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G-FACTOR - G. Lucariello su "NM": "Insigne e il peso della fascia"
11.05.2019 11:00 di Napoli Magazine

NAPOLI - La fascia che scotta, e che pesa sul braccio. Un segno d’onore, di comando, di stima dei compagni e di grandissimo ascendente nell’ambiente a tutti i livelli, nei confronti del Club, della Torcida, della squadra, dei giornalisti e degli avversari. Nel Napoli ha un senso ancora maggiore, anche e soprattutto sotto l’aspetto della qualità e serietà professionale, nella città in riva al Golfo dove si mangia ogni giorno pane e pallone nei galloni da capitano c’è l’identificazione con il cuore della squadra che batte e palpita per quel mondo di gente innamorata di una maglia del colore del cielo e del mare. Già, il capitano, in quei gradi c’è un po’ di tutto, in ogni senso, nelle vittorie e nelle sconfitte, nel momento della gioia e dei trionfi e in momenti meno felici, quando c’è bisogno di un carattere di ferro per rimettere le cose a posto. E’ lui il calciatore che dà forza ai compagni e che sul campo è quello che li trascina e che non si tira mai indietro. Se poi il capitano è napoletano, beh, è il massimo che c’è. In azzurro è un onore che dopo l’addio di Marek Hamsik, graduato di lungo corso, è toccato a Lorenzigno, dopo aver rivestito il ruolo del sostituto in qualche altra circostanza. Insigne lo considera giustamente un grande onore ma negli ultimissime tempi – senza alcuna volontà di riaprire polemiche – qualcosa non è andata per il verso giusto nel rapporto con la gente del San Paolo ed anche nel rapporto con Ancelotti, probabilmente per qualche sostituzione non gradita come succede anche a tanti altri calciatori di qualsiasi squadra. Sotterranee e nemmeno troppo nascoste peraltro, le voci di calciomercato ad inasprire quello che sembrava un caso che si è poi dissolto. Un summit con il presidente, con Mino Raiola, procuratore del capitano, con Ancelotti e Giuntoli, a casa del mister, è servito a sgombrare il campo dalle ombre gigantesche che rischiavano di compromettere la situazione. Ma alla fine è prevalso il buonsenso, favorito dalla buona volontà di tutte le parti in causa. In buona sostanza sono cadute anche altre ipotesi, quella che dava il giocatore in partenza verso altri lidi, per la verità poco disposti ad aderire alle condizioni fissate da De Laurentiis per lasciare libero Insigne, 100 milioni di euro per consentirgli di andare altrove. E’ invece finita a lieto fine, sembra, la storiella. Un accordo è servito per mettere una pietra su tutto e per ricominciare reciprocamente con la prospettiva di allungare il contratto di altri due anni, senza aumenti dell’ingaggio, come d’altra parte ha sottolineato proprio il presidente la scorsa settimana. Semmai Adl si è soffermato su di un altro aspetto che considera più importante, quello che riguarda la fascia. Parole nient’affatto sibilline e diffuse niente affatto a caso, parole che hanno interessato Insigne per quanto riguarda il suo ruolo, ma né tecnico né tattico: “Un vero capitano non è solo quello che porta il gagliardetto o la fascia ma è anche quello che sa parlare alla squadra e sa come convincerla a poter raggiungere determinati traguardi”, parole commentate da uno che del grado di capitano sa tutto per aver indossato la fascia nel Napoli con il massimo attaccamento immaginabile: Beppe Bruscolotti. L’antico capitano a Radio Marte ha detto ciò che pensa e cioè che il patron non sembra condividere sul modo di Insigne di essere capitano, De Laurentiis vuole qualcosa in più da chi riveste quel ruolo. Bruscolotti ne è convinto: “Innanzitutto certe cose non si dicono. Le parole di De Laurentiis fanno pensare. Vuol dire che in seno allo spogliatoio alcune cose non sono andate per il verso giusto. Non so quali sono le ragioni o i fatti, non conosco lo spogliatoio. Per esperienza so invece che quando si parla così vuol dire che in seno alla squadra c’è qualcosa che non va”, e di cui il patron non è contento. C’è tuttavia il tempo per mettere tutto a posto, per buona pace di tutti. Si spera.

