NAPOLI - Tante occasioni pericolose, almeno 7, ma potremmo arrivare a contarne 13, forse 14. Nessun gol. E purtroppo, per questo motivo, si continua a seguire la Juventus a distanza, col binocolo. L'urlo resta strozzato in gola. E dispiace. Perchè questo Napoli avrebbe meritato i tre punti contro la Fiorentina. Su un campo ostico, difficile, antipatico come i cori contro i napoletani, inneggianti l'eruzione del Vesuvio ed addirittura blasfemi contro San Gennaro, non sono bastate le offensive di Mertens, Callejon, Insigne, Verdi e Milik. E se poi Lafont si supera sul tiro a botta sicura di Zielinski significa che la serata davvero non è di quelle fortunate. Finanche Fabian Ruiz, che non mi ha impressionato per il rendimento complessivo, stava per spezzare l'incantesimo che ha tenuto intatta la porta viola, ma la traiettoria e' finita sul fondo. Fuori. O meglio, nel cassetto. Come le speranze di riaprire il campionato. Resta sicuramente l'amaro in bocca. Facile dire in questi frangenti che serve più cattiveria agonistica sotto porta, più grinta. La verità è che la buona volontà non è mancata. Perfino il fantasma di Hamsik sembrava alle spalle, salvo poi ritornare nella testa, e nella cresta, di tutti al triplice fischio finale di Calvarese. Prendiamo Milik: un tiro da fuori area e quella scivolata sull'esterno della rete su assist al bacio di Callejon. Ecco in queste due occasioni ho pensato a Cavani, a quando si carico' la squadra sulle spalle contro il Lecce e scaravento' il pallone in rete con tutta la sua rabbia inarrestabile, quella che nei momenti chiave fa la differenza. Non si puo' chiedere il tumulto interiore, la rabbia positiva, ma ci si puo' lavorare. E' qualcosa che deve partire da dentro. Non lo puoi spiegare. Perche' in certe partite, al di la' di tutto, per vincere bisogna fare l'impossibile. Anche un tentativo con la mano de D10S se occorre. Altrimenti si resta in questa bellissima dimensione, da secondo posto, con le altre dietro e la prima che ti osserva, a distanza. Per invertire la tendenza serve qualcosa che vada oltre l'ordinario o lo straordinario. Per questo confido in Insigne: fascia di capitano, napoletano di Frattamaggiore, cresciuto nel vivaio partenopeo. Bisogna trascinare questo gruppo oltre l'ostacolo, con un leader in campo, oltre quello in panchina. E servono tutti. Da Meret a Koulibaly, dal ritrovato Allan a Mertens. A proposito di Kalidou e Callejon: giusto dire che si creda ancora nello scudetto, ma per avallare questa convinzione non sono concessi altri mezzi passi falsi. Concetto valido anche per l'Europa League. Altrimenti il sogno è destinato a restare sempre una stupenda e fantastica chimera.
di Napoli Magazine
10/02/2024 - 23:23
NAPOLI - Tante occasioni pericolose, almeno 7, ma potremmo arrivare a contarne 13, forse 14. Nessun gol. E purtroppo, per questo motivo, si continua a seguire la Juventus a distanza, col binocolo. L'urlo resta strozzato in gola. E dispiace. Perchè questo Napoli avrebbe meritato i tre punti contro la Fiorentina. Su un campo ostico, difficile, antipatico come i cori contro i napoletani, inneggianti l'eruzione del Vesuvio ed addirittura blasfemi contro San Gennaro, non sono bastate le offensive di Mertens, Callejon, Insigne, Verdi e Milik. E se poi Lafont si supera sul tiro a botta sicura di Zielinski significa che la serata davvero non è di quelle fortunate. Finanche Fabian Ruiz, che non mi ha impressionato per il rendimento complessivo, stava per spezzare l'incantesimo che ha tenuto intatta la porta viola, ma la traiettoria e' finita sul fondo. Fuori. O meglio, nel cassetto. Come le speranze di riaprire il campionato. Resta sicuramente l'amaro in bocca. Facile dire in questi frangenti che serve più cattiveria agonistica sotto porta, più grinta. La verità è che la buona volontà non è mancata. Perfino il fantasma di Hamsik sembrava alle spalle, salvo poi ritornare nella testa, e nella cresta, di tutti al triplice fischio finale di Calvarese. Prendiamo Milik: un tiro da fuori area e quella scivolata sull'esterno della rete su assist al bacio di Callejon. Ecco in queste due occasioni ho pensato a Cavani, a quando si carico' la squadra sulle spalle contro il Lecce e scaravento' il pallone in rete con tutta la sua rabbia inarrestabile, quella che nei momenti chiave fa la differenza. Non si puo' chiedere il tumulto interiore, la rabbia positiva, ma ci si puo' lavorare. E' qualcosa che deve partire da dentro. Non lo puoi spiegare. Perche' in certe partite, al di la' di tutto, per vincere bisogna fare l'impossibile. Anche un tentativo con la mano de D10S se occorre. Altrimenti si resta in questa bellissima dimensione, da secondo posto, con le altre dietro e la prima che ti osserva, a distanza. Per invertire la tendenza serve qualcosa che vada oltre l'ordinario o lo straordinario. Per questo confido in Insigne: fascia di capitano, napoletano di Frattamaggiore, cresciuto nel vivaio partenopeo. Bisogna trascinare questo gruppo oltre l'ostacolo, con un leader in campo, oltre quello in panchina. E servono tutti. Da Meret a Koulibaly, dal ritrovato Allan a Mertens. A proposito di Kalidou e Callejon: giusto dire che si creda ancora nello scudetto, ma per avallare questa convinzione non sono concessi altri mezzi passi falsi. Concetto valido anche per l'Europa League. Altrimenti il sogno è destinato a restare sempre una stupenda e fantastica chimera.