NAPOLI - Ci sono giorni che ricorderemo perché fanno storia a sé, e dunque ci si ricorderà di questa vittoria sul Liverpool, del gol di Insigne “al momento giusto” (come con sardonica ironia dice Ancelotti), della prima posizione in classifica del Napoli nel girone più difficile della Champions. Tutto ciò serve a comporre l’immagine di questa fase di passaggio dell’era azzurra, perché era probabilmente inevitabile che uno (Sarri) segnasse un’epoca e l’altro (Ancelotti) quella successiva, con nient’altro che una brevissima finestra di fugace condivisione. Almeno sino a ieri notte. Il grande risultato sul Liverpool é indubbiamente il primo vero germoglio della “Primavera Carlista”, ottenuta con la forza delle idee (quel centrocampo infoltito vera barriera alle verticalizzazioni Red) e con l’abilità di leggere le partite e rimodellare formazione su formazione. La tattica anti-Reds é stata quella di incenerire con la potenza della determinazione e col mestiere ogni velleità dell’altra squadra. Distruggere, spingendo l’avversario fuori dal ring, per poi piazzare il colpo del ko sul gong, e tutto ciò può considerarsi il paradigma del Napoli che ha così riaperto i giochi della sua Champions. Perché a volte succede che le partite per le grandi squadre (e parliamo del Liverpool) molto facili sulla carta si rivelino difficili sull’erba, perché la squadra nettamente più forte prende l’impegno sottogamba o perché quella nettamente più debole ignora la disparità del confronto e gioca con spavalderia (e stiamo parlando del Napoli). Ora non rimane che aspettare il resto che verrà, ovvero il campionato e l’inseguimento alla Juve, insieme con un altro non meno importante inseguimento o grande impresa: superare l’improbabile girone di Champions.
di Napoli Magazine
04/10/2024 - 10:00
NAPOLI - Ci sono giorni che ricorderemo perché fanno storia a sé, e dunque ci si ricorderà di questa vittoria sul Liverpool, del gol di Insigne “al momento giusto” (come con sardonica ironia dice Ancelotti), della prima posizione in classifica del Napoli nel girone più difficile della Champions. Tutto ciò serve a comporre l’immagine di questa fase di passaggio dell’era azzurra, perché era probabilmente inevitabile che uno (Sarri) segnasse un’epoca e l’altro (Ancelotti) quella successiva, con nient’altro che una brevissima finestra di fugace condivisione. Almeno sino a ieri notte. Il grande risultato sul Liverpool é indubbiamente il primo vero germoglio della “Primavera Carlista”, ottenuta con la forza delle idee (quel centrocampo infoltito vera barriera alle verticalizzazioni Red) e con l’abilità di leggere le partite e rimodellare formazione su formazione. La tattica anti-Reds é stata quella di incenerire con la potenza della determinazione e col mestiere ogni velleità dell’altra squadra. Distruggere, spingendo l’avversario fuori dal ring, per poi piazzare il colpo del ko sul gong, e tutto ciò può considerarsi il paradigma del Napoli che ha così riaperto i giochi della sua Champions. Perché a volte succede che le partite per le grandi squadre (e parliamo del Liverpool) molto facili sulla carta si rivelino difficili sull’erba, perché la squadra nettamente più forte prende l’impegno sottogamba o perché quella nettamente più debole ignora la disparità del confronto e gioca con spavalderia (e stiamo parlando del Napoli). Ora non rimane che aspettare il resto che verrà, ovvero il campionato e l’inseguimento alla Juve, insieme con un altro non meno importante inseguimento o grande impresa: superare l’improbabile girone di Champions.