 

 

Gianfranco Lucariello

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com 

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11/05/2024 - 11:00

NAPOLI - La fascia che scotta, e che pesa sul braccio. Un segno d’onore, di comando, di stima dei compagni e di grandissimo ascendente nell’ambiente a tutti i livelli, nei confronti del Club, della Torcida, della squadra, dei giornalisti e degli avversari. Nel Napoli ha un senso ancora maggiore, anche e soprattutto sotto l’aspetto della qualità e serietà professionale, nella città in riva al Golfo dove si mangia ogni giorno pane e pallone nei galloni da capitano c’è l’identificazione con il cuore della squadra che batte e palpita per quel mondo di gente innamorata di una maglia del colore del cielo e del mare. Già, il capitano, in quei gradi c’è un po’ di tutto, in ogni senso, nelle vittorie e nelle sconfitte, nel momento della gioia e dei trionfi e in momenti meno felici, quando c’è bisogno di un carattere di ferro per rimettere le cose a posto. E’ lui il calciatore che dà forza ai compagni e che sul campo è quello che li trascina e che non si tira mai indietro. Se poi il capitano è napoletano, beh, è il massimo che c’è. In azzurro è un onore che dopo l’addio di Marek Hamsik, graduato di lungo corso, è toccato a Lorenzigno, dopo aver rivestito il ruolo del sostituto in qualche altra circostanza. Insigne lo considera giustamente un grande onore ma negli ultimissime tempi – senza alcuna volontà di riaprire polemiche – qualcosa non è andata per il verso giusto nel rapporto con la gente del San Paolo ed anche nel rapporto con Ancelotti, probabilmente per qualche sostituzione non gradita come succede anche a tanti altri calciatori di qualsiasi squadra. Sotterranee e nemmeno troppo nascoste peraltro, le voci di calciomercato ad inasprire quello che sembrava un caso che si è poi dissolto. Un summit con il presidente, con Mino Raiola, procuratore del capitano, con Ancelotti e Giuntoli, a casa del mister, è servito a sgombrare il campo dalle ombre gigantesche che rischiavano di compromettere la situazione. Ma alla fine è prevalso il buonsenso, favorito dalla buona volontà di tutte le parti in causa. In buona sostanza sono cadute anche altre ipotesi, quella che dava il giocatore in partenza verso altri lidi, per la verità poco disposti ad aderire alle condizioni fissate da De Laurentiis per lasciare libero Insigne, 100 milioni di euro per consentirgli di andare altrove. E’ invece finita a lieto fine, sembra, la storiella. Un accordo è servito per mettere una pietra su tutto e per ricominciare reciprocamente con la prospettiva di allungare il contratto di altri due anni, senza aumenti dell’ingaggio, come d’altra parte ha sottolineato proprio il presidente la scorsa settimana. Semmai Adl si è soffermato su di un altro aspetto che considera più importante, quello che riguarda la fascia. Parole nient’affatto sibilline e diffuse niente affatto a caso, parole che hanno interessato Insigne per quanto riguarda il suo ruolo, ma né tecnico né tattico: “Un vero capitano non è solo quello che porta il gagliardetto o la fascia ma è anche quello che sa parlare alla squadra e sa come convincerla a poter raggiungere determinati traguardi”, parole commentate da uno che del grado di capitano sa tutto per aver indossato la fascia nel Napoli con il massimo attaccamento immaginabile: Beppe Bruscolotti. L’antico capitano a Radio Marte ha detto ciò che pensa e cioè che il patron non sembra condividere sul modo di Insigne di essere capitano, De Laurentiis vuole qualcosa in più da chi riveste quel ruolo. Bruscolotti ne è convinto: “Innanzitutto certe cose non si dicono. Le parole di De Laurentiis fanno pensare. Vuol dire che in seno allo spogliatoio alcune cose non sono andate per il verso giusto. Non so quali sono le ragioni o i fatti, non conosco lo spogliatoio. Per esperienza so invece che quando si parla così vuol dire che in seno alla squadra c’è qualcosa che non va”, e di cui il patron non è contento. C’è tuttavia il tempo per mettere tutto a posto, per buona pace di tutti. Si spera.

 

 

Gianfranco Lucariello

 

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