per scontato niente, perchè a volte si può tendere a dare per scontate certe cose che non lo sono e quindi insegnare a mia figlia il rispetto, a voler bene al prossimo, coas che spero di essere in grado di fare. Come ci siamo conosciuto Elisa ed io? Anche lei è della provincia di Bologna, non ci siamo conosciuti a Bologna ma a Riccione, la riviera romagnola, ci siamo conosciuti perchè insieme ad un mio amico, volevamo fare una partita a beach volley e mancava una persona, non conoscevo Elisa e sul lido dove andavo a Riccione vedevo da qualche giorno questa ragazza, l'avevo già notata ed ho pensato di dover cogliere l'occasione e le ho chiesto se volesse giocare e grazie al beach volley, sport insolito nella mia vita, ho conosciuto Elisa. Da lì abbiamo iniziato a frequentarci nel 2016. Come sono in casa? Io sono fastidioso perchè mi piace l'ordine e la pulizia da sempre, soprattutto da quando sono andato a vivere da solo, quindi posso essere a volte fastidioso perchè mi piace sistemare e pulire, ma anche in questo Elisa ed io siamo molto simili, ognuno ha le sue mansioni, siamo ben organizzati e infatti quando divento fastidioso è perchè magari lei non ha fatto qualcosa della sua mansione e glielo dico. Diciamo che sono partecipe. Mi piace essere partecipe perchè l'ho visto in casa mia e per me è una cosa normale, non ho mai visto solo mia madre fare le cose, mio padre è sempre stato come me, è stato un mio esempio e cerco di essere come penso sia giusto. La mia specialtà è l'aspirapolvere, svuotare la lavastoviglie, lei la riempie e io la svuoto, è la parte più facile, ma lei preferisce riempirla. E poi con lo straccio sono top class! Prima l'aspirapolvere e poi lo straccio, sennò la polvere la spargi. Se so cucinare? Avendo visto sempre come cucina mia nonna, dire che io cucino è un insulto. Me la cavo, ma ho la fortuna che Elisa è molto brava e le piace, quindi quasi sempre cucina lei. Me la cavo perchè quando ho vissuto da solo tre anni e mezzo a Sassuolo in qualche modo dovevo fare e quello mi ha aiutato, ma dire che so cucinare è un parolone, me la cavo, sopravvivo. So fare i risotti, la volontà è la prima cosa".

"Arrivo almeno un'ora e mezza prima dell'allenamento, mi cambio, faccio colazione e poi dipende dal periodo, a volte si fa prima un po' di terapia in base a come uno sta, se ha qualche problemino fisico o meno e poi c'è un po' di parte in palestra, un po' di attivazione nel pre allenamento, se c'è video, si fa tutti insieme altrimenti si va direttamente in campo e ci si allena. Colazione sempre qua da Paolino, ogni mattina fa qualche miracolo culinario. La cosa che prediligo è un toast col pane integrale che mi fa Paolino e le uova strapazzate dentro. Questa è la mia colazione preferita, ma alterno, yogurt greco coi cereali, pancakes, dipende. non sono uno che mangia sempre la stessa cosa, anche un toast classico, alterno, tanto con Paolino non puoi sbagliare. Da bere spremuta, caffè, acqua, anche su questo vario. Pranzo a Castel Volturno. Piatto preferito cucinato da Paolo? Ne dico due: Orecchiette coi broccoli e pasta e patate. Le sue orecchiette coi broccoli per me sono il top. Se non avessi fatto il calciatore? Domanda terribile perchè sembrerà strano ma è un po' come se, è sempre stata tanto forte la mia passione, come se avessi solo e sempre percepito quella strada, non ho mai avuto nella mia testa anche quando ero piccolino, dentro di me c'era la convinzione che quella era la cosa da fare e non mi sono mai creato la possibilità di pensare a qualcos'altro, pur essendo una persona a cui piacciono tantissime cose. Ad esempio, da piccolo con mio nonno andavo sempre a tagliare l'erba, lui nel paese andava dalle signore che restavano da sole e non avevano possibilità di farlo, magari avevano un giardino, una siepe e andavo sempre con lui a tagliare l'erba, a potare le siepi e se mi avessi chiesto se mi piacerebbe fare il giardiniere risponderei sì, ma data la mia passione così grande non ho mai avuto la possibilità di pensare che ci potesse essere un'altra strada, per me quella è sempre stata la cosa da fare. Io sono molto ambizioso ma non sono mai stato presuntuoso da poter pensre che non potessi fallire, ma dentro di me forse questa mia così forte passione non mi ha mai fatto pensare di poter fallire. E' stao un aspetto e una forza mia che mi ha portato anche nnei momenti difficili, quando le cose non venivano, come un allenamento fatto male, mi ha sempre dato la consapevolezza di capire ed essere cosciente del fatto che ci sta nel percorso, ma questo non vuol dire che non puoi farcela e dentro di me la convizione che ce l'avrei fatta l'ho sempre avuta, penso sia evidente che sia così e che è stato un aspetto fondamentale. Ciao a tutti e sempre forza Napoli!"

 

Rosa Petrazzuolo

Napoli Magazine

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